BIS DI CASTRILLO SUL CUITU NEGRU. ROGLIC ROSICCHIA ALTRI SECONDI A O’CONNOR CHE RESTA LEADER

settembre 1, 2024
Categoria: News

Pablo Castrillo c’ha preso gusto. Dopo la bella vittoria ottenuta pochi giorni fa a Manzaneda, il giovane corridore in forza all’Equipo Kern Pharma, ha ottenuto oggi un’altra vittoria, stavolta ancora più spettacolare e sorprendente. In cima alle durissime rampe che portavano al Cuitu Negru, l’aragonese è riuscito ad avere la meglio su Alexander Vlasov (RedBull-Bora-Hansgrohe), e Pavel Sivakov (UAE Team Emirates), ultimi superstiti di una fuga partita da lontano. La lotta per la maglia roja ha visto Enric Mas (Movistar Team) e Primoz Roglic (RedBull-Bora-Hansgrohe) rosicchiare altri 38″ al leader Ben O’Connor (Decathlon-Ag2r La Mondiale). Lo sloveno al termine della frazione è stato poi penalizzato di 20″ per aver usufruito a lungo della scia dell’ammiraglia dopo un cambio di bici. O’Connor resta quindi leader con 1′03″ su Roglic e 2′23″ su Mas.

La 15a tappa della Vuelta proponeva il durissimo arrivo in salita in cima al Cuitu Negru, sede d’arrivo della corsa iberica per la seconda volta dopo il 2012 (vittoria di Dario Cataldo). La frazione, lunga appena 143 km, prevedeva la partenza dalla cittadina di Infiesto e altri 3 gpm oltre alla salita finale. I primi 30 km erano sostanzialmente piatti, quindi i corridori erano chiamati ad affrontare per la prima volta l’Alto de la Colladiella (6,5 km al 8%) al km 37,5, classificato come gpm di 1a categoria. Dopo un tratto molto semplice, al km 65 era posto l’Alto de Santo Emiliano (5,6 km al 4,9%) e quindi, al km 88 nuovamente l’Alto de la Colladiella, sempre dallo stesso versante. Infine, un lungo tratto quasi totalmente pianeggiante anticipava la terribile salita finale, lunga ben 18,9 km e con una pendenza media (7,1%) che tradiva la reale durezza dell’ascesa vista la presenza di pendenze che arrivavano fino al 24%. Particolarmente duri erano gli ultimi 3 km, costantemente al di sopra del 10%.

La lotta per entrare nella fuga di giornata sono iniziati sin dal via, con Txomin Juaristi (Euskaltel-Euskadi) e Kasper Asgreen (Soudal-Quick Step) tra i primi a provarci. Dopo una dozzina di km si è formato un primo gruppo di attaccanti, composto da Jay Vine (UAE Team Emirates), il già citato Asgreen, Marco Frigo e Riley Sheehan (Israel-Premier Tech), Jonas Gregaard (Lotto-Dstny), Thomas Champion (Cofidis), Pablo Castrillo e Juan Antonio Soto (Equipo Kern Pharma). Gli attacchi in testa al gruppo principale non si sono però fermati e poco dopo in testa al gruppo è rientrato anche Max Poole (Team DSM-Firmenich-PostNL). Al primo passaggio sull’Alto de la Colladiella la corsa è ulteriormente esplosa grazie all’ennesimo attacco di Marc Soler (UAE Team Emirates) seguito da Michael Woods (Israel-PremierTech) e a cui si sono poi accodati anche Adam Yates (UAE Team Emirates), Dani Martinez (Red Bull-Bora-Hansgrohe), Valentin Paret-Peintre (Decathlon AG2R La Mondiale) e Mattia Cattaneo (Soudal-Quick Step).

Lungo la successiva discesa nel gruppo dei big è tornata la quiete, che però si è prontamente interrotta sul 2° gpm di giornata l’Alto de Santo Emiliano. Proprio lungo tale ascesa la fuga di giornata, composta da ben 21 uomini, ha preso definitivamente forma. A comporre il corposo gruppo di testa erano: Lorenzo Fortunato (Astana Qazaqstan Team), Jack Haig (Bahrain-Victorius), Ion Izagirre (Cofidis), Bruno Armirail e Valentin Paret-Peintre (Decathlon-Ag2r La Mondiale), Stefan Kung e Quentin Pacher (Groupama-FDJ), Oscar Rodriguez (INEOS Grenadiers), Louis Meintjes (Intermarchè-Wanty), Riley Sheehan, Marco Frigo e George Bennett (Israel-Premier Tech), Jonas Gregaard (Lotto-Dstny), Oier Lazkano (Movistar Team), Alexander Vlasov e Daniel Martinez (RedBull-Bora-Hansgrohe), Jay Vine, Pavel Sivakov e Marc Soler (UAE Team Emirates) Steven Kruijswijk (Visma-Lease a Bike) e Pablo Castrillo (Equipo Kern Pharma).

Il drappello dei fuggitivi è stato a lungo tirato dagli uomini della UAE, con Marc Soler molto attivo nella prima fase della fuga, mentre in testa al plotone vi erano gli uomini della Soudal (occasionalmente chiamata T-Rex nel corso della Vuelta) che hanno scandito a lungo il ritmo per il capitano Mikel Landa. Una volta arrivati al secondo passaggio sull’Alto de la Colladiella, Soler si è fatto da parte lasciando le redini della fuga nelle mani, anzi nelle gambe, di Jay Vine che ha imposto un ritmo decisamente elevato. L’andatura dell’Australiano ha letteralmente sgranato il gruppetto di testa che allo scollinamento era composto ormai solo da Vine, Sivakov, Pacher, Kung, Castrillo, Vlasov e Armirail. I 7 battistrada a questo punto avevano un vantaggio di circa 2′40″ su gruppo della maglia roja.

Ai -23, Roglic è stato protagonista di un cambio di bici in vista della salita finale: lo sloveno ha scelto di affrontare gli ultimi km con un monocorona e ruote a basso profilo. L’operazione di rientro nel gruppo ha però richiamato l’attenzione della giuria vista il prolungato dietro-macchina effettuato da Roglic e dai compagni di squadra. La manovra è costata cara allo sloveno visto che nel post-tappa è statao sanzionato con 20″ di penalità.

Si è così giunti alla salita finale, imboccata dai fuggitivi con poco più di 3′ sul gruppo. Sulle prime rampe si è immediatamente fatto da parte un esausto Vine, imitato poco dopo da Kung (-15,5), Pacher (-14,5) e Armirail. Davanti è così rimasto un terzetto formato da Sivakov, Vlasov e Castrillo con il francese di origine russa che si è sobbarcato tutto il lavoro. Nel gruppo invece, una volta esauirto il lavoro di Louis Vervaeke e James Shaw, sono entrati in azione nell’ordine Mauri Vansevenant, William Junior Lecerf e soprattutto di Mattia Cattaneo, tutti a supporto del capitano Mikel Landa. Ai -6 Cattaneo si è fatto da parte, lasciando spazio ad un timido quanto inefficace tentativo del Basco che non ha però fatto nessuna differenza. In testa al gruppetto dei big si è quindi posto Florian Lipowitz (RedBull-Bora-Hansgrohe) che ha tirato per i successivi 3 km.

Ai -3, proprio dove le rampe della salita finale diventavano infernali, la corsa è letteralmente esplosa: davanti Castrillo è immediatamente scattato lasciando sul posto Sivakov e Vlasov. Dietro invece, una volta spostatosi Lipowitz, è partito Roglic. Castrillo è riuscito rapidamente a guadagnare una dozzina di secondi sui due inseguitori e ha gestito il gap fino all’ultimo km. A quel punto dalla nebbia è spuntata la sagoma di Vlasov che ha poi raggiunto l’iberico ai -800. Dietro invece, Mas è riuscito a rientrare su Roglic e a staccarlo leggermente nei metri successivi. Poco più in là O’Connor saliva del suo passo cercando di limitare i danni.
Davanti la nuova coppia formata da Castrillo e Vlasov ha proseguito insieme fino ai -400 quando lo spagnolo ha lanciato un nuovo attacco al quale il russo non ha saputo reagire. Castrillo si è così lanciato verso un clamoroso quanto meritato bis dopo la vittoria ottenuta appena 4 giorni fa a Manzanada. Dietro di lui, staccato di 12″ Vlasov, mentre Sivakov si è dovuto accontentare del terzo posto di giornata, staccato di 31″. Alle loro spalle è invece giunta la coppia formata da Mas e Roglic (a 1′04″), quindi un ottimo Skjelmose (Lidl-Trek) a 1′09″. Seguono Richard Carapaz (EF Education-EasyPost) a 1′13″, Sepp Kuss (Visma-Lease a Bike) a 1′22″ e un deludentissimo Mikel Landa a 1′27″. Chiude la top ten di giornata David Gaudu (Groupama-FDJ) giunto ad 1′37″.

Come già anticipato, Roglic ha poi subito una penalizzazione di 20″ a causa della scia prolungata della sua ammiraglia usufruita dopo il cambio di bici.

La nuova classifica, alla vigilia del secondo giorno di riposo, vede O’Connor sempre primo con 1′03″ su Roglic, 2′23″ su Enric Mas, 2′44″ su Carapaz e 3′05″ su Mikel Landa.

Pierpaolo Gnisci

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