SULLA STRADA PER SANREMO: PROTAGONISTI PER TUTTI I GUSTI
La gara che tutti possono illudersi di vincere, la gara che vincono solo i campioni, la gara che vincono solo i velocisti… Entusiasti o sospettosi alla Sanremo si arriva sempre galvanizzati. Passiamo in rassegna i possibili protagonisti, non in una “pole position” di candidati ma in una carrellata a tema.
Foto copertina: la statale Aurelia (wikipedia)
A come Australia
Iniziamo dagli antipodi, perché ormai è là che comincia il nuovo ciclismo globalizzato, sulle strade a testa in giù: il ciclismo vero invece inizia sabato, ma partire lanciati è sempre meglio che lanciarsi in gara raffreddati. Complice l’estate australe, nonché i campionati nazionali e il Down Under che la accompagnano di pari passo, i canguri godono tra febbraio e marzo di una forma strepitosa: ormai hanno fatto irruzione a grandi balzi nel ciclismo maiuscolo, sarà l’anno buono per segnare un’altra “prima” nella storia del ciclismo? Contro di loro depone il rischio che la forma sia già in leggera flessione e il fatto che per qualche coincidenza non godano quasi mai del titolo di prima punta.
Segnaliamo:
Heinrich Haussler, alla Parigi-Nizza ha dimostrato di essere cresciuto anche quanto a velocità di punta; Farrar e Hushovd capitani scomodi.
Matthew Goss, plurivincitore quest’anno, le sue speranze si appuntano sul fatto che gli diano carta bianca in caso di defaillance di Cavendish e non lo costringano invece a fare da scudiero. Ma questa parte dovrebbe spettare a Mark Renshaw.
Michael Matthews, si è fatto vedere fulminante, ed è stato inserito in squadra all’ultimo, segno che deve stare ancora bene. C’è Freire davanti, ma col carattere che ha a stare dietro non si rassegna facilmente. Ne parleremo dopo 300km e il Poggio, però mai dire mai: si dicevano cose simili anche su un certo Cavendish…
Allan Davis, capitano dell’Astana, il gioco a due interno con Lorenzetto pende a suo favore: nel gruppo però in molti hanno le sue caratteristiche, il “rischio” è di una replica del podio mondiale.
Robbie McEwen, gli anni passano anche per lui; coppia dignitosa ma davvero poco più con Hunter per la Radioshack.
Arrembanti
Per qualcuno il percorso di avvicinamento alla Sanremo è stato un rullo di tamburi guerrieri. All’opposto della politica volpina di Freire, c’è chi preferisce mettere le cose in chiaro fin da subito, con esibizioni di forza straripante. Quello che casualmente li accomuna è che preferirebbero tutti un arrivo in pur lievissima ascesa, ma a Sanremo non è così…
Tra questi:
Philippe Gilbert, campione consacrato, capacissimo di infliggere un serio distacco al gruppo anche solo nell’ultimo km del Poggio (a meno di vento contrario, la sua nemesi), il problema per lui potrebbe essere la necessità di accordarsi con terzi per vedere l’arrivo: chi gli può tenere la ruota?
Thor Hushovd, deve aver sentito la necessità di chiarire le cose con Farrar, rispetto al quale si è posto come gregario durante la Tirreno-Adriatico, ma così facendo ha anche dimostrato una superiorità quasi imbarazzante.
Peter Sagan, è apparso in calando e un po’ sofferente in Francia, ma in Sardegna aveva impressionato vincendo volate su ogni tipo di pendenza, compreso un classico volatone di gruppo sul piano.
Giovanni Visconti: arrembante è stato arrembante. Come si poteva non inserirlo qui? Di “prove di forza” ne ha fatte fin troppe, dimostrando che per una gara come questa forse gli manca qualcos’altro. La prima cosa che sovviene è la scelta di tempo, tanto per dare un’idea quella con cui Gilbert ha espugnato Castelraimondo.
Malandati
In questo periodo il malanno è sempre dietro l’angolo, e una preparazione sia essa stata discreta o già da allora patita, rischia di sfaldarsi tra un virus e l’altro. È capitato a:
Tom Boonen, che avendo perso ogni sorta di gara quando era di gran lunga il più forte, può sperare di quadrare il bilancio della sorte con una vittoria inaspettata fin dall’inizio di una primavera difficile. Sarebbe la gara perfetta per lui, la vincerà mai?
Alessandro Petacchi, l’anno scorso ha perso per eccesso di forma, sentendo girare una gamba tale da non aver timore di prendere aria a volontà sul Poggio: pensavamo quasi sarebbe scattato lui lassù! Di certo quest’anno il rischio non lo corre, ma ha voluto ad ogni costo esserci; la sua assenza a favore di Cunego avrebbe probabilmente cambiato l’intera fisionomia della gara. A volte quando si reagisce contro avverse condizioni fisiche si dà il meglio. Sempre che si riesca a respirare.
Boasson Hagen, molto bene nei deserti dell’Oman, poi il solito tendine d’Achille. Sciuperà così tutta la carriera?
Mimetizzati
La regola di Freire: non far sapere che “ci sei”, in tutti i sensi, fino a che non è troppo tardi… per gli altri!
Oscar Freire, ne è il rappresentante numero uno e quest’anno l’ha applicata alla meraviglia (veramente in altre occasioni si era dilettato anche in fughe montuose alla Tirreno-Adriatico). Se il successo dipendesse da questo, bisognerebbe quotarlo a 1. Anche perché, per chi ben guardava, le tappe nervosissime, altimetriche e ben superiori ai 200km sull’Appennino abruzzese e marchigiano lo hanno visto sempre presente fino agli ultimissimi chilometri; si lasciava staccare solo quando il ritmo furioso rischiava di bruciare le fibre muscolari. Va per uno storico poker, che lo renderebbe il signor Sanremo dell’ultimo decennio.
Fabian Cancellara, non ha resistito dal metterci la faccia e togliersi la maschera quando ha trovato sotto le ruote una breve cronometro. È devastante come sempre. Per il resto si sganciava ad ogni saliscendi, con fin troppa facilità. Tanto più visto che quest’anno il sogno proibito si chiama Liegi. Ergo: ma chi abboccherà ancora a lasciarlo smarcato?
Filippo Pozzato, perfetto: ma ci è o ci fa? Noi vogliamo credere nel bis che dia rotondità alla carriera, anche perché se il gruppetto va, in pochi sono veloci come lui. E a differenza di Gilbert o Hushovd, il biliardo prima della linea fa per lui.
Velocisti puri
Mah sì forse insomma chissà. Però alla fine la Sanremo è una gara da velocisti, da sprinter. Come ad esempio…
Tyler Farrar, discreto finora, il personaggio più “medio” del lotto. Ha vinto bene, ma anche perso non tanto bene. Dice di aver puntato più alle Classiche delle pietre, e questo potrebbe spiegare una forma non sfavillante. Resta, appunto, un velocista puro, e il suo rivale più diretto nel settore è…
Mark Cavendish, “cannonball” rischia di tener fede al proprio soprannome per il sovrappeso invernale più che per la velocità. Che gli ha peraltro consentito di portare già a casa una garetta, in stagione, tuttavia non sembra assolutamente “in palla”. Avrà imparato a camuffare il carattere guascone sotto una cappa alla Freire, o semplicemente è giovane e ansioso di buttare il proprio talento? Resta il fatto che se in qualche modo rotola all’arrivo, con la sua esplosività rischia lo stesso di fare strike.
Appannati
Sempre lì, prova e riprova. E la vittoria che stenta ad arrivare, o proprio non si fa vedere. Se fosse una copertura alla Freire richiederebbe più discrezione, e meno botte sul muso. Il ciclismo prevede anche miracoli, però. Di tanto in tanto.
André Greipel, forse avere Cavendish in squadra gli faceva più bene che male.
Daniele Bennati, se nemmeno la magia del Team Leopard, con cui da “Pantera” dovrebbe avere affinità feline, lo riscatta rischia di veder naufragare il suo indubbio talento in una diffusa mediocrità senza punte di spicco. Nelle gerarchie interne potrebbe finir scavalcato da Weylandt, che non è un fenomeno ma fermo non è.
Danilo Napolitano, più che appannato si direbbe spento.
Disadatt(at)i
Non è la loro gara, ma vengono, come in passato, ci proveranno, come ci han già provato, e chissà, forse proprio come in passato… faranno vincere qualcun altro. Forti, in forma, coraggiosi. Campioni. Che devono arrivare da soli. Come solo i campioni sanno fare.
Vincenzo Nibali, uscito in bel crescendo dalla Tirreno-Adriatico, la discesa del Poggio lo chiama. E in salita, pur mancandogli lo scatto bruciante, ha dimostrato di tenere senza ansie la ruota di Gilbert. Prima di passarlo!
Alessandro Ballan, chi gli farà un monumento quest’anno come Pozzato avrebbe dovuto fare allora?
Michele Scarponi, verrà riciclato a fare ritmi infernali come in passato, oppure visto che è parso un poco più scattante quest’anno (restando sempre atleta da progressione, ahilui) lo si userà altrimenti?
Sorprese straniere
La giornata di grazia non si nega a nessuno, e corridori con le caratteristiche o la forma giusta per questo arrivo sono anche fuori dalla luce dei riflettori.
José Joaquin Rojas Gil, sprinter da corse impegnative. Conserva una punta di velocità notevole anche dopo percorsi selettivi. Necessita di corsa dura, ma senza troppi scatti. Ventoso gli assomiglia ed è in squadra con lui, potrebbero tirarsi lo sprint.
Juan José Haedo, ha consegnato il suo biglietto da visita alla Tirreno.
Greg Van Avermaet, il più velocista in una squadra d’assalto più da Fiandre che da Sanremo.
Romain Feillu, sembrava inarrestabile al Mediterraneo.
Giovani italiani per il centocinquantesimo
Via di nazionalismo, “verde” ma solo nel senso dei giovani virgulti.
Manuel Belletti, se la gara si fa più dura, oppure…
Sacha Modolo, già quarto: se vuole crescere ancora c’è solo il podio!
Fabio Felline, talento da vendere, rivaleggiava con Sagan nelle giovanili, poi quest’ultimo ha trovato una marcia in più nella grande squadra. Può farsi notare, purtroppo la Geox non offrirà quest’anno moltissime chance in questo senso.
Oscar Gatto, sta dimostrando molto di più in salita che in volata. Però così rischia di diventare un incompiuto alla Bennati.
Roberto Ferrari. Giovane? Diciamo più matur(at)o. Dopo il San Luis la Androni punta tutto su di lui, lasciando a casa un Serpa in spolvero e un Ginanni voglioso, almeno in trascorse interviste. Poi chissà come gli è andata.
Assenti (più o meno giustificati)
Gli assenti hanno sempre torto, come si suole dire. Un bel Catalogna da grandi sfide ne distoglie parecchi dalla Sanremo, ma finché non si infrattano ad allenarsi in qualche altura, non ci sentiamo di dare – non a tutti – troppo torto.
Damiano Cunego, la Sanremo non gli piace, ormai è un fatto assodato: e “de gustibus…”. Eppure gli si adatterebbe bene: e alla Sanremo anche un quarto o un quinto posto non sono da buttare. Meglio ancora un cinquantesimo dopo aver animato la cima o la discesa del Poggio. Oltretutto, pare che lui sì che vada in altura. Non entriamo nelle dinamiche interne della squadra, forse il Petacchi raffreddato avrebbe lasciato ogni speranza in caso di corsa dura. Però resta un peccato questa idiosincrasia del veronese.
Cadel Evans, in Catalogna a scornarsi con Basso e Contador. Una gara che non ci spiacerebbe vedere. La sua capacità di guida renderebbe interessante la calata dal Poggio, comunque non si può dire che “sia la sua gara”. Anche se di volate ristrette, ultimamente… (sempre all’insù però).
Di Luca, peccato per il carattere e la grinta, ma forse anche lui vuole togliersi qualche piccolo sfizio nelle poche gare a tappe dove avrà occasione di farlo. La squadra forse lo pretende anche, stanti le pessime condizione di Rodriguez. Ma al Giro, di questo passo?
Ivan Basso, un assente che non ha torto. Ha torto chi glielo rinfaccia sui canali nazionali, dimostrando una testardaggine che sfiora l’ottusità. Un atleta con problemi non solo in discesa, ma pure in volata e, oseremmo dire quel che in questo contesto è più grave, nella guida del mezzo, che ci va a fare alla Sanremo, gara nervosissima? A causare danni da caduta per sé e per gli altri? Certo, si può sempre partire sul Turchino e farsela tutta in solitaria, ma forse al giorno d’oggi questo è uno spettacolo che preferiamo non vedere. Non prima che nasca un nuovo Coppi.
Gabriele Bugada