BRUTTE NOTIZIE PER CONTADOR E PETACCHI. ROJAS ANCORA BATTUTO AL FOTOFINISH, VINCE CARDOSO

marzo 24, 2011
Categoria: News

Una tappa tutta in discesa, dall’esito già scritto in partenza, si trasforma per Contador nell’inizio di una lunghissima salita dal risultato tutt’altro che scontato: l’UCI ha infatti deciso in extremis di presentare ricorso al TAS contro l’assoluzione dell’iberico. Sulla strada male la bronchite di Petacchi, costretto ad abbandonare da favorito di giornata, finale al fotofinish di Cardoso sull’ottimo Nizzolo e su Rojas ancora beffato.

Foto copertina: Miguel Cardoso si impone a El Vendrell davanti a Nizzolo e Rojas (foto AFP)

Una tappa apparentemente insignificante, di calma dopo la tempesta agonistica di ieri, vede addensarsi ben altre bufere su Contador già trionfatore di Andorra. Proprio mentre il gruppo pedalava da pochi minuti, l’UCI ha ufficialmente annunciato, nell’ultimo giorno disponibile, il proprio ricorso al TAS contro l’assoluzione del campione spagnolo.
La tappa, il più classico trasferimento dal monte al mare, si era già distinta per una certa aria di malaugurio che contrastava con il tepore della brezza primaverile: Carrara rinuncia a partire, Petacchi si vede costretto a lasciare – con la portata del bis sotto il naso – perché l’aggravarsi della sua bronchite, che già preoccupava il medico della squadra fin dal primo mattino, ha reso terribile una prima ora di corsa affrontata a ritmi stravolgenti. Invece conseguenze sembra non troppo gravi per Evans, caduto intorno al trentesimo km, e rientrato a fatica: più per l’andatura sostenutissima del gruppo, auspichiamo, che per difficoltà proprie.
La media leggermente superiore ai 50km/h ha retto per una settantina di chilometri, sostenuta dalla strada spesso in lieve discesa, ma non intaccata dai cinque km di falsopiano ascendente che seguivano il primo sprint intermedio.
Il motivo di tanta animazione va ricercato forse nella lotta per la maglia dei traguardi intermedi, una delle meno appariscenti del gruppo, occasione tuttavia per uno scontro serratissimo tra due atleti di squadre iberiche dalla forte connotazione regionale, ovvero Rubén Pérez della Euskaltel-Euskadi e Toribio dell’Andalucía-Caja Granada, i quali si trovavano appaiati a pari punti al momento del via.
Il primo ha prevalso appunto al primo sprint presso Oliana (km 45), il secondo regalerà più oltre una bella intuizione sportiva, seppur non pienamente ricompensata dal risultato.
Più di tutto, per piegare l’ostinazione del gruppo, ha potuto il vento, che iniziando a soffiare di lato intorno al km 60 ha frazionato il gruppo dapprima in ventagli, poi in grandi tronconi. Vista la difficoltà di organizzarsi per le squadre frammentate, e lo sforzo supplemetare richiesto dalle circostanze, ha potuto prendere il largo una prima azione di cinque uomini, tra cui spiccava la qualità di Brajkovic e Mollema, e l’attitudine alla fuga di Trofimov, con l’aggiunta di Vermote della Quicktep e di Chalapud della Colombia. Il peloton però non si è arreso, e ha ricondotto alla ragione il drappello.
Lo sforzo però si è fatto sentire, ed è scattata una seconda evasione, con Frank della BMC, Ardila della Geox, Pliuschin della Katusha e poi due figure di spicco, Vande Velde della Garmin, potenziale uomo di classifica a 1’37” da Contador, e il succitato Rubén Pérez.
La presenza di questi due non poteva consentire un semplice via libera, così il gruppo ha continuato a ringhiare, con la Saxo e l’Andalucía ovviamente, per impedire al sogno dei fuggitivi di levarsi in volo; questo almeno fino a che Vande Velde in un attimo di magnanimità ha deciso – o è stato “consigliato” dai compagni – di fermarsi e farsi riassorbire dal gruppo, proprio mentre Toribio partoriva il massimo sforzo ed entrava nel manipolo, in una sorta di sostituzione o scambio di prigionieri che risolveva tutti i punti critici del caso. Possiamo anticipare che Toribio otterrà da ciò solo una riduzione dei danni, perché nel secondo e ultimo sprint intermedio di giornata finirà secondo dietro al rivale.
Da qui avremo uno sviluppo molto regolare, senza azioni di nota sul gpm di 3a categoria (lontanissimo dall’arrivo), con un vantaggio variabile tra i due e i quattro minuti a seconda delle dinamiche di gara, essenzialmente in base al tira e molla tra le varie squadre per spartirsi il lavoro di inseguimento. La Saxo per dovere di maglia, la Movistar per Rojas favoritissimo dall’assenza di Petacchi, la Cofidis chissà perché, forse per Dumoulin? Degna di nota anche l’azione disperata di Pliuschin, che quando si rende conto della scarsa motivazione dei compagni (due dei quali del tutto disinteressati alla gara conclusi i propri duelli personali) se ne va in solitaria, mentre gli altri si lasciano riprendere senza ulteriore insistenza. Il moldavo resiste per una ventina di chilometri da solo, prima di schiantarsi quando ancora una volta i falsipiani invertono il proprio segno altimetrico da meno a più, per pochi chilometri, a venti dal traguardo, dopo Rodonyá. D’altro canto con un inizio di tappa così massacrante era impensabile che le energie bastassero a una fuga solitaria quale fu quella di Smukulis dell’HTC l’altro giorno.
Il finale è convulso con in testa a tirare, in una sequela anche poco decifrabile, Sky, Lampre e Garmin, oltre alle già citate Movistar e Cofidis.
La volata all’ultimo respiro illude Rojas, ma è il portoghese Cardoso di Radioshack a spuntarla (uno dei membri della colonia lusitana marchio Liberty), con lo spagnolo passato anche dall’ottimo giovane Nizzolo. Gli ultimi km verso la costa proponevano un forte vento in faccia, cosicché le squadre che più si sono esposte meno hanno – in proporzione – raccolto, e viceversa.
Tornando al tema di apertura, non possiamo che considerare con perplessità la scelta dell’UCI, specialmente visto che nel mondo del ciclismo, dopo la sentenza Contador, sono intercorse altre due assoluzioni per vicende simili legate al clenbuterolo. Davvero sono arrivati all’ultimissimo giorno solo per poter leggere i documenti? Il dubbio che ci attanaglia è che, piuttosto che valutare la correttezza o meno dell’operato di un atleta, e la solidità o meno del suo impianto difensivo, finiscano per intervenire fattori accessori: da parte dell’UCI, la volontà di perpetuare la guerra di potere, reagendo con un delirante accentramento per stroncare i conflitti interni del movimento (Contador dopo tutto appartiene a un team in predicato di appartenere alla frangia dei “ribelli”); da parte del TAS il forte condizionamento a “non assolvere” per il terrore panico di aprire il vaso di Pandora, legalizzando indirettamente alcune forme di doping se venissero esposte le gravi falle del sistema antidoping corrente. Tutto ciò purtroppo non ha nulla a che vedere con la giustizia, né morale né sportiva: il timore è che come al solito ne vadano a pagare il prezzo in prima battuta i corridori, in seconda battuta il movimento ciclistico, anche al di fuori dell’ambito professionistico maschile.

Gabriele Bugada

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