VISMA PIANO B, MA TADDEO FA IL CANNIBALE
La Visma manda in fuga quelli che dovrebbero essere gli ultimi uomini di Vingegaard e, nel finale, Jorgenson stacca anche scalatori puri come Carapaz e Yates, ma la maglia gialla parte a 8 km dall’arrivo senza nemmeno alzarsi sui pedali. Evenepoel e Vingegaard non tentano neppure di rispondere e il belga fa il suo ottimo ritmo che il danese sembra abbia fatto fatica a seguire.
Molti si sono chiesti se la fuga di Wilco Kelderman e Matteo Jorgenson fosse preordinata ad un attacco da lontano di Jonas Vingegaard (Visma) oppure finalizzata a vincere la prima vera tappa alpina.
Non si trattava di un tappone nel senso classico del termine, perché il ridottissimo chilometraggio non consente di definirla tale, ma si trattava certamente di una frazione durissima, con 3 salite sopra i 2000 metri, e una di queste sfiorava addirittura i 3000.
Salite storiche, il punto più alto del Tour nonché valico carrozzabile più alto d’Europa: una tappa come questa era ovviamente molto ambita e quindi si poteva ben ritenere che la Visma corresse per la tappa. In realtà , il direttore sportivo, dopo la tappa, ha confermato che il piano era quello di lanciare un attacco sulla Bonette con Vingegaard per trovarsi sulla strada i due migliori uomini in salita. I piani, però, sono cambiati quando il danese ha comunicato di non sentirsi al massimo e ha quindi preferito lasciare che Kelderman lavorasse per Jorgenson, che infatti è andato molto vicino al colpaccio.
Vedendo poi come è andata la tappa per Vingegaard si è capito che forse non si è trattato di una semplice giornata no, poichè il fuoriclasse danese forse comincia ad accusare la mancanza di una adeguata preparazione.
Le conseguenze di una tale situazione, specialmente se si cerca di forzare il rientro in bicicletta dopo un brutto infortunio, possono farsi sentire nella terza settimana, laddove manca il fondo che si allena solo con la continuità .
Del resto, quando Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) ha alzato il ritmo, non gli è stato nemmeno necessario alzarsi sui pedali o fare quella rasoiata violenta che era stata necessaria a dare 8 secondi al danese in cima al Galibier.
Il divario tra i due, che all’inizio sembrava molto ridotto, è andato crescendo nel corso del Tour e ora il capitano della Visma dovrà anche guardarsi dagli attacchi di Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step), che sembra cominciare a pensare con bramosia alla possibilità di issarsi sulla piazza d’onore.
Taddeo è semplicemente di un altro pianeta. Al termine del Giro d’Italia si era commentata la pochezza degli avversari, finiti a 10 minuti, ma va anche detto che, anche al Tour con tutti i migliori ciclisti del mondo, la musica non è molto diversa poiché ora Vingegaard si trova a oltre 5 minuti ed Evenepoel a oltre 7. E, se Pogacar decidesse di spingere al massimo anche nella due frazioni residue, la classifica finale potrebbe somigliare molto a quella del Giro.
Oggi si sono rivisti i distacchi degli anni 90 e dei primi 2000.
In un ciclismo che ci aveva abituati a vedere i big battagliare negli ultimissimi chilometri di salita per darsi pochi secondi l’un l’altro, Pogacar costringe un po’ tutti a cercare di far meglio. Quando è partito lui, infatti, anche Evenepoel ha alzato il ritmo e lui e Vingegaard sono rimasti da soli a 8 Km dall’arrivo. L’esatto contrario dei trenini modello Sky o Jumbo, nei quali l’ultimo uomo si spostava all’ultimo chilometro per propiziare lo sprint del capitano e nessuno osava uscire dallo schema prestabilito per timore di saltare.
Venendo alla cronaca odierna subito dopo il via ufficiale si forma un attacco in cui ci sono anche i due alfieri della Visma Kelderman e Jorgenson, che aderiscono al tentativo inaugurato da Christophe Laporte (Visma | Lease a Bike) e al quale si aggiungono Christopher Juul-Jensen (Team Jayco – AlUla), MichaÅ‚ Kwiatkowski (Ineos Grenadiers), Nicolas Prodhomme (Decathlon Ag2r La Mondiale), Jack Haig (Bahrain Victorious), Ilan Van Wilder (Soudal Quick-Step), Jai Hindley (Red Bull – Bora – Hansgrohe), Valentin Madouas (Groupama-FDJ), Neilson Powless (EF Education-EasyPost), Brent Van Moer (Lotto Dstny), Bryan Coquard (Cofidis), Davide Formolo e Oier Lazkano (Movistar), Cristián RodrÃguez (Arkéa-B&B Hotels), Warren Barguil e Oscar Onley (Team dsm-firmenich PostNL), Magnus Cort e Jonas Abrahamsen (Uno-X Mobility), Mathieu Burgaudeau e Anthony Turgis (TotalEnergies).
All’inizio della salita del Vars si forma anche un contrattacco promosso da Richard Carapaz (EF Education – EasyPost), che si avvantaggia sul gruppo insieme a Egan Bernal (Ineos Grenadiers), Romain Bardet (Team Dsm-Firmenich PostNL) e Simon Yates (Team Jayco AlUla). La salita ovviamente fa le sue vittime e in vetta al Vars sono in nove a comporre la testa della corsa (Jorgenson, Kelderman, Carapaz, Simon Yates, Prodhomme, Onley, Van Wilder, Cristian RodrÃguez e Hindley.)
Sulla salita verso gli oltre 2800 metri della Cima della Bonette il gruppo maglia gialla alza il ritmo e molti perdono contatto, mentre davanti restano Jorgenson, Kelderman, RodrÃguez, Carapaz, Yates e Hindley con un vantaggio che continua a veleggiare sui 3 minuti.
Carapaz è il primo a transitare sul tetto del Tour e domani vestirà la maglia di miglior scalatore della Grande Boucle, la prestigiosa maglia a pois.
Il gruppo sceglie la prudenza in discesa e il vantaggio sale ma, quando prendono in mano la situazione prima Pavel Sivakov (UAE Team Emirates), poi Soler e infine Adam Yates, si capisce che Pogacar vuole andare a prendersi la tappa.
Davanti iniziano gli attacchi con Jorgenson che riesce a portarsi in testa da solo, seguito a qualche secondo da Carapaz, che sarà a sua volta raggiunto e staccato da Simon Yates.
Quando mancano 8 km all’arrivo ed il distacco è di 2′45″ la maglia gialla aumenta il ritmo senza neppure scattare e lascia tutti sul posto, andando a riprendere uno ad uno tutti i fuggitivi ed andando a vincere con l’inchino.
Evenepoel come al solito si difende con il ritmo, ma si accorge del fatto che Vingegaard resta incollato alla sua ruota e non sembra in grande giornata.
In un paio di occasioni il belga tenta di alzare i giri del motore, ma è già un gran passo in avanti per lui riuscire a resistere in tappe come questa.
Il danese non si fa staccare e conserva un buon margine sul terzo classificato, anche se non si tratta di un vantaggio del tutto rassicurante, specie considerando che l’ultima tappa sarà una cronometro individuale, gara che – anche se non pianeggiante – potrebbe sorridere alla maglia bianca.
Il distacco della coppia da Pogacar sarà di 1′42″ che, sommato all’abbuono, porta il distacco in generale del secondo a 5′03″ e quello del terzo a 7′01″.
E’ invece interessante notare che il quarto, il portoghese João Almeida (UAE Team Emirates) si trova già a 15 minuti di ritardo dallo sloveno.
Pogacar probabilmente avrà corso il Giro al risparmio, questo è vero, tuttavia quest’anno la sua superiorità è stata netta in entrambe le corse, probabilmente anche perché Vingegaard per forza di cose non è lo stesso dello scorso anno. Tuttavia Evenepoel, seppur molto migliorato, sembra ancora molto distante e dietro c’è l’abisso.
Benedetto Ciccarone