POGACAR ASSO PIGLIATUTTO AL GIRO… ED ORA?
maggio 10, 2024
Categoria: 10 MAGGIO 2024 - 7a tappa: FOLIGNO - PERUGIA, News
La maglia rosa conquista anche la prima tappa a cronometro del Giro d’Italia, infliggendo distacchi importanti agli avversari per la classifica generale e battendo uno specialista come Filippo Ganna che, in verità , non ha gestito bene lo sforzo ed è arrivato in debito. I distacchi in generale sono ora molto pesanti e, vista la superiorità dimostrata, Pogacar potrebbe tentare domani di mettere la pietra tombale sul giro e fare una seconda parte in gestione.
Una cronometro lunga, di 40 chilometri, raro negli ultimi anni vederne una così.
Una cronometro difficile, pianeggiante nella prima parte ma con molti tratti tecnici, con curve difficili da affrontare in velocità e un finale in salita che ha rimescolato tutte le carte rispetto al secondo intertempo, posto ai piedi della ascesa finale verso il capoluogo umbro.
I migliori specialisti delle prove contro il tempo dicono che, per vincere le tappe a cronometro, bisogna partire forte ed arrivare fortissimo.
Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) ha preso alla lettera il suggerimento e ha disputato una prova in crescendo. Già nella prima parte la maglia rosa ha guadagnato sui diretti rivali per la classifica e ha limitato i danni nei confronti di uno specialista come Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), che aveva anche incontrato meno vento nel tratto pianeggiante. La vittoria di tappa è poi ovviamente maturata nella parte finale in salita. che è stata determinante per tutti i corridori, nel bene o nel male. Sulle rampe verso Perugia il fuoriclasse sloveno ha messo tutto sulla strada e ha inflitto un distacco di 1′04″ a Ganna nel giro di soli 7 chilometri, il che significa 9 secondi al chilometro.
Ora certamente il tratto finale sorrideva più a Pogacar che a Ganna, tuttavia un distacco così ampio è spia del fatto che Ganna è arrivato in riserva nel tratto finale. Probabilmente una distribuzione dello sforzo non ottimale, che era oggettivamente uno dei rischi a cui un corridore come il campione italiano di specialità poteva andare incontro.
E’ ovvio che un atleta fortissimo in pianura provi a dare tutto nel tratto a lui favorevole, ma è altrettanto ovvio che, se si esagera, si arriva sulla salita con la spia accesa.
Ganna, infatti, ha perso secondi da quasi tutti gli avversari diretti nel tratto finale e anche gli atleti che ha superato in vista del traguardo sembravano riuscire a stargli a ruota abbastanza agevolmente.
Geraint Thomas (INEOS Grenadiers), dal canto suo, è andato anche peggio perché è stato uno dei pochi a perdere secondi da Ganna nel tratto finale.
Al chilometro 18, al primo intertempo, il distacco tra Pogacar e Thomas era di soli 8 secondi mentre, al secondo intertempo, ai piedi della salita, era salito a 40 secondi. All’arrivo il gallese ha accusato un passivo di 2 minuti, perdendo quindi 1′20″ in salita, ossia 11 secondi al chilometro… un’eternità . Probabilmente anche la scelta dei rapporti non ha aiutato il solido capitano della INEOS .
Molto meglio di lui ha fatto il suo compagno di squadra Tymen Arensman, che ha perso anche lui un minuto da Pogacar sulla salita finale, ma ha concluso la prova con il quarto tempo, essendo andato molto bene nel tratto in pianura. L’olandese è ora undicesimo a cinque minuti dal capoclassifica, ritardo in gran parte accumulato nelle prime due tappe, nelle quali non è apparso in condizione.
Daniel Felipe Martinez (BORA – Hansgrohe) ha, invece, limitato molto bene i danni sulla salita, accusando un passivo di 1′47″ da Pogacar, di cui solo 32 secondi maturati negli ultimi 7 chilometri, sui quali ha fatto registrare il secondo miglior tempo dopo Pogacar. Del resto il colombiano, pur essendo campione nazionale di specialità , non è comunque un cronoman di razza, tanto che, al secondo intertempo, accusava un ritardo di 2 minuti da GannaM al quale ha recuperato oltre mezzo minuto in salita.
Grazie alla sua prova, Martinez ha scavalcato Thomas al secondo posto in classifica e si candida a lottare per il podio, essendo un discreto scalatore.
La top 5 della classifica si conclude con Ben O’Connor (Decathlon AG2R La Mondiale Team) e Lucas Plapp (Team Jayco AlUla), che si sono difesi abbastanza bene, anche se il ritardo dalla maglia rosa è considerevole. In particolare, O’Connor ha fatto registrare il terzo miglior tempo nel tratto in salita.
Nel capitolo italiani c’è da sottolineare l’ottima prova di Antonio Tiberi (Bahrain – Victorious), che ha concluso in sesta posizione con un ritardo di 1′21: tuttavia, al primo intertempo, il corridore laziale perdeva 23 secondi dalla maglia rosa e al secondo rilevamento cronometrico 41 secondi. La prova di Tiberi è stata, quindi, estremamente regolare, non ha avuto cali nel percorso e non è crollato in salita, sulla quale ha fatto anzi registrare il quarto tempo. Si tratta di un elemento significativo perché, in una crono di oltre 50 minuti, che i corridori non sono più abituati a disputare su queste distranze, non è facile per un giovane riuscire a gestire lo sforzo. Del resto, un uomo esperto come Thomas ha anch’egli pagato caro alcuni errori e un campione come Ganna ha perso la cronometro anche a causa di una distribuzione dello sforzo non ideale.
Insieme a Tiberi, anche Filippo Zana (Team Jayco AlUla), quindicesimo di giornata, e Lorenzo Fortunato (Astana Qazaqstan Team), trentatreesimo, sono entrati nella top 10 della classifica e domani, su un terreno più congeniale, potranno provare a far bene.
Non si può negare che il Giro abbia preso una piega ben precisa e, del resto, visto il campo partenti c’era da aspettarselo. Il divario tra il leader della generale e gli avversari è abissale e se anche domani lo sloveno dovesse affondare il colpo, potrà gestire in tranquillità le ultime due settimane, che diventeranno una lotta per il secondo posto (salvo clamorosi imprevisti, che sono comunque sempre possibili in una corsa di 21 giorni che nasconde rischi e insidie a ogni metro).
La strategia sembra chiara: picco di forma nella prima settimana, quindi gestione per arrivare al secondo picco nella fasi decisive del Tour de France e provare a centrare la doppietta che dal lontano 1998 è una chimera.
Benedetto Ciccarone