LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XL: QUÉBEC 2016
Non c’è solo il bis al Mondiale nei programmi stagionali di Peter Sagan. Il 2016 è, infatti, anche l’anno del primo campionato europeo e lo slovacco ha messo nel mirino anche questo obiettivo, scegliendo un strada diversa rispetto a quella percorsa l’anno prima, quando aveva deciso di correre la Vuelta dopo il Tour. L’esperienza spagnola nel 2015 si era conclusa, però, con una brutta caduta dopo pochi giorni e così stavolta preferisce non correre rischi, optando per un paio di corse in linea oltreoceano, che di solito gli hanno sempre portato bene. È andrà così anche stavolta, con Sagan che va a cogliere la vittoria in Canada al Grand Prix Cycliste de Quebec
CHE BEL SAGAN IN QUÉBEC. PETER VINCE IN CANADA CON CLASSE E POTENZA
Peter Sagan (Team Tinkoff) ritorna al ciclismo su strada dopo la partecipazione alla gara olimpica della mountain-bike e sfodera una bella vittoria nel Grand Prix Cycliste de Québec battendo in una volata ristretta Greg Van Avermaet (Team BMC) e Anthony Roux (Team FDJ.fr). Da segnalare le buone prove di Matteo Trentin (Team Etixx) e Gianni Moscon (Team SKY) che hanno provato ad animare gli ultimi chilometri di corsa, caratterizzata da una fuga inizialle di 8 ciclisti, tra cui Valerio Agnoli (Team Astana), e da molti attacchi negli ultimi 40 km. Domenica si attende il bis a Montréal.
Giunto alla sua sesta edizione, il Grand Prix Cycliste de Québec, insieme al GP di Montréal che si correrà domenica, rappresenta uno dei più prestigiosi appuntamenti del calendario World Tour. Nonostante il contemporaneo svolgimento del Giro di Spagna e del Tour of Britain, i nomi alla partenza delle corse canadesi sono di tutto rispetto e non mancheranno sicuramente di suscitare interesse tra gli appassionati d’oltreoceano. Il percorso resta immutato rispetto agli scorsi anni, con il circuito della città vecchia di Québec, lungo 12,6 kmm da ripetere 16 volte per un totale di 201,6 km. Tre le asperità principali, brevi ma insidiose e tutte concentrate negli ultimi 4 km: la Côte de la Montagne, la Côte de la Potasse e la Montée de la Fabrique. In costante ascesa anche l’ultimo chilometro sulla Grande Allée, dove i ciclisti dovranno impegnarsi nello sforzo finale, tra finisseurs e velocisti, che rende la corsa canadese incerta fino all’ultimo – e ricordiamo proprio l’ultima edizione del 2015 dove Rigoberto Urán scattò proprio all’inizio dell’ultimo chilometro e riuscì a mantenere un vantaggio risicato ma decisivo sul gruppo, regolato da Michael Matthews. Due nomi, questi ultimi, presenti anche al via dell’edizione 2016 insieme, tra gli altri, al campione del mondo su strada Peter Sagan ed al campione olimpico Greg Avermaet. Dopo la partenza si formava una fuga composta da sei ciclisti – Lars Bak (Lotto Soudal), Maxim Belkov (Katusha), Valerio Agnoli (Astana), Twan Castelijns (Lotto NL Jumbo), Matt Brammeier (Dimension Data) e Alexandre Pichot (Direct Énergie) – ben presto raggiunti da Jan Bárta (Bora Argon 18) e Nicolas Masbourian (Silber Pro Cycling). Alla fine del primo giro la testa della corsa aveva circa un minuto e mezzo di vantaggio. Al termine del secondo giro il vantaggio della fuga era aumentato a 4 minuti e mezzo mentre nel gruppo inseguitore ci si iniziava a organizzare per l’inseguimento, per evitare che il vantaggio della fuga si dilatasse troppo. Tra le squadre maggiormente impegnate si segnalavano l’Orica BikeExchange e la Etixx. La corsa viveva una fase di stanca nei successivi tre giri, con il vantaggio della fuga che si assestava intorno a 4 minuti e mezzo. Al termine del settimo giro il vantaggio della fuga era sceso sotto i 4 minuti, sintomo che il gruppo stava pian piano recuperando. Alla fine dell’ottava tornata, quindi a metà corsa, il gruppo aveva ancora recuperato qualcosa alla fuga che adesso conduceva con un vantaggio di 3 minuti e mezzo. Il gruppo era ormai in progressiva rimonta e dopo 10 giri il vantaggio della fuga era di soli 2 minuti e mezzo. L’andatura del gruppo si alzava decisamente e Peter Sagan si faceva notare per essere nelle retrovie del gruppo, proprio lui che dopo l’esperienza della prova olimpica in mountain bike era tornato a gareggiare su strada soltanto poco giorna fa in Francia, nella Bretagne Classic, corsa che lo aveva visto ritirato. Davanti la fuga si spezzettava e Lars Bak restava il solo a crederci fino in fondo, mantenendo un vantaggio inferiore al minuto quando ancora mancavano circa 45 km all’arrivo. Bak veniva ripreso a poco meno di 40 km dal traguardo da Julian Alaphilippe (Team Etixx) e Luke Rowe (Team SKY), che provavano ad andarsene e tagliavano la linea del 13° giro con 40 secondi di vantaggio sul gruppo. Alaphilippe si avvantaggiava su Rowe lungo la terzultima ascesa verso la Côte de la Montagne, ma il gruppo non lasciava spazio e raggiungeva il francese ai meno 28. Il gruppo iniziava il penultimo giro molto sfilacciato, con l’impressione che non ci fosse una squadra di riferimento che riuscisse a tenere chiusa la corsa. Si formava in testa un gruppo costituito da una quindicina di ciclisti, fra i quali si segnalava la presenza di Fabio Aru (Team Astana). L’azione di questo drappello non sembrava, però, molto convinta e infatti il gruppo annullava anche quest’altro tentativo. Matej Mohoric (Team Lampre) era l’ultimo ciclista ad essere ripreso ai meno 15, quandio Sagan si faceva vedere per la prima volta nelle prime posizioni del gruppo. Ai meno 14 km dall’arrivo Paul Voss (Team Bora 18) provava un altro attacco e iniziava l’ultimo giro con circa 20 secondi di vantaggio. Il tedesco veniva raggiunto ai meno 10 da Oliver Naesen (Team IAM Cycling), recente vincitore della Classica di Amburgo. Il generoso tentativo del belga si esauriva a meno 3 km e mezzo dalla linea bianca. Alaphilippe riprovava l’attacco sulla Côte de la Montagne, a meno 3 km dall’arrivo, trainando con sé il compagno Matteo Trentin e Gianni Moscon (Team SKY). Ma il gruppo anche stavolta riprendeva quest’ennesimo tentativo di attacco; provava quindi, a un chilometro dall’arrivo, Rigoberto Urán, tentando un “remake” della scorsa edizione. Questa volta, però, il colombiano non riusciva a imprimere la necessaria potenza per imporsi sugli avversari; infatti, era proprio Peter Sagan che si involava ai meno 200 metri con uno scatto repentino, che univa classe e potenza. Il campione del mondo vinceva così abbastanza nettamente, precedendo Greg Van Avermaet (Team SKY) e Anthony Roux (Team FDJ.fr). Da segnalare positivamente il quarto posto di Alberto Bettiol (Team Garmin Cannondale) mentre chiudeva la top five Michael Matthews (Team Orica BikeExchange). Nella top ten si piazza anche Diego Ulissi (Team Lampre Merida), classificatosi 7°. Il week end in Canada prosegue domenica con il GP de Montréal, corsa che vedrà ai nastri di partenza le stesse squadre e, per grandi linee, gli stessi protagonisti del GP de Québec.
Giuseppe Scarfone