E SE…? IL GIRO DI CONTADOR, SENZA CONTADOR

giugno 9, 2011
Categoria: Approfondimenti

La grandezza di un grande Giro sta anche in grandi interpreti. Ma la grandezza in una competizione finisce spesso per essere un valore relativo, e a maggior ragione diventa indispensabile che almeno qualcuno tra i protagonisti sia un Grande anch’egli con la “G” maiuscola.

Nota: in calce all’articolo un’ulteriore analisi sul Giro 2011 visto senza Contador, che ha fornito risultati opposti rispetto a quelli di Gabriele Bugada

Foto copertina: ecco come Scarponi sarebbe salito sul podio di Milano se non ci fosse stato Contador (foto De Socio)

A qualche irriducibile nazionalista è sorto il rimpianto, sulla scintilla forse della ricorrenza unitaria, di aver visto il Giro dominato da un campione assoluto “straniero”, con però due ottimi alfieri tricolori al fianco, benché ridotti pressoché all’istante al ruolo di valletti.
Qualcuno ha perfino mugugnato, nei recessi dei bar o dei forum in rete, che assai male avrebbe fatto Zomegnan ad “accettare” (come se avesse scelta? Vedremo come agirà il Tour, con l’udienza del TAS fissata per agosto) il fenomenale Contador sulle strade italiane, rinunciando ai lauti dividendi in termini di pubblico che sarebbero stati garantiti da una sfida tutta italiana, combattutissima e non decisa con una settimana di anticipo, per di più apparecchiata a puntino fin da marzo nei siparietti televisivi.

Ovviamente viene da sorridere – giusto per non intristirsi – di fronte a “ragionamenti” del genere: alla lunga il pubblico amerà il ciclismo quando e perché sarà grande ciclismo; per vedere gare combattute tra rappresentanti nazionali basta saltare in sella con i propri amici e farsi una salutare scampagnata mettendo in palio fantomatici traguardi e Gpm.
Invece era sacrosanto che il Giro “più duro da molti anni a questa parte” godesse della presenza del campione “più forte da molti anni a questa parte”, almeno nella specialità delle corse a tappe, e che le più grandi o aspre salite fossero onorate da un confronto tra scalatori degni di questo nome, per quanto specie in via di estinzione: Contador ben rappresenta un titolo di confronto anche in questa seconda categoria, tanto a lungo esiliata – se non per i fenomeni assoluti – da classifiche spartite tra regolaristi di varia specie. Non che questa concessione ai grimpeur di razza sia auspicabile come norma e regola, i disegnatori dei tracciati ce ne scampino, ma una salutare ventata di varietà ogni tanto non guasta.

Solo in questo modo la sfida tra Scarponi e Nibali si è colorata di un sapore supplementare, di una dimensione a tutto tondo che paradossalmente sarebbe stata del tutto sbiadita in assenza di Contador, pur con la maglia rosa a fare da sirena per sollecitare l’agonismo di entrambi. Solo così possiamo apprezzare la forza di Nibali nel reggere ad alto livello un percorso distante dalle sue predilezioni, fino a lasciarsi indietro, per pura differenza di caratura e classe, atleti ben più adeguati di lui alle abbuffate di salite. Solo così possiamo sentirci più sicuri dell’effettivo spessore internazionale di Scarponi, certo già lampeggiato tra la Sanremo, la Tirreno e il Catalunya, ma non ancora soppesato nel confronto diretto in un GT con habitués degli scenari d’oltralpe – e oltrepireneo – come Menchov, Kreuziger ma anche Rodriguez.

Fin troppo facile, abbagliati dalla luce di Contador, dichiarare a raffica che, appunto, i vari Menchov e Kreuziger siano stati appannati, o che da Rodriguez ci si sarebbe atteso di più: ma forse bisognerebbe anche chiedersi se questi esiti non siano stati condizionati oltreché da un percorso estremo e da un vincente d’eccezione anche dalle prestazioni solidissime dei due campioni italiani. Alla fine, altrimenti, si rischia di dover elencare il solo Gadret tra le sorprese positive, e tutti gli altri tra le “delusioni”: il che però potrebbe essere poco più di un miraggio statistico. In fondo l’ottimo Rujano, battezzato da più parti come l’unico uomo all’altezza di Contador in salita, su un percorso congeniale come non mai, ha finito per assestarsi alla settima posizione della generale. Dopo tutto, tra la quarta posizione di Gadret e l’ottava di Menchov (prima insomma del salto costituito dal “secondo miglior giovane” Kruijswijk, ad inaugurare la schiera dei “sopravvissuti” o dei fugaioli), ci sono solamente un paio di minuti o poco più, vale a dire, per un Giro del genere, un’inezia. Specialmente se paragonati ai sei minuti che separano Contador dai gradini inferiori del podio, viceversa vicinissimi a 46”, e di nuovo agli oltre tre minuti che Nibali ha inflitto a Gadret.
Sarebbe anche il caso di soppesare, poi, come il percorso sia stato qui e là definito così “perfetto” per quello stesso Rodriguez rispetto al quale la corsa di casa, la Vuelta 2010, era stata riconosciuta come non perfettamente adeguata, perché “comunque” c’erano salite troppo lunghe, o in successione. Fino all’anno scorso tutti erano perfettamente consapevoli del fatto che correre da gregario un GT sia tutt’altra cosa che farlo da capitano, e che la carriera del catalano pesava in questo senso; ma anche tecnicamente sussisteva un certo consenso sulla maggior predisposizione del corridore Katusha nei confronti di strappi secchi ma non lunghissimi. In quest’ottica la terza settimana di Rodriguez è un punto fermo importante, così come la tenuta in tapponi che si sarebbero detti improponibili per lui. Il risultato della cronometro finale ha quasi del clamoroso.
Senza scendere in altrettanto dettaglio, nonostante un problema inaggirabile di effettiva opacità della prestazione per carenza di acuti, andrebbe calmierato anche l’asprezza del parere su Menchov e, soprattutto, su Kreuziger: l’anomalia di questo Giro è stata ribadita da tutti, prenderlo quindi come unità di misura per i risultati di corridori con caratteristiche siffatte potrebbe rivelarsi ingeneroso.
Gadret, oltre ad aver fatto la corsa della vita, oltre ad aver potuto godere di un inatteso supporto da un compagno anch’egli ad altissimo livello (la vera delusione è che, per vari motivi, abbiano fallito del tutto da questo punto di vista Astana, dopo la prima settimana, e Geox), era senz’altro tra gli atleti cui più si confacesse il tracciato, e i dubbi che suscitava a priori riguardavano principalmente la possibilità che un 32enne fosse capace di cogliere “l’onda perfetta” in un GT senza aver accumulato esperienza di altissima classifica in precedenza.

Invece che essere delusi da tutti si potrebbe essere contenti di un livello tecnico presumibilmente tanto esigente sul piano fisico da compromettere le possibilità di quelle forzature, di quegli attacchi al 110%, di quegli assoli o di quelle improvvisazioni, a cui talora una competizione meno tirata può concedere spazio. Corridori di livello assoluto, da Tour, ma meno adatti al tracciato si vedono infatti affiancati compensativamente da corridori magari meno preminenti di per sé ma straordinariamente adeguati a questa corsa: tutti, comunque, condotti allo stremo delle forze e delle possibilità. Tant’è che ogni singola alzata di ingegno è stata pagata con un conto assai salato, partendo dall’Etna di Scarponi fino al Giau-Marmolada di Nibali, passando per lo Zoncolan di Antón.

Difficile dunque, per non dire insensato, chiedersi come sarebbe stato il Giro senza Contador. Sarebbe stato un Giro diverso, privato di una stella polare, di un termine di confronto, confuso nell’imponderabile stima sui rispettivi valori effettivamente espressi.
Anche le dinamiche di corsa sarebbero state comunque diversissime, rendendo l’operazione assai fantasiosa…
Possiamo ripensare alle tappe chiave:

- fino a Montevergine difficilmente sarebbe cambiato nulla, visto che sugli sterrati Contador si è nascosto, non andando dunque a incidere la sua presenza sull’azione abbozzata da Nibali

- a Montevergine avrebbe chissà magari vinto Scarponi: a frenare la Lampre c’era fors’anche il timore di lavorare per preparare lo scatenarsi di una frustata dello spagnolo in stile Verbier. Un colpo del genere non è certo nelle corde di Nibali, ma forse – anche su queste pendenze – di Contador sì. Il dato sembra comunque minimale, e l’esitazione Lampre potenzialmente è motivata da tanti altri fattori: in fondo se non fosse stato proprio per l’esiguità del vantaggio di De Clerq sulla riga avremmo asserito apoditticamente che Contador sia stato irrilevante. Così una frazione di dubbio resta, se in quei pochi centimetri abbia pesato anche la zavorra psicologica di favorire qualcun altro: l’impressione di gara però non va in tale direzione

- sull’Etna possiamo essere quasi certi che Scarponi non sarebbe saltato, e qui sì con la forma di cui godeva avrebbe anche potuto conquistare la tappa. Nibali ha comunque provato l’allungo d’orgoglio locale, ma non ha fatto il vuoto. Quindi uno Scarponi attendista avrebbe in effetti potuto non solo risparmiarsi i 17” di affanno patiti dagli altri (dopo un fuorigiri del genere, testimonianza di una forma non semplicemente buona, anzi, davvero eccellente), ma anche mettere in carniere la tappa e il relativo abbuono. Tropea di iscrive nella logica di questa tappa, perché la mossa di Contador ha suscitato un vespaio di ipotesi e dubbi sulla sua condizione, sui suoi motivi per un gesto simile, e probabilmente ha contribuito a indurre Scarponi a “vedere” un eventuale bluff. Con conseguenze ahilui piuttosto pesanti. La maglia rosa presumibilmente sulle spalle di Sivtsov.

- come sarebbe andata Castelfidardo? Probabilmente l’HTC in rosa avrebbe fatto tris, gestendo anche la tappa del giorno come quelle precedente e seguente. Scarponi, che correva pure in casa, è sembrato un po’ cotto in un finale che gli si addiceva, però difficile che altre circostanze avrebbero alterato significativamente la classifica.

- in Austria Contador ha sigillato il proprio Giro. Gli altri l’hanno ignorato pressoché da subito, pensando alla propria lotta, in un finale scompostosi così negli scatti di Dupont e Gadret trascurati da quelli che si sentivano destinati a giocarsi il podio. Senza Contador? Possiamo immaginare che al limite Nibali avrebbe potuto voler restituire a Scarponi “l’affronto” immaginario di una vittoria marchigiana sull’Etna: in realtà difficile con lo Zoncolan l’indomani, nel caso Vincenzo avrebbe forse rosicchiato qualcosa perché in questa fase il siciliano si vedeva in crescita mentre Michele pagava lievemente la lunga durata della propria condizione, in un momento in cui la freschezza poteva ancora fare la differenza

- senza Contador, crediamo proprio che avremmo visto il Crostis! A meno di sorprese, una tappa pesantemente favorevole a Nibali; l’unico rischio per il siciliano sarebbe stato quello di strafare per eccesso di terreno vantaggioso, attaccando troppo presto, o rovinando la propria gara con una caduta in discesa (ma Nibali è sempre parso molto trasparente e maturo da questo punto di vista, negando, ad annullamento già avvenuto, che in quel tratto si sarebbe assunto chissà quali rischi dal costo potenzialmente altissimo). La presenza di Contador ha doppiamente aiutato Scarponi, sia dandogli un riferimento su quale fosse il ritmo da tenere prima, e… da mollare mollare, sia infliggendo un colpo morale allo Squalo dello Stretto. Senza Contador il rischio per Scarponi di saltare, o per sganciare a tutti i costi Nibali, oppure, dopo, per tenerlo costasse quello che costasse, sarebbe stato concretissimo, quasi una certezza. Quella dell’Etna forse è stata per Scarponi in realtà la chiave per il secondo posto, una severa lezione che lo ha spinto a situarsi spesso e volentieri nella situazione a lui più affine di mite difensore. Non sono dunque interessanti i secondi dell’abbuono – che avrebbero perfino favorito Scarponi! (-4” come terzo sul secondo, invece che -8” come quarto sul terzo) – ma piuttosto le logiche di gara che avrebbero ricreato uno scenario simile a Basso/Evans, con un impatto fisico e psicologico in grado di stravolgere tutto il prosieguo del Giro.

- un’altra giornata dagli esiti, letteralmente, “incalcolabili” è quella del tappone dolomitico: il fulcro del trionfo di Scarponi nella lotta per il secondo posto rischia seriamente di trasformarsi, in un mondo parallelo, nel proprio opposto. Nibali immola la propria classifica acquisita e le certezze consolidate 24 ore prima al fine di rimettere in gioco un primato assoluto che per essere scalfito richiede misure eccezionali. Uno dei colpi a effetto di questo Giro, uno dei momenti più emozionanti… ci sarebbe mai stato? Chi lo può dire. Certo, le discese sarebbero state comunque un’arma per Nibali, ma avrebbe avuto bisogno di usarle? E semmai non è Scarponi, che ha trovato la giornata migliore grazie a una condotta ultraconservativa fino al Gardeccia, colui il quale avrebbe patito la pressione ad esporsi, dopo la batosta del giorno prima? Certamente gli spagnoli non avrebbero profuso i propri sforzi per il marchigiano, in caso di sviluppi tattici di un certo tipo: ma la cosa più probabile ci pare in realtà che il tappone si sarebbe ridotto a una transumanza, dall’esito incerto, sicuramente non sbilanciato quanto in realtà è stato a favore del marchigiano, e anzi potenzialmente aperto alla direzione opposta.

- la cronoscalata non avrebbe visto grandi mutamenti, a parte una bella iniezione di morale a favore di Nibali con la vittoria di tappa; la conferma che in questa fase di Giro il siciliano era con ogni probabilità dotato di un motore che girava molto molto bene (da qui forse perfino gli azzardi prima della Marmolada), mentre Scarponi pagava un po’ il limite fisico non potendo ancora porre il discorso sul piano della grinta pura, il suo “segreto” per l’ultima settimana…

- il resto del Giro fino al Finestre sarebbe trascorso non troppo dissimilmente da come si è sviluppato, senza l’emozione supplementare di sognare attacchi di Nibali giù verso Tirano o San Pellegrino. I dubbi avrebbero riguardato la capacità della Liquigas di tenere una corsa che, a nostro modo di vedere, a questo punto poteva benissimo vedere il proprio capitano in rosa. Anche se la natura esatta delle difficoltà di Nibali su Marmolada e Gardeccia impedisce di promulgare reali certezze in merito

- sul Finestre Scarponi avrebbe dovuto attaccare per far saltare il banco, non con la prudenza e la subalternità vista negli ultimissimi km avendo subito la modesta intimidazione di Szmyd e Salerno. Qui sì che Nibali avrebbe pagato caro… Tutto sta nel fatto che Scarponi potesse, e volesse, osare o meno un’azione siffatta. Il distacco sarebbe stato già troppo pesante sul piano psicologico, perché l’altalena di colpi e contraccolpi che leggiamo nel Giro reale a posteriori, rischiava invece di essere un’altra storia, fatta di uno Scarponi prima arrembante e poi soccombente? Tutto è aperto, anche dacché, per assurdo, il distacco che Nibali ha finito per accusare nella sua reale “giornata no” sul Sestriere è stato in gran parte inflitto grazie a un contropiede di reazione su un’iniziativa dello stesso Vincenzo. Infine, poco sarebbe mutato con l’ultima crono, strutturalmente inadatta all’incisione di solchi pesanti.

In definitiva un Giro complessivamente un po’ più incline a Nibali, di quanto invece non possa dire la classifica effettiva stornandone semplicemente Contador. Tutto da vedersi che questo potesse bastare a ribaltare un differenziale fatto di maggiore propensione al tracciato in Scarponi, nonché di una maggior capacità di diringhiante tenuta nelle circostanze più stremanti (fors’anche un dono dell’età). Di fatto però l’impressione è che il duello non sarebbe diventato troppo più appassionante, né movimentato dall’eventuale inserimento di “terzi incomodi”. Le emozioni maggiori sono derivate dalle sfide all’irraggiungibile supremazia del campione spagnolo, nonché dalle difese resesi necessarie per riparare ai contraccolpi subiti durante quei tentativi.
Insomma: grazie ancora Alberto! Anche da parte di Michele e Vincenzo…

Gabriele Bugada

Nibali in maglia rosa al Giro 2010 (sport.sky.it)

Nibali in maglia rosa al Giro 2010 (sport.sky.it)

POST SCRIPTUM

Secondo Gabrile il Giro 2011 senza Contador sarebbe stato più incline a Nibali. Ma all’esame della classifica vista senza Contador – operazione eseguita dal nostro Marco Salonna che ha anche riassegnato gli abbuoni – il risultato finale avrebbe premiato Scarponi. Due risultati differenti come a dire che è proprio vero che la storia non si fa con i se e con i ma… il vincitore del Giro 2011 è Contador. Punto e Basta.

Ordine arrivo Etna
1° Rujano, 2° Garzelli a 47”, 3° Nibali a 47”, 4° Kreuziger a 47”, 5° Arroyo a 47”. Scarponi 12° a 1’04”

Classifica generale dopo Etna
Sivtsov, 2° Nibali a 14”, 3° Le Mevel a 20”, 4° Scarponi a 29”, 5° Arroyo a 38”.

Ordine arrivo Grossglockner
1° Rujano, 2° Gadret a 1’27”, 3° Dupont a 1’29”, 4° Anton a 1’29”, 5° Kreuziger a 1’36”. Scarponi 6° a 1’36”, Nibali 7° a 1’36”

Classifica generale dopo Grossglockner
Nibali, 2° Scarponi a 15”, 3° Arroyo a 24”, 4° Kreuziger a 28”, 5° Sivtsov a 52”

Ordine arrivo Zoncolan
1° Anton, 2° Nibali a 40”, 3° Scarponi a 1’11”, 4° Menchov a 1’21”, 5° Gadret a 1’38”

Classifica generale dopo Zoncolan
Nibali, 2° Anton a 13”, 3° Scarponi a 50”, 4° Gadret a 2’07”, 5° Sivtsov a 2’25”

Ordine arrivo Gardeccia
1° Nieve, 2° Garzelli a 1’41”, 3° Scarponi a 1’57”, 4° Gadret a 2’28”, 5° Rujano a 2’35”

Classifica generale dopo Gardeccia
Scarponi, 2° Nibali a 55”, 3° Gadret a 2’00”, 4° Nieve a 2’49”, 5° Rujano a 4’27”

Ordine arrivo Nevegal
1° Nibali, 2° Scarponi a 4”, 3° Rujano a 5”, 4° Garzelli a 12”, 5° Kreuziger a 15”

Classifica generale dopo Nevegal
Scarponi, 2° Nibali a 51”, 3° Gadret a 2’49”, 4° Rujano a 4’28”, 5° Nieve a 4’40”

Ordine arrivo Macugnaga
1° Tiralongo, 2° Nibali a 3”, 3° Gadret a 6”, 4° Rodriguez a 6”, 5° Kruijswijk a 6”. Scarponi 6° a 8”

Classifica generale dopo Macugnaga
Scarponi, 2° Nibali a 34”, 3° Gadret a 2’39”, 4° Sivtsov a 4’56”, 5° Nieve a 5’06”

Ordine arrivo Sestriere
1° Kiryienka, 2° Rujano a 4’43”, 3° Rodriguez a 4’50”, 4° Betancourt a 5’31”, 5° Gadret a 5’54”. Scarponi 6° a 5’58”, Nibali 10° a 6’20”

Classifica generale dopo Macugnaga
Scarponi, 2° Nibali a 56”, 3° Gadret a 2’35”, 4° Rodriguez a 4’25”, 5° Rujano a 5’13”

Ordine arrivo Milano
1° Millar, 2° Rasmussen a 7”, 3° Porte a 43”, 4° Popovych a 55”, 5° Van Emden a 1’02”. Nibali 10° a 1’18”, Scarponi 16° a 1’28”

CLASSIFICA FINALE
Scarponi, 2° Nibali a 46”, 3° Gadret a 3’58”, 4° Rodriguez a 5’11”, 5° Kreuziger a 5’34”

a cura di Marco Salonna

Scarponi in rosa... grazie ad un nostro fotomontaggio (foto De Socio)

Scarponi in rosa... grazie ad un nostro fotomontaggio (foto De Socio)

Commenta la notizia