BIS DI MERLIER ALLO SCHELDEPRIJS, TERZO MOSCHETTI
Per il secondo anno consecutivo il velocista belga fa sua la semiclassica belga disputata dalle parti di Anversa. La totale mancanza di salite favorisce la volata finale, nella quale Merlier prevale sul connazionale Philipsen e l’italiano Moschetti
Lo Scheldeprijs, anche noto come “Gran Prix de l’Escaut”, fa parte da sempre (dal 1907) del nutrito gruppo di corse che si disputano nel Nordeuropa tra marzo e aprile e, pur essendo tra le meno prestigiose, vanta comunque un albo d’oro di un certo livello, dove spiccano i nomi di Van Looy, Merckx, Maertens e De Vlaeminck. Lo scarso prestigio di questa corsa deriva del fatto che è tra quelle con meno salite dell’intero circuito ciclistico, salite del resto praticamente sconosciute dalle parti di Anversa, dove la gara si svolge, e difficilmente i brevi tratti di pavé che si troveranno nei pressi del traguardo, dove un circuito di 17 chilometri verrà percorso quattro volte, potranno evitare l’arrivo in volata. Non è infatti un caso che questa corsa sia stata vinta quasi sempre da velocisti puri, fra i quali vanno ricordati i nostri Mario Cipollini e Alessandro Petacchi, il tedesco Mark Kittel (che detiene il record di vittorie con 5 successi), l’australiano Caleb Ewan e l’inglese Mark Cavendish (3 successi). Negli ultimi quattro anni la gara è stata vinta dal belga Tim Merlier (Soudal Quick-Step, l’anno scorso), dall’altro belga Jasper Philipsen (Alpecin – Deceuninck, 2021 e 2023) e dal norvegese Alexander Kristoff (Uno-X Mobility, 2022), oggi tutti e tre in gara e largamente favoriti visti i loro notevoli palmarès (che comprendono diverse Monumento e molte tappe in tutti i Grandi Giri), a meno che il tratto di pavé nel circuito finale (1,7 chilometri), che come si diceva verrà ripetuto quattro volte, non faccia un po’ di selezione.
Si parte poco dopo le 13 da Terneuzen, città portuale situata in Olanda, al confine col Belgio, e si arriverà alla periferia di Anversa, nel paese di Schoten, dopo 203 chilometri. Il tempo è buono anche se la temperatura è di soli 12 gradi. Una fuga con otto corridori, dei quali il più noto è forse il francese Baptiste Veistroffer (Lotto), parte dopo soli 4 chilometri e raggiunge rapidamente un vantaggio di oltre 3 minuti. Diversamente da quanto succede di solito in queste gare il gruppo si lancia ben presto all’inseguimento e lo fa con foga tale da spaccarsi in vari tronconi; quello più avanzato, dove sono rimasti una cinquantina di corridori, si riporta sino a una trentina di secondi dai fuggitivi, il cui numero si dimezza strada facendo. A questo punto torna la calma e sia i fuggitivi, sia i gruppi al loro inseguimento proseguono a lungo alla stessa velocità. Dopo 75 chilometri si entra in Belgio, sempre con quattro fuggitivi davanti, mentre permane la divisione del gruppo in vari tronconi. Solo al 90esimo chilometro questi si riuniscono, dopo di che il vantaggio del quartetto torna a crescere, arrivando sino a un massimo di un minuto e venti secondi quando inizia il circuito conclusivo, a 68 chilometri dal traguardo. È a questo punto che la Soudal si dà da fare per recuperare lo svantaggio e portare Merlier alla volata e così a partire dal secondo dei quattro giri in programma i fuggitivi cedono ad uno ad uno. All’inizio del terzo sono rimasti in tre, fra i quali il citato Veistroffer, e mantengono circa 45 secondi di vantaggio; all’inizio del quarto sono rimasti in due, con una manciata di secondi di vantaggio e dopo un solo chilometro il gruppo è nuovamente compatto, salvo dividersi di nuovo quando, a 12 chilometri dalla fine, due corridori si toccano dando il via a una caduta rovinosa che ne coinvolge un’altra quindicina; nella parte anteriore del gruppo, composta da una sessantina di corridori, restano i migliori velocisti. Dopo l’incidente la corsa rimane bloccata sino allo sprint finale, con gli uomini del belga Edward Theuns (Lidl – Trek) che si alternano a quelli della Soudal di fronte al gruppo, che continua a perdere pezzi fino a ridursi a 30 uomini circa. Quando parte la volata Theuns (qui secondo nel 2015) si fa trovare troppo indietro e a giocarsi la vittoria restano i due principali favoriti, Merlier e Philipsen, col primo che riesce a vincere con relativa facilità uno sprint comunque combattuto. Ottimo terzo il nostro velocista Matteo Moschetti (Q36.5 Pro Cycling Team), che si era presentato al via reduce da due vittorie di tappa al Giro di Grecia. Solo ottavo l’altro favorito Kristoff. Nell’insieme gara abbastanza mediocre, con i pochi tratti di pavé che non hanno fatto alcuna selezione e con le squadre dei velocisti che sono riuscite senza difficoltà a portare i loro uomini alla volata conclusiva: d’altronde negli ultimi 20 anni solo una volta (vittoria di Kristoff) questa corsa non si è conclusa in volata e non si può pretendere che i Pogacar e i Van der Poel corrano dappertutto.
Andrea Carta

Anche nel 2025 Merlier inserisce nel suo palmares lo Scheldeprijs (foto Luc Claessen/Getty Images)