VERBANIA – SESTRIERE: QUANTO È BELLO LU PRIMMO AMMORE, LU SECONDO È CHIÙ BELLO ANCOR
Alla vigilia della conclusione meneghina il Giro torna sulle strade sterrate del Colle delle Finestre. E’ stata la scintilla che fece riscoccare l’amore tra la corsa rosa e le sue strade perdute e, ancora una volta, rappresenterà l’estrema occasione per gli scalatori per ribaltare i verdetti stabiliti dalle Dolomiti.
La celebre canzonetta di Tony Santagata è veritiera e ben si adatta alla storia passata e presente del Giro d’Italia che, nelle sue prime edizioni, attirrò il pubblico sulle strade grazie al “primmo ammore”, quei fondi sterrati che furono per decenni la principale fonte di selezione e che scomparvero con la progressiva modernizzazione della rete stradale italiana, lasciando il testimone a ben più scorrevoli nastri d’asfalto e gettando definitivamente la palla della selezione alle grandi salite. Delle strade della “vecchia guardia” era rimasto il solo Gavia a rammentare i tempi andati – almeno fino al 1999, quando erano stati bitumati anche gli ultimi tronconi bianchi – e poi sembrò definitivamente tramontata l’epoca delle sterrate, oramai neppure più prese in considerazione, ritenute anacronistiche ed improponibili. Fu così fino al 28 maggio del 2005 quando Carmine Castellano, un anno dopo aver lasciato la stanza dei bottoni in RCS, riuscì a vedere coronato il suo sogno di veder transitare la corsa rosa sul Colle delle Finestre, colle a due strati, nero alla base, bianco in vetta e la neve, per una volta, non c’entra. Ci si aspettava grande spettacolo ma non certo che riscoccasse il colpo di fulmine tra le sterrate e la corsa rosa. Essì, le Finestre divennero l’amore “chiù bello ancor”, al punto che, da quell’anno, l’appuntamento con le strade in bianco è divenuto un appuntamento irrinunciabile della corsa rosa, con la sola esclusione dell’edizione del centenario, quella del 2009. Non si era, però, mai più ritornati sul luogo del “misfatto”, che il Giro ritroverà a sei anni di distanza, dopo averlo “tradito” con il Plan de Corones, il Catria, il Crostis e le strade bianche di Toscana e Umbria.
Come nel 2005, il Finestre sarà il “faro” illuminante di questa frazione, soprattutto per il suo netto svettare su di un’altimetria che fino ai piedi del colle non presenterà difficoltà altimetrica alcuna, se non qualche lieve zampellotto. Lassù sarà offerta agli scalatori l’estrema possibilità di ribaltare la classifica, ma non bisognerà giocare all’attendismo. Si dovrà attaccare subito, appena la strada comincerà a puntare verso l’alto, sia perché il tratto iniziale è il più ripido, sia perché se si aspetterà lo sterrato sarà troppo tardi. Su quel tipo di fondo l’unica selezione possibile è quella naturale, poiché scattare in quei frangenti risulterà controproducente, con le ruote frenate dall’affondare nel lieve terriccio e dalla tendenza a slittare su di esso. Poi ci sarà solo l’ascesa finale verso il Sestriere, presa dal suo lato più morbido, ma che andrà a provocare lo stesso effetto “post-Mortirolo” che generalmente si vede nei tapponi con traguardo all’Aprica da Edolo. Lassù verrà fuori la fatica, come ben ricorderà Danilo Di Luca che, nella tappa del 2005, accusò dolorosi crampi al momento d’intraprendere l’ultima difficoltà.
In questa penultima traversata il Giro salperà da Verbania e poi, puntando verso il lago d’Orta, andrà a ripercorrere a ritroso un tratto della frazione di Macugnaga. Si transiterà alle spalle della penisoletta di Orta San Giulio, deliziosa località lacustre iscritta sia nella lista del club “I Borghi più Belli d’Italia”, sia in quella dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO (per il suo Sacro Monte, interamente dedicato alla figura di San Francesco d’Assisi): da non perdere l’escursione in battello all’Isola di San Giulio, sulla quale si trova un’insigne basilica romanica e sulla quale lo scrittore Gianni Rodari, nativo della vicina Omegna, ambientò uno dei suoi più celebri romanzi per ragazzi, “C’era due volte il Barone Lamberto ovvero I misteri dell’isola di San Giulio”.
Breve salitella verso Gozzano per rimontare la conca morenica del Cusio, poi la pianurà tornerà padrona assoluta della strada viaggiando in direzione di Borgomanero, paese natale di Pasquale Fornara, uno dei principali rappresentanti del ciclismo italiano negli anni 50. Vinse ben quattro edizioni del Tour de Suisse e andò vicino a portarsi a casa anche il Giro d’Italia del 1956 ma la tremenda tappa del Bondone mandò a casa 43 corridori, tra i quali lo scalatore novarese, maglia rosa alla partenza da Merano con 16 minuti di vantaggio sul futuro ed insperato vincitore Gaul.
Tornati a pedalare sul velluto si attraverserà quindi il centro di Romagnano Sesia, conosciuto per le sacre rappresentazioni “viventi” dell’Epifania e della Via Crucis, con quest’ultima che si svolge negli anni dispari e che trasforma in Gerusalemme il centro storico, popolato da quasi 300 figuranti, tra attori principali e di corollario. È inoltre uno dei due centri di produzione del vino DOCG Ghemme, mentre nella vicina Gattinara, subito al di là del Sesia, è possibile degustare l’omonimo nettare, pure a denominazione di origine controllata e garantita.
Nei chilometri successi il gruppo taglierà nel mezzo la Pianura Padana attraversando le cosiddette “baragge”, vasto altopiano il cui paesaggio a tratti ricorda quello delle savane africane, costituito da vaste praterie alternate alla brughiera. Tolti piccoli nuclei isolati, in quest’area la presenza umana è limitata ad agglomerati urbani ben distanti tra loro, come Rovasenda, centro dominato da uno dei castelli meglio conservati del Piemonte.
Cambio di scenario una volta giunti a Santhià, centro situato al margine occidentale delle celebri risaie del vercellese, sorte tra la fine del ‘400 e l’inizio del secolo successivo su iniziativa dei monaci dell’abbazia benedettina di Santa Maria di Lucedio.
Attraversata Chivasso, il programma del Giro proporrà ora il ritorno del Giro a Torino, chiudendo così idealmente il cerchio delle celebrazioni del centocinquantenario dell’Unità.
Dopo tanto “deserto” le montagne tornaranno a far capolino, anche se per ancora una buona cinquantina di chilometri costituiranno una scenografica quinta al percorso dei “girini” che, nei pressi di Avigliana, transiteranno ai piedi dello strapiombante Pirchiriano, monte la cui cima da quasi un millennio è “fagocitata” dalle spettacolari strutture della Sacra di San Michele, un tempo tappa lungo la variante alpina della Via Francigena, itinerario di pellegrinaggi che collegava altri due santuari legati al culto dell’arcangelo, la francese Mont Saint Michel e la pugliese Monte Sant’Angelo, sul Gargano.
Alle porte di Susa finirà la marcia d’avvicinamento al Finestre e finalmente si attaccherà una delle ascese più attese del Giro 2011, seguendo una strada che fu tracciata nel 1700 per scopi militari, in modo da collegare il Forte di Fenestrelle alle strutture fortificate della Val di Susa. La “genesi” di questa rotabile è tradita dalle pendenze che, a parte un violentissimo strappo che si deve superare ad inizio ascesa (14% di massima), si mantengono costanti fino in cima, così volute per evitare disagi al transito dei pesanti mezzi militari: la media è del 9,2%, un’inclinazione che metterà a dura prova i partecipanti al Giro, provati anche dalla lunghezza dell’ascesa (18,5 Km) e dalla presenza di lungo tratto sterrato. L’asfalto tornerà a scorrere sotto le ruote una volta superato lo striscione del GPM, al momento di lanciarsi in discesa verso la Val Chisone. Come nel 2005 non si percorrerà il versante principale, che plana su Fenestrelle e che è rimasto in gran parte sterrato, ma si scenderà su Pourrieres seguendo una strada che è stata sistemata appositamente per il passaggio del Giro e che per un tratto di quasi 2 Km coinciderà col tracciato della rotabile dell’Assietta, altro tracciato d’origine militare che permette di raggiungere il Sestriere rimanendo sullo sterrato per ben 32 Km. Si tratta di un vero e proprio paradiso per gli amanti della mountain-bike, un percorso che supera i 2500 metri di quota rasentando la Testa dell’Assietta, monte sul quale nel 1747 si combattè una storica battaglia (rievocazione in costumi tutti gli anni, a luglio) tra gli eserciti del Regno di Francia e quelli coalizzati del Regno di Sardegna e dell’Austria imperiale, episodio tra i più rilevanti della guerra di successione austriaca.
Raggiunto il fondovalle del Chisone, si andrà ad affrontare gli ultimi 16000 metri all’insù di uno dei giri più duri della storia. Pedalabili sì, ma con tanta, tantissima fatica in corpo.
I VALICHI DELLA TAPPA
Colletto di Meana (1455m). Valicato dalla SP 172, che mette in comunicazione Meana di Susa con Fenestrelle passando per il Colle delle Finestre. Il valico si trova sul versante di Meana (quello che il Giro affronterà in salita) e s’incontra nel punto nel quale inizierà il tratto sterrato. Dal colletto un sentiero permette di raggiungere, con un cammino di circa 20 minuti, un monumento eretto nel 1948 in memoria dei partigiani della Val di Susa. Quotato 1456 sulle cartine del Giro 2011.
Colle delle Finestre (2176m). Costituito dai monti Carlei e Pintas, è valicato dalla SP 172, che mette in comunicazione Meana di Susa con Fenestrelle. Quotato 2178 sulle cartine del Giro 2011. Il Giro d’Italia l’ha valicato per la prima (e finora, unica) volta il 28 maggio del 2005, nel finale della tappa Savigliano – Sestriere, frazione ribattezzata “Le valli olimpiche” in previsioni delle Olimpiadi Invernali del 2006. Il primo a varcarne la cima fu Danilo Di Luca, mentre il successo di giornata premiò il venezuelano José Rujano.
Colle di Sestriere (2033m). È un’ampia depressione costituita dal Monte Fraitève e dalla Punta Rognosa di Sestriere. Vi transita la SS 23 tra Cesana Torinese e Pragelato. Da Cesana vi sale anche il vecchio tracciato della statale, che transita per Sauze di Cesana. È quotato 2035 sulle cartine del Giro, che l’ha superato per la prima volta nel 1911, nel corso della Mondovì – Torino vinta dal francese Lucien Georges Mazan, più conosciuto con il soprannome di “Petit Breton”. Dal 1933, anno dell’istituzione della classifica GPM, è stato inserito 15 volte sul tracciato della corsa rosa: l’ultimo conquistatore è stato Garzelli, primo alla Cima Coppi del Giro del Centenario (2009) durante la Cuneo – Pinerolo vinta da Di Luca.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: la strada del Colle delle Finestre (www.bdc-forum.it)