ENECO TOUR: TANTI BIG E TANTA PIANURA
Scatterà martedì 18 agosto l’Eneco Tour 2009, sette tappe a cavallo tra Belgio e Olanda, di cui due cronometro e almeno tre per velocisti. Poche le salite in programma. Al via Kloden e Vande Velde, in preparazione alla Vuelta. Per le volate si preannuncia una lotta a tre fra Boonen, Bennati e Farrar, con una folta schiera di velocisti pronti ad inserirsi. Ivan Gutierrez è chiamato a difendere il successo del 2008.
Dopo il Giro della Polonia e quello del Portogallo, la preparazione alla Vuelta Espana, che scatterà da Assen il 29 agosto prossimo, prosegue con l’Eneco Tour, sette tappe suddivise tra Belgio e Olanda che forniranno probabilmente indicazioni sulle condizioni dei pretendenti alla maglia amarillo più agli atleti stessi che al pubblico. Il percorso proposto dagli organizzatori non appare, infatti, particolarmente selettivo, ed è presumibile che gli unici segnali rilevanti da parte dei candidati al podio in terra spagnola possano arrivare nelle due brevi prove a cronometro.
E parlando di candidati al successo alla Vuelta, andiamo allora ad esaminare la start list di questo Eneco Tour. Sono sostanzialmente due i nomi che offrono una qualche garanzia in ottica Vuelta, perlomeno per quel che concerne la classifica generale: Andreas Kloden e Christian Vande Velde. Il primo, già 6° al Tour de France, si presenterà al via, a meno che Vinokourov non venga inserito all’ultimo istante, come capitano unico della Astana, senza le ingombranti presenze di Contador, Armstrong e Leipheimer. Un discorso simile vale per il secondo, 8° alla Grande Boucle, che, vista l’assenza di Bradley Wiggins, sarà il leader indiscusso della Garmin.
Guardando invece alla classifica di questo Eneco Tour, appare evidente che la differenza la faranno le due cronometro e gli abbuoni. Oltre a Kloden e Vande Velde, che in virtù delle loro indiscutibili doti di cronomen non possono essere trascurati, ma le cui condizioni sono ignote, spicca dunque il nome di Gutierrez Palacios, vincitore dell’edizione 2008 proprio grazie ad una doppia affermazione nelle prove contro il tempo. Si segnalano anche, pur non sembrando al livello dello spagnolo a cronometro, per via dei loro enormi miglioramenti in salita, Tony Martin e Bradley Wiggins, entrambi protagonisti al Tour de France (per due settimane il tedesco, fino in fondo il britannico, capace di chiudere a ridosso del podio).
Ma più dei corridori che puntano a vincere la Vuelta e di quelli che mirano a portarsi a casa l’Eneco Tour, il piatto forte della corsa belga-olandese è certamente l’imponente schiera di velocisti al via. Su tutti, segnaliamo Tom Boonen, uscito a pezzi da un Tour de France che aveva fatto di tutto per disputare, e Daniele Bennati, cui le chances di vittoria di tappa alla Grande Boucle sono state precluse da una frattura ad una costola. Accanto a sé, alla Liquigas, l’aretino avrà un’autentica orda di velocisti: Guarnieri, fresco di prima vittoria da professionista, ottenuta al Giro di Polonia, Corioni e Chicchi. Boonen e Bennati, peraltro, furono grandi protagonisti dell’edizione 2008, con due successi di tappa per il belga e una vittoria parziale e un giorno da capoclassifica per l’italiano. La terza stella dello sprint, per risultati quest’anno probabilmente il numero 2 al mondo dopo Mark Cavendish (ovviamente parlando solo di volate, e quindi non considerando la Roubaix vinta in solitaria da Boonen) è Tyler Farrar, le cui partecipazioni a Eneco Tour e Vuelta lo candidano seriamente al titolo di stakanovista principe di questo 2009. Fosse quello di Giro e Tour, lo yankee potrebbe fare incetta di successi di qui alla fine della stagione, ma dopo due Grandi Giri le sue condizioni sono tutte da verificare (nonostante il successo di domenica ad Amburgo).
Ma gli sprinter non si fermano qui. La Rabobank presenta ai nastri di partenza Graeme Brown, campione olimpico dell’inseguimento a squadre ad Atene 2004 con McGee, Lancaster e Roberts, che mal digerisce anche il minimo cavalcavia, ma che la facilità altimetrica del percorso potrebbe non respingere. La VacanSoleil schiera il redivivo Baden Cooke, la Milram risponde con Forster, la Silence spera in Van Avermaet, mentre la Saxo punta su Goss. Per i colori italiani un’altra buona carta sarà Angelo Furlan, mentre Napolitano dovrà dividere le attenzioni di casa Katusha con Robbie McEwen.
Dovendo fare un nome secco per la vittoria finale, opteremmo per un corridore che non ci sentiamo di inserire in nessuna delle categorie sopra citate: Edvald Boasson Hagen. L’enfant prodige norvegese coniuga infatti uno spunto veloce da sprinter puro, in grado di portargli diversi secondi abbuono, e doti di passista molto sopra la media, che potrebbero consentirgli di limitare i danni rispetto agli specialisti nelle due prove contro il tempo.
Detto dei nomi noti al via, è bene gettare un occhio al tracciato, decisamente non frutto della mente di un fanatico della salita.
La corsa partirà da Rotterdam, dove tra meno di 11 mesi avverrà un Grand Départ decisamente più importante, ossia quello del Tour de France 2010. In programma un prologo breve (4,4 km) e privo di difficoltà altimetriche, che strizza l’occhio agli specialisti, e non promette troppe indicazioni circa lo stato di forma dei big.
Molto agevole sarà poi la prima frazione in linea, 185,4 km da Aalter ad Ardooie, per la quale è difficile ipotizzare un qualsiasi finale al di fuori della volata a ranghi compatti. Appena due sono infatti le salitelle in programma, e i dati altimetrici scoraggerebbero perfino il più combattivo Jacky Durand: 750 metri al 5% il Tiegemberg, 350 metri al 5,9% il Nokereberg, per di più entrambi ad oltre 50 km dal traguardo.
Molto più nervoso appare il profilo della 2a tappa, 178,1 km da Aardoie a Bruxelles, che sarebbe anzi una splendida tappa, se solo la collocazione dei numerosi muri in programma, molti dei quali inclusi nel percorso del Giro delle Fiandre, non fosse tale da far quasi rimpiangere lo sciagurato disegno della tappa di Tarbes dell’ultimo Tour de France, con il Tourmalet a 70 km dal traguardo. Il tracciato prevede le scalate al Kluisberg (1 km al 6,1%), all’Oude Kwaremont (2,2 km al 4%), di nuovo al Kluisberg (1,8 km al 4,8%), al Varent (0,9 km al 5%), al Leberg (1 km al 4,2%), al Berendries (0,9 km al 7%), al Grammont (0,5 km al 9,3%), al Bosberg (1 km al 5,8%) e al Congoberg (1,1 km al 5,6%), concentrate in appena 70 km. Purtroppo, però, dalla vetta del Congoberg all’arrivo mancheranno ancora 65 km, in cui solo il brevissimo Putberg (0,5 km al 5,6%) spezzerà una pianura altrimenti senza soluzione di continuità . Probabile dunque che si assista ad una nuova volata di gruppo, a meno che qualche squadra (viene in mente la Quick Step, che potrebbe avere interesse ad eliminare i rivali di Boonen) non decida di operare una selezione già sui muri, con il rischio però di arrivare senza più uomini al finale.
Non offre particolari spunti la Niel – Hasselt di 158,3 km, tappa così significativa che perfino gli organizzatori hanno ritenuto superfluo mostrarne l’altimetria sul sito ufficiale della corsa. Ad ogni modo, dando un’occhiata alla planimetria, non sembra siano in programma salite tali da scongiurare un altro sprint a ranghi compatti.
Decisamente più allettante, invece, il menù della 4a tappa, la più lunga dell’Eneco Tour 2009, con i suoi 221,2 km da Hasselt a Libramont. Dopo cinque salitelle di discreta difficoltà , la tappa vivrà le sue fasi più calde tra i -55 e i -30 circa, in cui, in poco meno di 25 km, sono concentrate quattro asperità : la Cote de Rochefort (2 km al 5,4%), la Cote du Bois de Ry de Bellerose (4,8 km al 4,7%), la Fagne Blanche (2 km al 5,2%) e la Rue du Mont (1 km al 6%). Purtroppo, anche in questo caso, gli organizzatori hanno ritenuto opportuno frapporre 29 km tra l’ultima ascesa e il traguardo, anch’esso in leggera salita, che rischieranno di vanificare eventuali attacchi. Probabile, comunque, che non si assista ad una volata di gruppo.
Interessante anche il percorso della 5a frazione, che porterà finalmente la corsa in Olanda, lungo i 204,3 km da Roermond a Sittard-Geleen. Nonostante anche qui ci sia non poco da recriminare per alcune scelte (le salite più impegnative, tra cui il Cauberg, sono relegate alla fase centrale della tappa), perlomeno dall’ultima vetta al traguardo, in questo caso, mancheranno appena 4 km, per di più molto veloci. Negli ultimi 30 km si concentrano ben 5 salite, le cui pendenze appaiono però tutto meno che proibitive: 2,7% per i 1100 metri dello Schatsberg, 3,8% su 800 metri per il St. Pergamijn e 1100 metri al 3,6% per la Bergstrasse, prima di ripetere ancora Schatsberg e St. Pergamijn.
Dopo la tappa di Sittard-Geleen, le occasioni per gli attacchi saranno sostanzialmente terminate. Per la 6a tappa, 163,3 km da Genk a Roermond (curiosamente, per una corsa che si snoda su due paesi, l’unica frazione con partenza e arrivo in nazioni differenti), vale infatti un discorso analogo a quello fatto per la 3a: gli organizzatori hanno ritenuto inutile perfino pubblicarne un profilo altimetrico. Martedì 25, infine, la corsa si chiuderà con una breve prova contro il tempo di 13 km e 100 metri, con partenza e arrivo ad Amersfoort. Il tracciato non è propriamente per specialisti, viste le diverse curve, ragion per cui è difficile immaginare distacchi abissali, ma le poche asperità dei sei giorni precedenti ne fanno comunque di gran lunga la tappa più significativa di questo Eneco Tour per eleggere il successore di Ivan Gutierrez.
Matteo Novarini