RONDE VAN LIMBURG, VITTORIA DI MILAN FRETIN
L’edizione 2025 del Giro del Limburgo come da copione termina in volata. Il favorito numero uno è l’eritreo Girmay, che spreca un sacco di energie con un tentativo di fuga nel finale e non ha più frecce al suo arco al momento dello sprint finale: la volta premia così il corridore di casa Milan Fretin
La Ronde van Limburg (o Giro del Limburgo, come viene chiamata la parte orientale delle Fiandre), è una delle molte corse in linea che si disputano nel nord dell’Europa in questa stagione e che, pur non essendo fra le più prestigiose, ha comunque più di un secolo di vita e un discreto albo d’oro, nel quale spiccano i nomi di molti passisti-velocisti fra i quali vanno ricordati quelli di Rik Van Steenbergen, Peter Post, Frans Verbeeck ed Eric Vanderaerden. In tempi più recenti la corsa è stata vinta da Mathieu van der Poel per due volte, all’inizio della sua carriera su strada, e una volta anche da Wout Van Aert; nessun italiano l’ha mai vinta, col solo Simone Consonni, oggi assente, che per due volte è arrivato alle spalle del vincitore. In questa edizione il campo dei partecipanti non è stato eccelso e un solo nome di spicco si segnalava tra i partenti, quello del forte velocista eritreo Biniam Girmay (Intermarché – Wanty), capace di vincere negli ultimi anni la classifica a punti del Tour e anche una Gand-Wevelgem. Nel probabile caso di un arrivo in volata sarà da tener d’occhio anche il nostro Matteo Moschetti (Q36.5 Pro Cycling Team), terzo una settimana fa in una corsa dalle caratteristiche analoghe, la Scheldeprijs. Assente, invece, il vincitore della scorsa edizione, il velocista olandese Dylan Groenewegen (Team Jayco AlUla).
Si parte alle 13.15 da Hasselt, capoluogo del Limburgo, per arrivare nella città di Tongeren dopo 178,6 chilometri. In realtà le due città distano solo 19 chilometri, ma il percorso farà dapprima un ampio giro a est di Tongeren, dove incontrerà un circuito di 16 chilometri da ripetersi due volte, caratterizzato un tratto in pavé di 500 metri e da un “muretto” (il Kelberg) di 600 metri con pendenza del 3,5%; successivamente si entrerà in un circuito disegnato a ovest della località sede d’arrivo, questo di 38 chilometri da percorrersi tre volte, che presenta le difficoltà maggiori: i “muretti” del Kolmontberg (500 metri al 4%) e dello Zammelenberg (900 metri al 3%) e due tratti in pavé da circa 1 chilometro e mezzo ciascuno. I chilometri totali di pavé non raggiungono i dieci e i “muretti” presentano pendenze davvero irrisorie, per cui l’arrivo in volata pare molto probabile: l’ultima volta che questa corsa ha visto un arrivo in solitaria è stato dieci anni fa, con la vittoria del belga Björn Leukemans.
Il tempo non è dei migliori: piove e ci sono 11 gradi. Ci vogliono quasi 30 chilometri perché inizi la fuga di giornata, della quale fanno parte sei corridori di secondo piano e tra questi c’è l’italiano Filippo Ridolfo (Team Novo Nordisk). Il vantaggio di questo gruppetto sale rapidamente sino a sfiorare i 4 minuti e non succede nient’altro sino all’abbandono di uno dei fuggitivi, l’olandese Michiel van Vliet (Metec – SOLARWATT p/b Mantel), che avviene nel corso del primo dei tre giri conclusivi. A due giri dall’arrivo il gruppetto mantiene un vantaggio di due minuti e mezzo sul plotone inseguitore, dal quale escono diversi corridori approfittando dei “muretti” e dei tratti in pavé, senza mai riuscire a riportarsi sui fuggitivi. All’inizio dell’ultimo giro il gruppo ha ancora 40 secondi di ritardo; dopo qualche chilometro il nostro Ridolfo si arrende e viene riassorbito dal gruppo, dove gli uomini di Girmay si sono messi a fare l’andatura. La convinzione non è eccessiva e spesso il gruppo si allarga a ventaglio: questo consente ai fuggitivi, che hanno continuato a perdere pezzi strada facendo e sono rimasti in tre, di resistere a lungo. A metà del giro, quando sta per iniziare il primo degli ultimi due tratti di pavé, hanno ancora 20 secondi di vantaggio. Proprio questo tratto di pavé gli è fatale e alla sua uscita il gruppo si presenta nuovamente compatto. Nella foga dell’inseguimento l’olandese Tibor Del Grosso (Alpecin – Deceuninck), che era stato fra i più attivi alla testa del gruppo, riesce a prendere alcuni secondi di vantaggio: dietro si guardano un po’ troppo, col risultato che Del Grosso entra nell’ultimo tatto di pavé, oltretutto in leggera salita, con una quindicina di secondi di vantaggio; ma l’olandese, passista alto e pesante, rallenta inesorabilmente e al momento di ritornare sull’asfalto viene raggiunto da altri quattro corridori, fra i quali il grande favorito Girmay. Mancano solo 9 chilometri all’arrivo, ma i cinque in fuga non collaborano e non riescono a distanziare il gruppo, se non di pochi secondi. A 6 chilometri dal traguardo il loro tentativo ha termine; parte subito in contropiede il belga Gianni Marchand (Tarteletto – Isorex), ma anche il suo tentativo si esaurisce dopo un chilometro. Non succede più nulla sino all’arrivo, quando è proprio il nostro Moschetti a lanciare la volata, ma nei tempi sbagliati: alle sue spalle sbuca il belga Milan Fretin (Cofidis), che va a vincere la corsa più importante della carriera (nel suo non nutrito palmares ci sono solo altre quattro corse di scarsa importanza) seguito dai connazionali Simon Dehairs (Alpecin – Deceuninck) e Milan Menten (Lotto). Moschetti è quinto; Girmay solo 17esimo pagando forse il fatto di aver sprecato troppe energie nel tentativo di fuga degli ultimi chilometri. Corsa nel complesso senza molti acuti e il cui vincitore difficilmente farà carriera, anche perché i Van der Poel e i Van Aert non nascono tutti i giorni.
Andrea Carta

Milan Fretin vince l'edizione 2025 del Giro del Limburgo (foto Cor Vos)