GIRO 2025, PERCORSO VARIO ED EQUILIBRATO. QUALCHE PERPLESSITA’ SULLE MONTAGNE

gennaio 17, 2025
Categoria: Approfondimenti, Copertina

Il Giro d’Italia si conferma la corsa meglio disegnata tra i tre grandi giri; come sempre sono tante le tappe con insidie, trabocchetti e occasioni per progettare imboscate. Le tappe a cronometro (forse un po’ corte ) sono piazzate prima delle montagne. Unico neo un paio di tappe di montagna mal disegnate.

Svelato con ritardo il percorso della corsa rosa edizione 2025, un percorso nel solco della tradizione dell’era Vegni, non estremo come quelli proposti da Zomegnan ma molto vario, ricco di tappe insidiose nelle quali far lavorare la fantasia.
Certo, nel ciclismo moderno, nel quale le crisi sono sempre meno frequenti perché atleti e direttori sportivi hanno tutto sotto controllo grazie alla tecnologia, spesso anche tappe come quelle appenniniche si risolvono in un nulla di fatto per i big, ma si tratta comunque di frazioni interessanti sotto molti punti di vista.
Le partenze dall’estero non sono il massimo ma la cosa è stata bilanciata proponendo comunque tre tappe per nulla banali in un paese che affaccia direttamente sul nostro.
Le tappe di pianura forse potevano essere meno, ma va anche detto che alcune, come ad esempio quella con arrivo a Matera, non si chiuderanno con uno sprint di massa.
Le crono forse hanno uno scarso chilometraggio, perché 42 chilometri totali non sono sufficienti per sconvolgere la classifica; l’ideale sarebbe sempre proporre una crono pianeggiante ed una collinare entrambe sui 30/35 Km, tuttavia le prove contro il tempo di questa edizione del Giro sono piazzate prima delle montagne e quindi potranno sparigliare le carte.
Le tappe di montagna, invece, presentano luci e ombre: sono ben disegnate quelle con arrivo a San Valentino e Champoluc che, anche se non presentano ascese estreme, sono terreno comunque fertile per far emergere gli scalatori migliori; invece, quelle di Asiago e Bormio hanno un disegno che lascia a desiderare, specie perché la possibilità di fare meglio c’era anche mantenendo le stesse località di partenza e arrivo che, come sappiamo, sono imposte da esigenze che trascendono lo sport.
Anche la tappa del Colle delle Finestre poteva essere indurita visto che il Lys scalato dal versante settentrionale è davvero poca cosa, ma comunque per una penultima tappa di una corsa di tre settimane l’accoppiata Finestre-Sestriere può fare danni seri (Contador ne sa qualcosa).
La partenza già annunciata dall’Albania vedrà una prima tappa di 160 Km da Durazzo a Tirana con tre GPM, il più duro dei quali è a metà percorso ma nel finale si ripeterà due volte l’ascesa di Surrel che, nella prima parte, presenta pendenze a due cifre e verrà scollinata la seconda volta ai -12: sarà teatro di un’azione da finisseur o di una stilettata dei big?
La seconda tappa albanese, che si snoderà interamente sulle strade della capitale, è già molto importante perché sarà la prima delle due prove contro il tempo previste dal tracciato, una cronometro di 13,7 Km con una salita di quarta categoria piazzata a metà percorso. Si tratta comunque di una prova per specialisti, il cui chilometraggio ridotto non consentirà di scavare solchi profondi ma molti uomini a inizio giro sono ancora con la gamba ingolfata e quindi ci si può aspettare comunque qualche vittima eccellente, che avrà però tutto il tempo per recuperare.
Anche la terza tappa albanese, disegnata in circuito per 160 Km attorno a Valona, si presenta interessante, soprattutto per la presenza, a meno di 40 Km dall’arrivo, del GPM di seconda categoria del Passo di Llogara, a oltre 1000 metri di altitudine. Si tratta di una salita vera, di oltre 10 Km, con una pendenza media del 7,4% e punte del 12%, numeri che possono tranquillamente competere con quelli di molte ascese alpine. La distanza dall’arrivo e la collocazione al terzo giorno di gara dovrebbero portare ad escludere un arrivo dei big, ma certamente si tratterà di una frazione combattuta senza dimenticare che, negli ultimi anni, spesso i fuoriclasse (al netto di quelli che saranno al via) ci hanno riservato sorprese.
Dopo il primo giorno di riposo, si rientrerà in Italia con una tappa per velocisti, da Alberobello a Lecce per 187 chilometri completamente pianeggianti, mentre il giorno successivo la frazione che porterà la carovana da Ceglie Massapica a Matera in 145 chilometri presenterà, dopo 116 Km di corsa, il dentello di Montescaglioso, breve ma ripido (2,5 al 9,2%) e i successivi chilometri comunque mossi, ivi compreso il finale che tira leggermente all’insù.
La tappa più lunga del Giro, la Potenza – Napoli di 226 Km, sarà caratterizzata da una prima parte movimentata da numerosi saliscendi – ivi compreso il GPM di 2a categoria del Valico di Monte Carruozzo, salita molto lunga ma con pendenze dolcissime, e quello di 3a categoria di Montefiore Irpino – prima degli ultimi 80 chilometri pianeggianti che strizzeranno l’occhio alle ruote veloci in quella che sarà probabilmente la seconda volata a gruppo compatto.
Al settimo giorno di corsa ecco la prima tappa di montagna di 168 Km che si svolgerà, come ampiamente annunciato dai rumors, in Abruzzo con arrivo a Marsia, località turistica sopra l’abitato di Tagliacozzo, famoso per l’omonima battaglia, citata anche da Dante nella Divina Commedia, nella quale Carlo d’Angiò riuscì, con uno stratagemma, a sconfiggere i ghibellini di Corradino di Svevia. Il percorso prevede la partenza in salita dalla località di Castel di Sangro verso Roccaraso e, dopo 70 Km, la scalata al durissimo Monte Urano dal versante di Raiano (4,5 Km al 9,4% di pendenza media con punte del 14%). Si tratta di una salita su cui si può fare male, ma è molto lontana dal traguardo e sarà seguita dal Vado della Forcella, ascesa di oltre 20 Km spezzata in due tronconi da un tratto in contropendenza. Si tratta di una salita non durissima, anche se paesaggisticamente spettacolare perché la strada corre laterale al Monte del Sirente, che ricorda molto le cime dolomitiche. Dopo la vetta, nei pressi di Rocca di Mezzo, si comincherà un lunghissimo tratto discendente fino all’abitato di Tagliacozzo, da dove inizierà la salita finale di 12,6 Km fino ai 1425 metri di Marsia. La pendenza media è del 5,4% ma attenzione agli ultimi 2,5 km dopo il bivio per la località d’arrivo, perché quelli sono duri e lì si incontreranno le massime inclinazioni, che arrivano anche al 14%. In concreto si tratterà di una classica tappa appenninica, non durissima ma da non prendere sottogamba perché potrebbe risultare indigesta.
Molto interessante anche la tappa numero 8, da Giulianova a Castelraimondo con un chilometraggio che sfiora i 200 Km. Intorno a metà percorso sarà prevista la scalata al Valico di Santa Maria Maddalena (ciclisticamente più noto con il toponimo di Sassotetto), 13 Km al 7,4% medio con punte del 14% per raggiungere 1465 metri di quota. Dallo scollinamento mancheranno ancora 90 chilometri alla conclusione, ma le difficoltà non saranno terminate perché bisognerà affrontare il GPM di 3a categoria di Montelago (5,5 Km al 7%) e lo strappo di 4a categoria di Gagliole, che presenta rampe in doppia cifra nella seconda parte con scollinamento a soli 6 Km dall’arrivo. Anche questa sembra una tappa da finisseur, ma non si può escludere il tentativo da parte degli uomini di classifica per rosicchiare qualcosa agli avversari o anche solo per misurare loro la “febbre”. Se, invece, qualcuno decidesse di fare selezione spietata sul Sassotetto, allora si rivoluzionerebbero tutte le carte.
Chiuderà la prima settimana la Gubbio – Siena (181 Km), la tappa degli sterrati. I chilometri da percorrere nella polvere (o nel fango in caso di pioggia) saranno una trentina, con i primi tre settori molto lunghi (8 Km il primo e 9,3 Km il secondo e il terzo) e caratterizzati da numerosi strappi. Sappiamo ormai quanto questi settori possano influire nell’economia di una frazione come questa e sappiamo anche che molti big potrebbero trovarsi in difficoltà e che una disattenzione potrebbe costare carissima. Sarà una tappa tutta da seguire alla vigilia del secondo giorno di riposo.
La seconda settimana si apre con una prova contro il tempo. Gli appassionati sanno che, dopo il giorno di riposo, molti corridori non si trovano a loro agio e fanno fatica a ritrovare il ritmo giusto, cosa che in una cronometro di 28,6 chilometri pianeggiante non tecnica bensì da pedalare può costare molto caro, come se non bastasse, il tracciato da Lucca a Pisa è spesso esposto ai venti. Gli specialisti avranno in questa giornata un’occasione d’oro per puntare alla vittoria di tappa, mentre per quanto riguarda la classifica è ormai assodato che gli uomini che primeggiano i montagna spesso lo fanno anche nelle prove contro il tempo.
Interessantissimo si presenta pure il tracciato della tappa numero 11, da Viareggio a Castelnovo ne’ Monti per 185 Km, il cui punto chiave è rappresentato dalla durissima salita verso San Pellegrino in Alpe dal versante di Campori, poco più di 14 Km all’8,7% con punte del 19% per raggiungere i 1623 metri del valico. I meno giovani ricorderanno Francesco Casagrande che al Giro del 2000 attaccò proprio su questa salita per poi andare a vincere sull’Abetone e a conquistare qella maglia rosa che gli sarà sfilata solo da Stefano Garzelli al penultimo giorno di gara, dopo la cronoscalata al Sestriere.
Si tratta di una salita durissima che non ha nulla da invidiare alla salite alpine e, anche se si trova a 90 chilometri dall’arrivo, potrà comunque essere decisiva, perché anche i successivi novanta chilometri sono difficili, sia tecnicamente sia altimetricamente; una selezione qui può poi portare a conseguenze difficilmente prevedibili a tavolino. La salita di Toano, a 40 km dall’arrivo, non è per nulla dura ma è sempre una salita di 10 Km, mentre l’ascesa vero la spettacolare Pietra di Bismantova, anch’essa non durissima a livello di pendenza media, presenta rampe in doppia cifra e termina a soli 5 Km dal traguardo. La salita del San Pellegrino fatta a tutta farebbe certamente esplodere la corsa, perché si tratta di un’ascesa sulla quale potremmo tranquillamente vedere i corridori scollinare uno alla volta.
La successiva tappa Modena – Viadana di 172 Km sarà preda dei velocisti, con una prima parte sulle colline dell’Appennino emiliano che non potrà evitare lo sprint di gruppo, visto che gli ultimi 70 km saranno una sorta di tavolo da biliardo.
La situazione è, invece, diversa per quanto riguarda la tappa numero 13, la Rovigo – Vicenza di 180 Km nella quale c’è tanta pianura nella prima parte, mentre il finale con il Monte Berico da scalare due volte ed altre due facili salite dovrebbe sorridere ad un corridore esplosivo dotato di una sparata sulle rampe brevi e secche. Seguirà un’altra tappa destinata all’arrivo allo sprint, la 14a che da Treviso condurrà in 186 Km alla cittadina slovena di Nova Gorica, dove si affronteranno nel finale alcune dolci colline.
Siamo alla prima nota dolente poiche la quindicesima tappa da Fiume Veneto ad Asiago ha un buon chilometraggio (214 Km) ma purtroppo non è molto ben disegnata. Il Monte Grappa, scalato da un versante non impossibile, difficilmente potrà influire, mentre la salita di Dori, di 2a categoria, è posta a circa 30 Km dall’arrivo, chilometri che presenterano solo qualche lieve ondulazione dell’altopiano di Asiago. Di per sé la distanza tra l’ultima salita e l’arrivo non è un male, tuttavia si tratta di un’asperità non durissima (la pendenza media è del 5,5%) e pertanto sarà difficile fare la differenza. Il timore è che tra i big ci sarà una sorta di tacito accordo per starsene buoni e che quindi la frazione si risolva in un’affare per avventurieri di giornata. In chiusura di seconda settimana, sarebbe stato lecito aspettarsi di più.
La terza settimana, invece, inizierà col botto poichè sarà in programma a questo punto il primo dei due tapponi del Giro 2025 da Piazzola del Brenta a San Valentino di Brentonico. Si tratterà certamente di un appuntamento da non perdere, la prima tappa a cinque stelle della Corsa Rosa con un dislivello importante. 200 km i chilometri da percorrere con 5 GPM, dei quali tre di prima categoria, che metteranno a dura prova gli atleti e favoriranno l’emergere delle differenze. Dopo aver scollinato i GPM della Fricca, Candriai (prima parte del Monte Bondone) e Vigo Cavedine, arriverà la parte più dura con il Santa Barbara (versante Arco, 12,8 Km all’8,3%) e l’arrivo ai 1321 metri di San Valentino (17,5 Km al 6,3% con una parte centrale di 6 Km con una pendenza media vicina al 9%). La fase più interessante sta nel fatto che la fine della discesa del Santa Barbara coincide con l’inizio della salita finale e quindi non ci sarà respiro tra le due ascese. L’attaccò potrà tranquillamente partire sul Santa Barbara, che sarà scollinato a soli 35 km dalla conclusione, e se tale eventualità troverà corpo i distacchi potrebbero farsi sentire.
Siamo alla seconda nota dolente: la tappa numero 17 da San Michele all’Adige a Bormio di 154 chilometri è disegnata maluccio. La scalata del Mortirolo, seppur affrontato dal lato meno duro, non è banale e la discesa è tecnica, tuttavia questa salita sarà preceduta solo dal facile Passo del Tonale e soprattutto, dal termine della discesa ci saranno circa 30 Km di fondovalle per andare all’arrivo, seppure intervallati da un dentello di circa 3 Km all’8%. Visto lo scarso chilometraggio della tappa, sarebbe stato certamente possibile inserire almeno un’altra salita come ad esempio Trivigno (proseguendo verso Aprica) per poi scendere su Tirano e scalare il Mortirolo da Mazzo fino all’altezza del bivio e da lì scendere a Grosio tagliando gli ultimi 3 Km di salita. Insomma le possibilità per rendere questa tappa più interessante c’erano tutte. Disegnata così pare una tappa un po’ sprecata, anche se ovviamente i corridori potrebbero interpretarla al meglio w renderla comunque spettacolare.
La Morbegno – Cesano Maderno è una tappa per velocisti con chilometraggio dilettantistico, forse come contrappasso alla frazione di 250 Km in cui andò in scena il vergognoso sciopero con i corridori che rifiutarono di correre a causa della pioggia nonostante non ricorresse alcuna ipotesi meteo estrema. La prima parte presenterà alcune asperità a quote collinari, ma gli ultimi 60 Km saranno completamente pianeggianti.
Il secondo tappone è previsto alla diciannovesima giornata di gara ed andrà in scena in Val d’Aosta con la Biella – Champoluc. Si tratterà di una tappa di 166 Km, più corta rispetto alla sedicesima ma denotata da un dislivello simile e quindi le difficoltà risultreranno più concentrate.
Anche in questo caso ci saranno 5 GPM e anche un questo caso tre saranno di 1a categoria. La prima salita, che sarà scollinata dopo 15 Km, è la più facile ma dal Km 50 iniziano i guai; in rapida successione si affronteranno il Colle di Zuccore (1623 metri, 16 Km al 7,7% con la seconda parte tutta in doppia cifra e punte al 15%) e il Col de Saint Pantaleon (1664 mt, 16 Km al 7,5%), ben conosciuto dagli appassionati che ricorderanno l’impresa di Ivan Gotti che nel 1997 attaccò su questa salita, andando a vincere a Cervinia e conquistando quella maglia rosa che riuscirà a portare fino a Milano. Seguirà, senza tratti intermedi, il Col de Joux, anch’esso per nulla facile poichè presenta 15 Km con una pendenza media del 7% fino ai 1639 metri di quota. Brevissima discesa su Brusson e inizierà l’ultima salita, meno dura delle precedenti, che nondimeno potrebbe dilatare i distacchi al termine di un tappone così duro: si tratta dell’ascesa ai 1724 metri di Antagnod, 9,5 Km al 4,5% di pendenza media, con qualche rampa in doppia cifra. A quel punto mancheranno solo 5 chilometri di strada per raggiungere il traguardo di Champoluc, a completare una tappa disegnata molto bene con tre colli duri in successione e senza respiro e un finale adatto non solo a dilatare i distacchi ma anche tale da invitare ad anticipare l’attacco.
L’ultima tappa di montagna, 203 Km da Verrès al Sestriere, presenterà gli unici over 2000 del Giro di cui il primo sarà anche la Cima Coppi, il durissimo Colle delle Finestre, con gli ultimi 8 Km di salita sterrati. La scelta di evitare altitudini elevate è stata ovviamente dettata dai problemi meteo che spesso di verificano nel mese di maggio a quote elevate. Sarebbe quantomai opportuno riportare il giro alla sua vecchia collocazione in calendario, vale a dire a cavallo tra l’ultima settimana di maggio e le prime due di giugno ma, in attesa di poter procedere in tal senso, è anche utile confrontarsi con la realtà dei fatti. La tappa ha un buon chilometraggio man almeno sino ai -45n Km non è dura. Nela prima parte si scalerà solo il Colle Lys dal facile versante settentrionale, anche se sarà necessario fare attenzione alla successiva discesa. Da Susa inizieranno gli ultimi 45 chilometri che sono ormai un classico del Giro d’Italia, propronendo l’accoppiata Colle delle Finestre (Cima Coppi a 2178 metri, 18,5 Km al 9,2% max 14%) -Sestriere (16 Km al 4%). Il Finestre, con i suoi 8 Km di sterrato e le sue pendenze severe, è una salita durissima che spesso presenta il conto sulle dolci rampe delle Sestriere, sulle quali chi ha ancora birra può fare velocità ai danni di coloro che invece si ritrovano affaticati. Tutti ricorderanno i crampi di Danilo Di Luca e la difficoltà di Gilberto Simoni nel 2005, mentre Contador nel 2015 andò in crisi in conseguenza degli attacchi di Mikel Landa (ma poi, con la sua grande classe, riuscì a salvarsi). Se i giochi non saranno ancora fatti questa tappa risulterà davvero decisiva. Chris Froome nel 2018 sfruttò questa salita per portare l’attacco decisivo alla maglia rosa in un Giro che sembrava ormai perso, ma in quel caso la tappa era disegnata diversamente.
In ogni caso, alla ventesima giornata di gara, una tappa così potrà fare davvero male alla vigilia della passerella di Roma sul circuito dei Fori imperiali, 141 Km che porteranno il chilometraggio complessivo della corsa rosa a 3413 Km.
Si tratta, a conti fatti, di un Giro disegnato bene ed equilibrato, con molte tappe intermedie nelle quali studiare modi per uscire dal registro e con due tapponi di montagna davvero duri che, nell’economia di una corsa, possono essere sufficienti. Le uniche perplessità, come si diceva in aperturaM sono sulla tappa di Asiago e su quella di Bormio ma, come spesso si ha l’occasione di ricordare, i percorsi possono offrire le occasioni ma sono poi i corridori a coglierle e a fare la corsa e i veri campioni sono capaci anche di cogliere occasioni quando esse sembrano non esserci.

Benedetto Ciccarone

Il Colle delle Finestre (www.bicidastrada.it)

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