VUELTA 2025, PERCORSO UN PO’ MONOTONO
gennaio 16, 2025
Categoria: Approfondimenti, Copertina
L’edizione numero 80 del Giro di Spagna partirà dall’Italia con tappe abbastanza interessanti, ma le ombre del resto del percorso superano le luci, moltissime tappe di montagna presentano percorso anonimo e salita finale, sono previste una orribile ed anacronistica cronosquadre e una cronometro individuale troppo corta e mal collocata.
La Vuelta 2025, come già annunciato, prenderà il via dall’Italia con tre tappe più una quarta che porterà la carovana in Francia prima del trasferimento aereo verso la penisola iberica.
Le tre tappe italiane, pur non essendo progettate per influire sulla classifica finale, sono comunque disegnate abbastanza bene nel loro complesso, mentre purtroppo, andando avanti, si incontreranno una girandola di arrivi in salita preceduti da percorsi scialbi, molte tappe avranno un chilometraggio dilettantistico e si dovrà anche affrontare una cronosquadre di 21 chilometri che andrà a favorire i team che possono permettersi di ingaggiare come gregari corridori che sarebbero capitani in tutte le altre squadre (vedi ad esempio Adam Yates, che ha fatto podio al Tour 2023 alle spalle del suo capitano Pogacar) accentuando ancor di più le differenze a favore dei più forti. Forse era meglio, in sua vece, cercare di inserire percorsi dove si potesse sparigliare le carte e ribaltare le gerarchie.
La cronometro individuale sarà alla diciottesima tappa, misurerà solo 26 Km e non sarà in grado di influire più di tanto perché le differenze che gli specialisti riescono a evidenziare nella terza settimana saranno ridotte e gran parte dei giochi potrebbero essere già fatti.
La prima tappa prenderà il via da Venaria Reale e così il Piemonte potrà vantare d’aver dato ospitalità a tutti i tre grandi giri del ciclismo mondiale. Si tratterà di frazione per velocisti di 183 Km, con arrivo a Novara. La seconda frazione, da Alba a Limone Piemonte per 157 Km, proporrà il primo arrivo in salita e, come in molte altre frazioni, la salita finale sarà preceduta da un percorso monotono e pianeggiante, anche se alla seconda tappa la scelta è abbastanza giustificata dalla necessità di fare una selezione minima, giusto per allontanare i velocisti dalle posizione di vertice. La salita verso il traguardo misura 7,5 Km, ha una pendenza media del 5,4% ed è quindi lecito aspettarsi un arrivo dei migliori abbastanza popolato.
La terza tappa, da San Maurizio Canavese a Ceres, è interessante perché presenta vari mangia e bevi lungo il percorso, mentre gli ultimi 2 km tireranno leggermente all’insù (4,2%) ma il chilometraggio dilettantistico (138 Km) rovina una frazione che tecnicamente si presentava interessante.
Con la quarta tappa la corsa si sposterà in Francia con una prova di 192 Km che scatterà da Susa per arrivare a Voiron. La prima parte presenterà le ascese di Exilles, del Monginevro e del Lautaret, che verrà scollinato al Km 78. Dopo una interminabile discesa ed alcuni chilometri di pianura, a circa 30 Km dall’arrivo ci sarà il Col de Comboire, un dentello di 1,7 Km all’8,5% che potrebbe inspirare l’azione di un fuggitivo, pur essendo piuttosto lontano dall’arrivo.
Dopo un lungo trasferimento aereo (senza riposo) si entrerà finalmente in territorio spagnolo con la cronosquadre di Figueres , lunga 20,8 Km. Non c’è bisogno di far notare che, da qualche anno, gli organizzatori sembravano aver capito che le cronosquadre andrebbero eliminate dai grandi giri, sia perché favoriscono indebitamente corridori che corrono in team danarosi (e per questo già avvantaggiati di per sé), sia perché comportano una influenza molto forte su una classifica generale individuale.
La sesta tappa, che scatterà da Olot, sarà la prima frazione di alta montagna. Manco a dirlo l’arrivo è in salita, tuttavia saranno presenti anche altre asperità lungo il percorso. I chilometri saranno 170 e l’arrivo sarà ai 1900 metri della stazione di sport invernali di Pal , nel Principato d’Andorra. La salita finale di 9,7 Km al 6,4% di pendenza sarà preceduta dalla Collada de Sentigosa in apertura, quindi dalla Collada de Toses, salita lunghissima con pendenze per nulla difficili, e dall’Alto della Comella (4,3 Km al 7,4%), collocato subito prima dell’ascesa finale, In questa tappa si potrà vedere il primo scontro tra i big, ma sarà comunque la classica frazione in cui non si capirà chi vincerà la Vuelta, mentre sarà evidente chi non avrà la possibilità di vincerla.
La seconda tappa di montagna della prima settimana prenderà le mosse da Andorra La Vella e terminerà a Cerler dopo 188 Km e quattro GPM, i primi due dei quali caratterizzati da elevato chilometraggio e basse pendenze. La salita finale, invece, procede a gradoni e presenta un tratto di quasi 4 Km al 9,2% ed un altro di 2,7 Km al 9,8%. La pendenza media totale del 5,9% è quindi conseguenza dei tratti in contropendenza che separano i tre settori in cui è divisa l’ascesa: qui le differenze tra i big potrebbero cominciare ad emergere, anche se è ancora presto per dannarsi nel tentativo di staccare gli avversari ad ogni costo.
Torneranno protagonisti i velocisti nell’ottava tappa, che da Monzón condurrà in quasi 160 Km a Saragozza, poi sarà ancora montagna, anche se la frazione numero nove sarà una di quelle che caratterizzano negativamente la Vuelta. Lunga 195 Km e abbastanza semplice, anche se molto irregolare nella prima parte, prevede la partenza da Alfaro e una salita finale molto pedalabile (13 Km al 5.1%) verso la stazione invernale di Valdezcaray : tappe come queste sono ampiamente giustificate in un grande giro, ma dovrebbero essere limitate ad una per edizione, mentre questa Vuelta ne presenta davvero troppe.
Dopo il giorno di riposa, infatti, si avrà una frazione quasi fotocopia della tappa appena disputata, con qualche anonima collina prima dell’arrivo ai 1587 metri della stazione invernale di Larra Belagua , percorsi 169 Km dal raduno di partenza di Arguedas e affrontata una salita finale che, comunque, è un più impegnativa di quella di Valdezcaray (9.4 Km al 6.4% con i primi 4 Km al 7.7%)
L’undicesima tappa è forse la meglio disegnata di tutta la Vuelta, specialmente dal punto di vista tecnico, 168 Km nei dintorni di Bilbao che ricordano molto la “Clásica” di San Sebastián. Sette i Gran Premi della Montagna inseriti nel tracciato, non impossibili ma proposti senza un attimo di respiro. Gli ultimi tre saranno strappi molto brevi ma dotati di pendenze severe, specie per quanto riguarda l’Alto de Pike Bidea (2 Km al 9,4%), che verrà scollinato a meno di 8 Km dall’arrivo e che era stato affrontato anche nel finale della prima tappa del Tour del 2023, vinta dal pocanzi citato Adam Yates. Qui c’è il terreno per cercare di progettare un’imboscata e bisognerà tenere gli occhi spalancati per non cadere in eventuali tranelli. Sull’ultimo strappo quasi sicuramente si muoveranno i big perché l’occasione per guadagnare un po’ di terreno sugli avversari è davvero ghiotta. Anche la dodicesima frazione potrebbe riservare sorprese perché presenta un terreno adatto alle fughe, nonostante sia molto breve (solo 143 Km da Laredo a Los Corrales de Buelna): il GPM di prima categoria della Collada de Brenes (6,6 Km con una pendenza media superiore all’8%) è a soli 22 Km dall’arrivo e quindi si presta ad un tentativo di attacco da lontano.
Alla tappa 13 arriva il temuto Angliru con le sue pendenze estreme e la media in doppia cifra (12.3 Km al 10.1%), sarà preceduto dagli Alti di Mozqueta e Cordal, entrambe salite di limitato chilometraggio cui fanno da contraltare pendenze medie elevate (rispettivamente 8,1% e 8,8%). E’ la tappa più lunga della Vuelta, si partirà da Cabezón de la Sal e l’unica con chilometraggio superiore ai 200 Km ed è inutile dire che sarà fondamentale per la classifica finale.
Il principato delle Asturie sarà protagonista anche il giorno successivo per un’altra frazione in montagna (Aviles – La Farrapona) che, al contrario della precedente, sarà molto breve: solo 135 chilometri ma il finale sarà molto duro con il Puerto di San Lorenzo (9,4 km 8,8% di pendenza) e l’arrivo ai laghi di Somiedo, salita molto lunga con gli ultimi 7 Km all’8,5% medio. In questa tappa si potrebbe tranquillamente provare un attacco sul San Lorenzo, tuttavia il timore della salita finale, divisa in due tronconi con il primo favorevole agli inseguimenti, potrebbe frenare gli ardori.
La seconda settimana si chiuderà con una frazione adatta alle fughe (Vegadeo – Monforte de Lemos) di 166 Km, caratterizzata da una prima parte estremamente movimentata che potrebbe favorire la formazione di un drappello di attaccanti ben assortito e una seconda parte più pianeggiante che potrebbe invece favorire il rientro del gruppo.
Dopo il giorno di riposo, si correrà una sedicesima tappa (Poio – Mos, 172 Km), simile per certi versi a quella di Bilbao, come quella punteggiata da numerose salite abbastanza brevi (salvo l’Alto de Groba di 11 km) a quote collinari. Il finale sarà in salita, 8,7 Km al 5% per raggiungere i 502 metri di quota del Castro de Herville, e bisognerà prestare particolare attenzione ai primi 3 Km, che hanno una pendenza media dell’8,6% e potrebbero quindi ispirare anche un attacco di un uomo di classifica.
La diciassettesima tappa, invece, ricalcherà un po’ il copione generale di questa Vuelta mettendone insieme tutti i difetti: tappa breve (137 Km da O Barco de Valdeorras all’Alto de El Morredero), e un percorso abbastanza anonimo, anche se vallonato, fino alla salita finale che misura 18 Km ed è abbastanza irregolare. C’è un tratto, nella parte iniziale, di 3,5 Km molto duro con una pendenza media che supera di poco il 10%. Dopo un troncone di respiro si incontrano 4,3K all’8,7% seguiti addirittura da un breve tratto in contropendenza prima dello strappo finale di 3,8 Km al 7,3% che porterà ai 1756 metri di quota dell’arrivo. La salita finale è dura ed interessante ma il resto della tappa è poca cosa e sarà piuttosto sonnacchioso.
La tappa numero 18 sarà l’unica cronometro individuale, disegnata a favore dei per specialisti, senza difficoltà altimetriche e lunga 26 Km. Nella terza settimana spesso ciò che conta maggiormente sono le energie rimaste e in genere nelle prove contro il tempo la differenza tra specialisti e scalatori non si assottiglia. Tenendo conto, quindi, del fatto che questa è l’unica cronometro individuale, la collocazione nell’ultima settimana ed il chilometraggio lasciano a desiderare.
Seguirà una tappa interlocutoria da Rueda a Guijuelo (159 km), penultima occasione per velocisti prima della passerella finale di Madrid.
Ventiquattore più tardi di disputerà la tappa regina che, chilometraggio a parte (160 Km), ha l’aspetto di un vero e proprio tappone. Cinque i Gran Premi della Montagna in menù: subito dopo la partenza da Robledo de Chavela si scalerà l’Alto de la Escondida (1262 mt, 11 Km 3,7%) seguito dal Puerto de la Paradilla (1351 mt 5,5 Km al 5,5%), dall’Alto del León a 1506 metri (7,4 Km al 7,1%) e da una prima ascensione al Puerto de Navacerrada (1850 mt, 6,9 Km al 7,6%), una delle salite storiche della Vuelta. Quella conclusiva verso la Bola del Mundo corrisponde in gran parte con precedente, che s lascerà proprio in corrispondenza del passo per intraprendere una stretta stradina lastricata in cemento che si inerpica per 3,2 Km al 12% di pendenza media, con tratti oltre il 20% per arrivare fino alla vetta più alta della Vuelta 2025, a 2254 metri di quota, dove nel 2010 Nibali vinse la sua unica Vuelta resistendo agli attacchi che Ezequiel Mosquera gli portò proprio su questa salita. Lo scalatore siciliano si staccò ma continuò a salire regolare e nel finale raggiunse lo spagnolo portando a termine vittoriosamente la corsa.
Se le tre settimane non avranno disegnato una classifica chiara potremmo rivedere un finale simile prima della passerella conclusiva, 101 Km da Alalpardo al tradizionale approdo finale in Plaza de Cibeles, al cospetto del municipio di Madrid.
Da questa carrellata pare chiaro che questo Giro di Spagna si vincerà in salita ma il timore è che la battaglia tra i big la si vedrà quasi principalmente negli ultimi chilometri dei dieci arrivi in salita previsti.
Ultima notazione: Madrid, che geograficamente è al centro della Spagna, sarà il punto più meridionale toccato dalla corsa…
Benedetto Ciccarone