POWLESS RESISTE, IL GRAN PIEMONTE È A STELLE E STRISCE

ottobre 10, 2024
Categoria: Copertina, News

Sembrava destinato ad essere riacciuffato a pochi passi dal traguardo. Invece lo statunitense Powless si è dimostrato più forte del suo cognome (letterlamente “impotente”), è riuscito a resistere al ritorno del gruppo inseguitore e far suo il Gran Piemonte.

C’era una volta il Giro del Piemonte, gara quasi leggendaria la cui prima edizione si è svolta nel 1906, ancora prima che nascesse il Giro d’Italia, e che ha dato origine al mito del “Diavolo Rosso”, quel Giovanni Gerbi cantato da Paolo Conte e che ha vinto le sue prime tre edizioni. Ma nel palmares di questa corsa compaiono nomi davvero illustri, il meglio del ciclismo italiano con la curiosa eccezione di Coppi (che pure era piemontese) e con Magni che l’ha vinta al primo ed ultimo anno da professionista, a ben 14 anni di distanza. Tra gli stranieri, oltre al solito Merckx, spiccano i nomi di Altig, De Vlaeminck, Adrie van der Poel (padre di Mathieu), Breukink, Virenque, Gilbert e Bernal. L’anno scorso ha vinto il nostro Andrea Bagioli, ormai più famoso per il suo tentativo di seguire Pogacar al Mondiale di Zurigo che per i suoi meriti ciclistici; tuttavia quest’anno Bagioli è assente e i nostri colori sono difesi da Diego Ulissi (UAE Team Emirates), Alberto Bettiol (Astana Qazaqstan Team), Giulio Ciccone (Lidl – Trek) e Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), che da oltre tre mesi, dal Giro d’Austria, non ottiene risultati di rilevo nelle prove su strada che non siano a cronometro. Tra gli stranieri che aspirano al successo da segnalare almeno il belga Stan Van Tricht (Alpecin – Deceuninck), che ha appena vinto la Coppa Bernocchi, lo sloveno Matej Mohorič (Bahrain – Victorious, una Sanremo nel suo palmares), l’americano Neilson Powless (EF Education – EasyPost, quarto alla Coppa Bernocchi), l’inglese Thomas Pidcock (INEOS Grenadiers, grande passista e quest’anno vincitore dell’Amstel), lo spagnolo Alex Aranburu (Movistar Team, terzo alla Coppa Bernocchi), l’australiano Kaden Groves (Alpecin – Deceuninck, forte velocista e quest’anno vincitore della classifica a punti alla Vuelta), il giovane svizzero Jan Christen (UAE Team Emirates, quarto ai Mondiali U23) e l’eterno francese Romain Bardet (Team Dsm-Firmenich PostNL, due podi al Tour).
La corsa, che dal 2009 si chiama “Gran Piemonte” e quest’anno è lunga 182 chilometri, prende il via alle 12.25 dal paese di Valdengo, in provincia di Biella, per arrivare a Borgomanero, in provincia di Novara, dopo aver lambito le Alpi nei pressi del lago d’Orta: è in questa zona che si trova la salita che potrebbe decidere la gara, il Passo della Colma, quasi 9 chilometri con pendenza media del 5,5% e un tratto finale sopra il 12%. Il passo, situato a quasi 1000 metri sul livello del mare, è però molto lontano dal traguardo (62 Km) e difficilmente un corridore che non si chiami Tadej Pogacar avrebbe chance realistiche di resistere ad un lungo inseguimento, a meno che non succeda qualcosa anche sui due strappi successivi, peraltro non molto impegnativi, le salite della Cremosina (5 Km al 3%) e di Traversagna (3 Km al 4%). Ad ogni modo il tempo è – finalmente! – buono anche se freddo, e quindi parte la solita fuga da lontano, con quattro gregari di buone speranze tra cui il nostro Luca Colnaghi (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), che dopo qualche buon risultato da dilettante non si è ancora fatto notare fra i professionisti (è al suo terzo anno). Il gruppo, come sempre in questi casi, sonnecchia e lascia che i fuggitivi prendano un vantaggio abissale, in certi momenti vicino ai 7 minuti. Dopo oltre due ore di gara a buona andatura inizia la salita della Colma e il vantaggio dei fuggitivi, che sulle prime rampe è ancora sui 4 minuti, si riduce rapidamente mentre il gruppo perde pezzi (fra questi Ganna, che presto abbandonerà). Anche il tempo inizia a guastarsi e i fuggitivi si frazionano finché in testa non rimangono i soli Nickolas Zukowsky (Team Dsm-Girmenich PostNL, campione canadese l’anno scorso) e Francisco Muñoz (Team Polti Kometa). In cima al passo i due mantengono un minuto circa di vantaggio sugli ex compagni di fuga, a loro volta tallonati dal gruppo che sulle ultime rampe della salita si è frazionato. Molti dei favoriti, e fra questi c’è il nostro Ciccone, sono nelle posizioni di testa. Nella discesa della Colma i migliori si avvantaggiano progressivamente sul resto del gruppo e sulla salita della Cremosina si riportano sui fuggitivi. Rimangono quindi al comando una ventina di corridori, fra cui Ciccone, Powless, Aranburu, Pidcock, Mohorič e Bardet. Verso la cima della Cremosina, col tempo che migliora nuovamente, parte deciso Powless, che sulla discesa successiva arriva a guadagnare una 30ina di secondi, mentre da dietro molti corridori rientrano alla spicciolata sul gruppo dei migliori, che a poco a poco si ingrossa sino a raggiungere una cinquantina di unità. Quando inizia l’ultima salita, quella di Traversagna, Powless ha raggiunto un vantaggio superiore ai 40 secondi e inizia coltivare sogni proibiti: in cima, a 24 chilometri dall’arrivo, il vantaggio è però sceso a 20 secondi. Gli inseguitori, paradossalmente troppi per riuscire a organizzarsi a dovere e portare a termine la rincorsa, iniziano a guardarsi in faccia e Powless torna a guadagnare nel tratto in pianura, sino ad arrivare ad avere 33 secondi di vantaggio al passaggio da Borgomanero, dove inizia un breve circuito prima del traguardo finale, al quale mancano 11 chilometri). Il nostro Ciccone, sino a quel momento sempre fra i primi, cade rovinosamente poco prima di entrare nel circuito e, pur rialzandosi, rimane tagliato fuori dalle prime posizioni, arrivando in coda al gruppo. A 7 chilometri dall’arrivo a Powless restano 15 secondi e l’americano pare spacciato; ma ai meno 5 nulla è cambiato e ai meno 4 il suo vantaggio è persino risalito a 18 secondi. La speranza cresce e a 3 chilometri dalla fine, col vantaggio immutato, il finale si annuncia al cardiopalmo. Ai meno 2 chilometri Powless ha ancora 16 secondi: è ormai impossibile non tifare per l’uomo solo al comando, anche quando non è Pogacar! All’ultimo chilometro, incredibile ma vero, i secondi di vantaggio sono tornati18, ai meno 500 metri sono ancora una quindicina con l’americano, stremato dallo sforzo disperato, che sembra rallentare mentre dietro il gruppo aumenta la velocità. Ai 200 metri si rialza, sembra quasi fermarsi, e invece esulta e vince, con l’inerzia che lo porta oltre la linea di arrivo con appena 5 secondi di vantaggio; alle sue spalle l’inutile volata viene vinta dal giovane neozelandese Corbin Strong (Israel – Premier Tech) mentre terzo arriva, come nella Coppa Bernocchi, Aranburu. Powless non sarà Pogacar e questa è solo la sua quinta vittoria da professionista, ma è senza dubbio la più bella e la più esaltante della sua carriera. Degnamente, ormai possiamo dirlo, scrive il suo nome accanto ai grandi del passato. Peccato per i nostri, ancora una volta assenti e con Ciccone caduto quando sembrava avere buone chance; il migliore italiano è stato Filippo Magli (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), quarto. Van Tricht arriva tra gli ultimi; tra i ritirati più illustri, insieme a Ganna, c’è da segnalare anche Christen.

Andrea Carta

Il Gran Piemonte parla americano con la vittoria di Nelson Powless (foto Gran Piemonte/LaPresse)

Il Gran Piemonte parla americano con la vittoria di Nelson Powless (foto Gran Piemonte/LaPresse)

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