GIRO DEL VENETO, SUL MONTE BERICO VINCE CORBIN STRONG
La corsa veneta, una delle ultime corse di una stagione oramai agli sgoccioli, termina sulla rampa del Monte Berico, alle porte di Vicenza, dove piazza l’assolo vincente il neozelandese Corbin Strong
Da sempre c’è aria di smobilitazione una volta corso il Lombardia. Le poche corse che ancora rimangono in calendario vedono ai nastri di partenza una lunga fila di seconde leve, alla disperata ricerca di un successo che consenta loro di chiudere la stagione con un risultato apprezzabile. Il Giro del Veneto, corsa antica quanto il Giro d’Italia e con tutti i più forti corridori italiani tra i suoi vincitori (tranne Bartali e Gimondi), è decaduto dopo lo spostamento a ottobre (prima si correva tra fine agosto e inizio settembre), peraltro arrivato dopo molti anni in cui neanche si era più disputato e sembrava ormai tristemente avviato al “Cimitero delle Classiche”, ogni anno sempre più colmo di gare un tempo famose e molto ambite.
Quest’anno i chilometri da percorrere sono 165, di cui la seconda metà in un circuito di 15 chilometri da percorrere 5 volte e che presenta due piccole salite nei pressi di Vicenza, dove si trova il traguardo conclusivo. All’inizio del circuito, subito dopo la linea di arrivo, si deve raggiungere il Santuario di Monte Berico (1 km al 7%), e dopo qualche saliscendi arriva l’ascesa di Torri di Arcugnano, 1000 metri al 4%. La prima metà della gara è praticamente pianeggiante, tranne che per una leggera ascesa al 60esimo chilometro, il Monte del Roccolo (5 km al 4%). Ci aspetta un arrivo in volata? Se così fosse, il naturale favorito sarebbe il forte velocista australiano Kaden Groves (Alpecin – Deceuninck), quest’anno (e l’anno scorso) vincitore della classifica a punti della Vuelta. Se invece Groves non arrivasse coi primi il favorito d’obbligo sarebbe lo svizzero Marc Hirschi (UAE Team Emirates), che nella seconda parte di stagione ha vinto quasi tutte le corse alle quali non era presente Tadej Pogacar, ultima la Coppa Agostoni 10 giorni fa. Da non sottovalutare il nostro Diego Ulissi (UAE Team Emirates), il neozelandese Corbin Strong (Israel – Premier Tech), secondo pochi giorni fa nel Gran Piemonte, e il danese Magnus Cort (Uno-X Mobility), in agosto vincitore della Arctic Race of Norway.
Si parte alle 12.40; non fa freddo, ma piove e la solita fuga da lontano tarda a partire. Dopo 10 chilometri, ad ogni modo, si ritrovano in testa sette gregari di buona volontà e tra questi c’è il nostro Lorenzo Milesi (Movistar Team), l’anno scorso campione del mondo a cronometro U23, che purtroppo dovrà presto ritirarsi in seguito a una caduta. La corsa prosegue tranquilla, senza particolari sussulti e senza che i fuggitivi prendano un grande vantaggio, sino al circuito conclusivo: è nel corso del terzo giro che il gruppo rientra sui superstiti della fuga, ormai rimasti in quattro. Si scatena a questo punto la più classica delle bagarre, con molti corridori tra i favoriti che si lanciano in continui attacchi che sfilacciano il gruppo senza mai risultare decisivi. Tra i più attivi ci sono molti corridori della UAE, fra i quali il forte australiano Jay Vine (quest’anno primo degli scalatori alla Vuelta), Ulissi e lo stesso Hirschi. Finalmente, sotto la spinta dello svizzero, un gruppetto di una ventina di corridori, con al suo interno molti dei favoriti, riesce a staccarsi una volta per tutte dal resto del gruppo sulla penultima ascesa al Monte Berico. Poco dopo tenta la fuga solitaria, con buona convinzione, il nostro Gianluca Brambilla (Q36.5 Pro Cycling Team), che però viene ripreso sull’ultima ascesa del Monte Berico; nell’ultimo giro ci provano anche, con sempre minore convinzione, dapprima Hirschi e il francese Romain Grégoire (Groupama – FDJ), battuto proprio dallo svizzero nella Coppa Agostoni e, a pochi chilometri dall’arrivo, il nostro Giulio Pellizzari (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè). Il giovane italiano, che al secondo anno tra i professionisti si è messo in luce al Giro e in diverse corse a tappe minori, resiste sin quasi all’ultimo chilometro nonostante un vantaggio che rimane sempre di pochi metri. A questo punto il gruppetto lancia la volata, un po’ anomala perché la strada è in salita, leggera ma lunga circa 500 metri: le energie dei corridori sono al lumicino e, più che ad una volata, si assiste ad un forcing in cui a vincere è l’ultimo a cedere. Si tratta di Strong, che conferma uno stato di forma davvero eccellente e precede senza troppi sforzi il belga Xandro Meurisse (Alpecin – Deceuninck), che aveva vinto questa corsa 3 anni fa, alla ripartenza dopo i lunghi anni passati nell’anticamera del cimitero, e poi Grégoire, che pure conferma il suo ottimo stato di forma. Sembra in calo quella di Hirschi che, nonostante abbia cercato in tutti i modi di reggere il forcing conclusivo, arriva solo quinto, preceduto anche dal giovane Davide De Pretto (Team Jayco AlUla), primo degli italiani. Ventesimo Cort, 28esimo Ulissi. Groves, che non ha retto gli strappi del circuito finale, è fra i ritirati.
Andrea Carta