I VERDETTI DEL NEVEGAL, CRONOSCALATA SENZA SORPRESE
Ci voleva la vittoria in rosa, anche se senza braccia alzate, senza revolverate: Contador dedica il trionfo a Xavier Tondo Volpini, il ciclista della Movistar scomparso lunedì in un assurdo incidente domestico. Per il resto pochi distacchi tra i grandi: ottima la prova di Nibali e Scarponi ma lo spagnolo resta irraggiungibile.
Foto copertina: Contador dedica il successo al suo sponsor (foto De Socio)
Nelle cronoscalate può sempre capitare qualcosa di strano, così come dopo il giorno di riposo. L’abitudine agli sforzi protratti ribaltata in un esercizio costretto entro i limiti della mezzora, le reazioni del corpo fustigato da sequele di montagne e poi rilassato in una giornata di ricreazione: se aggiungiamo la possibilità che qualche uomo fuori classifica si sia risparmiato per conquistare il suo lampo di gloria, tutto lascia pensare a un esito – del tutto o in parte – all’insegna dell’imprevedibilità, come peraltro è accaduto in precedenti edizioni.
Invece evidentemente nell’ascesa al colle bellunese i fattori si annullano vicendevolmente, e i risultati sono quanto mai conservativi rispetto a quanto visto fin qui. L’unica peculiarità, anch’essa peraltro ampiamente prevedibile, è una certa sofferenza negli atleti più avvezzi allo scatto che alla regolarità.
La tappa la domina Alberto Contador, lui solo regala distacchi davvero pesanti agli immediati – in termini di posizione, non certo di tempo – inseguitori in classifica: un avvio prudente, a tutelarsi dalle insidie delle curve, si traduce in un sensibile distacco al primo intertempo, dove Alberto “si confonde con la massa” fuori dai dieci, a 13” da un Nibali scattante e spregiudicato, che invece si esalta conquistando un netto primato al termine della fase pianeggiante. In salita però non c’è competizione: Contador sale agilissimo, alternando rilanci di potenza sui pedali, senza mai apparire appannato fino a un ultimo km in lievissimo affanno.
D’altro canto questo è il suo esercizio prediletto: sforzo concentrato al massimo, senza tormentose premesse, solo contro l’orologio con tanto di salita dura e regolare a schiantare gli avversari inermi.
Molto emozionante il podio con la dedica a Xavier Tondo Volpini, prematuramente scomparso lunedì mattina. Il pubblico foltissimo che ha scortato la scalata con entusiasmo e sportività, applaudendo come è giusto ogni atleta e regalando il proprio speciale appoggio alla maglia rosa, si è azzittito rispettosamente mentre Alberto, visibilmente commosso, indicava il cielo.
Tornando alla gara, solo Rujano contiene il distacco nella seconda parte della cronometro, quella ascendente, entro i 5” al km, patendo meno di quaranta secondi dal fenomeno in rosa.
Il piccolo venezuelano si conferma così baciato da un’affinità elettiva con le cronoscalate che già gli conoscevamo (per tacere il fatto che, pensando al suo peso piuma, anche sul piano si sa difendere): un avvio poco esplosivo, e – a suo dire – un finale col fiato corto, lo collocano comunque al quarto posto di giornata, rilanciandolo in vista di un finale di Giro che gli sorride, con i bei ricordi del Sestriere a precedere la cronometro conclusiva, più adatta a lui che al francese Gadret, oggi surclassato non solo in salita ma anche nel segmento iniziale. Ci sono quasi due minuti da rosicchiare, sarà comunque una bella lotta. Scalzato senza difficoltà Nieve, oggi esausto, appagato, e con l’occhio al lavoro di gregariato che ancora l’aspetta per il capitano Antón.
Al secondo e terzo posto di giornata troviamo la coppia italiana che si disputa i gradini del podio anche in generale: oggi è Nibali a prevalere, per una manciata di secondi (a 34” da Contador il siciliano, a 38” il marchigiano). Effettivamente tutto il Giro sembra dire di una lieve maggiore rotondità di prestazione da parte del più giovane Vincenzo, che ha sacrificato il bel bottino di cui ancora godeva nei confronti dell’avversario per provare a rimettere in discussione il primato assoluto durante il tappone dolomitico. Nondimeno oggi la salita vera e propria è stata meglio condotta da Michele, capace di assestare a Nibali un paio di secondi al km, compensando così integralmente il distacco subito nella prima frazione: di nuovo però, quando la strada si faceva meno impervia ma non per ciò meno esigente – i fatali e rivelatori falsopiani conclusivi! – è stato lo squalo ad assestare il morso decisivo. Sicuramente Nibali ha pagato verso metà salita la propria aggressività della prima parte, lo si è notato a tratti in certa qual difficoltà, però il traguardo lo ha visto più fresco e sereno in viso, a ulteriore testimonianza di una conclusione in crescendo capace di recuperare qualcosa perfino al devastante Contador odierno.
Tra i dieci e i venti secondi da Nibali troviamo altri tre uomini importanti, anche se non tutti di classifica: il quinto posto del “sempreverde” (mai meglio detto!) Garzelli conferma che oggi non erano più in conto gli sforzi pregressi, o meglio che essi sono stati tanto stravolgenti per tutti da veder premiato comunque lo stato di forma, senza particolari vantaggi per chi ha creduto di “risparmiarsi” nei tapponi alpini. Poi comunque positivi, ancora una volta assai prevedibilmente, visto che la prova era molto adatta a loro, ecco Kreuziger e Menchov: la maglia bianca rafforza il proprio primato in quella classifica, e conduce una prova praticamente identica a quella di Nibali a poco più di un secondo al km di differenza. Si osserva la formazione comune e la confrontabilità delle caratteristiche, ferma restando la maggior maturità di Nibali e il salto qualitativo da lui ormai compiuto, di là da venire per l’ex compagno. La prova di Menchov è invece caratterizzata da un pessimo primo settore, compensato solo parzialmente da una salita perfettamente all’altezza di Nibali e Scarponi: forse un eccesso di prudenza o più probabilmente una difficoltà a carburare, certamente il russo certifica di essere in crescita e di pagare, in questo Giro, gli impedimenti dovuti a un avvio poco brillante. Comunque l’uomo Geox sta continuano molto professionalmente ad onorare appieno la gara, ratificando indirettamente che i trionfi di Contador non possano essere ridotti a una penuria di avversari di livello.
Tra gli altri uomini di classifica, abbiamo già accennato alla giornata difficile di Gadret: tale sarà, ma in misura minore, anche per Joaquim Rodriguez e Antón; il primo si distingue per un avvio fulminante nella parte di pianura, a soli 3” da Nibali, quarto assoluto assediato da passisti, grazie alla scelta di optare per una bici da crono, cambiata in pochi istanti dopo il riferimento. In salita poi non crolla, ma certamente non esprime il proprio potenziale su un tracciato che sarebbe stato a lui confacente. Resta però a un mezzo minuto da Nibali, mentre un po’ più pesante è il distacco dell’uomo Euskaltel (1’21” da Contador, dunque 47” da Nibali), anch’egli poco convincente in salita ma anche meno brillante in pianura (epperò, tanto per dire, a soli 3” da Contador e perfino davanti a Menchov!). Di fatto entrambi, coerentemente con la giornata priva di sobbalzi sulla sedia, assestano la propria classifica generale nei dieci, complice il crollo di Arroyo, e anzi “vedono” la “top 5”, in un Giro che – a parte il pistolero di Pinto – presenta comunque un livello medio omogeneo, oseremmo dire perché livellato verso l’alto.
Per concludere, al netto della giovane età, segnaliamo le belle prove di Kruijswijk, Ulissi e Pirazzi. Ci ha colpito, nel nostro diarista, la “mancata volata” per conquistare un secondo posto provvisorio scavalcando quello Stef Clement che a lungo aveva dominato la classifica “prima dei big”. Certamente c’era già Samoilau davanti, e altrettanto certamente quella posizione era destinata a tramutarsi in una “zona top 20”: ma se Ulissi è salito con la tranquillità dimostrata in questo finale, altri margini ci sono eccome.
Gabriele Bugada