LA RIVINCITA DI RASMUSSEN A PHILADELPHIA
Il danese dell’HTC si riprende ciò che la sfortuna gli aveva negato nella crono di Milano al Giro e vince il TD Bank International Championship davanti al favorito della vigilia Sagan e al tedesco Foerster. Per la formazione di Stapleton si tratta del terzo successo consecutivo dopo quelli di Greipel nel 2009 e Goss nel 2010.
Foto copertina: la volata di Rasmussen a Philadelphia (foto Jonathan Devich)
La 27a edizione della corsa nota fino a qualche tempo fa come GP di Philadelphia si è snodata lungo un percorso di ben 251 km, distanza che viene affrontata ormai solo nelle grandi classiche europee, e caratterizzato dallo strappo di Manayunk Wall, 800 metri con pendenze che arrivano al 17%, da ripetere per 10 volte nella fase centrale della corsa con l’ultimo scollinamento a circa 25 km dal traguardo. I favori del pronostico andavano allo slovacco Sagan (Liquigas), 2° nel 2010 e supportato dai nostri Agnoli e Ponzi, e all’australiano Howard, che in assenza di Goss era il leader designato dell’HTC e poteva contare su Rasmussen e Gretsch; la terza formazione Pro Tour al via era la Geox che puntava sullo sloveno Kump e sullo spagnolo Florencio mentre per il resto il campo partenti era composto dalle squadre Professional e Continental statunitensi, alcune delle quali in evidenza al Giro di California, fatta eccezione per la nostra Amore & Vita e per una squadra nazionale danese.
Il primo attacco è stato portato da Chadwick (Pure Black Racing) al termine del primo dei 10 giri del circuito di Manayunk; il neozelandese è stato quindi raggiunto da Langlois (Spidertech), Hagman (Jelly Belly), Kilun (Kenda) e Keogh (Team Energy) e insieme a loro ha acquisito un vantaggio massimo di 10 minuti. Sul settimo passaggio sul Manayunk Wall, dopo che le squadre dei velocisti avevano ridotto il gap fino a 3′20”, Anthony e Bajadali (Kelly Benefit) hanno operato un forcing portandosi dietro Gretsch e Howard (HTC), Ponzi e Agnoli (Liquigas), Lacombe e McCarty (Spidertech), Bertogliati e Megias (Team Type 1), Pinfold (UnitedHealthCare) e Diaz Corrales (Team Energy), ma dopo pochi km l’azione è stata annullata.
Ben più importante è stato l’attacco del giro successivo che ha visto come protagonisti ancora Diaz Corrales, Pipp (Bissell Cycling) e Mancebo (Realcyclist.com), che dopo i piazzamenti nella top five a Tour e Vuelta e il successivo coinvolgimento nell’Operacion Puerto ha ormai da anni intrapreso una seconda carriera negli Stati Uniti; i tre hanno raggiunto i cinque fuggitivi iniziali e solo Langlois è riuscito a reggere il ritmo di Mancebo e Diaz Corrales mentre anche Pipp perdeva terreno nell’ultimo passaggio sul Manayunk Wall lasciando tre uomini al comando con 1′05” di vantaggio sul gruppo a 15 km dal traguardo.
Seppur durissimo lo strappo era troppo corto per provocare una grande selezione e il gruppo ancora forte di un’ottantina di unità ha avuto modo di riorganizzarsi e dare la caccia ai tre battistrada; HTC, Liquigas e UnitedHealthCare, che aveva in Foerster l’uomo di punta, si sono portate decisamente al comando annullando dapprima un contrattacco di Lyttle (Pureblack Racing), Anthony (Kelly Benefit) e Howes (Chipotles) e andando in seguito a riprendere Mancebo, Diaz Corrales e Langlois quando mancavano 3 km. La HTC intendeva lanciare lo sprint di Howard ma una caduta in cui è rimasto coinvolto anche l’australiano ha rimescolato le carte ed è stata la UnitedHealthCare a prendere il comando delle operazioni; Foerster ha lanciato la volata in testa ma a non più di 5 metri dal traguardo, complice anche il vento contrario, è stato rimontato dapprima da Rasmussen e poi da Sagan che hanno chiuso 1° e 2° malgrado entrambi avessero iniziato la volata molto indietro. 4° è giunto Hanson (Jelly Belly) davanti a Kocjan (Team Type One), Willianson (Pureblack Racing) e Friedemann (Champion System) mentre Agnoli è stato il primo degli italiani al 22° posto.
Marco Salonna