LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LI: MONDIALE 2017
Inauguriamo l’anno nuovo con il ricordo del terzo ed ultimo mondiale vinto da Peter Sagan, primo corridore al mondo a conquistare tre campionati del mondo consecutivamente, eguagliando come numero di affermazioni l’italiano Alfredo Binda, lo spagnolo Óscar Freire e i belgi Eddy Merckx e Rik Van Steenbergen. Il primato va in scena sulle strade di Bergen, in Norvegia, dove lo slovacco il corridore di casa Alexander Kristoff e l’australiano Michael Matthews. Buon anno a tutti
SAGAN, PRIMO TRIS CONSECUTIVO SULLE STRADE DELL’IRIDE
Stavolta è stato necessario ricorrere al fotofinish ma, anche in questo modo, è sempre Peter Sagan il campione del mondo, che ha tolto la gioia della medaglia d’oro e del titolo mondiale all’idolo di casa Alexander Kristoff.
Si era parlato molto alla vigilia del percorso di questo campionato del mondo, un tracciato abbastanza facile, e si era ipotizzato che potesse essere la pioggia, che a quelle latitudini cade copiosa per moltissimi giorni all’anno, a determinare il vincitore di questa prova.
Le cose sono andate diversamente perché, a dispetto del bel tempo, che ha accompagnato, la corsa la selezione c’è stata nonostante l’arrivo allo sprint.
Già si era visto, nella prova junior ed in quella femminile, che azioni di un certo tipo, non ultimo il ritmo generale della corsa, potevano mettere in difficoltà diversi atleti. Il chilometraggio della prova maschile poi, come di consueto piuttosto elevato, ha come sempre costituito una delle difficoltà maggiori della corsa all’iride. Non per nulla,. sono stati uomini dotati di ottimo spunto veloce, ma non velocisti puri, ad aggiudicarsi le prime posizioni. Peter Sagan (Bora – Hansgrohe), Alexander Kristoff (Team Katusha – Alpecin) e Michael Matthews (Team Sunweb) sono infatti uomini che si esprimono al meglio in corse nelle quali la volata non è il risultato di una corsa tenuta cucita da una squadra, bensì l’esito di una dura battaglia senza esclusione di colpi. Anche il nostro Matteo Trentin (Quick-Step Floors), rimasto giù dal podio per un soffio, ha dimostrato non solo il proprio ottimo stato di forma, già messo in mostra all’ultima Vuelta, ma proprio la difficoltà di una corsa come quella odierna, che ha visto vari e pregevoli tentativi di attacco.
Sagan ha dimostrato ancora una volta come sia possibile vincere anche senza una grande squadra. Infatti lo slovacco, dotato di pochi compagni e non certo di pari tasso tecnico al suo, è rimasto al coperto per tutta la corsa, controllando e lasciando che gli altri si prendessero a sportellate per poi spuntare all’ultima curva dietro a Kristoff – che, correndo in casa, era il maggior indiziato per la volata finale – e superarlo grazie ad un ottimo colpo di reni. Quando uno è forte vince anche senza squadra.
La corsa è stata abbastanza tranquilla fino ad ottanta chilometri dalla conclusione, quando viene ripresa la fuga che era partita nelle prime battute di gara. Nel primo tratto, prima ancora di entrare nel circuito, se ne erano andati in dieci. Gli irlandesi Conor Dunne (Aqua Blue Sport) e Sean McKenna (An Post Chain Reaction), lo statunitense Alexey Vermeulen (Team LottoNL-Jumbo), il sudafricano Willie Smit (Rias Baixas, Road Cover), il marocchino Salah Eddine Mraouni (Kuwait – Cartucho.es), il costaricano Andrey Amador (Movistar Team), lo svedese Kim Magnusson (Team Tre Berg – Postnord), l’azero Elchin Asadov (Synergy Baku Cycling Project), il finlandese Matti Manninen (Team FixIT.no) e l’albanese Eugert Zhupa (Wilier Triestina – Selle Italia) sono arrivati ad avere un vantaggio massimo di dieci minuti prima che il gruppo cominciasse ad alzare il ritmo e ad erodere conseguentemente il gap sotto la spinta dei belgi, il cui interesse è quello di riprendere la fuga, non per cercare la volata ma per lanciare un attacco con uomini come Greg Van Avermaet (BMC Racing Team), Philippe Gilbert (Quick-Step Floors) e Tim Wellens (Lotto Soudal).
Come al solito, quando i fuggitivi cominciano a vedere la mala parata, la fuga comincia a disgregarsi e quando gli olandesi, andati a dar man forte ai belgi, chiudono definitivamente sulla fuga, essa è composta da soli sei uomini. A quel punto mancavano circa 80 Km alla conclusione.
Poco dopo cade il belga Julien Vermote (Quick-Step Floors), degno di essere segnalato per l’eccezionale lavoro in testa al gruppo svolto fino a quel punto, mentre in testa cominciano a muoversi le acque. Dopo qualche timido tentativo di mettere la testa allo scoperto, il primo vero attacco è portato proprio da una delle punte del Belgio, Wellens, che si porta dietro l’azzurro Alessandro De Marchi (BMC Racing Team), lo spagnolo David De La Cruz (Quick-Step Floors), il colombiano Jarlinson Pantano (Trek – Segafredo), l’olandese Lars Boom (Team LottoNL-Jumbo), l’australiano Jack Haig (ORICA-Scott), il norvegese Odd Christian Eiking (FDJ) e l’austriaco Marco Haller (Team Katusha – Alpecin); dietro, la Francia e soprattutto la Polonia di Michal Kwiatkowski (Sky), che non hanno uomini in fuga, si incaricano di organizzare l’inseguimento. E’ proprio in questa fase di gara che finiscono a terra uomini importanti come l’italiano Gianni Moscon (Sky), lo sloveno Primož Roglič (Team LottoNL-Jumbo), secondo nella prova a cronometro, e lo statunitense Tejay Van Garderen (BMC Racing Team).
Ai – 30 c’è il tentativo di Tom Dumoulin (Team Sunweb) che, appena laureatosi campione del mondo a cronometro, non ha affatto placato la fame di vittoria. Il terzetto formato dall’olandese, dal francese Warren Barguil (Team Sunweb) e dal nostro Alberto Bettiol (Cannondale-Drapac Pro Cycling Team) viene però ripreso, come del resto accade al gruppetto portato via da Wellens, che pure era arrivato a guadagnare una quarantina di secondi. Ai – 20 la situazione è di gruppo compatto o meglio quel che rimane del gruppo, dato che esso è stato notevolmente sfoltito dopo il deciso cambio di ritmo in gruppo imposto per inseguire il drappelli di Wellens e Dumoulin, che rappresentavano un pericolo reale in quanto composti da uomini con ottime qualità tecniche.
Nell’ultima ascesa a Salmon Hill ci prova deciso il francese Tony Gallopin (Lotto Soudal), ma il suo attacco non riesce a fare il vuoto, cosa che invece riescono a fare il connazionale Julian Alaphilippe (Quick-Step Floors) e Moscon, che si lanciano a tutta verso il traguardo. Dietro, però, dopo qualche indecisione vanno a manetta e i due fuggitivi vengono ripresi quando erano ormai molto vicini all’impresa. Nella volata è Kristoff a prendere l’iniziativa, ma Sagan non sbaglia nulla e battezza la ruota del norvegese per poi infilarla al fotofinish grazie al colpo di reni, specialità nella quale lo slovacco è decisamente superiore al norvegese.
Sagan sigla un tris storico poiché mai nessuno nella storia era riuscito a realizzare le tre vittorie consecutivamente; anche se la classe e la brillantezza dello slovacco non possono essere messe in discussione, è anche necessario fare un riflessione ulteriore. I percorsi proposti negli ultimi anni hanno certamente favorito le vittorie di Peter Sagan o, meglio, di corridori con le caratteristiche dello slovacco. Quest’ultimo, tra coloro che hanno caratteristiche simili alle sue, è nettamente il più forte. Il percorso di Doha con il deserto e quello comunque insidioso di oggi mettevano, comunque, a dura prova i velocisti puri e favorivano quegli uomini veloci con spunto anche sulle brevi salite e con una certa confidenza con le distanze importanti. Il fuoriclasse slovacco è certamente il migliore sui modelli di tracciato disegnati negli ultimi anni e, anche se non dotato di una grande squadra, riesce a supplire a questo handicap grazie ad una condotta di gara lungimirante.
L’anno prossimo, però, si cambierà registro perchè dopo molti anni verrà finalmente proposto un mondiale nel quale anche gli scalatori puri potranno dire la loro. Il circuito di Innsbruck che ospiterà la prova iridata nella stagione 2018 propone, infatti, una severa e lunga ascesa da ripetere molte volte e, nel finale, la principale asperità sarà seguita anche da un’altra salita più breve ma più arcigna. Sarà forse l’occasione per vedere una grande sfida tra gli uomini che puntano alla vittoria nei grandi giri. Il ricordo non può che andare al meraviglioso mondiale organizzato in Colombia nel 1995, che vide il nostro Marco Pantani conquistare la medaglia di bronzo alle spalle di Olano e soprattutto di sua maestà “Miguelon” Indurain che di vittorie nei grandi giri se ne intende.
Benedetto Ciccarone