BELLUNO – NEVEGAL: APPUNTAMENTO A CASA BÀRNABO
Cronascalata: esercizio d’isolamento tra le montagne. Quest’anno la definizione calza a pennello perchè gli organizzatori faranno ripercorrere ai “girini” le letterarie gesta di Bàrnabo, il boscaiolo partorito dalla penna di Dino Buzzati, che trasse l’ispirazione dalle boscose pendici che risalgono verso il Nevegal per il suo primo romanzo. La storia d’uno scalatore puro, uomo che preferì tornare nelle sue terre dopo un doloroso allontanamento, quale paradigma dei tre quarti d’ora di sofferenza che patiranno i partecipanti al Giro 2011.
Sedotta e ben presto abbandonata. Sono passati già 43 anni dall’ultima liaison tra il Giro e la montagna di Belluno, una storia iniziata nel 1962 e finita presto – probabilmente l’ascesa veneta, impegnativa ma non troppo, non entusiasmò più di tanto Torriani che preferì puntare su mete più succulente – ma destinata a riallacciarsi con le sorti della corsa rosa. Proprio nell’anno del centocinquantenario dell’Unità, infatti, i vertici del Giro hanno pensato di destinare la riscoperta meta ad una delle frazioni più importanti, l’oramai consueta cronoscalata, che quest’anno si annuncia oltremodo delicata.
Stavolta non interverrà soltanto la giornata di riposo a rompere le uova nel paniere a tutti coloro che mal sopportano questo turno di sosta obbligatorio, per i quali rappresenta una brusca interruzione di un ritmo di gara oramai consolidato, con grossi problemi a recuperarlo proprio nelle ventiquattrore successive. Pur non essendo impegnativa come quelle affrontante negli scorsi anni, l’arrampicata contro il tempo verso il Nevegal potrebbe riservare molte sorprese a chi l’affronterà senza badare troppo al tracciato, meno “compatto” rispetto a quelli sui quali si è gareggiato salendo da Biella ad Oropa e da San Vigilio al Plan de Corones. Lassù era tutta montagna, dal primo all’ultimo chilometro, mentre stavolta ci si troverà dinanzi 12700 metri di strada in salsa variegata, che non proporranno grossedifficoltà nei primi 5 Km, pur non essendo questi veramente pianeggianti e che, anche nei tratti in salita, muterà volto col trascorrere dei chilometri. Il continuo alternarsi delle condizioni di gara inevitabilmente inciderà sul risultato finale, che potrebbe bocciare chi, sottostimando la prima parte, si lancerà a ritmo indiavolato dalla centralissima Piazza Vittorio Emanuele II. Sarà, dunque, il “Padre della Patria”, primo re dell’Italia unita, a ricoprire idealmente il ruolo di starter d’eccezione della frazione che consacrerà il successore di Guido “Coppino” Carlesi, Arnaldo Pambianco e Lino Farisato, i tre corridori che si imposero lassù nel 1962, nel 1963 e nel 1968. Nei primi due casi l’arrivo era proprio in vetta, l’ultima volta fu solo GPM di passaggio sulla strada per Vittorio Veneto, poi il testimone sportivo passerà alle quattroruote, che fin dal 1954 avevano eletto il Nevegal a scenario di un’appassionata gara automobilistica, tuttora disputata.
Scesi dalla rampa di lancio i corridori attraverseranno velocemente il centro storico cittadino, situato su di uno sperone roccioso che si spinge in direzione del Piave, costringendo il fiume sacro alla patria a compiere un’allungata “S”. Procedendo in lievissima planata si sfilerà accanto al duomo e quindi al suo maestoso campanile, staccato dall’edificio principale e svettante sullo skyline bellunese dall’alto dei suoi 68 metri. Il programma della cronoscalata, per ora non ancora divenuta tale, prevederà ora l’attraversamento del Borgo Piave, nucleo abitato che un tempo costituita il porto cittadino, servito da un servizio di zattere. “La Piave”, com’era anticamente chiamato e come lo è tuttora nella forma dialettale, sarà varcata a circa 1700 metri dalla partenza, transitando ad una settantina di metri sul pelo dell’acqua mediante il Ponte della Vittoria, dal 1926 “trait d’union” tra la città e la montagna. Subito al di là, infatti, i “girini” andranno ad imboccare la strada pedemontana che corre ai piedi della catena delle Prealpi Trevigiane, mettendo in comunicazione Ponte nelle Alpi con Trichiana, Mel e Feltre, evitando l’ingresso in Belluno. I corridori ne percorreranno poche centinaia di metri, per poi svoltare a destra ed andare ad isolarsi tra le montagne, così come fece il protagonista della prima opera di Dino Buzzati, “Bàrnabo delle montagne”, pubblicato nel 1933. Per narrare le vicissitudini del guardiaboschi che, allontanatosi dalle sue terre dopo essere stato licenziato, deciderà poi di tornare per sempre tra i suoi monti, il celebre scrittore – che fu anche giornalista di ciclismo al Corriere della Sera, per il quale seguì il Giro d’Italia del 1949 – trasse ispirazione dalle terre che conosceva meglio, essendo lui un bellunese D.O.C.. La sua “casa” natale è nelle vicinanze del percorso e per raggiungerla basta tirare dritto sulla provinciale, fino alla piccola frazione di San Pellegrino, dove oggi l’ottocentesca e panoramica villa di famiglia, caratterizzata dalla facciata affrescata e da una chiesetta cinquecentesca, è divenuta un “bed and breakfast” particolarmente suggestivo sia per l’ambientazione, sia per i suoi trascorsi, che videro il futuro scrittore soggiornarvi anche durante le vacanze estive.
Lasciata la pedemontana, s’inizierà subito a prendere quota, ma per quasi 3,5 Km non si potrà ancora parlare di salita vera e propria, guadagnando per adesso appena 100 metri di dislivello. Fino all’abitato di Caleipo, dunque, questa prova individuale avrà ancora la fisionomia di una cronomentro d’ordinaria amministrazione, con i Cancellara di turno tutti davanti all’appuntamento con la stazione di rilevamento dei tempi intermedi e una media oraria elevata. Il compito di cambiare la musica toccherà ai successivi 4,4 Km che non saranno solo i primi veramente in ascesa, ma anche i più impegnativi da superare. In quel lasso di strada si andrà, infatti, ad effettuare un balzo di 455 metri, pari ad una pendenza media del 10,3%. Gli unici momenti nei quali si potrà rifiatare giungeranno in occasione dei tre tornanti che la strada offrirà ai “girini”, il primo dei quali sarà preceduto dal tratto più ripido in assoluto, con un passaggio fino al 14%. Non saranno ammesse distrazioni a questo punto – come sempre, del resto, in queste particolari frazioni – mentre potranno concedersele i cicloamatori che il 24 maggio 2011 si arrampicheranno quassù per applaudire i loro beniamini e che potranno ammirare la chiesetta di San Mamante, antico santuario affrescato e costruito nei pressi di una sorgente d’acqua ritenuta miracolosa. Più in alto, le belle viste sulla sottostante Val Belluna (la media valle del Piave) aggiungeranno panoramicità ad un tracciato che, superati i 900 metri di quota, si farà meno acclive, anche non saranno certo una passeggiata i 1600 metri al 6,4% che introdurranno il Giro nel Nevegal vero e proprio. Questo è un vasto altipiano ondulato situato attorno ai 1000 metri di quota e nato al turismo nel secondo dopoguerra, in seguito alla costruzione del Rifugio Bistrot, la scintilla che porterà nel 1955 all’apertura del primo impianto di risalita, diretto al Col Faverghera. Oggi la stazione invernale dell’Alpe del Nevegal, che ha festeggiato 50 anni di vita nel 2005, può vantare sette impianti, e quasi 50 Km di piste, tra sci alpino e nordico, alle quali si è affiancato anche un santuario, inaugurato nel 1994 e adornato da una statua della Madonna, realizzata in marmo di Carrara e benedetta personalmente dal Beato Papa Giovanni Paolo II nell’estate del 1992, quando gli fu mostrata in occasione di una sua vacanza nel Cadore.
Rimontati sul Nevegal la tappa non sarà ancora finita, poiché bisognerà percorrere ancora 1,3 Km per andare al traguardo, ma oramai la salita si potrà considerarla conclusa. Per quasi metà di questo tratto finale si procederà in totale pianura, fino a giungere al Passo del Nevegal (1030 metri secondo il testo “Valichi stradali d’Italia”, una trentina meno per le cartine ufficiali del Giro), valico posto nei pressi della rotatoria nella quale confluiscono i versanti che salgono da Cadola, Limana e Trichiana, mentre una quarta strada giunge da Visome e confluisce su quella appena affrontata dal Giro dopo aver superato alcuni tratti sterrati. La strada tornerà a rubare metri alla montagna negli ultimissimi 600 metri, talmente pedalabili (5,5%) che difficilmente vedremo lassù ribaltoni dell’ultimo minuto, sempre che i primi della classe non corrano tutti sugli stessi livelli.
A 1047 metri di quota, dopo averne superati 600 netti (Caleipo è a 447) negli ultimi 7,2 Km, si chiuderà la giornaliera fatica per i partecipanti al Giro, mentre chi avrà voluto condividere la fatica dei “girini” potrà poi prolungarla lungo l’appendice che punta prima al citato Col Faverghera e poi all’omonima casera, dove a 1400 metri di quota e dopo ulteriori 5 Km ha termine il nastro d’asfalto. Chi non ne avesse ancora abbastanza, poi, smontato dalla sella della bici da strada per passare alla mountain-bke, potrà procedere sulla sterrata che mena sino ai 1761 metri del Col Visentin, eccezionale balcone panoramico dal quale si arrivano ad abbracciare, nelle giornate migliori, le Dolomiti da una parte e la laguna di Venezia dall’altra. Anche sul versante trevigiano la strada rimane bianca, fin quando non si perverrà al Pian de le Femene, luogo consacrato alla memoria delle donne che s’impegnarono nella Resistenza.
E’ davvero un vero e proprio spartiacque quel Visentin, non solo geografico ma anche generazionale: da una parte governarono le donne, dall’altra il padrone indiscusso, l’uomo solo al comando, era Bàrnabo delle montagne.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: Nevegal e Belluno, laggiù sullo sfondo, i due estremi della cronoscalata 2011 (www.biuso.eu)