UN’IMPRESA DAL GUSTO ANTICO
Vittoria dal sapore antico di Pieter Weening ad Orvieto. Tappa e maglia rosa per l’olandese della Rabobank, bravo a provare, prima insieme a Gadret (AG2R La Mondiale), poi tutto solo uno scatto in faccia al gruppo dei migliori a pochi chilometri dall’arrivo. Allungo che si rivelerà vincente.
Foto copertina: Weening vince e per gli avversari sullo sfondo “sfuma” un prestigioso successo (foto Bettini)
Foto servizio di Giuseppe De Socio
Ritorna il tempo al Giro d’Italia. Il suo conteggio oggi c’è e tutti son pronti ad immergersi in una delle tappe più belle, sotto il profilo tecnico, della corsa rosa. Tutti tranne la Leopard Treck che, ritiratasi dalla corsa, sarà giustamente vicino nel dare l’ultimo saluto, in Belgio, a Wouter Weilandt. Da Piombino a Orvieto la frazione di giornata ripropone, come accade nel 2010, alcuni tratti di strade bianche ed un arrivo in leggera ascesa dopo l’ostico strappo verso Croce di Fighine, al 15% di pendenza massima.
Ci si aspettava una numerosa fuga, visto il profilo mosso della tappa, ed invece a provarci, già dal km 12 è il solo Martin Kohler (BMC). Lo svizzero è autore di una bella prova di coraggio e arriverà a guadagnare fino acirca 13’. Non basteranno, perché alle sue spalle la bagarre tra la polvere delle strade bianche inizia a scatenarsi fin da subito con Yaroslav Popovych (RadioShack) che aggredisce l’ingresso nel primo tratto di sterrato, ai meno 39 dal traguardo, verso il GPM di Croce di Fighine. Il gruppo, composto da tutti i migliori tranne che da un dolorante Giovanni Visconti (fastidi ad un ginocchio per il Campione Italiano) sembra varcare l’ingresso per un mondo tutto nuovo. Arcaico e leggendario. Proprio come avvenne nella tappa di Montalcino di un anno fa. Un tempo la pioggia ed il fango, questa volta il sole che riscalda ogni granulo di ghiaia, arroventandone ogni punta e mettendo così ancor più a rischio le ruote dei ciclisti in gara. A forare saranno davvero in tanti. Ed a render più difficile il tutto è il gran polverone che si alza al passaggio dei ciclisti in gara. Sembrano scomparire uno ad uno. Intanto, a pochi passi dal GPM Kohler inizia a barcollare sulla sella, proprio nel tratto in cui le pendenze sfiorano il 15%, mantenendo un vantaggio sul gruppo di 3’25”. Nessuno scatto in ciò che resta del gruppo, ridotto ad una cinquantina di unità con la “rete” dei velocisti già formatasi tempo addietro. A Croce di Fighine, dietro il battistrada, transiterà in capo al gruppo Kreuziger (Astana). Non c’è la maglia rosa Millar (Garmin), attardato di 35”. Nella discesa successiva però il buon David farà di tutto per rientrare sui migliori, riuscendoci prima dell’ultimo settore di sterrato. Sfinito per l’azione di recupero non riuscirà, però, a seguire Contador, Nibali, Scarponi e compagnia, lasciando così definitivamente la maglia del primato. Giù nella ripida e sterrata discesa prova ad andarsene tutto solo Vincenzo Nibali (Liquigas) seguito a un tenace Tankink (Rabobank). I due verranno ben presto ripresi subito dopo l’inizio dell’asfalto, ormai in pianura, da tutti gli uomini di classifica. Tra questi c’è anche Cataldo che, proprio insieme a Tantink, prova un nuovo contrattacco, reso vano qualche chilometro più avanti da una scivolata per l’italiano e da un problema meccanico per l’olandese. Tutto questo con Kohler che ha ormai solo 1’20” da gestire a 20 Km dal traguardo di Orvieto.
Nell’ultimo settore di sterrato, interrotto da un breve tratto di asfalto, il vantaggio dell’uomo BMC ormai scende sotto il minuto. Fora Garzelli ma viene aiutato prontamente da Codol a rientrare. Un brivido ci percorre la schiena quando le immagini Rai si soffermano su Tom Slagter (Rabobank), caduto in seguito ad un contatto con un uomo del team Euskatel a bordo strada. Nulla di particolarmente grave, per fortuna per lui, comunque costretto a ritararsi dalla corsa per tutti gli accertamenti del caso. Kohler viene assorbito da Gadret e subito dopo prova ad andarsene tutto solo Wenning (Rabobank). Ai – 2,5 Km ha 40” di vantaggio, proprio all’inizio dell’ultima ascesa di giornata, un tratto con pendenza massima al 15%. Su per Orvieto ci prova Scarponi (Lampre). Il marchigiano in un attimo guadagna, nel tratto più impegnativo, una decina di metri ma a mancare è la salita, troppo breve per far sì che si potesse far selezione, troppo facile nella seconda parte. Non c’è più spazio per riacciuffare Wenning, bravissimo a provarci e a dar tutto nei chilometri conclusivi. Secondo è Duarte (Geox), a chiudere il podio è Serpa (Androni). Via via arrivano tutti i migliori con i nostri italiani Nibali sesto e Scarponi ottavo a dar chiari segnali ad Alberto Contador. Guarda caso settimo. Al centro della morsa italiana.
Antonio Scarfone
FOTOCRONACA D’UNA GIORNATA D’ALTRI TEMPI
di Giuseppe De Socio