LIENZ – ZONCOLAN: IL KAISER IV, IL TORMENTO E L’ESTASI
È una salita che estasia letteralmente gli appassionati più “sadici”, ma stavolta anche ai corridori non risparmierà strane “visioni”: dodici mesi dopo il successo di Ivan Basso il Giro d’Italia tornerà a piantar le tende in vetta al truce Zoncolan, stavolta affrontondolo con le gambe appesantite dal precedente Monte Crostis. Un “gemello” che, in quanto a cattiveria, nulla ha da invidiare al “kaiser”, pur non raggiungendone gli estremi picchi di pendenza.
Un tormento, un autentico tormento. Non ci sono altre definizioni per la salita più dura d’Italia mai vista sulle strade della corsa rosa, quell’arcigno Zoncolan che controbatte una scarsa dotazione chilometrica (10,1 Km, solo l’arrivo al Gardeccia sarà più breve) con inclinazioni da…. estasi. Nell’affrontare le sue rasoiate, strette tra una pendenza media dell’11,9% e un picco massimo del 22%, davvero si corre il rischio di vedersi passar davanti santi e madonne, vittime di allucinazioni da fatica. Ancora più quest’anno con il monte friuliano preceduto dal “gemello” Crostis, non meno dura (anche se non così estrema) e spettacolare ascesa, che da sola basterebbe a far di questa frazione un tappone con tutti i crismi e che sarà coronata da un lungo e panoramico troncone sterrato. Volendo, anche oggi si potrebbe giocare all’attendismo perché da sole queste ascese già basterebbero a garantire una grande selezione ma, con tutto il ben di Dio predisposto dalla premiata ditta Zomegnan & Cainero, difficilmente vedremo gli scalatori starsene con le mani in mano. Forse serpeggierà un po’ di timore in gruppo e, alla fine, il Crostis potrebbe andare a rivestire il ruolo di semplice ancella dell’ascesa finale, perché saranno in pochi i corridori che vorrano accendere le miccie lassù, per non andare in debito d’energie sul “kaiser” – così hanno soprannominato lo Zoncolan i cicloamatori – e vanificare quanto di buono fatto fino a quel momento. Bisognerà considerare, inoltre, che le ultime due non saranno le sole ascese previste da questa frazione lunga poco più di 200 Km e che proporrà altre cinque asperità.
Come il giorno della tappa disputata nel 2007 si partirà dalla cittadina austriaca di Lienz e i primi 65 Km saranno identici, introdotti dalla lunga e lenta risalita della Pustertal, il versante oltreconfine della nostra Val Pusteria. Attraversata la località turistica di Sillian, si varcherà il confine di stato a una trentina di chilometri dal via, non lontano dalle sorgenti del fiume più lungo d’Italia, la Drava, anche se nella nostra nazione scorrono soltanto i primi dei suoi 749 Km (il Po si ferma a 652 Km), diretti alle acque del Danubio prima e del Mar Nero poi.
Prendendo costantemente quota i “girini” raggiungeranno il centro di San Candido, imperniato attorno all’interessante collegiata romanica dei Santi Candido e Corbiniano, per poi volgere in direzione dell’estremo margine orientale delle Dolomiti. Oggi ci sarà solo un assaggio – il tappone è previsto domani – rappresentato dalla risalita della Val di Sesto verso il Passo di Monte Croce di Comelico, il tutto con l’incombente presenza delle Tre Cime di Lavaredo, che si affacciano verso San Candido col loro lato più fotograto, quello che gli escursionisti possono raggiungere tramite un sentiero che parte dalla Val Fiscalina e fa scalo al Rifugio Locatelli, innalzato nel 1923 sul luogo di un simile edificio eretto nel secolo precedente per il “DuÖAV”, lo scomparso CAI austro-tedesco. Non sarà molto ardua, invece, l’arrampicata dei corridori, che per raggiungere i 1636 del passo dovranno affrontare, tolto il lungo falsopiano iniziale, 5800 metri di strada al 4,9%. Superato il GPM, si entrerà in Veneto planando nel dolcissimo Comelico, autentica regione nella regione a sua volta posta in diretta comunicazione con l’area di Sappada, che costituisce un’isola linguistica tedescofona, venutasi a formare dopo l’emigrazione di un gruppo di famiglie provenenti dal villaggio tirolese di Innervillgraten, avvenuta nell’XI secolo.
A questo punto i tracciati si diversificheranno perché, se il percorso del 2007 puntava proprio verso Sappada, stavolta i “girini” abbandoneranno subito il Comelico per il Cadore. Vi si arriverà attraverso una strada secondaria che, attraversata la località di villeggiatura di Padola, salirà fino ai 1476 metri del Passo di Sant’Antonio, ostacolo praticamente inedito per il gruppo, anche perché sono passati 41 anni dal primo e finora ultimo passaggio della corsa rosa. E’ un’ascesa tozza, lunga 4 Km appena e contraddistinta da un andamento variegato, con alternanza di tratti pedalabili ad altri più arcigni (media del 6,8% circa, picchi fino al 18%), un’autentica gradinata che precederà la discesa verso Auronzo di Cadore.
Breve tratto sul fondovalle cadorino poi si riprenderà a salire, diretti ai 1298 metri della Mauria. Il nome quasi aulico e un po’ pomposo forse potrebbe incutere un po’ di timore ma questo passo non è più quello di una volta, quando lassù scollinavano in testa campioni del calibro di Coppi, Bartali e del francese Bobet, gesta rese possibili più dal fondo stradale, all’epoca ancora sterrato, che dalle pendenze, morbide da qualsiasi versante lo si affronti. I “girini” del 2010 saliranno da Lorenzago di Cadore, con l’unico brivido rappresentato dall’inevitabile ricordo di Giovanni Paolo II, che in sei occasioni venne quassù per ritemprarsi e godere dell’impareggiabile vista verso il dolomitico gruppo delle Marmarole “care al Vecellio,
rifulgan, palagio di sogni, eliso di spiriti e di fate” (Giosuè Carducci, ode Cadore).
Rientrati in Carnia, si tornerà a pedalare in compagnia del Tagliamento, che ha le sue sorgenti proprio da queste parti. Planato sulle quasi omonime località di villeggiatura di Forni (di Sopra e di Sotto), il percorso s’infilerà nel cosiddetto Passo della Morte – toponimo che fa riferimento ad un fatto d’arme avvenuto il 24 maggio del 1848, quando truppe locali tentarono di resistere all’avanzata degli austriaci, che tentavano di raggiungere il Cadore per reprimere una rivolta – usciti dal quale inizierà l’ennesima ascesa di giornata (alla fine se ne saranno affrontate sette), la pedalabile Sella di Cima Corso. Ripresa la discesa, si raggiungeranno prima Ampezzo (nulla da spartire con la celebre Cortina, anche se questo è il secondo centro della valle per importanza, dopo il capoluogo Tolmezzo) e quindi Villa Santina, presso il quale confluisce da nord il canale di Gorto, nome che spesso identifica la Val Degano, sede del campo base del versante cattivo dello Zoncolan, il paese di Ovaro. Il gruppo non imboccherà subito la strada per questo centro, poiché a questo punto si dovrà superare uno dei momenti più delicati del tracciato, da circolettare in rosso sull’altimetria. È una salita quella che ora si dovrà affrontare, quella diretta ad Avaglio, ma non saranno i suoi 5,2 Km al 7,2% a calamitare le attenzioni di tutti, bensì la successiva discesa, poco pendente all’inizio per poi trasformarsi in un autentico tuffo, con 192 metri di dislivello da superare nel volgere di appena un chilometro e mezzo (vale a dire affrontando una pendenza media del 12,8%!). Tornati sul fondovalle del torrente Degano, in capo a quasi 4 Km di lieve falsopiano si giungerà per la prima volta ad Ovaro, dove inizierà un duro circuito di quasi 45 Km. Ancora un breve tratto facile poi, attraversato il centro di Comeglians, iscritto nel club dei “Borghi Autentici d’Italia”, si andrà alla scoperta del Crostis, cima in gran parte inedita. Già si conoscono i primi 3500 metri poiché lo strappo di Tualis (9,4% la media) fu proposto nella tappa del 2007 come aperitivo dello Zoncolan, mentre costituiranno una primizia i rimanenti 10 Km che condurrano i corridori fino a 1982 metri di quota, dopo aver preso di petto una pendenza media complessiva del 10,1%. Già lassù la massima sarà di quelle che fanno venire l’acquolina in bocca agli estimatori delle ascese estreme, con picco del 18% raggiunto a quasi 1500 metri dalla cima. È dopo lo striscione del GPM che inizierà il tratto bianco, i 6,5 Km della “Panoramica delle Vette”, strada in quota così chiamata per le numerose cime che lo sguardo permette di abbracciare: si va dal dolomitico Monte Cristallo al già conosciuto Grossglockner, dal lontanissimo Monte Maggiore, nell’Istria croata, al vicino Coglians, impossibile da non inviduare essendo, dall’alto dei suoi 2.780 metri, la vetta più alta della regione. Poche centinaia di metri prima di riprendere l’asfalto inizierà una discesa “double-face”, difficle e tecnica per carreggiata stretta e pendenza nei primi 9 Km e poi veloce, ampia, scorrevole e poco pendente nel tratto terminale, che si disputerà sulla statale della Sella Valcalda.
Tornati a Comeglians, s’imboccherà nuovamente la valle del Degano, stavolta per ripercorrere la strada già fatta una quarantina di chilometri prima e tornare quindi a Ovaro, per baciare i piedi del Kaiser….chissà, magari si acclementirà.
I VALICHI DELLA TAPPA
Passo di Monte Croce di Comelico (1636 m). E’ attraversato dalla SS 52 “Carnica”, tra i centri di Sesto e Comelico Superiore. Chiamato in tedesco Kreuzbergpass, vi transita anche il confine tra il Trentino-Alto Adige e il Veneto e quello tra le Alpi Carniche e le Dolomiti. Il Giro d’Italia l’ha finora scalato cinque volte: conquistatori di questa cima sono stati Fausto Coppi nel 1948 (tappa Auronzo di Cadore – Cortina d’Ampezzo, vinta proprio dal “campionissimo”), il belga Martin Van Den Bossche nel 1970 (Rocca Pietore – Dobbiaco, Michele Dancelli), il britannico Robert Millar nel 1987 (Sappada – Canazei, Johan van der Velde), lo spagnolo Jon Unzaga Bombín nel 1990 (Velden – Dobbiaco, Eric Boyer) e Fortunato Baliani nella Lienz – Monte Zoncolan del 2007, vinta da Gilberto Simoni.
Passo di Sant’Antonio (1476m). Più noto col nome di Passo del Zovo (da non confondere con la non lontana Forcella Zovo) è valicato dalla SS 532 “del Passo di Sant’Antonio”, tra i centri di Padola (Comelico Superiore) e Santa Caterina (Auronzo di Cadore). Al valico giunge un terzo versante, che sale da Campitello (San Nicolò di Comelico) passando per Danta di Cadore. Il Giro d’Italia l’ha scalato nel 1970, nella citata tappa (vedi sopra) di Dobbiaco vinta da Dancelli: anche quassù scollinò per primo Van den Bossche.
Passo della Mauria (1298m). È valicato dalla SS 52 “Carnica” tra i centri di Lorenzago di Cadore (Veneto) e Forni di Sopra (Friuli), anche se per qualche chilometro ricade per intero in territorio veneto. L’unico confine che vi transita è quello tra le Alpi e le Prealpi Carniche. È il valico più glorioso di questa tappa, vantando ben 13 passaggi dall’anno dell’istituizione del GPM (1933) ad oggi: prima volta nel 1938 (tappa Trieste – Belluno vinta da Olimpo Bizzi, primo anche sulla Mauria), ultima 50 anni dopo (Giro 1988, tappa Borgo Valsugana – Arta Terme vinta da Stefano Giuliani, pure primo in vetta). Tra gli altri eroi della Mauria ricordiamo Coppi (1946), Bartali (1947), Bobet (1951) e addirittura un velocista di razza, Marino Basso, che fece suo questo traguardo nel 1973.
Sella Boschetto di Sant’Antonio (832m). Valicata dalla SS 52 “Carnica”, tra i centri di Forni di Sopra e Forni di Sotto.
Sella di Cima Corso (867m). Valicata in galleria dalla SS 52 “Carnica”, tra i centri di Forni di Sotto e Ampezzo. Localmente è chiamato “Somp Cuérs”.
Sella Tarond (1992m), Selletta di Mede (2003m). Questi valichi non sono toccati direttamente dall’itinerario di gara, che li rasenta nel tratto sterrato della “Panoramica delle Vette”. Per raggiungerli è necessario deviare da questa percorrendo brevi tratti di mulattiera, accessibilI esclusivamente in mountain-bike.
Sella del Monte Valsecca (1879m). Valicata dalla Panoramica delle Vette poco prima che riprenda l’asfalto e inizi la discesa verso Ravascletto.
Sella Valcalda (958m). Valico che separa il Monte Crostis dal gruppo del Monte Arvenis, del quale fa parte anche lo Zoncolan. È valicato dalla SS 465 “della Forcella Laverdet e di Valle San Canciano”, tra le località di Cercivento e Comeglians. All’altezza del valico, nei cui pressi si trova la stazione turistica di Ravascletto, confluisce nella statale la strada che scende dal Crostis e dalla “Panoramica delle Vette”. Finora è stata affrontata quattro volte come GPM. Primo passaggio nel 1987, nel corso della storica tappa Lido di Jesolo – Sappada, nella quale si consumò il tradimento dell’irlandese Roche ai danni di Roberto Visentini: quel giorno s’impose l’olandese Johan van der Velde, futuro “eroe del Gavia”, mentre il primo a scollinare sulla Valcalda sarà Roberto Conti. Tre anni più tardi, nel Giro di Gianni Bugno (1990), la salita fu affrontata nel corso della tappa italo-austriaca Velden – Dobbiaco (vinta dal francese Boyer) e vi svettò in testa nientemeno che il tre volte vincitore del Tour Greg Lemond. Penultimo passaggio nel 2003, in occasione della San Donà di Piave – Monte Zoncolan, primo arrivo sul monte friuliano: il GPM fu di Marzio Bruseghin poi la tappa andrà a Gilberto Simoni. L’anno scorso, in occasione della tappa terminata sullo Zoncolan col successo di Ivan Basso, il primo a passare sotto lo striscione fu il francese Ludovic Turpin.
Sella del Monte Zoncolan (1730). Vi transita la strada che mette in comunicazione Ovaro con Sutrio. È il luogo nel quale sarà collocato il traguardo.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: anche lo stadio naturale dello Zoncolan ha le sue curve (www.albergodiffuso.net)