IL SAN LUIS E’ UNA FESTA LATINA
Alla fine arriva il successo di un uruguayano a sancire la festa latina in terra d’Argentina. L’ultima tappa se l’aggiudica, infatti, Aguilar davanti al compagno Crespo e Richeze, mentre in classifica generale sempre tre sudamericani si dividono le altrettante piazze del podio, con un po’ di delusione per gli italiani (e gli gli europei) che, dopo le prime quattro tappe,pensavano di aver già fatto il colpo.
Foto copertina: il podio del Tour de San Luis (foto Luis Barbosa)
Iniziata sotto la migliore stella per i colori europei (e italiani soprattutto), la spedizione sudamericana non poteva finire nel peggiore dei modi, con un podio targato nuovo continente sia nella tappa di chiusura, sia nella classifica generale, anche se qui ci sarebbe da aggiungere che Capecchi la festa ai suoi colleghi argentini gliel’aveva pure rovinata, ma non aveva fatto i conti con la giuria di casa…
L’ultima tappa scivola via leggera, senza molto da dire in termini di classifica e con poco da dire anche per la storia della stessa frazione. A sera avremmo saputo solo se l’italiano Ferrari sarebbe stato in grado di fare tre su tre oppure se i corridori di casa sarebbero finalmente riusciti ad alzare le braccia anche su arrivi pianeggianti.
La selezione cilena controlla abilmente, senza nessun patema, tutti i 167 km tracciati attorno alla città di San Luis per poi lasciare spazio alle ruote veloci quando oramai di pericoli non ce n’erano davvero più. Negli ultimi tre chilometri, piatti come un tavolo da biliardo, tutti i velocisti si preparano nelle prime posizioni per gli ultimi 200m di fuoco.
La ruota più veloce del gruppo ha sancito la festa sudamericana, con tutte le nazioni che si sono spartite un pezzetto di successo nell’arco della settimana: Serpa e Rubiano (Colombia), Messineo (Argentina) e appunto il successo odierno dell’uruguayano Aguilar, che corre per una squadra brasiliana (la Funvic). Come se non bastasse hanno fatto secondo e terzo i padroni di casa Crespo e Richeze. Solo quarto e quinto posto per gli italiani Riccio e Ferrari, quasi a completamente di un disegno finito in opera d’arte quando sul podio della generale ci sono saliti il cileno, pure loro, Arriagada, il già citato Serpa e l’idolo di casa Moyano, con un italiano ancora al quarto posto: quel Capecchi che forse qualcosa da ridire ce l’ha, per come la giuria l’ha aiutato a scendere dalll’ultimo gradino del podio.
Andrea Mastrangelo