LA VOLATA ES UN CARNAVAL

E’ la tappa più facile del Giro 2024, tutta pianura dal raduno di partenza di Riccione al traguardo di Cento. L’arrivo è di quelli che fanno gola ai velocisti e oggi le loro formazioni saranno agevolate dal percorso nelle operazioni di contenimento della fuga di giornata. Poi spazio a quello che Bruno Raschi definì “il lungo prologo di una coltellata”.

La volata è per davvero una sorta di carnevale. Nelle ultime centinaia di metri di una tappa destinata agli sprinter se ne vedono davvero di tutti i colori e di coriandoli ne fioccano da destra e da sinistra, tra chi parte da lontanissimo e chi si piazza alle calcagna del corridore lanciato a tutta per sfruttarne la scia, tra chi adotta i mille sotterfugi che i velocisti escogitano per assicurarsi un posto al sole e chi, invece, esce dalle righe in tutti i sensi, finendo poi per incappare nelle sanzioni imposte dalla giuria, perché in questo caso giustamente non si applica la tradizionale legge non scritta secondo la quale “a carnevale ogni scherzo vale”. Oggi, poi, la sensazione di esser tornati a febbraio sarà resa ancora più palpabile dal fatto di arrivare a Cento, cittadina emiliana che deve parte della fama proprio al carnevale, che qui dura addirittura un mese e che ha radici antichissime, testimoniate per la prima volta da alcuni affreschi di Giovanni Francesco Barbieri, il pittore più noto con il nome d’arte di Guercino, vissuto tra il 1591 e il 1666 e originario proprio di questo centro. Oggi la volata sarà argomento quasi unico di discussione, al termine di quella che è la più facile tra le 21 tappe del Giro d’Italia 2024, ancor più facile della passerella conclusiva di Roma, più corta ma movimentata qua e là da qualche piccolo dislivello. Oggi, invece, si pedalerà costantemente in pianura, anche se non mancheranno insidie che costringeranno i corridori a disputare la tappa con le antenne ben dritte, tra rotatorie, curve, restringimenti di carreggiata e quant’altro offre la rete stradale. E anche la natura stessa della pianura, totalmente sgombra com’è da colline, potrebbe rappresentare un problema in caso di vento, perché la mancanza di elevazioni permette alle folate di spazzare indisturbate, portando scompiglio in gruppo e rendendo la tappa molto più selettiva del previsto. E ci sono corridori che si sono visti compromessi dal vento le possibilità di vittoria finali proprio in tappe simili a questa, disegnate lontano dalle coste del mare, come ben ricorda lo spagnolo Alejandro Valverde, che al Tour del 2009 – che lo vedeva al via tra i favoriti – a causa del vento si vode letteralmente volare via quasi 10 minuti in una frazione totalmente disegnata nel piatto cuore geografico della Francia.
Il mare sarà, comunque, protagonista anche oggi accompagnando i “girini” nel tratto iniziale poiché i primi 9 Km si snoderanno lungo il celebre litorale romagnolo, puntando da Riccione verso Rimini, capitale del divertimento balneare che offre ai turisti anche interessanti vestigia del suo passato come l’Arco d’Augusto, Castel Sismondo e il duomo cittadino, noto con il nome di Tempio Malatestiano.
Lasciata Rimini si abbandonerà anche il mare, che si rivedrà per un attimo solo nel corso della tappa conclusiva, e si andrà a imboccare l’asse della Via Emilia, l’antica strada consolare che porta il nome di chi ne promosse la costruzione, il generale romano Marco Emilio Lepido. Su di essa si pedalerà per quasi 70 Km, toccando all’inizio di questo tratto Santarcangelo di Romagna, presso il cui centro storico si trova la Rocca Malatestiana, il castello nel quale secondo la leggenda si consumò il dramma di Paolo Malatesta e Francesca da Polenta, i peccaminosi cognati che ispirarono a Dante Alighieri il quinto canto dell’Inferno. Proseguendo si toccherà quindi Savignano sul Rubicone, il comune che è considerato la patria del ballo liscio (è possibile visitarvi la casa-museo di Secondo Casadei, l’autore di “Romagna mia”), per poi tirare dritto in direzione di Cesena, dove ha avuto inizio la parabola di vita e di successi di Marco Pantani: qui il “Pirata” di Cesenatico è nato il 13 gennaio del 1970 e sempre qui, per la precisione nella frazione di Case Castagnoli, all’età di 14 anni conseguì la sua prima vittoria in assoluto, eccezionalmente ottenuta in una gara completamente pianeggiante. Transitati a breve distanza dal colle sul quale si adagia il borgo di Bertinoro (in frazione Polenta si può ammirarvi la Pieve di San Donato, alla quale Giosuè Carducci dedicò un’ode) i “girini” saranno sulle strade di Forlimpopoli, nel cui cuore si affaccia la Rocca Albornoziana, maniero che nel nome rammenta il cardinale che lo fece erigere tra il 1360 e il 1365, lo spagnolo Egidio Albornoz. Il passaggio dalla vicina Forlì offrirà l’occasione di ricordare Ercole Baldini a un anno e mezzo dalla scomparsa del corridore romagnolo, vincitore del Giro nel 1958 ma principalmente menzionato per due affermazioni ottenute quando ancora era dilettante, alle Olimpiadi di Melbourne del 1956 e, qualche mese prima, al Velodromo Vigorelli di Milano dove riuscì a battere il record dell’ora, migliorando di 234 metri il precedente primato di Jacques Anquetil.
Con il passaggio da Faenza – cittadina celebre per la produzione di ceramiche di pregio, un campionario del quale è visibile nel MIC (Museo Internazionale delle Ceramiche), istituzione importante al punto da esser stata riconosciuta dall’UNESCO “Monumento testimone di una cultura di pace” – il gruppo cambierà bruscamente direzione di marcia abbandonando la Via Emilia per inoltrarsi nella Pianura Padana in direzione di Bagnacavallo. Sfiorato questo centro, il cui nome ci ricorda come in questo luogo un tempo ci fosse un guado percorribile senza problemi con i quadrupedi, si punterà su Lugo, dove all’ombra della Rocca Estense sono scattate storiche edizioni del Giro di Romagna, corsa che nel 2024 dovrebbe tornare in calendario dopo 13 anni d’assenza e che ha la sua punta di diamante nelle tre vittorie che Fausto Coppi ottenne tra il 1946 e il 1949.
Varcato il corso del Santerno si toccherà Massa Lombarda, centro che trae il nome dalle 150 famiglie fuggite nel XIII secolo dal contado di Mantova, invaso dall’avido signore della Marca Trevigiana Ezzelino da Romano, intenzione a estendere l’estensione dei suoi domini. Con un altro cambio di rotta si giungerà a Conselice, centro dove campagne archeologiche negli anni ‘90 hanno permesso di riportare alla luce tracce della Valle Padusa, laguna che si estendeva su queste terre 7000 anni fa. Zigzagando così in luoghi dove un tempo l’acqua si distendeva a perdita d’occhio si lascerà la provincia di Ravenna per sbarcare sulle strade del bolognese e portarsi a Molinella, centro in epoca remota ebbe importanza strategica per il suo trovarsi nei pressi del traghetto che permetteva di spostarsi verso la sponda ferrarese del fiume Reno. La successiva meta dei “girini” sarà Baricella, poi ci si porterà ad Altedo, frazione del comune di Malalbergo conosciuta per la coltivazione di una varietà di asparago verde IGP alla quale viene dedicata una sagra che annualmente si tiene tra la terza e la quarta domenica di maggio e che, dunque, nel 2024 inizierà pochi giorni dopo il passaggio della tappa. I corridori non avranno tempo per divagazioni gastronomiche, anche perché mancheranno a questo punto circa 25 Km al traguardo e a breve inizieranno le grandi manovre in vista dello sprint, atti preparatori che l’indimenticato Bruno Raschi, il “Divino” giornalista emiliano che fu vicedirettore della Gazzetta dello Sport dal 1976 al 1983, soleva definire “il lungo prologo di una coltellata”. Lo scenario di queste concitate fasi vedrà il gruppo sfrecciare sempre più veloce tra San Pietro in Casale e Pieve di Cento, dove si transiterà a due passi dalle mura della rocca cittadina, innalzata nel XIII secolo e inserita in un complesso difensivo che contemplava una cinta muraria nella quale si aprivano quattro porte. Una di queste è Porta Cento, lambita la quale i corridori dovranno superare una risibile difficoltà altimetrica, la gobba del ponte che permette di scavalcare il corso del Reno e che tirerà un bello scherzetto, questo è permesso, ai velocisti arrivati a questo punto provati dalle alte velocità e che potrebbero trovarsi a perdere le ruote dei compagni che li devono pilotare, un piccolo contrattempo che potrebbe rimanere sul groppone a soli 2 Km dall’arrivo.
Per il resto niente altri scherzi, ci raccomandiamo….

Mauro Facoltosi

Uno dei colorati carri del carnevale di Cento e l’altimetria della tredicesima tappa (www.i2orficicona.it)

Uno dei colorati carri del carnevale di Cento e l’altimetria della tredicesima tappa (www.i2orficicona.it)

CIAK SI GIRO

Un cult tira l’altro e così dopo l’”Allenatore nel pallone” siamo qui a parlarvi di un altro film molto “venerato”, in questo caso tra gli appassionati del genere horror: è “La casa dalle finestre che ridono”, quinta pellicola firmata da Pupi Avati, per la quale vinse il premio alla critica al Festival du Film Fantastique di Parigi del 1979. Uscita nelle sale 3 anni prima, la pellicola del cineasta bolognese narra le vicende di Stefano, un giovane restauratore (interpretato da Lino Capolicchio) invitato a recuperare un macabro affresco realizzato da Buono Legnani, folle pittore morto suicida vent’anni prima. Sospettando che dietro a quell’opera si nasconda un mistero, Stefano comincia a indagare sulla vita del Legnani, scoprendo che era noto come “pittore delle agonie” perché ritraeva sempre soggetti deceduti, “modelli” che gli venivano procurati dalle sorelle con le quali viveva e che provvedano a torturare e uccidere i malcapitati prima di consegnarli al fratello. L’indagine condurrà Stefano fino al fatiscente casale dove viveva il Legnani e che era stato ribattezzato dalle genti del posto “casa dalle finestre che ridono” per via delle gigantesche labbra che ne adornavano le finestre: qui scoprirà che le sorelle sono ancora in vita e che continuano a compiere sacrifici umani in onore del fratello, i cui resti sono conservati proprio nel casale, immersi in formalina. Se, terminata la visione del film, vi sarà venuta voglia di tornare sui luoghi delle riprese, rimarrete in parte delusi poiché la principale location del film, che in parte fu girato anche a Cento, non esiste più: la “casa delle finestre che ridono” era, infatti, un casale destinato alla demolizione sulle cui facciate Pupi Avati chiese alla scenografa di dipingere delle grandi labbra in corrispondenza delle finestre. Terminate le riprese, l’edificio fu raso al suolo e oggi ha preso il suo posto un frutteto, situato alle porte di Malalbergo, non distante dal centro di Altedo, luogo dal quale i “girini” transiteranno nel finale di tappa.

In collaborazione con www.davinotti.com

L’edificio, appositamente “truccato”, che rappresenta la principale location de “La casa dalle finestre che ridono” (www.davinotti.com)

L’edificio, appositamente “truccato”, che rappresenta la principale location de “La casa dalle finestre che ridono” (www.davinotti.com)

Qui potete vedere le altre location del film

https://www.davinotti.com/articoli/location-esatte-da-la-casa-dalle-finestre-che-ridono/43

FOTOGALLERY

La spiaggia di Riccione

Rimini, Tempio Malatestiano

Santarcangelo di Romagna, Rocca Malatestiana

Polenta di Bertinoro, Pieve di San Donato

Forlimpopoli, Rocca Albornoziana

Faenza, MIC (Museo Internazionale delle Ceramiche)

Lugo, Rocca Estense

La rocca di Pieve di Cento

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