NAPOLI CALA ANCORA IL TRIPLETE

Il Giro si appresta a tornare a Napoli per il terzo anno consecutivo con una tappa il cui finale ricalcherà quello della frazione disputata nel 2022. Tra il promontorio di Monte di Procida e quello di Posillipo gli ultimi 40 Km proporranno una successione di basse colline che movimenteranno la corsa ed escluderanno buona parte dei velocisti dalla possibilità di giocarsi la vittoria, mentre parecchie occasioni da non perdere saranno offerte ai finisseur.

Dopo il terzo scudetto conquistato lo scorso anno la città di Napoli è pronta a un altro “triplete” sportivo, stavolta con il Giro d’Italia. Il capoluogo campano, infatti, ospiterà un arrivo della corsa rosa per il terzo anno consecutivo, un evento più unico che raro in tempi moderni, nei quali già si fatica a trovare municipi che vogliano sobbarcarsi l’onere di ospitare l’arrivo di una tappa di un grande giro per due anni di fila (l’unico caso, in tempi recenti, risale al biennio 2021-2022 quando il Tour de France ha fatto scalo a Carcassonne). Stavolta la tappa partenopea avrà un formato diverso rispetto a quello visto negli ultimi due anni perché Napoli ospiterà solamente l’arrivo della frazione, che scatterà dall’Abruzzo e attraverserà il Lazio prima di giungere in Campania, dove si andrà a ricalcare il tratto conclusivo della tappa disputata nel 2022, che prevedeva di ripetere più volte il tortuoso circuito di Monte di Procida. In particolare negli
ultimi 40 Km si dovrà superare una successione di piccole colline che dovrebbe scongiurare un arrivo in volata a gruppo compatto sul tradizionale traguardo di Lungomare Caracciolo, offrendo parecchi spunti ai finisseur, anche se l’ipotesi di uno sprint finale non va del tutto esclusa. Entrerebbero così in giochi quei velocisti che sanno rimanere a galla tra i flutti dei finali più tormentati, corridori del calibro del belga Wout Van Aert, che prenderà parte alla Corsa Rosa per la prima volta in carriera e le cui doti sui percorsi più tormentati sono ben note: in particolare sulle nostre strade andiamo a rimarcare l’affermazione alla Milano-Sanremo nel 2020 e alla Coppa Bernocchi lo scorso anno.
Il raduno di partenza si svolgerà ad Avezzano, la cittadina che ha legato sportivamente il suo nome al ricordo di Vito Taccone, l’indimenticato “Camoscio d’Abruzzo” che al Giro colse le principali affermazioni della sua carriera, come le quattro tappe vinte consecutivamente nel 1963, alle quali aggiunse qualche giorno più tardi l’affermazione nel tappone dolomitico di Moena.
Il tratto iniziale si snoderà in scorrevole discesa sulle strade della Valle Roveto toccandone i principali centri, quasi tutti ricostruiti ex novo nel fondovalle dopo il tremendo terremoto che colpì la Marsica il 13 gennaio del 1915, causa più di trentamila vittime e classificato al quinto posto tra i sismi italiani più forti di tutti i tempi, con una magnitudo di 11 gradi della vecchia Scala Mercalli. All’inizio di questo tratto si transiterà per Civitella Roveto, dove è possibile visitare una pinacoteca d’arte moderna intitolata a Enrico Mattei, l’imprenditore che nel 1953 fondò l’ENI e il cui padre era originario di questo centro. Il passaggio dalla nuova Balsorano, ricostruita ai piedi del colle sui quali si trovano il vecchio centro e il Castello Piccolomini (del quale parleremo più avanti nella rubrica “Ciak si giro”), anticiperà di qualche chilometro l’ingresso in Lazio, che accoglierà la corsa rosa alle porte di Sora, la città natale del grande attore e regista Vittorio De Sica, nel cui centro spicca la Cattedrale di Santa Maria Assunta, innalzata nell’XI secolo nel luogo dove un tempo sorgeva il “Forum Aureum” dell’omonima colonia romana. Attraversata la piana in parte occupata dal Lago di Posta Fibreno, famoso per la sua isola galleggiante di arbusti che può essere spostata con la sola pressione di un piede, si sfiorerà il colle sul quale si erge il Castello di Vicalvi, noto agli appassionati di esoterismo per il fantasma di una cortigiana che, secondo la leggenda, vi uccideva gli amanti ai quali si accompagnava durante le assenze del marito. Poco più avanti si lascerà la solita viabilità per imboccare un lungo tratto – quasi 30 Km – nel quale si percorrerà una strada a scorrimento veloce, superstrada inserita nel percorso per evitare ai “girini” la comunque facile salita del Capo di China e il passaggio dall’antica cittadina volscia di Atina, definita “potente” dal celebre Virgilio, il quale ebbe l’opportunità di ammirare le sue possenti mura poligonali, delle quali oggi rimangono solo alcuni avanzi. Si uscirà da questo scorrevole tratto una volta giunti nella piana di Cassino, dominato dall’altura sulla quale non si trova solamente la celebre abbazia, ma anche la vetusta Rocca Janula, che per secoli fu il cuore militare della cosiddetta “Terra di San Benedetto” e che pure subì pesanti danneggiamenti durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, oggi ricordati da un Monumento alla Pace che fu eretto poco distante dal castello e realizzato dallo scultore Umberto Mastroianni (zio del celebre attore Marcello).
Toccata Pignataro Interamna – il cui toponimo ricorda l’antica colonia romana di Interamna Lirenas, che ebbe notevole importanza per l’esercito romano quale base d’appoggio in occasione della guerra contro i sanniti – s’imboccherà un secondo e più breve tratto di superstrada, con il quale si sguscerà attraverso le alture dei Monti Aurunci percorrendo il viadotto che bypassa il centro di Ausonia, situato su una collina al cui vertice si trova la collegiata di San Michele Arcangelo, al cui interno si possono vedere le are che abbellivano un antico tempo dedicato a Ercole, sulle cui rovine fu innalzata la chiesa. Quando mancheranno poco meno di 100 Km all’arrivo il gruppo giungerà in prossimità delle rive del Mar Tirreno all’altezza dell’area archeologica dell’antica Minturnae, situata lungo l’asse della storica Via Appia e caratterizzata in particolare dalla presenza di un teatro risalente al primo secolo dopo cristo.
Varcando il corso del Garigliano su un viadotto moderno parallelo all’ottocentesco Ponte Real Ferdinando, che fu il primo sospeso a catenaria di ferro realizzato in Italia, la Corsa Rosa entrerà in Campania imboccando la strada che ricalca le rotte dell’antica Via Domitiana, la principale strada consolare costruita su iniziativa dell’imperatore Domiziano per ridurre i tempi di percorrenza tra il porto di Puteoli (l’odierna Pozzuoli) e la capitale, costeggiando per un lungo tratto il Tirreno. Il tratto costiero per il gruppo inizierà alle porte di Mondragone, il principale centro del litorale casertano e nota stazione balneare, molto frequentata grazie all’estensione della sua spiaggia, che costuisce anche l’estremità meridionale del golfo di Gaeta. Ci si discosterà dal mare giusto il tempo di aggirare il non meno celebre centro di Castel Volturno, poi si riprenderà la litoranea per imboccare il rettilineo più lungo di questa tappa, poco meno di 15 Km nel corso del quale si toccherà il Villaggio Coppola, complesso residenziale principalmente conosciuto per le otto “torri” costruite in riva al mare, vero e proprio ecomostro che sarà demolito a “tappe” tra il 2001 e il 2003. La pineta di Castel Volturno, riserva naturale dal 1977, ruberà la scena al mare nell’ultimo tratto del rettilineo, che si snoderà a breve distanza dal lago di Patria, il più esteso della Campania tra quelli costieri. A questo punto il percorso si discosterà leggermente dal mare, seguitando in pianura in direzione del promontorio di Monte di Procida, prima di giungere al quale con un leggero falsopiano ci si porterà alle soglie dell’antica città di Cuma, famosa in particolare per l’Antro della Sibilla, scoperto nel 1932 nelle viscere della collina dell’acropoli e luogo dove risiedeva la sacerdotessa del culto di Apollo. Le sponde del Lago Fusano, sulle cui acque gli architetti Luigi e Carlo Vanvitelli realizzarono alla fine del ‘700 un casino di caccia per i sovrani borbonici, saranno compagne di viaggio del gruppo nell’ultimo tratto pianeggiante di questa tappa, terminato il quale si dovrà affrontare la prima delle cinque salite che caratterizzano il finale, diretta a Monte di Procida, 3.6 Km al 3.2% con i primi 1300 metri al 5.9% e una ripida rampetta finale di 300 metri all’11.5%.
Percorrendo in discesa la spettacolare strada panoramica che offre impareggiabili viste sulle isole dell’arcipelago campano si planerà in riva al Lago Miseno e subito si riprenderà a salire per affrontare un breve strappo che termina proprio sotto il Castello Aragonese di Baia. Seguirà a ruota la salita più dura di questa tappa, 900 metri all’8.5% seguiti dal tuffo verso il Lucrino, l’ultimo dei quattro bacini costieri che punteggiano il finale e le cui acque furono in epoca romana messe in comunicazione tramite un canale navigabile con quelle del retrostante Lago d’Averno, al fine di realizzare un porto interno nel quale riparare le navi durante una battaglia combattuta tra Ottaviano e Sesto Pompeo.
Il passaggio dalla vicina Pozzuoli arriverà in coincidenza con l’inizio della penultima difficoltà altimetrica di giornata, una salita di 2 Km al 4.8% che inizierà presso l’anfiteatro romano dell’antica Puteoli e si concluderà poco distante dalla Solfatara, il più noto tra i 40 crateri dei Campi Flegrei, presso il quale si possono ammirare fumarole e getti di fango bollente. All’inizio della successiva discesa il gruppo entrerà nel vasto territorio municipale della città di Napoli, che riaccoglierà la Corsa Rosa sulle strade della frazione di Agnano, conosciuta per le terme e per il suo ippodromo. Un altro importante impianto sportivo partenopeo è il glorioso Stadio San Paolo, dal 2020 intitolato alla memoria di Maradona, lambito il quale si tornerà a puntare in direzione del mare, dirigendosi verso l’istmo dell’isola di Nisida, dominata dal castello che oggi ospita un carcere minorile. È un altro dei suggestivi scorci offerti dalla corsa campana, al quale anche i “girini” lanceranno una fugata occhiata proprio al momento d’intraprendere la salita verso Posillipo, 3.3 Km al 4.4% seguiti dalla planata planare verso Mergellina e la Riviera di Chiaia, palcoscenico di un’altra recita del Giro in casa Cupiello.

Mauro Facoltosi

Il quartiere napoletano di Posillipo e l’altimetria della nona tappa (www.napolike.it)

Il quartiere napoletano di Posillipo e l’altimetria della nona tappa (www.napolike.it)

CIAK SI GIRO

Sopra la città di Balsorano, presso l’antico borgo distrutto dal terremoto del 1915 e in seguito recuperato, s’erge la possente mole del Castello Piccolomini, innalzato nel XV secolo sulle fondamenta di una precedente struttura medioevale. Il suo nome può dire poco, il suo aspetto certamente no, soprattutto se si è appassionati di cinema perché questo è stato (e lo è ancora) uno dei castelli più sfruttati dalla “settima arte” quale luogo di riprese. Il sito www.davinotti.com, che da anni sta mappando le location utilizzate nella produzione nostrana di pellicole, ha realizzato una serie di “servizi speciali” dedicati alle location più ricorrenti e tra queste c’è, per l’appunto, il castello di Balsorano, che dal 1964 ad oggi è già stato notato in 32 pellicole, quasi tutte ovviamente ambientate in epoca medioevale ma anche l’hard ha effettato qui più di una capatina e in particolare qui ci fu il debutto nel settore di Moana Pozzi. La prima apparizione sul grande schermo del maniero abruzzese porta la data del 27 maggio 1964, quando uscì nei cinema italiani “La cripta e l’incubo”, film horror italo-spagnolo diretto da Camillo Mastrocinque che ebbe come principale protagonista il britannico Christopher Lee, un attore esperto di questo genere di pellicole, ricordato per aver interpretato in parecchie occasioni il ruolo del principe Dracula. Non bisognerà attendere molto per rivedere il castello di Balsorano al cinema, poiché la vigilia di Natale dello stesso anno uscirà un’altra coproduzione italo-spagnola, il film d’avventura “Genoveffa di Brabante”. Seguiranno, come già detto, una buona trentina di film, anche se l’archivio di Davinotti è in progressivo incremento e tale numero potrebbe essere destinato ad aumentare. Manca per esempio il film “Il pataffio” del 2022, pellicola che rammenta la mitica “Armata Brancaleone” di Mario Monicelli (tra gli interpreti c’è Alessandro Gassmann, figlio dell’indimenticato Vittorio, che invece fu il “mattatore” dell’altro film): questa pellicola ha rappresentato il ritorno di una troupe cinematografica al castello, che non prestava il suo volto a una macchina da presa dal 1995, quando lassù Rocco Siffredi, un’altra stella dell’hard, girò un film pornografico con protagonista lo scespiriano Amleto. Per ritrovare, invece, una pellicola più tradizionale bisogna tornare indietro nel tempo fino al 1984 quando Aristide Massaccesi (un altro che di porno se ne intendeva) ne fece uno dei set del film fantastico “Ator 2 – L’invincibile Orion”, che ha per protagonista un guerriero – interpretato dall’attore statunitense Miles O’Keeffe, conosciuto per aver vestito i panni di Tarzan nel 1981 – la cui missione è quella di salvare la terra dal “nucleo geometrico”, una bomba atomica primitiva.

In collaborazione con www.davinotti.com

La prima apparizione del Castello di Balsorano nel film “La cripta e l’incubo” (www.davinotti.com)

La prima apparizione del Castello di Balsorano nel film “La cripta e l’incubo” (www.davinotti.com)

Il servizio speciale dedicato al castello di Balsorano

https://www.davinotti.com/articoli/il-castello-di-balsorano/160

FOTOGALLERY

Avezzano, Castello Orsini Colonna

Civitella Roveto, Museo Pinacoteca Enrico Mattei

Il Castello di Balsorano visto dal percorso di gara

Sora, Cattedrale di Santa Maria Assunta

Lago di Posta Fibreno

Castello di Vicalvi

Atina, resti della antiche mura

Cassino, la Rocca Janula vista dalla strada a tornanti per l’abbazia di Montecassino

Ausonia, collegiata di San Michele Arcangelo

Minturno, teatro romano

La spiaggia di Mondragone

Lago di Patria

Lago Fusaro, casina vanvitelliana

Lago Miseno

Baia, Castello Aragonese

Lago Lucrino

Pozzuoli, Anfiteatro Romano

Napoli, Isola di Nisida

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