MARZO 2025, ARRIVA IL FESTIVAL DELLA SANREMO

marzo 1, 2025
Categoria: Approfondimenti

Marzo da sempre è il mese della Milano-Sanremo. Ma la “Classicissima” non sarà il solo evento del terzo mese dell’anno, che vedrà alzarsi il sipario sulle corse del nord e offrirà un assaggio della stagione dei Grandi Giri con lo svolgimento di Parigi-Nizza, Tirreno-Adriatico e Giro di Catalogna.

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Avete “balorda nostalgia” della Milano-Sanremo? Non dovrete attendere ancora per molto perché è arrivato marzo con il suo carico di corse che fanno “ala” alla classicissima, primo vero e proprio spartiacque della stagione, momento che da sempre separa le prime gare preparatorie dell’anno dalla fase delle grandi classiche del nord. Non si tratta di un mese intenso come quello che l’ha preceduto ma, rispetto a quelle disputate a febbraio, le gare che si succedono nel mese di marzo sono meno numerose ma di una qualità decisamente superiore.

In attesa della Sanremo, quest’anno calendarizzata il 22 marzo, il terzo mese dell’anno si aprirà con l’alzata di sipario sulla “Campagna del Nord” che – prima delle più blasonate corse di aprile – vedrà il primo marzo andare in scena l’ottantesima edizione della Omloop Het Nieuwsblad (1 marzo), corsa che può essere definita una versione miniaturizzata del Giro delle Fiandre (la prova monumento si correrà quest’anno il 6 aprile) e che dal 2018 ripropone lo storico finale della classica fiamminga, quando il Fiandre si decideva sui muri di Grammont (1.1 Km al 7.4% con tratti fino al 20%) e del Bosberg (900 metri al 6.2%), rispettivamente da scalare a 15.5 e 11.5 Km dal traguardo di Ninove, al quale si giungerà dopo aver percorso 197 Km dal raduno di partenza di Gand e aver superato altri 6 “berg” e 11 tratti nei quali si pedalerà sul pavé. I riflettori rimarranno poi ancora accesi sul Belgio, dove il giorno successivo si correrà la 77a edizione della Kuurne – Bruxelles – Kuurne (2 aprile), una delle poche corse della “campagna del nord” a presentare un percorso favorevole ai velocisti per la totale assenza di difficoltà altimetriche negli ultimi 60 Km, anche se non sono rare le occasioni nelle quali questa gara si è decisa in altra maniera ed è proprio il caso dell’edizione disputata lo scorso anno: al traguardo di Kuurne arrivarono tre corridori con quasi un minuto in mezzo sul resto del gruppo e tra questi c’era uno degli attesi protagonisti della stagione, il belga Wout Van Aert, che s’impose a Kuurne e che ancora non sapeva che la sua stagione si sarebbe rivelata un calvario per una caduta avvenuta poco tempo dopo in una gara disputata da queste parti, al punto che tornerà alla vittoria solamente sei mesi più tardi, al Giro di Spagna. In questo periodo si comincerà a respirare l’aria della Roubaix grazie alla Ename Samyn Classic (4 marzo), terza corsa belga di questo scampolo di stagione che proporrà un tracciato di 199 Km quasi del tutto sgombro da dislivelli sensibili ma “incarognito” da ben 22 settori di pavé, il più lungo dei quali supera di poco i 1500 metri di lunghezza.

Anche dall’altra parte del confine non si rimarrà con le bici in mano e così, in contemporanea alle prime due corse belghe, a parecchi chilometri di distanza sul suolo di Francia si correranno due semiclassiche che da diversi anni hanno risalito la china fino a giungere nella cerchia delle gare iscritte nel calendario UCI ProSeries. Forte delle vittorie nelle ultime edizioni del corridore di casa Julian Alaphilippe (2023) e dell’astro nascente del ciclismo spagnolo (22 anni) Juan Ayuso lo scorso anno, il primo marzo si correrà la 25a Faun-Ardèche Classic, gara di 166 Km che ha i suoi principali “ingredienti” nella salite di Saint-Romain-de-Lerps e, soprattutto, dellas “Valle dell’Inferno”, nome che è tutto un programma per un muro di 1.5 Km al 10.3% che dovrà essere ripetuta tre volte, l’ultima a soli 6 Km dal traguardo di Guilherand-Granges. L’indomani ci si sposterà nel vicino comune di Étoile-sur-Rhône, sede di partenza e arrivo della Faun Drôme Classic, un’altra corsa che si sta facendo notare grazie al suo albo d’oro (nel 2021 si è imposto il due volte vincitore del Tour de France Jonas Vingegaard) e che presenterà un tracciato leggermente meno esigente al confronto della Faun-Ardèche, anche se non saranno una passeggiata gli ultimi 60 Km caratterizzati da una successione di brevi ascese con pochi spazi di respiro tra una difficoltà e l’altra.

Segnatevi, tra le altre, la data del 5 marzo perché sarà il giorno nel quale l’Italia organizzatrice di corse uscirà dal letargo per allestire la 62a edizione del Trofeo Laigueglia, che si disputerà su di un tracciato non molto dissimile da quello proposto negli ultimi anni, quando sono state “accantonate” (pur essendo previste dal percorso) le storiche e oramai non più selettive salite del Testico (7.2 Km al 4.5%) e del Colle Paravenna (6.8 Km al 5.6%), nell’ultimo decennio rimpiazzate dalla breve ma ripida ascesa di Colla Micheri (2 Km all’8%), da ripetere 4 volte negli ultimi 45 Km.

Dopo il fischio d’inizio sulle strade della riviera ligure le attenzioni degli appassionati si sposteranno in direzione della vicina Toscana, dove l’8 marzo andrà in scena la 19a edizione di quella che si è meritata l’appellativo di “Classica del Nord più a Sud d’Europa”, la sempre spettacolare Strade Bianche, per la quale gli organizzatori – che sono gli stessi della Sanremo e del Giro d’Italia – hanno stabilito di mantenere il “modello” proposto per la prima volta nel 2024, quando il chilometraggio fu portato sopra i 200 Km (quest’anno saranno 215 per la precisione) inserendo un circuito alle porte di Siena che prevede di ripetere due volte gli ultimi due settori di sterrato del tracciato classico. Il più temuto dei 15 settori di sterrato rimarrà sempre quello di Monte Sante Marie, nonostante il circuito lo abbia collocato a più di 80 Km dal traguardo, una distanza che lo scorso anno non ha spaventato lo sloveno Tadej Pogacar, che qui ha posto il primo mattoncino di una stagione da fenomeno assoluto che lo ha portato a vincere Giro, Tour e mondiale.

Per i patiti del ciclismo inizierà ora un momento di autentica “apnea” perché nella settimana successiva alla Strada Bianche si disputeranno in contemporanea Parigi-Nizza e Tirreno-Adriatico, corse che un tempo erano considerate semplicemente gare propedeutiche all’imminente Milano-Sanremo, ma che da un paio di decenni sono divenute un vero e proprio girone d’anticipo della stagione Grandi Giri che inizierà a maggio con la Corsa Rosa. Lo testimoniano gli albi d’oro delle due competizioni, nelle quali dal 2005 in poi campeggiano nel gradino più alto del podio cognomi di corridori che hanno nel palmares vittorie a Giro, Tour e Vuelta. Cominciamo con il prendere in esame la corsa che cronologicamente partirà per prima, la Parigi-Nizza (9-16 aprile), la cui 83a edizione scatterà – è sarà il 16° anno consecutivo – da un centro del dipartimento delle Yvelines: nel 2025 a ospitare il “Grand Départ” sarà il comune di Le Perray-en-Yvelines attorno al quale è stata disegnata la frazione d’apertura, un circuito di 156 Km movimentato da alcune collinette che non dovrebbero impensierire troppo i velocisti, poiché il tracciato ricordo molto le caratteristiche della prima tappa dell’edizione 2022, termina allo sprint con il successo del belga Tim Merlier. La successiva Montesson – Bellegarde sarà la tappa altimetricamente più semplice (184 Km, dei quali gli ultimi 110 di totale pianura) ma non andrà comunque sottostimata perché – come sempre accade in occasione della seconda frazione – si snoderà attraverso gli sconfinati territori quasi completamente pianeggianti che si trovano nel cuore geografico della Francia, zone spesso esposte ai capricci del vento e non è raro che qui fior di corridori perdano parecchi minuti a causa dei temuti ventagli, oppure si incappi in fastidiosi malanni stagionali e non è un caso che questa gara si sia meritata la nomea di “corsa delle bronchiti” (fatto che, tra l’altro, negli scorsi anni ha fatto preferire a molti big la partecipazione alla Tirreno-Adriatico). Se non accadranno fatti eclatanti in queste prime due tappe (ricordate l’attacco a sorpresa di Roglic nella prima tappa nel 2022?), la prima occasione per vedere in azione i favoriti sarà offerta dalla cronosquadre del terzo giorno, che vedrà le formazioni in gara percorrere i quasi 29 Km dal profilo ondulato che dal celebre autodromo di Magny-Cours condurranno fino alla vicina Nevers, tappa che si svolgerà secondo il modello proposto per la prima volta proprio alla Parigi-Nizza nel 2023, quando si stabilì che i tempi di gara al traguardo non sarebbero stati presi sul quinto corridore – come normalmente avviene – ma sul primo, in pratica creando una crono ibrida, con svolgimento a squadre ma effetti in classifica simili a quelli di una prova individuale. Dalla blasonata località termale di Vichy si ripartirà l’indomani per la prima delle due tappe di montagna, diretta in 163 Km a La Loge des Gardes, piccola stazione di sport invernali del Massiccio Centrale dove il traguardo sarà fissato poco sopra i 1000 metri di quota, al termine di un’ascesa di 7.7 Km al 6.4% che è stata ciclisticamente tenuta a battesimo proprio dall’appena citata edizione della Parigi-Nizza del 2023 con padrino di tutto rispetto: a inaugurare questo traguardo fu, infatti, Tadej Pogacar, che distanziò di un secondo il francese David Gaudu e di 34” Gino Mäder, il corridore elvetico che pochi mesi più tardi perderà la vita per le conseguenze di una drammatica caduta in discesa al Giro di Svizzera. Seguirà la tappa dei muri, che gli organizzatori hanno introdotto da alcuni anni imitando le insidiose frazioni collinari marchigiane della Tirreno-Adriatico, anche se va detto che il tracciato della Saint-Just-en-Chevalet – La Côte-Saint-André (196.5 Km) non sembra oltremodo accidentato poiché delle cinque brevi ascese che punteggiano gli ultimi 40 Km solo due sono effettivamente “scoscese”, quella di Arzay (1200 metri all’8.4% con la seconda metà costantemente sopra al 10%) e soprattutto quella che condurrà al traguardo, fissato presso la chiesetta campestre di Notre-Dame-de-Sciez, per raggiungere la quale si affronterà un muro di quasi 2 Km al 10.3% che riserva le pendenze più pungenti nel chilometro conclusivo al 13.3%, nel corso del quale si raggiungerà un picco massimo del 18%: per scomodare un celebre paragone, il famoso Muro di Huy è più breve e presenta una pendenza media più bassa (1.3 Km al 9.6%), anche se la verticale belga vince il confronto sul piano della pendenza massima (ben 26%). Ci sarà a questo punto l’ultima occasione per le ruote veloci, che troveranno pare per i loro denti nei 210 Km quasi del tutto sgombri di dislivelli (previsti solo tre microscopici GPM) che si dovranno percorrere tra Saint-Julien-en-Saint-Alban e Berre-l’Étang, ma – come quella “gemella” di Belleville – anche questa sarà una frazione potrebbe rivelarsi molto più dura del previsto a causa di Eolo, dovendosi attraversare nel finale le ventose lande della Camargue. Per la tappa di montagna del penultimo giorno si è deciso, salvo un’ininfluente modifica che ha accorciato il tracciato di 25 Km, di riproporre il percorso di quello che doveva essere il tappone della scorsa edizione, annullato in extremis a causa della neve che impedì sia di affrontare l’ascesa finale verso Auron (1614 metri, 7.3 Km al 6.9%), sia di anticipare il traguardo ai 1500 metri del precedente Col Saint-Martin, sulle cartine ufficiali indicato con il toponimo di La Colmiane (7.4 Km al 7%). Per pararsi le spalle in caso di un nuovo cambio di programma gli organizzatori hanno, scelto di indurire il tracciato della conclusiva frazione di Nizza, una tappa che negli ultimi anni spesso è risultata determinante, riuscendo tavolta a ribaltare i verdetti delle montagne pur non presentando grandi salite. È stata, così, introdotta l’ascesa verso i 1057 metri del Col de la Porte (7 Km al 7%), che si affronterà subito prima dei più bassi colli che tradizionalmente anticipano l’approdo sulla Promenade des Anglais, la Côte de Peille (6.5 Km al 6.8%), il Col d’Èze (1.6 Km al 9.1%) e il Col des Quatre Chemins (3.6 Km all’8.8%).

Con ventiquattrore di ritardo rispetto alla Parigi-Nizza prenderà le mosse la Tirreno-Adriatico (10-16 marzo), quest’anno giunta al traguardo della 60a edizione, la trentesima organizzata da RCS Sport, il “braccio” della Gazzetta dello Sport che nel 1996 ereditò la gestione della “Corsa dei due mari” dall’allora patron Franco Mealli. Come avviene senza interruzioni dal 2015 la bandierina del via sarà abbassata in quel di Lido di Camaiore, dove il litorale della Versilia farà da palcoscenico a una cronometro individuale che si preannuncia velocissima come non mai, perché gli 11 Km del tracciato si snoderanno quasi prevalentemente in rettilineo e le curve da affrontare saranno appena tre. Si rimarrà in Toscana per la frazione numero 2, che come quella disputata dodici mesi fa si correrà sulla tra Camaiore e Follonica su di un percorso che favorirà il primo round tra i velocisti. Anche la cittadina umbra di Foligno è stata confermata quale sede d’arrivo della terza tappa, ma stavolta il finale sarà inedito perché il traguardo non sarà in centro ma nella frazione di Colfiorito, a quasi 800 metri sul livello del mare, alla quale si giungerà dopo aver percorso 239 Km e subito dopo aver scollinato la cima dell’omonimo valico, affrontata un’ascesa lunga ma pedalabile (poco più di 18 Km al 3% con i primi 1600 metri al 9%). Per vedere salite più consistenti bisognerà attendere la quarta tappa, quando nel corso della Norcia – Trasacco si dovrà salire prima ai 1225 della Forca della Civita (14.3 Km al 4.1%), poi ai 994 metri della Sella di Corno (7.5 Km al 4.9%) e infine ai 1558 metri del Valico La Crocetta (12.4 Km al 5.7%), che sarà la “Cima Coppi” di questa edizione: unico neo di questo tracciato sarà la quasi totale assenza di difficoltà altimetriche negli ultimi 85 Km, che potrebbero consentire ai velocisti più resistenti di giocarsi la vittoria di tappa, sempre che non rimanga loro sullo stomaco il piccolo muretto di 250 metri al 9.2% che dovrà essere superato a circa 5 Km dal traguardo. Con un lungo trasferimento ci si sposterà nelle Marche sulle cui strade si vivranno i momenti decisivi, cominciando dalla frazione collinare di 205 Km che collegherà Ascoli Piceno a Pergola incamerando ben 3500 metri di dislivello, sparsi come il cacio sui maccheroni tra le 10 ascese che s’incontreranno strada facendo, sulle quali spiccano – nel circuito finale – quelle dei Barbanti (6.2 Km al 4.7%) e di Monterolo (3.9 Km al 6.6%), non durissime ma che potrebbero lasciare il segno al termine di una tappa così movimentata. Cento metro in meno di dislivello saranno, invece, proposti il giorno successivo dalla tappa regina, che da Cartoceto condurrà ai 1327 metri di Frontignano, stazione sciistica dei Monti Sibillini i cui 7.6 Km al 7.9% debutteranno nel mondo del ciclismo proprio quest’anno, anche se nel recente passato questa salita era già stata inserita due volte nel tracciato (nel 2010 e nel 2016), ma in entrambi i casi l’organizzazione sarà poi costretta a modificare il percorso a causa del maltempo. Ventiquattrore più tardi, nelle stesse ore nella quali si concluderà la Parigi-Nizza, anche la Tirreno-Adriatico giungerà al termine sul tradizionale traguardo finale di San Benedetto del Tronto, al quale si giungerà dopo esser partiti da Porto Potenza Picena e, superate le ultime colline, percorse cinque tornate del pianeggiante circuito di 14.5 Km disegnato sulle strade del capoluogo della “Riviera delle Palme”.

Il prossimo appuntamento segnato in rosso sulle agende degli appassionati sarà la Milano-Sanremo, in programma una settimana dopo la conclusione di Parigi-Nizza e Tirreno-Adriatico, ma per ingannare l’attesa e non far rimanere fermi troppo a lungo i corridori (fino al 2021 la Tirreno terminava di martedì, due giorni dopo la conclusione della gara francese) mercoledì 19 si correrà la corsa più antica del calendario italiano, la Milano-Torino. Organizzata per la prima volta nel lontanissimo 1876, non si è disputata tutti gli anni e per questo motivo quella che si correrà nel 2025 sarà “soltanto” la 105a edizione, per la quale gli organizzatori hanno deciso di riproporre il traguardo che era diventato tradizionale negli anni 2000 ma che non veniva più utilizzato dal 2019: la linea d’arrivo sarà tesa alle porte della basilica di Superga, per raggiungere la quale bisognerà affrontare una salita breve ma ripida (4.8 Km al 9.2%) che comunque in questo periodo d’assenza dal tracciato della Milano-Torino non ha perso il contatto con il mondo del grande ciclismo, essendo stata inserita sia nel percorso della frazione inaugurale dello scorso Giro d’Italia, sia in quello della spettacolare “tappa in città” affrontata alla Corsa Rosa nel 2022.

Come anticipato il 22 marzo, due giorni dopo esser entrati ufficialmente nella primavera, la Milano-Sanremo scriverà il 116° capitolo della sua lunga storia, iniziata il 14 aprile del 1907. In oltre un secolo di vita il tracciato della “classicissima” è stato ritoccato in rarissime occasioni e anche nel 2025 il percorso non cambierà di una virgola per quanto riguarda le fasi salienti, mentre piccole modifiche sono state apportate alle fasi iniziali, con l’inserimento di un circuito d’apertura di una ventina di chilometri attorno a Pavia, che sarà sede di partenza fino al 2027, e un’altra variazione al tracciato classico subito prima d’entrare in Piemonte. Tutto il resto rimarrà invariato, a partire dall’ascesa al Passo del Turchino dal versante più “masticabile” (2.5 Km al 5.6%) prima della planata verso la riviera ligure, dove si scavalcheranno gli inevitabili capi della Via Aurelia prima di giungere ai piedi delle ascese più attese, la Cipressa (5.6 Km al 4.1%) e il Poggio (3.7 Km al 3.7%).

Non ci sarà nemmeno il tempo di assimilare la Sanremo perché ora per gli amatori dello sport del pedale si profila un’altra “full immersion”. Due giorni dopo la conclusione della “classicissima” prenderà, infatti, il via il Giro di Catalogna (24-30 marzo) e dopo altre ventiquattrore arriverà il turno della 40a edizione della Settimana Internazionale Coppi e Bartali (25-29 marzo). Al momento nel quale pubblichiamo questo articolo nulla ancora si sa sul tracciato della corsa italiana per via ufficiale, anche se dai rumors trapelati mezzo stampa è possibile ricostruire i primi tre giorni, che vedranno nell’ordine una tappa per velocisti da Ferrara a Bondeno, una collinare che dopo il via da Riccione proporrà il tradizionale traguardo in salita a Sogliano al Rubicone e un’altra al momento “indefinibile” che prenderà nuovamente le mosse da Riccione, stavolta per andare fino a Cesena.  Anche il tracciato della corsa catalana deve ancora essere svelato nei dettagli, ma da tempo gli organizzatori hanno annunciato la lista delle tappe, elenco che permette di farsi un’idea generale del tracciato, che sarà molto simile a quello dello scorso anno a livello difficoltà generali perché tre delle sette tappe saranno disegnate in montagna e per la gioia degli scalatori anche nel 2025 non saranno previste frazioni a cronometro. Si comincerà con una tappa disegnata in circuito attorno a Sant Feliu de Guíxols, località balneare della Costa Brava che è sede di partenza del Catalogna dal 2022, poi da Banyoles si prenderà il via per raggiungere Figueres, centro che ad agosto ospiterà la prima tappa spagnola della Vuelta (per chi ancora non lo sapesse, quest’anno la “Grande Salida” del Giro di Spagna si terrà in Piemonte). La prima delle tre tappe di montagna proporrà, dopo la partenza da Viladecans, l’arrivo nella stazione di sport invernali de La Molina, traguardo fisso di questa corsa sin dal 2014 (con la sola eccezione dell’edizione 2021), dove l’arrivo sarà posto al termine di un’ascesa di 12.2 Km al 4.4% (primi 8.4 Km al 6.5%), mentre ancora non si conoscono le strade che si dovranno percorrere nei chilometri precedenti, anche se sarà inevitabile fare affrontare ai corridori una salita a scelta tra il tradizionale Coll de la Creueta (19 Km al 4.9%), in vetta al quale si rasentano i 2000 metri di quota, e la parallela Collada de Toses (25 Km al 3%), che quest’estate sarà inserita nel tracciato della prima frazione pirenaica della Vuelta. Si replicherà l’indomani con un altro arrivo in salita, che si raggiungerà partendo da Sant Vicenç de Castellet: al termine di un’ascesa non particolarmente difficile e costante nelle inclinazioni (8.3 Km al 6.8%) si festeggerà non soltanto il vincitore di questa frazione ma anche il millesimo anniversario della fondazione del celebre Santuario di Montserrat, presso il quale il Giro di Catalogna non mette le ruote dal 1995, quando il francese Laurent Jalabert precedette di un amen il nostro Enrico Zaina. Se la quinta sarà con tutta probabilità una frazione interlocutoria destinata all’arrivo allo sprint (partenza da Paüls, arrivo ad Amposta), si ritornerà a pedalare in montagna in occasione della tappa che da Berga riporterà i corridori al Santuario de Queralt, dove dodici mesi fa questa meta inedita fu lanciata nel firmamento delle salite dalla vittoria di Tadej Pogacar, che dominò la corsa catalana portandosi a casa non solo la classifica finale ma anche quattro delle sette tappe in programma: se il percorso non sarà modificato più di tanto (anche nel 2024 si partì da Berga) l’ascesa “faro” della tappa non sarà tanto quella conclusiva (6 Km al 7.2%) ma il nettamente più difficile Coll de Pradell, quasi 15 Km al 7% con un’inclinazione media dell’11% nei 5.5 Km che precedono lo scollinamento. E se non si cambieranno nemmeno i programmi tradizionali dell’ultimo giorno pure la conclusiva frazione di Barcellona non sarà una passeggiata e non è un caso che sia stato ancora il “campionissimo” sloveno a imporsi su questo traguardo – stavolta in volata – dopo le sei tornate del circuito del Montjuïc, anello che prevede il muro del Castello, 800 metri all’11% che arrivano in coda a un’ascesa di 2.5 Km al 4.8%, asperità che l’anno prossimo sarà ripetuta più volte nella due giorni che aprirà – ancora una volta dall’estero – la 113a edizione del Tour de France.

Dopo le prime “battaglie” d’inizio mese, nella seconda parte del mese il mondo del ciclismo tornerà a parlare fiammingo con la riapertura della “Campagna del Nord”, sulla quale si riaccenderanno i riflettori il 19 marzo (lo stesso giorno della Milano-Torino) con la Danilith Nokere Koerse, semiclassica di 188 Km che dal 2022 viene ininterrottamente conquista dallo sprinter Tim Merlier, capace di “esorcizzare” le piccole ma numerose difficoltà che la punteggiano: la 79a edizione dovrebbe grossomodo ricalcare quella del 2024, che prevedeva ben 26 settori da percorrere sul lastricato e 12 brevi ascese ufficiali, l’ultima delle quali corrisponde con i 400 metri al 3.8% che conducono al traguardo.

Il 21 marzo, giorno precedente la Sanremo, si correrà invece la 23a edizione della Bredene Koksijde Classic, altra corsa che fa gola ai velocisti in virtù di un percorso quasi del tutto pianeggiante, tracciato che nella versione 2024 “confinava” le salite in un settore di 25 Km dal quale si usciva a quasi 100 Km dal traguardo.

Il 27 marzo, mentre saranno nel pieno del loro svolgimento il Catalogna e la Coppi e Bartali, sarà la volta della 49a Classic Brugge-De Panne, una delle rare corse della “Campagna del Nord” a proporre un profilo totalmente pianeggiante, gara nata nel 2018 dalla riduzione a una sola giornata della breve corse a tappe che fino a quel momento era nota in Italia con il nome di “Tre Giorni de La Panne”.

Si salirà decisamente di livello alla fine del mese con lo svolgimento, previsto il 28 marzo, della E3 Saxo Classic, corsa di 208 Km forse più nota con il nome di E3 Harelbeke e il soprannome di “Piccolo Giro delle Fiandre” perché ne va a ricalcare parzialmente le rotte, proponendo nel suo tracciato una quindicina di “berg”, presi a piene mani dal tracciato dell’altra corsa e sui quali spiccano i 400 metri al 10.3% del Paterberg.

L’ultimo appuntamento del mese, proprio nel giorno conclusivo di marzo, sarà la Gand-Wevelgem, una delle classiche più aperte e indecifrabili, un po’ come la Sanremo, perché al termine dei suoi quasi 250 Km si può assistere a un arrivo in volata (una soluzione alla quale non si assiste, però, dal 2019) oppure a una vittoria di un risicato gruppetto selezionato dalle serie di brevi ma ripide ascese che s’incontrano tra il 150° e il 220° Km, prima di ritrovare strade perfettamente piatte nei rimanenti 30 Km: in particolare la salita simbolo della corsa belga è il “bruciante” Kemmelberg, che viene approcciato da due lati differenti, quello del Belvedere (400 metri al 7.4% con i primi 100 metri al 13.6%) e quello ripidissimo dell’ossario (700 metri all’11.4% e gli ultimi velenosissimi 300 metri al 17.7%).

Mauro Facoltosi

I SITI DELLE CORSE CITATE NELL’ARTICOLO

Omloop Het Nieuwsblad

www.omloophetnieuwsblad.be/en

Kuurne – Bruxelles – Kuurne

www.kuurne-brussel-kuurne.be/en/

Ename Samyn Classic

https://men.lesamyn.be/

Faun-Ardèche Classic – Faun Drôme Classic

https://boucles-drome-ardeche.fr/

Trofeo Laigueglia

www.laiguegliailborgodamare.com/trofeo-laigueglia

Strade Bianche

www.strade-bianche.it/

Paris-Nice

www.paris-nice.fr/en/

Tirreno-Adriatico

www.tirrenoadriatico.it/

Milano – Torino

www.milanotorino.it/

Milano – Sanremo

www.milanosanremo.it/

Volta Ciclista a Catalunya

www.voltacatalunya.cat/en

Settimana Internazionale Coppi e Bartali

www.gsemilia.it/a31_sett-int-coppi-e-bartali.html

Danilith Nokere Koerse

www.nokerekoerse.be/en/

Bredene Koksijde Classic

https://bredenekoksijdeclassic.be/

Classic Brugge-De Panne

https://classicbruggedepanne.be/fr/

E3 Saxo Classic

www.e3saxoclassic.be/

Gand-Wevelgem

www.gent-wevelgem.be/en

Unistantanea della Milano-Sanremo (lamialiguria.it)

Un'istantanea della Milano-Sanremo (lamialiguria.it)

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