GENNAIO 2025, IL DADO È TRATTO
gennaio 20, 2025
Categoria: Approfondimenti, Copertina
Finito il letargo invernale (ma è stato vero letargo? Non proprio, come avrete modo di leggere) arriva il momento del risveglio ciclistico. A metà gennaio in Australia sarà ufficialmente inaugurato il calendario World Tour con il Santos Tour Down Under, corsa che tirerà idealmente la volata alle prime gare europee, in programma sulle strade spagnole della Comunità Valenciana e dell’isola di Maiorca. Infine, il primo mese dell’anno si concluderà con un tuffo nei deserti dell’Arabia Saudita.
La stagione 2025 del ciclismo si appresta a ripartire. Anzi no, a ben guardare è ripartita da un pezzo se consideriamo che per l’Unione Ciclista Internazionale le corse successive al 20 ottobre 2024 – giorno nel quale si sono disputati la Veneto Classic e la Japan Cup – già appartengono al calendario del 2025 nonostante fisicamente si disputino negli ultimi mesi dell’anno precedente. Così tra la seconda metà di ottobre e Natale la programmazione della stagione successiva ha previsto lo svolgimento di alcuni campionati nazionali di stati esotici (come l’India, per esempio) e di otto corse, due delle quali sono state però annullate, il Tour de Okinawa in Giappone (10 novembre) per un’alluvione e il Tour du Faso in Africa (25 ottobre – 3 novembre), dove si è in realtà gareggiato e dove si è imposto il marocchino Mohcine Al Kouraji, vittoria che non è stata omologata dall’UCI dopo che la corsa era stata cancellata d’ufficio dal calendario a causa della presenza di una squadra russa, che non aveva ottenuto dal “governo centrale” del ciclismo il permesso di gareggiare per via della guerra contro l’Ucraina. Negli stessi giorni della corsa africana si è svolta la Vuelta Ciclistica Internacional a Guatemala, terminata con il successo del colombiano Fabian Robinson Lopez. Nei primi tre giorni di novembre in Brasile è andato in scena il Tour do Rio, che ha visto l’affermazione finale di un altro corridore proveniente dalla Colombia, Sergio Henao, poi è stata la volta della Vuelta Ciclística al Ecuador, della quale si sono disputate prima la gara maschile (11-17 novembre) e successivamente quella femminile (21-24 novembre), rispettivamente vinte dai corridore di casa Richard Huera e dalla sua connazionale Esther Jessica Galarza. Si è trattato di gare, come tutte quelle disputate nell’ultimo scampolo del 2024, lontane dai riflettori del grande ciclismo, prive di grandi nomi al via e con la totale assenza di corridori italiani. Così è stato anche per il Tour de Siak in Indonesia (6-8 dicembre), conquistato dal neozelandese Jack Drage, e per la Vuelta Ciclista Internacional a Costa Rica (13-22 dicembre), terminata tre giorni primi di Natale con il successo del corridore di casa Luis Daniel Oses. Dopo le feste si è ripreso a gareggiare tra l’8 e il 12 dicembre, quando si sono svolti a Perth i campionati nazionali australiani con l’assegnazione di 11 titoli, il più prestigioso dei quali conquistato da Luke Durbridge, che ha così interrotto il dominio in questa gara di Luke Plapp, impostosi consecutivamente nelle ultime tre edizioni e secondo stavolta per soli 5”.
Con la cancellazione della New Zealand Cycle Classic, saltata per questioni economiche, la prima corsa a tappe della stagione 2025 disputata nell’anno nuovo sarà la Vuelta al Táchira en Bicicleta (12-19 gennaio), ma anche la gara venezuelana sarà una parente stretta di quelle organizzate negli ultimi mesi del 2024. Non bisognerà attendere molto per vedere per la prima volta scendere in campo i corridori delle formazioni più quotate poiché poco dopo la metà del mese prenderà il via la prima delle corse iscritte al calendario World Tour, la “serie A” delle corse ciclistiche, la 25a edizione del Santos Tour Down Under (21-26 gennaio), probabilmente l’ultima a essere disputata in questa fase della stagione perché l’UCI sta meditando di spostarla già dal 2026 a ottobre, in modo da evitare le alte temperature tipiche dell’estate. Si gareggia, infatti, sulle strade dell’Australia Meridionale, nell’emisfero opposto al nostro, dove la colonnina di mercurio in questo periodo dell’anno spesso supera i 30 gradi. Sei le tappe previste, cominciando con quella che in 151 Km condurrà da Prospect a Gumeracha, frazione che non dovrebbe sfuggire alle ruote dei velocisti, a cui favore giocano i 30 Km che si dovranno percorrere per andare al traguardo dopo aver superato per la seconda e ultima volta la salita di Berry Hill (1.5 Km al 6.6%). Si può applicare lo stesso discorso anche alla tappa successiva, disegnata per poco meno di 130 Km in circuito attorno a Tanunda e che prevede la triplice ascensione a Mengler Hills (2.8 Km al 6.6%), con l’ultimo scollinamento stavolta fissato a circa 22 Km dalla linea d’arrivo. Fuori dalla portata degli sprinter, invece, sarà sicuramente la terza tappa, che prenderà le mosse da Norwood per concludersi 147 Km più avanti a Uraidla, traguardo che sarà preceduto di 6 Km dalla cima dell’ascesa alla Pound Reserve, 2700 metri al 7.8% di pendenza media. Il vento – con tutti i rischi connessi all’apertura dei temuti “ventagli”, le fratture in seno al gruppo nelle quali si possono perdere parecchi minuti – potrebbe essere uno degli ingredienti della quarta tappa, 157 Km per andare da Glenelg a Victor Harbor costeggiando per ampi tratti l’Oceano Indiano e affrontando un percorso collinare movimentato da diversi saliscendi e due Gran Premi della Montagna, l’ultimo dei quali – piazzato a circa 22 Km dall’arrivo – prevede 1800 metri in ascesa all’8.7%, con un muretto finale di 300 metri all’11.2%. Si correrà a questo punto la tappa più impegnativa che, dopo il via da McLaren Vale, ha in serbo 146 Km più avanti il tradizionale arrivo in salita a Willunga Hill, al termine di una salita di 3.3 Km al 7.4% che dovrà essere presa di petto due volte negli ultimi 23 Km. Sarà il penultimo atto della corsa australiana, che terminerà ventiquattrore più tardi sulle strade di Adelaide, teatro di un circuito cittadino di 90 Km quasi del tutto pianeggiante.
Il 24 gennaio sarà il primo giorno di scuola sulle strade europee, data nella quale si disputerà in Spagna la prima edizione della Classica Camp de Morvedre, corsa di un giorno che in realtà riprende il discorso dell’omonima “vuelta” organizzata per otto stagioni tra il 1982 al 1989 e che era stata nobilitata dalle partecipazioni di corridori del calibro di Miguel Indurain, Greg LeMond e Bernard Hinault: si tratterà di un debutto coi fiocchi perché saranno previsti due passaggi sulla difficile salita all’Alto del Garbì (6.3 Km al 6.4% che contengono un muro di 1500 metri al 13%), ascesa che il gruppo già conosce perché lo scorso anno è stata inserita nel tracciato della Volta a la Comunitat Valenciana, mentre nel 2017 fu affrontata durante la tappa di Sagunto del Giro di Spagna.
Proposta per la prima volta dodici mesi fa, il giorno successivo si correrà la seconda edizione della Ruta de la Cerámica – Gran Premio Castellón, che si snoderà tra le medesime località – Castellón de la Plana e Onda – sulle quali si gareggiò lo scorso anno, quando questa corsa fu tenuta a battesimo dallo sprinter australiano Michael Matthews.
A chiudere questo trittico iberico sarà la 41a edizione della Clàssica Comunitat Valenciana 1969 – Gran Premi València, 184 Km e quasi nessuna opportunità per i velocisti perché a una decina di chilometri dal traguardo di La Nucia si dovrà affrontare la breve ma ripida salita dell’Alto de Turrón Duro (3.5 Km al 9,5% con un picco del 18%).
Non terminerà qui la parentesi spagnola d’inizio stagione poiché dal 29 gennaio al 2 febbraio andrà in scena la 34a edizione del Challenge Ciclista Mallorca, corsa composta da 5 “trofei” che valgono come gare di un giorno, non essendo previste nè una classifica generale, nè l’obbligo di partecipazione a tutte le gare. Si comincerà con il 24° Trofeo Calvià, quasi 150 Km disegnati sulle alture circostanti Palmanova, località situata presso l’estremità occidentale dell’isola di Maiorca, con un tracciato reso vallonato da una dozzina abbondante di brevi e non troppo complicate ascese, le più rilevanti delle quali sono il Coll de Sóller (8.5 Km al 5.5%) e quella di Valldemossa (4.1 Km al 5.8%). Un percorso decisamente più semplice sarà offerto dal 18° Trofeo Ses Salines – Colònia Sant Jordi, 184 Km e dislivelli quasi impalpabili per la gioia dei velocisti, i quali nelle due giornate successive dovranno lasciare il palcoscenico ai corridori più quotati al via della corsa maiorchina. È, infatti, arrivato il momento di confrontarsi con la “Cima Coppi” delle Baleari, l’ascesa al Puig Major (891 m), che sarà la grande protagonista dei tracciati dei prossimi due trofei, inserita per la prima volta dal versante più agevole (4.7 Km al 5.5%) nel mezzo del 19° Trofeo Serra de Tramuntana , 151 Km da Lluc a Selva che prevedono anche il ritorno sul Coll de Sóller, già affrontato il primo giorno, e un muretto di 500 metri scarsi al 9.5% per andare al traguardo. Si farà il bis con il Puig Major ventiquattrore più tardi, quando la più esigente delle cinque gare, il 22° Trofeo Andratx – Mirador des Colomer, lo proporrà stavolta dal versante più impegnativo (14.6 Km al 6%), in cima al quale si scollinerà a 48 Km da quello che sarà anche l’unico arrivo in salita del challenge, ai 204 metri del Mirador des Colomer, dopo 3.3 Km d’ascesa al 5.8%. Il giorno dopo farà calare il sipario su questa competizione la ventiduesima edizione del Trofeo Palma, che si disputerà sul medesimo tracciato visto nelle ultime due stagioni, quasi del tutto sgombro di difficoltà altimetriche nel tratto che precede l’ingresso del pianeggiante circuito finale, tradizionalmente disegnato sul lungomare di Palma di Maiorca.
Mentre sarà in corso di svolgimento la corsa iberica a più di 3000 Km di distanza si disputerà tra i deserti dell’Arabia Saudita, con l’organizzazione tecnica dello stesso team del Tour de France, la quinta edizione dell’AlUla Tour (28 gennaio – 1 febbraio), che prenderà la mosse dalla stesso traguardo sul quale era terminata la prima tappa lo scorso anno, quello dell’Al Manshiya Train Station di AlUla, alla quale si tornerà dopo aver percorso i primi 143 Km, prevalentemente pianeggianti e favorevoli, di conseguenza, ai velocisti (dodici mesi fa la frazione d’apertura si risolse in un volatone di una novantina di corridori). Due saranno le tappe “chiave” e la seconda è programmata al secondo giorno quando si partirà dall’Old Town di AlUla alla volta della Bir Jaydah Mountain Wirkah, che passerà alla storia del ciclismo come il primo arrivo in salita della storia della giovane corsa araba: l’arrivo sarà collocato a 923 metri di quota dopo aver ripetuto per tre volte la breve ma ripida salita che conduce al traguardo, 2.8 Km al 9.8% con connotati di vero e proprio muro nei 1000 metri al 16.6% che termineranno in vista della linea d’arrivo. Si tornerà in pianura per la terza frazione, che scatterà dal sito UNESCO di Hegra per percorrere 181 Km (sarà la tappa più lunga) in direzione del forte di Tayma, poi si vivrà l’altra tappa decisiva, per la quale è stata scelta come sede di partenza la spettacolare Maraya, sala da concerti dalle pareti esterne a specchio sulle quali si riflettono il deserto e le montagne circostanti. 141 Km più avanti il traguardo sarà collocato presso il non meno suggestivo belvedere dell’Harrat Uwayrid, dove la linea d’arrivo sarà stesa a 1200 metri di quota, 8 Km dopo aver superato la cima di un’ascesa priva di nome proprio ma non certo di carattere, per via delle pendenze dei suoi 3 Km (12% la media, 22% la massima), inclinazioni che le hanno fatto meritare il soprannome di Angliru d’Arabia: a differenza dell’ascesa diretta alla Bir Jaydah Mountain, non si tratta di una novità perché dal 2022 è una presenza fissa di questa corsa, che qui ha visto imporsi in ordine cronologico il belga Maxim Van Gils, il portoghese Ruben Guerreiro e il britannico Simon Yates, tutti e tre poi andati anche a prendersi la classifica finale. Quest’anno, però, bisognerà prestare particolare attenzione alla conclusiva tappa perché il pianeggiante tracciato che condurrà all’approdo finale, fissato presso AlUla Camel Cup Track, si snoderà attraverso i deserti di una delle zone più ventose dell’Arabia, dove i corridori potrebbero trovarsi a fare i conti non solo con i paventati “ventagli” ma anche incappare in fastidiose tempeste di sabbia, che in passato spesso crearono non poco problemi durante lo scomparso Tour of Qatar.
Il dado è tratto, la stagione è lanciata.
Buon lavoro a tutti i corridori.
Buon divertimento a tutti gli appassionati
Mauro Facoltosi
I SITI DELLE CORSE CITATE NELL’ARTICOLO
Santos Tour Down Under
Ruta de la Cerámica – Gran Premio Castellón
Clàssica Comunitat Valenciana 1969 – Gran Premi València
https://voltalamarina.com/classica-comunitat-valenciana-1969-gran-premio-valencia
Challenge Ciclista Mallorca
https://vueltamallorca.com/challenge-mallorca/en/home/
AlUla Tour