TOUR DE FRANCE 2025: PARZIALE RITORNO AGLI ANNI ‘90 (E NON E’ DETTO CHE SIA UN MALE)
novembre 4, 2024
Categoria: Approfondimenti, Copertina
Svelato a Parigi un tracciato del Tour atipico rispetto a quelle delle edizioni viste negli ultimi anni e che, invece, va parzialmente a braccetto con quelle vissute negli anni ‘90, quando per vedere le prime montagne bisognava far trascorrere una settimana abbondante.
È stato presentato un Tour de France, quello dell’edizione 2025, che prevede la prima tappa di montagna alla decima giornata di gare e una cronometro alla quinta, come accadeva negli anni ‘90, quando il percorso della Grande Boucle presentava, però, una prima settimana tutta piatta, cosa che invece, per fortuna, l’anno prossimo è stata scongiurata, cercando di seminare insidie e trabocchetti nelle tappe collinose.
Naturalmente, questo rappresenta solo un elemento di un percorso che invece, per molti aspetti, rispecchia la tendenza degli ultimi anni, senza però esaspererla come accaduto nel recente passato.
Un chiaro esempio sono i chilometri a cronometro che sono sempre in numero piuttosto scars, anche se con una frazione prima dei monti , piazzata per invitare gli uomini forti contro il tempo e che devono difendersi in salita a cercare di guadagnare un tesoretto per provare a gestire gli attacchi degli scalatori sulle salite.
Ci sono solo due tappe oltre i 200 km e questo è ovviamente un elemento fortemente negativo e ricorrente nelle ultime edizioni; tuttavia va anche notato che c’è una sola tappa sotto i 150 Km ed è l’ultima di montagna, collocata quindi in un momento in cui la scarsità di energie sarà sufficiente a rendere la frazione, che prevede tante salite, comunque dura.
Il disegno complessivo ricalca un po’ quello classico del grande ricciolo, partendo da nord ovest e percorrendo quasi interamente il perimetro del paese.
Il rovescio della medaglia di questo aspetto sta nei quasi 3000 Km di trasferimenti, che non potranno essere sottovalutati perché sono elementp di stress che, nell’economia di una corsa di tre settimane, possono farsi sentire. Il problema è che la riduzione generale del chilometraggio complessivo ha come conseguenza l’impossibilità di ricoprire interamente il tracciato, obbligando quindi a numerosi spostamenti tra le località d’arrivo e quelle di partenza.
La prima settimana, pur orfana di tappe di montagna, offre diverse occasioni per finali aperti nei quali i finisseur dovranno prevedibilmente vedersela con gli uomini di classifica che, negli ultimi anni, hanno dimostrato un atteggiamento combattivo su strappi brevi e duri.
La prima tappa, disegnata in circuito attorno a Lilla, finirà quasi certamente in volata perché le tre “côtes” disseminate lungo il percorso – sia per collocazione, sia per caratteristiche – non saranno in grado di impedire ai velocisti di giocarsi la prima occasione e, di conseguenza, la conquista della prima maglia gialla.
Diverso è il discorso per la seconda tappa, la più lunga del Tour, con arrivo a Boulogne-sur-Mer dopo 212 chilometri. Nel finale sono stati, infatti, inseriti due muretti di 900 ed 800 metri con pendenze medie rispettivamente dell’11% e dell’8,8%. Dalla cima dell’ultimo strappo al traguardo ci saranno solo sei chilometri e soprattutto è possibile che l’attacco possa partire sul primo di questi muri, piazzato a 10 Km dall’arrivo: si tratta di un finale ideale per corridori esplosivi e, visto il comportamento dei tre dominatori dell’ultima edizione, è lecito aspettarsi il primo confronto tra i “big”
La terza tappa è pianeggiante e terminerà certamente allo sprint a Dunkerque, mentre la quarta, con arrivo a Rouen dopo 173 Km, presenta un finale con numerosi mangia e bevi. L’ultimo strappo di 900 metri ha una pendenza media in doppia cifra e termina a 5 chilometri dall’arrivo, ma attenzione perché le “côtes” precedenti non sono banali, specialmente quella di Belbeuf, posta a 28 chilometri dalla conclusione e lunga poco più di un chilometro ma caratterizzata da una pendenza media vicina al 10%,
Un corridore come Pogacar potrebbe tranquillamente provare un attacco e tutti sanno come è difficile chiudere su un uomo come il campione del mondo, anche quando prende pochi metri.
La quinta tappa rappresenta il primo importante spartiacque poichè si tratterà di una cronometro individuale di 33 Km per specialisti, disegna su di un percorso pianeggiante attorno a Caen. Remco Evenepoel, se sarà al meglio, dovrà cercare di guadagnare il più possibile per sperare di poter provare a resistere al ritorno dei due uomini che lo hanno preceduto quest’anno. La prova contro il tempo al quinto giorno, inoltre favorisce gli specialisti ed è una cartina di tornasole attendibile dello stato di forma dei corridori più attesa, perché a crono non si può bluffare. Forse, questa tappa poteva essere un po’ più lunga per rendere la corsa maggiormente equilibrata, visto che la seconda prova sarà una cronoscalata di 11 Km, favorevole agli scalatori più che agli specialisti del tic-tac.
Attenzione poi alla sesta tappa, di 200 Km con arrivo a Vire Normandie. Anche in questo caso il finale presenta uno strappo che porterà alla scoperto sia i finisseur esplosivi, sia gli uomini di classifica. Potrebbe essere anche un’occasione immediata per rifarsi del tempo eventualmente perduto a cronometro. La Côte de Vaudry è uno strappo di 1 Km al 7,5% posto a 5 chilometri dall’arrivo, a sua volta collocato in cima ad uno strappo di 700 metri al 9,3%. L’epilogo più probabile è la sparata finale, ma non è da escludere un tentativo sull’ultimo GPM
Anche la settima tappa prevede un finale scoppiettante, con un doppio passaggio sull’iconica salita di Mûr-de-Bretagne, che in realtà non è durissima (2,2 Km al 6,3%) ma sulla
quale nel recente passato si sono visti qualche secondo di differenza anche tra uomini di classifica.
L’ottava a la nona tappa saranno frazioni di trasferimento dedicate alla sfida tra ruote veloci, la prima con arrivo a Laval e la seconda con traguardo fissato a Châteauroux.
Nel giorno della presa della Bastiglia ci sarà la prima frazione di montagna e lo scenario sarà quello del Massiccio Centrale. Sono previsti ben 7 GPM non particolarmente duri, ma bisognerà fare attenzione perché non c’è un metro di pianura. Il finale presenta l’ascesa al Col de la Croix Saint-Robert, a quota 1450, dopo una salita di 5 Km al 6,3%. Si scollina a 10 Km dall’arrivo ma gli ultimi 3,3 saranno nuovamente in salita, stavolta all’8%, fino ai 1324 metri di Le Monte-Dore. Di norma le tappe sul Massiccio Centrale non sono durissime in senso assoluto, ma sono sempre insidiose e tecnicamente complesse. A tale proposito basti pensare al fatto che Pogacar proprio in queste zone, ha vissuto l’unica giornata di difficoltà nell’ultimo Tour de France, che pure ha dominato in lungo e in largo
Dopo il giorno di riposo, si riprenderà mercoledì 16 luglio con una tappa ad anello con partenza ed arrivo a Tolosa. Si tratta di una frazione breve, con una impressionante girandola di strappi stile mangia e bevi, saranno 7 solo negli ultimi 40 chilometri. In questa fase di pianura praticamente non ce n’è sino a 9 Km dall’arrivo e le “côtes”, pur non impossibili, renderanno difficile controllare la corsa in vista dell’ultimo strappo, che presenta 900 metri al 9,1% e termina a 9 Km dalla conclusione. Ecco un’ennesima frazione con insidie nel finale che potranno sia vedere il confronto tra gli uomini di classifica, sia comunque aumentare il logorio per le squadre che vorranno cercare di controllare, con conseguenze non trascurabili in termini di stress.
Con la dodicesima tappa inizieranno i Pirenei, che debutteranni conl l’arrivo in salita ad Hautacam dopo 181 km e aver scalato in precedenza il Soulor ed il breve Col des Bordères. Tra la cima di questa ultima salita e l’inizio della ascesa finale (13.6 Km al 7.8%) ci sono poco meno di 20 Km ed è quindi immaginabile che gli attacchi andranno in scena sull’ultima salita, anche perché questa tappa è solo l’antipasto del vero tappone. previsto quarantottore più tardi.
Tra la prima e la seconda tappa in linea sui Pirenei è stata, infatti, inserita una cronoscalata di 11 chilometri da Loudenvielle a Peyragudes. Si tratta di una salita secca, anche se i primi 4 chilometri saranno di avvicinamento. Sarà importantissima la preparazione per arrivare alla rampa di lancio già pronti a dare tutto in uno sforzo intenso. Le pendenze sono regolari (8 Km al 7.5%), ma gli ultimi mille metri sono al 13% con punte al 16% e arrivano nel finale di una frazione che richiederà ai corridori di dare tutto in un limitato lasso di tempo. Se si sbagliano i calcoli e si arriva all’ultimo chilometro in debito, le conseguenze potrebbero essere molto gravi. Si tratta di una tappa diversa da quella di 35 km che vide Pogacar strappare la vittoria del Tour al connazionale Roglic, perché la cronometro del 2020 aveva un chilometraggio triplo rispetto a quella del 2025 e un tratto di pianura abbastanza lungo prima di iniziare l’ascesa verso la Planche des Belles Filles.
Sabato 19 luglio è in programma il tappone pirenaico che si contende lo scettro di tappa regina con il tappone alpino di Courchevel. Il dislivello è tutto negli ultimi 110 Km, che prevedono i mitici colli del Tourmalet, dell’Aspin, e del Peyresourde, prima dell’ascesa finale verso Superbagnères, in una sorta di giro della morte con le salite in successione senza tratti intermedi. La fine della discesa da un colle coincide con l’inizio della salita del successivo. Questa tappa riserva numerose possibilità tattiche. L’attacco da lontano è tutt’altro che impossibile, ma anche la sfida sulla salita finale è uno scenario da prendere in considerazione. Quello che è certo è che si tratta di una tappa durissima nella quale gli uomini di classifica si daranno certamente battaglia su un terreno che potrebbe causare anche grandi distacchi. Davvero una bella tappa anche grazie al ritorno della salita di Superbagnères, che mancava al Tour da 36 anni.
Domenica 20 luglio andrà in scena la 15esima tappa da Muret a Carcassonne, adatta alle fughe da lontano. La frazione presenta una salita di 11 Km al 4,3% (Col de la Croix de Montalric) nella parte centrale, seguita poi dal Pas du Sant (3,2 Km all’8,7%). Si tratta di un terreno non impossibile ma che taglierà certamente fuori i velocisti e potrebbe anche favorire il via libera per una di quelle classiche fughe da metà Tour de France che arrivano con un quarto d’ora di vantaggio, altro punto fermo dei percorsi anni 90 che, nelle ultime edizioni, era stato messo in discussione.
Dopo il secondo giorno di riposo inizierà l’ultima settimana con un classico: tappa pianeggiante con arrivo sul gigante della Provenza, il leggendario Mont Ventoux, con l’ultimo tratto da Chalet Reynard alla vetta completamente privo di vegetazione e spesso esposto a forti raffiche di vento, come ricorda anche il nome. La sfida sarà tutta sulla salita finale, le pendenze sono molto severe (19.5 Km al 7.8%) e l’ultimo tratto scoperto aggiunge ulteriori difficoltà , specialmente in caso di vento. Ci sarà sfida a viso aperto tra gli uomini di classifica. E’ appena il caso di ricordare che nel 2021 Pogacar, che vinse quel Tour, passò un brutto quarto d’ora proprio sul Ventoux a causa di un attacco di Jonas Vingegaard, che riuscì a staccarlo, dovendo poi cedere agli ordini di scuderia, visto che in quel Tour il suo ruolo era quello di gregario di Roglic.
La tappa numero 17, con arrivo a Valence, potrebbe sia favorire una fuga, sia andare ad un velocistam ma bisognerà vedere quanti e quali sprintert saranno rimasti in gara alla vigilia delle alpi.
Il tappone alpino andrà in scena il 24 luglio, con l’aspetto di una cavalcata massacrante tra Vif e il Col de la Loze, 171 Km con tre salite lunghissime e senza soluzione di continuità . L’unico tratto tranquillo sarà quello che dalla partenza condurrà al chilometro 35, da lì in rapida successione si scaleranno il Col de Glandon (quasi 2000 metri, 21 Km al 5,1%), il Col de la Madeleine (2000 metri, 19,2 Km all’8%) e quindi il Col de la Loze (2304 metri 26 Km al 6,5%), che affrontato due volte nel recente passato, ma stavolta si salirà dal versante inedito di Courchevel, La salita più dura è la Madeleine, sulla quale umeno giovani ricorderanno la sfida epica tra Pantani e Ullrich al Tour del 1998, con il “Pirata” che ebbe anche qualche momento di difficoltà per rispondere al tedesco, che aveva il dente avvelenato dopo la crisi del giorno precedente a Les Deux Alpes che gli costò la vittoria di quel Tour de France. Oggi un attacco sulla Madeleine apparirebbe azzardato perché la cima è posta a 65 Km dalla conclusione, ma non può essere escluso, specialmente se ci sarà un uomo con un distacco consideravole da recuperare. In realtà appare più possibile una grossa scrematura per arrivare alla salita finale in pochi uomini dopo una corsa tirata. La lunghezza della salite, l’altitudine, la mancanza di tratti di recupero sono tutti fattori che rendono questa tappa durissima e allo stesso livello, se non superiore, del tappone pirenaico.
La diciannovesima tappa sarà una minifrazione di 130 Km, per fortuna l’unica di questo Tour, collocata alla fine in modo da bilanciare il ridotto chilometraggio. E’ comunque una tappa ben disegnata che arriva dopo il tappone alpino e potrà quindi esprimere le ultime sentenze. Cinque le salite previste: si parte con la Côte de Hery-sur-Ugine a quota 1004 metri (11 Km al 5%), seguita dal Col de Saisies ( 1650 mt, 13,7 Km al 6,4%) dal Col du Pré (1748 mt, 16,6 al 7,7%) e dal Cormet de Roselend a 1968 metri (5 Km al 6,3).
A questo punto ci sarà una discesa di circa 30 Km che porterà ai piedi della salita finale verso i 2052 metri di La Plagne, molto lunga (19 Km) e dotata di pendenze nient’affatto trascurabili (7,2%).
Una tappa del genere posta a fine Tour potrebbe fare comunque danni non indifferenti.
La ventesima tappa verso Pontarlier sarà interlocutoria prima della passerella parigina. Potrebbe sembrare una scelta non ottimale, tuttavia va considerato che le sedi di tappa sono spesso dettate da logiche che con lo sport non hanno nulla a che fare.
Ritornano quindi i Campi Elisi il 27 luglio per il gran finale a Parigi.
La considerazioni conclusive sono quelle di un percorso molto positivo per le tappe insidiose disseminate lungo tutta la prima parte del Tour per rendere anche la parte priva di montagne interessante, imprevedibile. accattivante ed allo stesso tempo aperta. Le frazione montane sono disegnate molto bene e sono in numero ideale. senza le esagerazioni degli anni passati.
L’unico appunto che si può fare è che tutte le tappe di montagna hanno l’arrivo in salita, mentre sarebbe stato opportuno inserirne un paio con l’arrivo in discesa, anche per offrire una varietà maggiore di possibili soluzioni.
Quanto agli aspetti negativi, va segnalata la mancanza di tappe lunghe ben oltre i 200 Km, che in un grande giro non dovrebbero mancare, e i pochi chilometri a cronometro che comunque sono ancora insufficienti, specie considerando che la seconda prova è una cronoscalata in senso classico. In questo senso forse si poteva tentare di ripristinare la cronometro del penultimo giorno, oppure allungare la prima crono portandola a una cinquantina di chilometri.
Questo semplice accorgimento avrebbe forse reso più incerta una corsa che presenta comunque un percorso con tutti i presupposti per essere spettacolare.
Benedetto Ciccarone