ALLA RISCOPERTA DEL BROCON

E’ il giorno dell’immancabile tappone dolomitico, presenza fissa nel percorso del Giro dal 1937. Quest’anno, dopo aver scalato i tradizionali passi Sella e Rolle, si andrà alla riscoperta del Passo del Brocon, che manca nel percorso della Corsa Rosa dal 1967. Ci si arriverà al termine di una tappa che, pur non presentando salite durissime, proporrà più di 4100 metri di dislivello e ben 60 Km d’ascesa complessiva. C’è lo spazio per clamorosi ribaltoni nel momento nel quale, oramai nella terza e ultima settimana di gara, le energie stanno cominciando a declinare.

Il 26 maggio del 1937 è una data storica per il Giro d’Italia. Quel pomeriggio la Corsa Rosa scoprì per la prima volta le Dolomiti, fortemente volute nel percorso dall’allora direttore Armando Cougnet per celebrare la 25° edizione del Giro. Gli prospettarono un disastro i detrattori di quell’idea, che cercarono invano di farlo desistere puntando l’indice sullo stato in cui versano le strade che conducevano verso i passi dei Monti Pallidi, segnate dal tempo, prive d’asfalto e di protezioni a valle. Poteva rivelarsi una tappa sciagurata ma, invece, quel pomeriggio scoccò la scintilla di un amore che non si è mai sopito, grazie non soltanto alla bellezza degli scenari di gara ma anche per l’impresa di Gino Bartali, vincitore della Vittorio Veneto – Merano con quasi 6 minuti di vantaggio sugli immediati inseguitori. Da allora le Dolomiti hanno sempre fatto parte del percorso, rendendo celebri nomi di passi come il Sella, il Falzarego o il Pordoi, la salita dolomitica più volte affrontata alla Corsa Rosa dall’alto dei suoi quarantuno transiti. Nel corso degli anni si è andati alla scoperta di altre mete che, seppur meno frequentate, sono anche loro entrate nella storia, come quelle Tre Cime di Lavaredo che dodici mesi fa hanno ospitato l’arrivo del tappone, finora ultima delle otto frazioni terminate lassù. Poi ci sono valichi come il Brocon, che la corsa ha letteralmente sedotto e abbandonato perché sul passo trentino il Giro non ci va dal lontano 1967, forse anche a causa dalla sua posizione un po’ defilata, fuori dai grandi giri turistici dei Monti Pallidi. Anche per colmare questa decennale lacuna il Giro ha deciso di tornare lassù e non per un semplice passaggio, ma per l’arrivo di una frazione che avrà in serbo ben due ascese al Brocon. Sarà questo il secondo e ultimo dei due tapponi inseriti nel tracciato del Giro 2024, forte di più di 4100 metri di dislivello distribuiti su 60 Km di salita complessiva. Avvertiamo subito che oggi i “girini” non si troveranno a pedalare su pendenze mostruose, nessun Mortirolo e nessun Zoncolan attenderà i corridori, ma la successione di difficoltà e il fatto di trovarsi ormai nella terza settimana di gara potrebbe portare i minuti a fioccare numerosi come i coriandoli al veglione di carnevale, considerato anche che oggi le inclinazioni più difficili s’incontreranno proprio lungo l’ascesa conclusiva. E, come il giorno precedente, tanto per gradire pure stavolta la partenza sarà in salita, per superare l’ultimo tratto della Val Gardena pedalando da Selva verso i quasi 2244 metri del Passo Sella. Affrontati i primi 9 Km al 7.4% di pendenza media si planerà su Canazei, la nota stazione di villeggiatura della Val di Fassa nel cui centro si adagia l’ex chiesa parrocchiale di San Floriano, impreziosita da altari barocchi. I successivi 26 Km rappresenteranno il più consistente dei due tratti di trasferimento di questa tappa, da pedalare prevalentemente in lieve falsopiano discendente verso Pera, piccolo centro che per gli appassionati di alpinismo rappresenta la porta d’accesso a uno dei gruppi dolomitici più celebri, quello delle Torri del Vajolet, sette guglie che furono per la prima volta “violate” dall’uomo il 28 agosto 1882, quando misero piede ai 2821 metri della Torre Principale l’alpinista fassano Luigi Bernard e il collega tedesco Gottfried Merzbacher. Anche gli estimatori del ciclismo conoscono le “Torri”, ai cui piedi – fino dove è possibile arrivare in sella a una bicicletta – sono terminate due tappe del Giro d’Italia, entrambe vinte da corridori spagnoli, Andrés Gandarias nel 1976 e Mikel Nieve nel 2011.
Sfiorata la non meno celebre località di Vigo di Fassa, dominata dal colle sul quale si staglia la quattrocentesca chiesa di Santa Giuliana, si giungerà a Moena, punto di contatto tra la Val di Fassa e l’adiacente Val di Fiemme, meta prediletta dai cacciatori di prelibatezze, che qui possono gustare e acquistare il formaggio DOP (Denominazione di origine protetta) un tempo noto con il semplice nome di “nostrano fassano” e che oggi è più rinomato come “Puzzone” per via del suo odore accentuato.
Sfiorato lo Stadio del Salto Giuseppe Dal Ben, costruito alla fine degli anni ’80 in occasione dei campionati mondiali di sci nordico e scelto per ospitare alcune delle gare delle prossime Olimpiadi di Milano-Cortina, si giungerà a Predazzo, dove si lascerà il fondovalle per svoltare in direzione del Passo Rolle, il primo dei due valichi – l’altro era il Costalunga – che nel 1937 fu inserito nel tracciato del primo tappone dolomitico della storia. Stavolta si salirà dal versante che 87 anni fa fu percorso in discesa, ufficialmente 20 km al 4.6% anche se in realtà la salita reale è lunga una decina di chilometri, essendo spezzata in due tratti da un troncone in quota. Percorsi i primi 6 Km al 6.6%, inizierà, infatti, un troncone quasi del tutto privo di pendenza lungo ben 7 Km, disegnato lungo le sponde del lago artificiale di Paneveggio, realizzato negli anni ’50 e la cui diga fu innalzata in prossimità del Forte Buso, costruito dall’esercito austro-ungarico per fortificare quella che era la linea di confine tra l’impero asburgico e il Regno d’Italia. Attraversando la foresta di Paneveggio, nota come “foresta dei violini” perché qui i più celebri liutai (su tutti Stradivari) venivano a procurarsi il legname necessario per realizzare gli strumenti, si riprenderà a salire e con l’ultima balza di 6.2 Km al 6.7% si arriverà ai quasi 2000 metri dal Rolle, altro valico frequentato dagli escursionisti, che da qui possono raggiungere la Baita Segantini e da lì le spettacolari Pale di San Martino.
Decisamente più “compatta” – quasi 22 Km al 5.7% – si presenta la successiva discesa, nel corso della quale si toccherà San Martino di Castrozza, oggi nota stazione di sport invernali e in epoca medioevale luogo conosciuto per la presenza di un monastero benedettino che sarà soppresso nel ‘400 e del quale rimane quella che oggi è la chiesa parrocchiale ai santi Martino e Giuliano. Si terminerà la discesa all’inizio dell’ultimo tratto “tranquillo” di questa tappa, poco più di 5 Km da pedalare in lievissima discesa sul fondovalle del Primiero, la valle trentina del quale è originario l’ingegnere austriaco Luigi Negrelli – nato e vissuto nel periodo nel quale queste terre appartenevano all’Impero austro-ungarico – celebre per aver progettato il Canale di Suez, inaugurato il 17 novembre 1869. Il Negrelli era di Fiera, il principale centro della valle, dove i “girini” sfrecceranno a due passi dall’arcipretale dell’Assunta – una delle più belle chiese gotiche della regione – per poi proseguire in direzione di Imer, il comune più meridionale della valle, dove riprenderanno le ostilità odierne. Nei rimanenti 64 Km da percorrere per andare al traguardo non ci saranno più momento di vero e proprio respiro, affrontando per la prima la non difficile salita che in poco meno di 6 Km (pendenza del 5.8%) condurrà al Passo Gobbera, ascesa caratterizzata da una serie di otto tornanti che offrono spettacolari viste verso la Gola dello Schenèr, attraverso la quale si transiterà l’indomani all’inizio della tappa che condurrà il gruppo a Padova.
In discesa ci si porterà a Canal San Bovo, il principale centro della Valle del Vanoi, conosciuta come “cuore verde del Trentino” per la varietà del suo patrimonio faunistico e vegetale e per questo motivo inclusa fin dal 1967 nel territorio del Parco naturale Paneveggio – Pale di San Martino. È proprio in questo centro che ha inizio la prima delle due ascensioni al Brocon, 14 Km al 6.4% per arrivare fino al valico geografico, dal quale si transiterà due chilometri e mezzo prima di giungere al traguardo, situato all’estremità opposta dall’altopiano sommitale, caratterizzato dalla fioritura nei mesi invernali dell’erica carnea, pianta perenne dai fiori rosa il cui nome dialettale è per l’appunto “brocon”. Transitati per la prima volta dalla linea d’arrivo, in località Marande, inizierà la discesa sul versante che conduce verso la Valsugana, del quale sarà percorsa la prima parte (13.5 Km al 6.2%), che ha termine poco dopo il passaggio da Castello Tesino, centro presso il quale si trova l’unica grotta carsica del Trentino accessibile al pubblico. Dopo un breve intervallo in quota si raggiungerà la vicina Pieve Tesino, il paese natale di Alcide De Gasperi, l’uomo politico che è non stato soltanto uno dei padri della Repubblica Italiana (ne fu il primo Presidente del Consiglio per ben sette mandati consecutivi, dal 1946 al 1953), ma anche uno dei fondatori dell’Unione Europea. È proprio da Pieve che si riprenderà a salire per far ritorno verso l’altopiano del Brocon, che si raggiungerà da un versante secondario asfaltato da non moltissimi anni, ma già noto ai cicloamatori perché dal 2021 al 2023 è stato inserito nel percorso corto della “Sportful Dolomiti Race”, una delle più celebri e dure gran fondo amatoriali, quella che fino al 2009 si era chiamata “Gran Fondo Campagnolo” in onore di uno dei più celebri meccanici di ciclismo, il vicentino Tullio Campagnolo, fondatore dell’omonima azienda di biciclette. Dei tre versanti possibili per arrivare al passo è il più impegnativo (10.1 Km al 7.3%), con le pendenze più esigenti nella seconda parte, anche se già un tratto con inclinazioni interessanti, 2600 metri al 7.5%, si incontra all’inizio risalendo la poco conosciuta Val Malene, base di partenza per gli escursionisti diretti alla Cima d’Asta (2847 metri), la principale cima dell’omonimo gruppo montuoso, considerato da alcuni geografi come un’appendice del confinante catena dolomitica del Lagorai. Nei pressi della piccola chiesetta di San Michele, costruita nel 1965 quale pertinenza di una vicina colonia montana, si lascerà la strada che risale la valle per deviare sulla stradina che ricondurrà sull’altopiano del Brocon e a questo cambierà decisamente la musica. Da qui all’arrivo, infatti, si “danzerà” su una pendenza media dell’ordine del 9.2% e in particolare subito dopo la chiesetta inizierà un troncone di 4.3 Km al 10.1% durante il quale potrebbero inscenarsi veri e propri crolli verticali. Come dicevamo in apertura, non ci troviamo al confronto con Mortiroli o Zoncolani… ma con le energie oramai al lumicino se ne vedranno di tutti i colori. Anche se alla fine a risplendere sarà unicamente il rosa, la tinta che rivestirà il capoclassifica all’uscita da questo tappone, la stessa dell’erica carnea che ammanta l’altopiano circostante il traguardo.

Mauro Facoltosi

Il Passo del Brocon e l’altimetria della diciassettesima tappa (www.visitvalsugana.it)

Il Passo del Brocon e l’altimetria della diciassettesima tappa (www.visitvalsugana.it)

I VALICHI DELLA TAPPA

Passo Sella (2213 metri). Chiamato anche Sellajoch, è una larga sella aperta tra i gruppi del Sasso Lungo e del Sella. Vi sorge l’omonimo rifugio e vi transita la SS 242 “di Val Gardena e Passo Sella” sul versante che da Selva di Val Gardena sale alla Sella di Col de Toi per poi scendere a Canazei.

Sella di Col de Toi (2244 metri). Valicata dalla SS 242 “di Val Gardena e Passo Sella” tra Selva di Val Gardena e Canazei, è l’ascesa che tradizionalmente è indicata sulle cartine del Giro come “Passo Sella”, anche se in realtà il passo in questione si trova 31 metri più in basso, sul versante gardenese. Il Giro l’ha inserita 17 volte nel tracciato, la prima in occasione della tappa Pieve di Cadore – Ortisei del 1940, con Bartali in testa al passo e poi primo al traguardo. Nei successivi 84 anni questo valico è stato conquistato due volte da Fausto Coppi (1952 e 1953), unico a fare il bis e successivamente dal trentino Claudio Michelotto (1969), dal parmense Luciano Armani (1970), dallo spagnolo Andrés Gandarias (1976), dall’elvetico Ueli Sutter (1977), dal bergamasco Alessandro Paganessi (1983), dai francesi Laurent Fignon (1984) e Jean-Claude Bagot (1987), dal modenese Maurizio Vandelli (1989), dal colombiano José Jaime González (1997), dal romagnolo Marco Pantani (1998), dal trentino Gilberto Simoni (2000), dal colombiano Ruber Marín (2002), dal venezuelano José Rujano (2005) e dallo spagnolo David López García nel 2016, l’anno dell’ultimo passaggio, avvenuto nel corso della tappa Alpago – Corvara in Badia (vinta dal colombiano Esteban Chaves).

Passo di Rolle (1970 metri). Depressione prativa aperta tra i monti Cavallazza e Castellazzo, funge da partiacque tra la Val Cismon (Primiero) e la Val Travignolo. Vi transita la SS 50 “del Grappa e del Passo Rolle” tra Paneveggio e San Martino di Castrozza ed è quotato 1972 sulle cartine ufficiali del Giro. Dal 1937, anno della prima scalata (nella leggendaria tappa di Merano citata nell’articolo) a oggi è stato inserito 25 volte nel percorso. Oltre a conquistare questa salita nel 1937, Gino Bartali è tornato a transitare per primo in vetta al Rolle nel 1939, nel 1946 e nel 1949; dopo il toscano nell’albo d’oro del passo figurano il varesino Bernardo Rogora (1938), il francese Jean Robic (1950), il biellese Giancarlo Astrua (1954), il toscano Gastone Nencini (1955, 1957), il lussemburghese Charly Gaul (1956, 1959), gli abruzzesi Vincenzo Meco (1962, tappa interrotta in vetta al Rolle per l’impossibilità di raggiungere il traguardo di Moena a causa della neve) e Vito Taccone (1963, 1964), gli spagnoli Aurelio González (1967), Santiago Lazcano (1974) e Faustino Fernández (1977), l’elvetico Ueli Sutter (1978), lo spagnolo Pedro Muñoz (1986), i colombiani Nelson Rodríguez (1991) e Freddy Excelino González (2001, 2003), il venezuelano Carlos José Ochoa (2009) e l’abruzzese Giulio Ciccone nel 2019, l’anno dell’ultima scalata, avvenuta nel corso della tappa Feltre – Croce d’Aune / Monte Avena, conquistata dallo spagnolo Pello Bilbao. Il Rolle era previsto anche nel tracciato della Trento – Marmolada del 1969, interrotta a causa del maltempo.

Passo di Gobbera (988 metri). Quotato 985 metri sulle cartine del Giro 2024, vi transita la Strada Provinciale 79 “del Passo Brocon” tra Imer e Canal San Bovo, in corrispondenza dell’omonimo abitato. Il Giro d’Italia vi è transitato cinque volte tra il 1955 e il 1967, sempre in tappe che presentavano anche la scalata al Passo del Brocon. Solamente nel 1956, durante la storica tappa del Monte Bondone, ci fu il traguardo del GPM, al quale transitò in testa il laziale Bruno Monti.

Passo del Brocón (1615 metri). Valicato dalla Strada Provinciale 79 “del Passo Brocon” tra Canal San Bovo e Castello Tesino, è stato scalato cinque volte al Giro d’Italia, la prima durante la tappa Cortina d’Ampezzo – Trento del Giro del 1955, vinta dal corridore francese d’origine italiana Jean Dotto, che è stato anche il primo a “battezzare” questo valico. La scalata più celebre rimane quella dell’anno successivo, quando il Brocon costituì la penultima difficoltà del tremendo tappone che da Merano condusse al Monte Bondone, dove la pioggia che aveva imperversato tutta la giornata si trasformò in neve: storica divenne così la vittoria di Charly Gaul, ma pochi ricordano che una novantina di chilometri prima anche sul Brocon era transitato per primo il lussemburghese. Ci si tornerà anche nel 1957, quando il passo trentino fu inserito nel finale della tappa Trento – Levico Terme e anche in questo caso sarà Gaul ha fare l’en plein portandosi a casa il GPM e la vittoria di tappa. Nel 1959 sarà il trevigiano Vito Favero a transitare per primo in vetta al Brocon, stavolta inserito nelle fasi iniziali del tappone dolomitico Trento – Bolzano che, nonostante le salita (c’era anche il Rolle), terminò senza lotta tra i favoriti e con la vittoria di un velocista, lo spagnolo Miguel Poblet, che allo sprint ebbe la meglio sul belga Rik Van Looy e sullo stesso Favero. Risale, infine, al 1967 l’ultimo passaggio sul Brocon che, come in occasione del transito del 1955, fu affrontato nel corso di una frazione che da Cortina d’Ampezzo portava fino a Trento: qui colse la vittoria il parmense Vittorio Adorni, mentre lasciò la sua firma sul passo lo scalatore spagnolo Vicente López Carril.

Sella Castello Tesino (861 metri). Coincide con l’omonimo centro, situato nell’insellatura che separa il Colle di Sant’Ippolito dal Monte Picosta.

Colle di Malga Marande (1600 metri). Valicato dalla Strada Provinciale 79 “del Passo Brocon” tra Castello Tesino e il Passo del Brocon. Si trova nei pressi del luogo dove si concluderà la tappa.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

CIAK SI GIRO

Si è trattato di uno dei set più alti della storia del cinema e a raggiungerlo non è stata una troupe nostrana ma nientemeno che una produzione hollywoodiana. Stiamo parlando del Passo Sella (o, per meglio dire, la Sella di Col de Toi), che nel 2003 fu immortalato nel film “The italian job”, rifacimento di una pellicola britannica del 1969 dallo stesso titolo, da noi uscita come “Un colpo all’italiana” (mentre il titolo del film del 2003 rimase in inglese). L’oggetto delle due trame era un colpo milionario che nel film del 1969 aveva come bersaglio un furgone portavalori carico d’oro per un valore di 4 milioni di dollari, in viaggio sulle strade di Torino verso la sede della FIAT. L’oro costituirà anche il bottino della colossale rapina del film girato nel 2003, ma stavolta non si troverà in viaggio, ma in una cassaforte conservata in un palazzo di Venezia, dal quale la banda riuscirà a trafugarla in maniera rocambolesca, riuscendo a svuotarla sott’acqua in mondo da eludere la polizia. Effettuato il colpo l’azione si trasferisce ad un imprecisato passo innevato al confine con l’Austria, dove i due gruppi della banda che avevano contribuito alla realizzazione del colpo si separano. In realtà, dopo una precedente scena girata presso la diga del Lago di Fedaia, quel che si vede nel film è il Passo Sella, anche se non è immediatamente riconoscibile e non soltanto perché ne viene proposta un’inquadratura invernale, con le alture circostanti ricoperte da una pesante coltre nevosa. Terminate le riprese del film, in fase di montaggio si decise inspiegabilmente di ribaltare le sequenze che mostrano il Passo Sella dall’alto mediante un drone, come se la scena fosse riflessa su di uno specchio. Curiosamente, i primi piani sugli attori in scena in vetta al passo furono trasmessi senza alcune manomissione. Rimandiamo al link sottostante per la dimostrazione di tale “ribaltamento”

In collaborazione con www.davinotti.com

Il Passo Sella “ribaltato” come appare dall’alto nel film “The Italian Job” (www.davinotti.com)

Il Passo Sella “ribaltato” come appare dall’alto nel film “The Italian Job” (www.davinotti.com)

La scena girata con gli attori non fu oggetto di modifiche (www.davinotti.com)

La scena girata con gli attori non fu oggetto di modifiche (www.davinotti.com)

Le altre location del film citato

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/the-italian-job/50004255

FOTOGALLERY

Passo Sella

Canazei, chiesa di San Floriano

Le Torri del Vajolet

Vigo di Fassa, chiesa di Santa Giuliana

Predazzo, Stadio del salto Giuseppe Dal Ben

Forte Buso

Uno scorcio della Foresta di Paneveggio

Passo Rolle e Pale di San Martino

San Martino di Castrozza, chiesa dei Santi Martino e Giuliano

Fiera di Primiero, chiesa arcipretale dell’Assunta

Il monumento al culmine del Passo del Brocon

Pieve Tesino, casa natale di Alcide De Gasperi

Val Malene, chiesetta di San Michele

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