TRE VALLI: 37 ANNI DOPO, E’ ANCORA SANTAMBROGIO

agosto 18, 2009
Categoria: News

Mauro Santambrogio, 24enne della Lampre, vince l’89a edizione della Tre Valli Varesine, precedendo in uno sprint a tre Francesco Masciarelli e Alexandre Botcharov, dopo una fuga di quasi 160 km. Mai in lotta per la vittoria i favoriti della vigilia, da Ballan a Garzelli, passando per Scarponi e Bertagnolli.

Fino ad oggi, Giacinto e Mauro Santambrogio, il primo professionista degli anni ’70, capace di vincere due tappe al Giro e una al Tour e di sfiorare il podio al Mondiale di Montreal del 1974, il secondo non ancora 25enne talento della Lampre, erano accomunati unicamente dalla professione e dal cognome. Da oggi, c’è qualcosa in più: Mauro, come Giacinto 37 anni fa, ha scritto il suo nome dell’albo d’oro della Tre Valli Varesine, succedendo a Francesco Ginanni.

E dire che dando un’occhiata alla start list, pareva alquanto improbabile una vittoria da parte di un outsider, vista la presenza al via di grandi firme quali gli enfants du pays Basso (anche se ancora in fase di preparazione alla Vuelta) e Garzelli e il Campione del Mondo Ballan, che sognava di emulare Eddy Merckx e Francesco Moser, che vinsero in maglia iridata la Tre Valli rispettivamente nel 1968 e nel 1978. E ancora, temibile appariva l’accoppiata Diquigiovanni composta da Bertagnolli e Scarponi, con Juanjo Cobo Acebo a rappresentare la principale minaccia straniera, se non altro per blasone.

Di fatto, però, tutti questi grosi calibri non hanno lottato per la vittoria neppure per un secondo. L’azione buona è, infatti, nata dopo appena 29 km, a quasi 160 dal traguardo di Campione d’Italia, quando si è avvantaggiato un drappello composto da Masciarelli, Cheula, Stangelj, Paolini, Santambrogio, Biondo, Bertolini, Marzano, Salerno, Savini, Proni e Botcharov. Un gruppetto discretamente folto, composto da nomi interessanti, e in cui, soprattutto, erano rappresentate tutte le squadre più forti, in particolar modo Diquigiovanni, Liquigas, Lampre e Acqua & Sapone.

Scarsa è stata dunque la reazione del gruppo, che ha lasciato acquisire ai dodici uomini al comando un margine di 7’, non riuscendo poi più a ridurlo al di sotto dei 5. La certezza di arrivare a giocarsi la corsa ha fatto sì che i fuggitivi si concedessero il lusso di calare drasticamente il livello di collaborazione già ad una trentina di chilometri dal traguardo, quando hanno avuto inizio i tentativi di anticipare lo strappo finale (2 km e mezzo di salita vera, con pendenze attorno al 7-8%).

È stato Maurizio Biondo il primo a provarci, imitato poco dopo, e con lo stesso scarso successo, da Bertolini. Il primo vero tentativo è arrivato a poco più di una decina di chilometri dal traguardo, ad opera di Alessandro Proni, vincitore due anni fa di una tappa al Giro di Svizzera, che al secondo allungo è riuscito ad andarsene da solo. L’azione del romano ha però perso rapidamente incisività, consentendo a Paolini di raggiungere e staccare l’alfiere della ISD. Il fatto stesso che l’ex uomo di fiducia di Paolo Bettini avesse tentato di anticipare lo strappo finale suggeriva però che la sua condizione non fosse quella dei giorni migliori, ipotesi confermata dal rientro, a 4 km dall’arrivo, prima di Bertolini e Santambrogio, poi di tutto il resto del gruppetto. Il 32enne della Acqua & Sapone si è allora messo al servizio del giovane compagno di squadra Francesco Masciarelli, 2° nella classifica dei giovani all’ultimo Giro d’Italia, nonché 6° nella tappa regina di Monte Petrano, andando a chiudere su un allungo di Stangelj poco prima dell’ultima salita.

Sull’ultima ascesa di giornata è stato quindi Cristiano Salerno, 24enne della LPR, a dar fuoco alle polveri, con uno scatto a 2 km dal traguardo, rivelatosi però in seguito troppo anticipato. Il ligure ha infatti pagato il successivo cambio di ritmo di Masciarelli, che con una bella progressione è riuscito ad andarsene in compagnia dei soli Santambrogio e Botcharov. L’abruzzese ha proseguito nel suo forcing fino ai 300 metri finali, rintuzzando anche un attacco di Botcharov, ma senza liberarsi della compagnia del russo, e soprattutto di quella del velocissimo Santambrogio. La volata, in sostanza, non è mai esistita: il corridore della Lampre è infatti partito lunghissimo, ai 300 metri, levandosi istantaneamente di ruota entrambi i compagni d’avventura, che non hanno potuto far altro che assistere alla splendida progressione del comasco, andato a vincere quasi per i distacco. Eccellente la 2a piazza di Masciarelli, che allo sprint ha distanziato Botcharov. 4° Stangelj, capace di risalire nel finale sugli stremati Marzano e Bertolini.

Santambrogio taglia per primo il traguardo di Campione d'Italia (foto Bettini)

Santambrogio taglia per primo il traguardo di Campione d'Italia (foto Bettini)

Per Santambrogio, che fino ad oggi vantava solamente una vittoria al Giro del Lago Maggiore 2005 e una medaglia di bronzo ai Giochi del Mediterraneo dello stesso anno, si tratta del risultato di gran lunga più importante della carriera, di un successo che giustifica ampiamente le lacrime che non è riuscito a trattenere dopo il traguardo. Dovesse essere più spesso il corridore visto oggi, capace di reggere su una salita finale tutt’altro che agevole per poi demolire gli avversari, sia pure non certo sprinter puri, in volata, è però presumibile che alla gioia odierna per Mauro possano arrivarne parecchie altre nei prossimi anni.

Chiuso il capitolo Tre Valli, domani il Trittico Lombardo proseguirà con la Coppa Agostoni, la gara che, nell’ultimo decennio, è stata la più internazionale delle tre, in virtù delle tre vittorie straniere (addirittura Jan Ullrich nel 2000 e Laurent Jalabert nel 2002, prima di una nuova affermazione tedesca lo scorso anno, firmata Linus Gerdemann). Il circuito del Lissolo, purtroppo, rischierà di essere vanificato dai quasi 30 km, interamente pianeggianti, che seguiranno l’ultimo passaggio. Un uso, questo, non certo nuovo, ma che ci sembra tolga parecchio alla gara, come ampiamente dimostrato, ad esempio, dal Campionato Italiano 2008, con l’ascesa a Bergamo Alta vanificata da un tratto finale in linea di circa 15 km. Comunque sia, dopo quella che è stata una corsa certamente piacevole, ma orfana dei grossi calibri, l’augurio è che questi ultimi, Ballan, Garzelli & co., possano realmente iniziare a farsi vedere.

Matteo Novarini

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