SUBITO EMOZIONI AL TOUR DE FRANCE. BARDET IN GIALLO, GRUPPO BEFFATO
Partito per la prima volta dall’Italia il Tour de France con una tappa dedicata a Gino Bartali e Gastone Nencini. Un percorso difficile ed insidioso che scavalcava l’Appennino Tosco Emiliano per approdare sulla costa adriatica e che ha visto la vittoria di uno scalatore come Bardet, il quale veste per la prima volta in carriera il simbolo del primato alla Grande Boucle.
Prima grande partenza dall’Italia per il Tour de France e prima maglia gialla per Romain Bardet. Il transalpino è riuscito in una grande impresa, anche perchè non si trattava di una tappa per scalatori, nonostante il dislivello da superare tutt’altro che indifferente.
Il capitano della DSM è uscito dal gruppo ed ha raggiunto la testa della corsa dove lo aspettava il suo compagno di squadra Frank Van den Broeck, che oggi ha speso moltissime energie prima per andare in fuga e poi per aiutare il compagno in quella che sembrava un’impresa disperata, ovvero conservare un minuto e mezzo di vantaggio in 26 Km su strade larghe e rettilinee, sulle quali il gruppo è in grado di sviluppare velocità molto superiori rispetto a due uomini soli.
I due della DSM, con grande caperbietà e con ottima capacità di gestione data dall’esperienza, riescono invece a conservare qualche secondo di vantaggio e a beffare il gruppo.
Il tracciato era molto interessante tecnicamente e paesaggisticamente. Dopo la splendida cornice artistica della città di Firenze, la corsa ha affrontato l’Appennino Tosco Emiliano e ha superato 7 Gran Premi della Montagna, di cui l’ultimo a San Marino non durissimo e posto a 26 Km dall’arrivo di Rimini. La tappa tagliava certamente fuori i velocisti puri – come ha dimostrato il naufragio di Mark Cavendish (Astana, comunque sofferente per un virus intestinale che ha mandato subito a casa il suo compagno di casacca Michele Gazzoli) – ma qualche uomo veloce e resistente in salita poteva sperare in una volata da favorito. come ad esempio Mads Pedersen (Lidl – Trek), che è infatti riuscito a resistere, pur a fatica.
Niente da fare, invece, perchè la tattica della DSM si è dimostrata vincente, il gruppo ha fatto male i calcoli e, nei chilometri finali, qualcosa non ha funzionato alla perfezione nell’accordo tra le squadre. Il vantaggio dei due ha, infatti, vissuto alterne vicende, precipitando in breve in certi momenti e mantenendosi stabile per vari chilometri in altri. Davanti, al contrario, due uomini della stessa formazione hanno dato il massimo sin sulla linea del traguardo, senza fasi di studio e senza teatrini per cercare di tirare di meno per risparmiarsi.
Gli scatti sono cominciati subito, ma servono 15 chilometri perché si formi una fuga con l’autorizzazione del gruppo. Vanno via il citato Van Den Broek, Matej Mohorič (Bahrain Victorious), Valentin Madouas (Groupama-FDJ), Ion Izagirre (Cofidis), Clément Champoussin (Arkéa-B&B Hotels), Sandy Dujardin (TotalEnergies) e Mattéo Vercher (TotalEnergies), raggiunti qualche chilometro dopo da Jonas Abrahamsen (Uno-X Mobility) e Ryan Gibbons (Lidl-Trek).
Sulla prima salita, il Valico dei tre faggi, perde contatto dal gruppo Cavendish, che arriverà a Rimini con quasi tre quarti d’ora di ritardo, mentre il vantaggio dei battistrada sale a circa 6 minuti.
Alcune squadre iniziano a muoversi in gruppo e molti velocisti soffrono e si staccano; quando passa a condurre la UAE soffrono, però, anche uomini attesi come Santiago Buitrago (Bahrain – Victorious) e Mathieu van der Poel (Alpecin – Deceuninck). Sulla parte dura del Barbotto Pedersen perde contatto, ma è molto bravo a non naufragare e a riportarsi in gruppo.
Col passare dei chilometri davanti rimangono in tre, mentre il vantaggio scende a causa del ritmo del gruppo, cosa che favorisce l’azione di Bardet, che si lancia all’attacco e raggiunge la testa della corsa in discesa, aiutato da Van den Broeck, che lo aveva aspettato.
Sulla successiva salita di Montemaggio Bardet fa valere le sue doti di scalatore e stacca tutti gli altri, eccetto il compagno di squadra
Quando il ritardo è intorno al minuto e venti, prova ad uscire dal gruppo l’irlandese Ben Healy (EF Education – EasyPost), non è nuovo ad azioni di questi genere ma che stavolta non riesce a guadagnare che pochi secondi, venendo poi costretto a rialzarsi mentre la coppia davanti prosegue a tutta.
Al GPM di San Marino il vantaggio della tesa della corsa è di circa 1 minuto e mezzo e di fronte si spalancano i velocissimi 26 chilometri conclusivi, da percorrere su stradoni larghi. In discesa Bardet riesce a far valere le sue doti ma in pianura il vantaggio scende, anche se non con la velocità e costanza che ci si potrebbe aspettare, segno che l’organizzazione tra le squadre non è perfetta. Tutto va a vantaggio della coppia di testa, composta da due uomini sfiniti che vedono, però, il traguardo a portata di mani.
Il ritardo cala sino a 5 secondi ma la coppia DSM resiste e Bardet si prende tappa e maglia tagliando il traguardo a braccia alzate insieme al compagno.
La volata del gruppo è vinta da Wout Van Aert (Team Visma) su Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) che, zitto zitto, ha provato a centrare l’abbuono.
Il Tour è partito alla grande con una frazione che ha offerto emozioni anche oltre le aspettative e un risultato senz’altro a sorpresa. Le occasioni per divertirsi non sono finite perché domani nel finale ci sarà la doppia scalata al San Luca con le sue severe inclinazioni e l’arrivo a Bologna. Sembra un finale fatto apposta per Pogacar, che però dovrà vedersela con un’agguerrita concorrenza, prima tra tutti quella di Van Aert che oggi lo ha preceduto sul traguardo, privandolo dell’abbuono previsto per il terzo classificato.
La verve con la quale il recente vincitore del Giro ha affrontato il finale fa pensare ad un Pogacar che potrebbe avere l’intenzione di ripetere le gesta viste alla Corsa Rosa e cercare di andare subito ad accumulare vantaggio nei confronti degli avversari, anche perché la condizione di Jonas Vingegaard (Team Visma) non dovrebbe essere ancora ottimale, con tutto quello che il danese ha passato ad aprile, anche se potrà migliorare strada facendo.
Benedetto Ciccarone