MORBEGNO – SAN PELLEGRINO TERME: E SE CENERENTOLA DIVENTASSE MATRIGNA?

maggio 26, 2011
Categoria: News

La prima impressione inganna, almeno a chi non ha l’occhio esperto e navigato. Questa di San Pellegrino potrebbe essere una tappa che, se sottostimata, farà piangere più d’un corridore. Il Ganda è un valico non troppo appariscente, non duro ma tosto, come ha giustamente sottolineato Alfredo Martini. Una discesa molto discontinua, inoltre, interverrà a complicare la vita a chi, lassù, dovrà impegnarsi in un’affannosa operazione di riaggancio.

Appare come la “Cenerentola” tra le tappe di montagna che caratterizzeranno il gran finale del Giro 2011, la frazione tutta lombarda che trasferirà il gruppo dalla Valtellina alla Val Brembana circuendo le Prealpi Orobie…. Invece, chi la sottovaluterà passerà poi la notte successiva a rotolarsi nel letto, mangiandosi le mani dalla rabbia e pensando a colei che potrebbe essersi rivelata più “matrigna” del previsto, la Morbegno – San Pellegrino Terme. Quel Passo di Ganda che svetta sull’altimetria a 30 Km dal traguardo, quale unica rilevante difficoltà di gara (Bergamo Alta a parte), sembrerebbe una salita non particolarmente pericolosa, ma se un grande vecchio del calibro di Alfredo Martini l’ha definita “tosta” dopo aver dato una semplice occhiata al grafico, allora non ci sarà tanto da distrarsi. I dati estrapolati dalle cartine ufficiali parlano di 9200 metri all’insù, inclinati al 7,3% e con un picco al 15% negli ultimi 2,2 Km, che corrispondono proprio al tratto più duro (media del 9,8%). Dura, in effetti, lo è, non esagerata a dire il vero, ma sia oramai agli sgoccioli di un Giro esigente e un momento no potrebbe essere pagato a caro prezzo. Tra l’altro, non sarà gioco facile andare a recuperare il terreno perduto perché la discesa non agevola affatto queste operazioni, almeno nella prima parte. Non si è scelto, infatti, di andar giù per la strada più diretta, ma percorrendo un percorso secondario che saltabecca per un po’ in quota, spezzando la planata con strappetti talvolta velenosi. Quando questa diverrà più compatta, si correrà su di una discesa meno insidiosa, non particolarmente pendente ma che non dovrà per questo essere affrontata con le antenne abbassate. Si tratta pur sempre della discesa – o almeno, il tratto terminale di essa – che decise l’edizione 1976 del Giro d’Italia, quella delle Torri del Vajolet e del corretto duello tra Felice Gimondi e il belga Johan De Muynck, maglia rosa in carica nella penultima tappa, tracciata tra le Terme di Comano e Bergamo valicando i passi di Croce Dominii e di Zambla. È dopo quest’ultimo che accadde il fattaccio, una caduta a ruoli invertiti rispetto al giorno di Longarone, con De Muynck a terra e Gimondi a ricambiare il favore attendendone il rientro (salvo poi giustiziarlo allo sprint nella “sua” Bergamo). Maglia rosa salvata anche stavolta, dunque, ma non è ancora finita….
Dissipate le nebbie rose della storia, torniamo a concentrarci sul tracciato della tappa n° 18 che, levate le difficoltà degli ultimi 65 Km di gara, presenterà un tracciato più culturale che impegnativo, che andrà a toccare località collegate al ricordo di alcuni dei più illustri lettarati italiani, da Tommaso Grossi a Leonardo Da Vinci, da Alessandro Manzoni a Gaetano Donizzetti.
L’avvio sarà in pianura e tale il percorso rimarrà per la quasi totalità dei primi 90 Km di gara. Si partirà da Morbegno, il centro principale della bassa Valtellina, e nel tratto iniziale si seguirà il tracciato dell’antica Via Valeriana che, parallela al corso dell’Adda e alla statale dello Stelvio, si snoda ai piedi della cosiddetta “Costiera dei Cech”. Il toponimo, che identifica le primissime pendici del versante retico, farebbe riferimento ad una passata dominazione franca, ma secondo alcuni studiosi deriverebbe dalla fatica che incontrarono i missionari che per primi convertirono al cristianesimo i valligiani, piuttosto restii ad abbracciare la nuova religione e per questo considerati “ciechi” alla luce divina.
Giunti sulle rive del Lario, si rimarrà al cospetto delle acque del Lago di Como per quasi 40 Km, seguendone il ramo di Lecco, quello “che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli”. Passato Colico il tracciato s’internerà brevemente per doppiare la deliziosa penisoletta di Piona che, protendendosi a mò di virgola nelle acque del Lario, va a costituire un piccolo laghetto a parte, al cui imbocco si affaccia il Priorato di Piona, abbazia fondata nel XII secolo da un gruppo di monaci cluniacensi ed oggi abitata da una comunità cisternense.
Giunti a Bellano – paese natale di Tommaso Grossi, scrittore e poeta che fu amico del Porta e del Manzoni – il gruppo transiterà ai piedi delle Grigne, “i maggior sassi schoperti chessi truovno in questi paesi”. Così le definì Leonardo Da Vinci nel Codice Atlantico, dopo che le ebbe scalate per visitarvi la “Ghiacciaia di Moncodeno”, grotta all’interno della quale la neve si conservava fino ad estate inoltrata ed era per questo utilizzata come “frigorifero” dalle genti dell’epoca e come cava di ghiaccio da inviare a Milano. Il genio toscano passerà poi il testimone ad Alessandro Manzoni quando si giungerà nella natia Lecco e poi, abbandonate le rive lariane, in vista del piccolo lago di Garlate (cui seguirà quello di Olginate): subito prima il gruppo transiterà per l’unica località della zona espressamente citata nei “Promessi Sposi”, quel sobborgo lecchese di Pescarenico che l’estro del Manzoni trasformò nel paese di Renzo e Lucia. Non lontano da questo luogo, sull’abitato di Somasca (frazione di Vercurago troneggiano i ruderi del maniero che sarebbe stato, secondo la tradizione, la dimora di Francesco Bernardino Visconti, personaggio che pure ispirò il Manzoni per uno dei più celebri protagonisti del romanzo, al punto che oggi l’edificio è comunemente identificato come il “castello dell’Innominato”.
Cambiano decisamente le “arie” passando dal lecchese alla provincia di Bergamo poiché, arrivati alle porte del capoluogo provinciale, le parole lasceranno lo spazio alla musica, quando si salirà in città altà transitando sulla soglia del modesto scantinato dal quale, il 29 novembre del 1797, “siccome gufo presi il mio volo”. Così il celebre compositore Gaetano Donizetti parlava dei suoi poveri natali nel Borgo Canale, tra le cui case i “girini” transiteranno quasi al termine dell’ascesa, affrontata dall’inedito versante di San Martino della Pigrizia, meno ripido e sconnesso rispetto alla tremenda Boccola. Sarà, invece, la stessa dei finali del Lombardia la panoramica discesa lungo il Viale delle Mura che condurrà a “Bèrghem de Hóta”, la città bassa, originatasi dall’unione di borghi un tempo isolati e posti a cavallo delle vie di comunicazione che collegavano la pianura alle valli montane. Una di queste ultime, la Val Seriana, sarà ora risalita nel suo tratto iniziale, ma, di fatto, si tornerà a pedalare sul piano sino ai piedi del Passo di Ganda. In questo tratto si andrà ad attraversare l’importante centro industriale di Alzano Lombardo e poi quello di Nembro, conosciuto dagli appassionati del pedale come “campo base” per l’ascensione verso Selvino, la località di sport invernali più vicina a Bergamo, momento irrinunciabile della gran fondo intitolata a Felice Gimondi e, in due occasioni, traguardo di tappa della corsa rosa, un finale “autografato” da nomi di prestigio del ciclismo (Delgado nel 1988, Rominger nel 1995). Giunti in quel di Gazzaniga – siamo ad un tiro di schioppo da Vertova, il paese di Giuseppe Guerini, l’eroe dell’Alpe d’Huez al Tour del 1999 – ci si alzerà dal fondovalle per andare a scollinare ai 1060 metri dell’unico GPM giornaliero e poi planare nell’altopiano che collega la citata Selvino con Aviatico e che un tempo era solcato dalla “Via Mercatorum”, l’unica strada che in epoca medioevale permetteva di andare da Bergamo all’alta Val Brembana, caduta in declino dopo l’apertura della “Via Priula” per la Valtellina. Seguendo quest’antico itinerario due tratti in ascesa (un secco strappo di mezzo chilometro fortemente pendente e un altro più pedalabile lungo circa un chilometro) spezzeranno la discesa viaggiando verso Serina, il centro principale dell’omonima valle, dove si confluirà sulla strada che scende dallo Zambla, valico aperto verso Clusone e la Val Seriana. A questo punto mancheranno appena una quindicina di chilometri al traguardo, nei quali vedremo sicuramente pedalare col cuore in gola tutti coloro che avranno avuto la disavventura d’imbattersi in una matrigna chiamata Ganda.

I VALICHI DELLA TAPPA

Valico. Non segnalato sul testo di riferimento “Valichi stradali d’Italia” (Georges Rossini, Ediciclo), è valicato dal vecchio tracciato della SS 36 “del Lago di Como e dello Spluga”, tra Colico e Dorio. Separa la penisola di Piona dalle pendici delle Prealpi Orobie e vi si stacca la strada per la località Olgiasca e la stessa abbazia.

Passo di Ganda (1056m). Valicato dalla strada che mette in comunicazione Gazzaniga con Selvino e Aviatico, è quotato 1060 sulle cartine del Giro 2011.

Selletta di Cantul (1020m). Valicato dalla strada che mette in comunicazione Selvino con Aviatico. Coincide con il bivio al quale si stacca la strada per Gazzaniga. I corridori vi transiteranno in discesa, circa 3 Km dopo aver scollinato il Ganda. Quotato 1012 sulle cartine del Giro 2012.

Mauro Facoltosi

FOTOGALLERY

Foto copertina: il casinò di San Pellegrino Terme (panoramio)

Morbegno, Ponte di Ganda sul fiume Adda (www.fotografieitalia.it)

Morbegno, Ponte di Ganda sul fiume Adda (www.fotografieitalia.it)

Abbazia di Piona (www3.varesenews.it)

Abbazia di Piona (www3.varesenews.it)

Uno scorcio della ghiacciaia di Moncodeno, sulle Grigne (www.geocaching.com)

Uno scorcio della ghiacciaia di Moncodeno, sulle Grigne (www.geocaching.com)

Pescarenico (Lecco) e il Resegone sullo sfondo (www.solotravel.it)

Pescarenico (Lecco) e il Resegone sullo sfondo (www.solotravel.it)

Vercurago, i ruderi del Castello dell’Innominato (eternauta66.blog.kataweb.it)

Vercurago, i ruderi del Castello dell’Innominato (eternauta66.blog.kataweb.it)

Bergamo Alta vista dal Borgo Canale (panoramio)

Bergamo Alta vista dal Borgo Canale (panoramio)

Le pendici che da Gazzaniga conducono verso il Passo di Ganda (panoramio)

Le pendici che da Gazzaniga conducono verso il Passo di Ganda (panoramio)

Commenta la notizia