FOTOFINISH D’ALTURA ALLA VUELTA, ROGLIC DOMA IL PICO VILLUERCAS ED È GIÀ MAGLIA ROJA

agosto 20, 2024
Categoria: News

Alla prima occasione utile il grande favorito per la vittoria finale, lo sloveno Primoz Roglic, si issa al vertice della classifica generale imponendosi al termine dell’irta ascesa al Pico Villuercas.

Il cielo è terso, senza una nuvola e col sole che picchia feroce (più di 35 gradi) quando la quarta tappa della Vuelta prende il via, finalmente da una località spagnola dopo tre giorni passati in Portogallo. Stamattina la corsa ci offre una classifica che ancora rispecchia quella della cronometro di Lisbona, con qualche modifica dovuta agli abbuoni delle ultime volate: Wout van Aert è quindi in maglia rossa. Il campione belga, la cui stagione è stata sino ad oggi un fallimento quasi totale, complice una disastrosa caduta a fine marzo dalla quale ha stentato a riprendersi, sembra aver ritrovato la forma migliore e, anche se non è considerato tra i protagonisti dell’impegnativo arrivo in salita di oggi, c’è molta curiosità riguardo alle sue ambizioni e alle sue reali possibilità.
Si parte alle 13.30 (ora italiana): inizialmente tutto procede secondo copione, con un primo gruppetto di attaccanti (fra cui Joshua Tarling) che prende il largo dopo la partenza ma si sfalda sul primo GPM di giornata, il Puerto de Cabezabellosa (2° categoria, 9 chilometri tra il 5 e il 6%, salita molto regolare). I pochi rimasti si disputano lo sprint, vinto dal belga Sylvain Moniquet della Lotto davanti al nostro Filippo Zana; con loro gli spagnoli Castrillo e Bizkarra e soprattutto l’esperto passista (quest’anno campione nazionale di Francia a cronometro) Bruno Armirail. Il gruppo lascia fare e al 40esimo chilometro inizia la prima salita davvero impegnativa: l’Alto de Piornal, 1° categoria, pendenze sempre tra il 5 e il 6%, regolari, ma una lunghezza di quasi 14 chilometri. Nonostante queste terribili premesse, attaccanti e inseguitori procedono senza spingere più di tanto, con i primi che in cima replicano la volata precedente: primo Moniquet, secondo Zana. Il gruppo, praticamente compatto, segue a tre minuti e mezzo.
Inizia una discesa lunga, tranquilla, non ripida né tecnica, quasi un’oasi di pace nel ciclismo moderno, funestato spesso da cadute a volte fatali. L’Estremadura, la regione in cui si corre interamente la tappa odierna, si apre offrendo ai corridori i suoi boschi e le sue colline, meno aspre e meno aride di quelle che caratterizzano la “meseta” della Spagna centrale. L’Estremadura è la regione più interna del paese e può essere considerata, a seconda dei punti di vista, la zona meno sviluppata o quella più selvaggia e interessante dal punto di vista naturalistico, con una densità di abitanti di soli 25/Kmq (la più bassa della Spagna) e i suoi parchi naturali (il Monfrague soprattutto) dove abbonda l’avifauna. Se i fuggitivi pensano a godersi il panorama e a risparmiare energie in vista del lungo tratto pianeggiante che li porterà verso il terzo GPM della giornata, nel gruppo inizia a darsi da fare la Bora, cosa che potrebbe indicare qualche velleità da parte di Primoz Roglic, d’altronde già adesso primo in classifica tra i molti aspiranti alla vittoria finale (è settimo, a 30 secondi da Van Aert, con Joao Almeida poco più indietro). A Jaraiz de la Vera il gruppo ha ripreso un minuto ai fuggitivi; al passaggio sul fiume Tietar, in fondo alla discesa, il loro vantaggio è sceso ancora ed è adesso di soli due minuti.
I boschi lasciano il passo a una pianura desolata, dalla quale spuntano radi alberi ingialliti; se non fosse per l’antropizzazione sempre presente, con case e campi coltivati che si alternano agli alberi, potremmo dire di essere nella savana: non ci sono forse adesso 40 gradi, per la gioia dei corridori? È invece questo il parco del Monfrague, quanto meno la sua parte più bassa. Per decine di chilometri fuggitivi e gruppo, sempre trainato dalla Bora di Roglic, procedono alla stessa andatura; poi, finalmente, l’elicottero inquadra il bacino di Arrocampo, che una diga separa dal fiume Tago: è qui che inizia la salita verso il terzo GPM, il Puerto de Miravete, dopo il passaggio sul rinascimentale ponte di Almaraz. Sono 8 chilometri al 4%, che non decideranno nulla, ma potrebbero riportare il gruppo sui fuggitivi. A condizione, naturalmente, che la Bora o un’altra squadra si mettesse a tirare seriamente; ma pur mantenendo la testa del gruppo quelli della Bora sembrano invece tirare i proverbiali remi in barca, almeno per il momento, mentre i fuggitivi si danno cambi regolari in attesa del terzo sprint di giornata. Qui, infine, qualcosa cambia: Armirail scatta e passa per primo, mentre dietro Zana e Moniquet invertono le posizioni. Il gruppo, che è salito ad andatura cicloturistica ed è ancora compatto, passa a 3 minuti. A questo punto è bene far notare che da tempo Armirail è anche il nuovo leader della classifica generale, ovviamente virtuale, ed anche Zana e Castrillo non sono messi affatto male. Sarà da vedere se sull’ultima salita, davvero impegnativa, i favoriti si muoveranno con decisione o, come succedeva talvolta in altri tempi, la fuga diventerà una “fuga bidone”, con un outsider che alla fine prenderà la maglia rossa.
Passato il Miravete la corsa si snoda lungo un altopiano con molti saliscendi, nella parte orientale del Monfrague a circa 500 metri di altezza; la pianura è un po’ più verde, pur con meno alberi, la temperatura appena più bassa. I corridori ritrovano qualche energia: a 39 chilometri dal traguardo Armirail, che forse spera davvero di prendersi la maglia rossa, lascia i compagni di fuga e cerca di involarsi verso la vittoria, raggiunto quasi subito da Castrillo, ma non dagli altri fuggitivi, che finiscono per demoralizzarsi ed essere ripresi dal gruppo, che, tirato con più decisione dalla Bora, si porta a due minuti dai due superstiti. A tirare sono adesso Nico Denz e Patrick Gamper (due gregari comunque non digiuni di vittorie importanti), con gli uomini più forti che vengono probabilmente risparmiati per la salita conclusiva. Dietro di loro si intravedono gli uomini della Visma, con Van Aert in prima fila: che il campione belga voglia davvero difendere il primato in classifica?
A 20 chilometri dalla fine si arriva a Retamosa e si esce dal Monfrague; il gruppo è sempre a 2 minuti, mentre Armirail continua a darsi da fare, con Castrillo che gli dà cambi regolari. I corridori entrano nelle cosiddette “gole” del fiume Almonte, in realtà una normale vallata circondata da vere montagne: è appunto su una di queste che la tappa andrà a terminare, sul Pico Villuercas, GPM di prima categoria lungo ben 14 chilometri, di cui gli ultimi 5 veramente duri, con un lungo tratto molto sopra il 10% (sino al 20%) e un finale comunque impegnativo, al 6-7%. A Roturas inizia la salita, il gruppo si porta ad un minuto e mezzo dai due battistrada e già ai -13 dal traguardo arriva il primo verdetto: Van Aert si stacca e lascia i gradi di capitano della Visma a Sepp Kuss; probabilmente il suo obiettivo diventa adesso la classifica a punti.
La salita, inizialmente, non è dura, e tutti sembrano tenere: il gruppo è ancora composto da 50 o 60 corridori, il ritmo non è indiavolato, e ancora a 10 chilometri dall’arrivo Armirail e Castrillo mantengono un minuto e 15 secondi di vantaggio. Nonostante i corridori della Bora, presto affiancati da quelli dell’UAE, continuino a mantenere la testa del gruppo, questo si allarga, con i favoriti che si guardano e nessuno che scatta. Lo spettro di Campo Imperatore aleggia, anche se le condizioni meteo – che di certo hanno il loro peso in questo temporeggiare – sono ben diverse. Ai 9 chilometri si entra nel paese di Navezuelas, col vantaggio dei due fuggitivi che si mantiene sopra al minuto. Si fosse in pianura, forse… ma non siamo in pianura, e mentre i corridori della Bora, che molto hanno lavorato, spariscono ad uno ad uno, quelli della UAE si portano in testa al gruppo: prima Soler, dopo Sivakov. I 50 uomini perdono pezzi, diventano 40, poi 30; Armirail e Castrillo mantengono 20 secondi ai -6, circa 15 ai -5, quando il percorso della tappa lascia la vallata e si inerpica verso il Pico Villuercas: qui inizia la parte durissima della salita, oltretutto resa ancora più difficile da una strada cementata, non asfaltata, e non molto larga. In compenso i tifosi, peraltro non molti, rimangono tranquilli sui lati della strada, diversamente da quanto siamo ormai abituati a vedere, da troppi anni a questa parte, negli altri Grandi Giri.
Inizia il tratto duro ed è Pavel Sivakov – non certo tra i grandi favoriti – ad allungare: i due fuggitivi vengono ripresi in meno di 500 metri. Arriveranno, Armirail a 3 minuti e mezzo, Castrillo, esausto e demoralizzato, a quasi 8. Sotto la spinta di Sivakov, poi affiancato dallo stesso Roglic, il gruppo prima si allunga e poi si frantuma in più tronconi, senza che nessuno dei favoriti abbia un vero cedimento: chi ha avuto l’accortezza di restare davanti se la gode (pendenze permettendo), chi si è fatto sorprendere deve inseguire. Arrivati ai -4 parte, con sorpresa di tutti, l’austriaco Felix Gall, uno che già vanta un ottavo e un quattordicesimo posto al Tour de France, ma che nessuno vedrebbe mai sul podio di un Grande Giro. Che sia questa la volta buona? Dietro Sivakov e Roglic si intravedono, ancora tutti insieme, Kuss, Carapaz, Almeida, Mas, Rodriguez e il sorprendente belga Van Eetvelt. Simon Yates, tra i grandi favoriti, ha ceduto; anche Tiberi è più indietro.
Poi, ad uno ad uno, tutti si staccano: in testa rimangono Roglic, Mas e Van Eetvelt; mentre la strada sale ripidissima tra boschi finalmente montagnosi, e con qualche tornante da grande salita, Gall inizia ad accusare la fatica finché, quando mancano ancora 700 metri all’inizio del tratto meno ripido, viene ripreso dal terzetto di inseguitori. I quattro rimangono insieme; nessuno prova ad accelerare, mentre dietro Almeida, Kuss, Carapaz, Rodriguez e Sivakov cercano di non farsi staccare. Ai -2 la strada spiana, si allarga e ritorna asfaltata; questo facilita il rientro di Almeida, che salva Gall che stava per perdere le ruote degli altri e – ennesima sorpresa di giornata – fa comparire dal nulla lo sconosciuto italo-americano Matthew Riccitello, al secondo anno da professionista e che sinora non si era mai fatto notare. Cedono invece Kuss e Carapaz, mentre anche Landa e Tiberi si avvicinano, col primo che con uno sforzo supremo riesce ad agganciare i primi a 700 metri dall’arrivo, sia pure faticando a tenerne le ruote. Ma poi, con uno scatto d’orgoglio, è proprio lui a partire ai 300 metri, quando tutti iniziano a guardarsi; subito stoppato da Van Eetvelt, arriverà in coda al gruppetto. Ma il belga, sullo slancio, insiste, insiste… finché da dietro arriva Roglic e lo beffa proprio sul traguardo, in una volata da fotofinish! Terzo Almeida, poi Mas, Gall, Riccitello e Landa. Le esitazioni finali favoriscono qualche altro corridore, come l’ottimo Tiberi, che nonostante si sia visto poco guadagna un ottimo ottavo posto a soli 18 secondi, e come anche Kuss, che limita i danni a 28 secondi. Affondano invece Carapaz e Yates, che arrivano insieme a circa un minuto e mezzo. Buona anche la prova del nostro Fortunato, 13esimo.
In classifica Roglic è ovviamente primo; Van Eetvelt, che nel prologo era andato abbastanza piano, è solo quinto. Secondo è Almeida ad 8 secondi, terzo il solido Mas a 32″, quarto il nostro Tiberi, che conferma le ambizioni con cui è venuto in Spagna, anche se la strada per Madrid è ancora molto lunga. Dei grandi favoriti Landa è nono, ad un minuto, Kuss 13esimo, Rodriguez 18esimo, Carapaz 26esimo, Uijtdebroeks 30esimo, Quintana 37esimo, Van Aert 123esimo. Quest’ultimo guida la classifica a punti, Sylvain Moniquet grazie alla fuga di oggi quella degli scalatori. Tiberi è il miglior giovane. Domani tappa collinosa con finale pianeggiante. Roglic, salvo cadute, potrà godersi la maglia rossa.

Andrea Carta

Roglic vince al fotofinish la prima tappa di montagna della Vuelta 2024 (Getty Images)

Roglic vince al fotofinish la prima tappa di montagna della Vuelta 2024 (Getty Images)

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