GP AMBURGO A FARRAR
Lo statunitense si aggiudica in volata una noiosissima classica di Amburgo. Dietro di lui Breschel e Ciolek. Un Un titolo semplice e piatto per sottolineare il piattume emotivo e l’assenza di campioni in una gara davvero che sembra solo la lontana parente del vecchio GP di Amburgo della Coppa del Mondo. Un circuito il Pro Tour che invece di fare il bene del ciclismo porta alla crocifissione delle gare più belle del panorama internazionale in favore del “dio-denaro”.
Dopo una stagione passata a mangiare la polvere alzata da Cavendish (Columbia), finalmente Tyler Farrar (Garmin) riesce a fare sua una corsa di prestigio. Prestigio: unica grande caratteristica che resta a questo GP di Amburgo ormai snobbato da tutti i migliori ciclisti in circolazione dopo solo 14 stagioni di storia. Colpa del circuito Pro Tour che causa una grande svalutazione di corse monumento, favorendo lo sviluppo di corsette di seconda fascia, per essere gentili, disposte però a mettere sul piatto tanti bei quattrini. Quest’anno, più dei precedenti, pochissimi i corridori di primissima fascia al via, nell’elenco, che potrebbe da solo coprire l’intero articolo, inseriamo solo gli ultimi quattro vincitori della corsa: Pozzato, Freire, Ballan, McEwen. Così ti ritrovi tra i favoriti, oltre al vincitore Tyler Farrar che forse è l’unico di primissimo piano venuto in Germania per vincere e non per una gitarella di ferragosto, Breschel (Saxo Bank), Ciolek (Milram), Davis (Quick Step) compagno di Boonen che preferisce evitare la volata, Gavazzi (Lampre), Greipel (Columbia) che secondo molti avrebbe dovuto fare sfracelli, salvo poi chiudere fuori dal podio in posizione anonima, e Bennati (Liquigas) ancora fuori forma in una stagione da dimenticare. Senza nulla togliere a questi ottimi corridori e grandi promesse, francamente da una delle grandi classiche ci saremmo aspettati di più, molto di più!
Nemmeno lo spettacolo poi è stato dei migliori, togliendo le 4 tornate sul Waseberg, strappo durissimo, ma di soli 500m, e i 10km tra i meno 30 e i meno 20, l’unica emozione di giornata possiamo dire essere stata la volata, e neppure quella dopotutto è stata granchè emozionante visto che Breschel è rimasto al vento troppo presto e Farrar partito ai 200m avrebbe vinto pedalando con le mani…
Come detto l’unico tratto degno di nota rimane quello interposto tra il terzo e il quarto scollinamento del Waseberg. De Lis (Euskaltel) e Krivstov (Ag2r) che avevano animato, si fa per dire, i primi 170km di giornata erano stati ripresi e dopo di loro anche i contrattaccanti Nuyens (Rabobank) e Gilbert (Silence), il più attivo di giornata e forse l’unico che si sarebbe meritato a pieno la vittoria. Durante il terzo passaggio sullo strappo il gruppo si spezzetta e davanti si creano un gruppo di 7 corridori con Cancellarra (Saxo Bank), Bandiera (Lampre), Bennati (Liquigas) e Roche (Ag2r), e dietro di loro altri piccoli gruppetti. In breve questi atleti si raggruppano fino a formare un plotone di 30 uomini che sembrava destinato a chiudere la gara senza l’attesissima volata di gruppo. L’accordo tra i fuggitivi veniva però presto a mancare, Chavanel (Quick Step) e Turgot (Bbox) provavano a rianimare l’azione senza risultati e così poco dopo il quarto scollinamento il gruppo tornava compatto: 80 corridori a giocarsi la vittoria in volata.
Avvicinamento in completa tranquillità, rotta soltanto da una caduta che ha messo fuori dai giochi 800m prima della flame rouge il nostro Danilo Napolitano (Katusha) che vista la concorrenza forse avrebbe pure potuto dire la sua anche in questa stagione avara di successi, e arrivo scontato con Farrar che ha dominato la volata vincendo di una bicicletta sul danese Breschel e il tedesco Ciolek, migliore degli azzurri Bennati, solo ottavo, per lui una stagione da dimenticare.
Andrea Mastrangelo