LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XXXIX: TOUR DE FRANCE 2016

dicembre 17, 2023
Categoria: News

Dopo il magro bottino al Tour dell’anno precedente, nel quale si era imposto “solo” nella classifica a punti dopo un’infinita sequela di piazzamenti, Peter Sagan torna alla vittoria sulle strade della Grande Boucle, dimostrando ancora di esser riuscito ancora a spezzare, almeno per questa stagione, la maledizione della maglia iridata. Alla fine porterà a casa tre vittorie di tappe oltre alla maglia verde, sua per il quinto anno consecutivo.

2a TAPPA: SAINT-LÔ – CHERBOURG-EN-COTENTIN

TINKOFF, INFERNO E PARADISO: CONTADOR CROLLA, A SAGAN TAPPA E MAGLIA

Giornata in chiaroscuro per la corazzata russa, protagonista assoluta nel bene e nel male: Sagan spezza il digiuno e torna a vincere al Tour dopo tre anni, conquistando anche la maglia gialla; Contador cade di nuovo, sulla spalla già ammaccata ieri, e paga negli ultimi 3 km, cedendo 48’’ ai migliori. Ancor più pesante il passivo di Porte, che perde 1’45’’ a causa di una foratura. In lieve ritardo (11’’) anche Nibali e Pinot.

Dopo un digiuno durato 57 tappe, dove vittorie annunciate sono sfumate in ogni modo immaginabile, è stato lo strappo verso Cherbourg-en-Cotentin a riportare Peter Sagan al successo sulle strade del Tour de France, con annessa prima maglia gialla in carriera. Una giornata perfetta macchiata soltanto dalla mancata soddisfazione dell’alzata di braccia sul traguardo. Non perché esistessero dubbi sull’esito dello sprint, nel quale Sagan, facendo tesoro della sconfitta di ieri, ha saggiamente atteso che fosse Alaphilippe ad uscire dalla sua ruota e a prendere l’iniziativa, per poi incollarsi al francese e saltarlo negli ultimi 50 metri; bensì perché, nella confusione degli ultimi chilometri, il campione del mondo non si era reso conto che tutti i fuggitivi della prima ora erano stati riassorbiti, ed era convinto di lottare per la terza piazza.
Un dubbio in realtà più che legittimo, poiché per molti chilometri si è creduto che l’azione di Paul Voss – già all’attacco ieri e in cerca di punti per conservare la maglia a pois –, Vegard Breen, Cesare Benedetti e Jasper Stuyven fosse destinata al successo. Il gruppo ha infatti aspettato i 50 km all’arrivo per avviare un inseguimento convinto, quando i battistrada potevano gestire ancora quasi 6 minuti, su un terreno nervoso e tortuoso. Ci sono voluti quasi 30 km per dimezzare quel margine, e in cima allo strappo di Octeville, a meno di 8 km dal traguardo, Stuyven, sbarazzatosi nel frattempo dei compagni di viaggio, vantava ancora 90 secondi circa.
Tinkoff, BMC, Etixx e Lotto-Soudal, su tutte, hanno contribuito a rimettere in gioco le sorti della tappa, che ai piedi della Côte de La Glacerie, a 3 km e spiccioli dal termine, sembravano comunque ancora pendere dalla parte del leader, in vantaggio di un minuto abbondante.
L’azione di Stuyven, però, si è arenata sul più bello, e in vetta, a 1400 metri dal traguardo, il forcing di Roman Kreuziger aveva ridotto il divario a poche decine di metri, colmate nel breve tratto di lieve discesa precedente l’ultima rampa di 700 metri.
Nessuno – tralasciando un timido allungo sulla Glacerie di Slagter, forse intenzionato soltanto ad alzare il ritmo e lasciato solo dall’affanno di chi gli era a ruota – ha provato ad anticipare la volata, e così è stata questione fra i soliti sospetti. Alaphilippe è stato il primo a lanciare lo sprint, Sagan lo ha marcato e saltato, relegandolo alla piazza d’onore; Valverde, che in finali del genere sospettiamo possa essere competitivo fino a 55 anni e con una gamba sola, ha completato il podio; Daniel Martin, che avrebbe avuto forse bisogno di salite un po’ più esigenti per esprimersi al meglio, ha chiuso quarto; Matthews, per il quale vale il discorso opposto, si è dovuto accontentare del quinto.
Malgrado il bottino pieno di Sagan, dubitiamo che in casa Tinkoff sarà festa grande questa sera; perché se il grande vincitore di giornata è lo slovacco, il grande sconfitto è Alberto Contador. Dopo la caduta di ieri, lo spagnolo ha bissato oggi, finendo a terra e battendo la stessa spalla ammaccata ventiquattro ore fa quando all’arrivo mancavano 122 km, in un tratto dove il gruppo viaggiava fortunatamente ad andatura contenuta.
Il massiccio lavoro profuso dalla Tinkoff aveva autorizzato ad ipotizzare che il madrileno fosse in condizioni almeno discrete; invece, subito dopo la volata, la regia francese ha mostrato la mesta immagine di un Contador in evidente difficoltà, scortato dai pochi compagni che non erano rimasti al fianco di Sagan e non avevano perso contatto in precedenza. Il ritardo di 48’’, se maturato in altre circostanze, non comprometterebbe nulla in chiave successo finale, ma la chiara sofferenza fisica fa pensare che servirà un recupero prodigioso per evitare di salutare ogni ambizione di maglia gialla già mercoledì, sul Massiccio Centrale.
Il campione di Pinto non è il solo a vedere crollare le proprie quotazioni dopo la tappa di oggi: peggio ancora – almeno a livello cronometrico – è andata infatti a Richie Porte, vittima di una foratura a 5 km e mezzo dall’arrivo e incredibilmente abbandonato a se stesso dalla BMC, che sembra dunque aver già compiuto la propria scelta fra il tasmaniano e Van Garderen.
Undici secondi li hanno lasciati per strada anche Nibali, forse più sincero di quanto si sperasse circa le due modeste ambizioni per questo Tour, e Pinot, più a sorpresa. Per loro vale un discorso analogo a quello fatto per Contador: il distacco cronometrico è di per sé quasi irrilevante, ma una conferma della tendenza mercoledì potrebbe già significare una prematura uscita dai piani alti della classifica.

Matteo Novarini

11a TAPPA: CARCASSONNE – MONTPELLIER

FROOME COME CONTADOR NEL 2013, GUADAGNA SECONDI CON I VENTAGLI

Christopher Froome, che nel 2013 si vide infliggere un minuto da un Contador non al meglio in una tappa pianeggiante a causa dei ventagli formatisi sul tracciato, ha evidentemente imparato la lezione ed oggi ha sfruttato la situazione e, grazie alla sua potenza, è riuscito ad andarsene a 11 Km dall’arrivo, rifilando 5 secondi (più l’abbuono del secondo posto) a tutti i suoi avversari per la vittoria che, a questo punto, hanno peccato anche di disattenzione, anche se comincia a farsi strada l’idea di una superiorità del britannico un po’ su tutti i terreni. Sagan vince la tappa e tenta di tenere Oleg Tinkoff nel mondo del ciclismo.

Nella nostra rubrica “Anteprima Tour” si era detto che la tappa di oggi sarebbe finita in volata e che l’unico elemento che avrebbe potuto scongiurare un similare esito sarebbe stato il vento.
In effetti, è stato proprio il vento che ha dato sale alla tappa, sia durante le fasi centrali della frazione sia nel finale che ha visto il leader della generale andarsene con il campione del mondo ed un compagno di squadra per ciascuno. Il bottino per il keniano bianco, alla fine, non è stato particolarmente succulento dal punto di vista strettamente cronometrico, tuttavia il colpo psicologico agli avversari non è da poco. Dopo quello messo a segno da Froome nella discesa del Peyresourde, di per sé non particolarmente tecnica, il numero di oggi ha un altro significato.
Fermo restando che un uomo di classifica al Tour di France non può e non deve farsi sorprendere come hanno fatto Quintana e compagnia nella discesa pirenaica, oggi non c’è più neppure la scusa di un qualcosa di inaspettato. Si è capito che Froome ha in animo di sfruttare tutte le occasioni che si presentano per guadagnare secondi e, visto quanto il britannico aveva imparato a proprio spese nel 2013, ci si poteva aspettare grande attenzione da parte sua. In un Tour de France che Froome aveva saldamente in mano Alberto Contador, in stato di forma non ottimale, riuscì a staccare con la squadra il keniano bianco in una tappa di pianura, proprio sfruttando un ventaglio. Era quindi ovvio che, in questo Tour, che Froome ha preparato meticolosamente e che ha dimostrato di correre con molta attenzione, il britannico non solo non si sarebbe fatto sorprendere una seconda volta, ma avrebbe anche tentato di guadagnare sui diretti avversari, qualora se ne fosse presentata l’occasione. Gli avversari di Froome, invece, si sono fatti mettere nel sacco un’altra volta, con la maglia gialla che, pian pianino, si presenta alla vigilia della tappa sulla carta a lui più favorevole con un vantaggio che comincia ad avere una certa consistenza, soprattutto se si pensa che, nei piani alti della classifica, non ci sono uomini in grado di impensierirlo più di tanto a cronometro.
La corsa di oggi è stata caratterizzata, sin dall’inizio, dal vento che, fino ad un certo punto, ha spirato in senso favorevole alla marcia dei corridori con conseguenti velocità molto alte.
La fuga di giornata, composta da Arthur Vichot (FDJ) e Leigh Howard (IAM Cycling), non decolla dato che il vantaggio massimo si attesta sui 4 minuti ed il ricongiungimento con il gruppo avviene a 50 Km dalla conclusione.
Dietro, tuttavia, è una battaglia continua per tenere le posizioni di testa, cosa che causa anche numerose cadute che coinvolgono anche nomi illustri, come quelli di Thibaut Pinot e Luis Leon Sanchez.
Negli ultimi 80 Km il vento si fa laterale e questo, oltre a provocare il rapido dissolversi del vantaggio dei fuggitivi, comincia a favorire la formazione dei temuti e pericolosi ventagli con la Tinkoff e la Sky molto attente davanti.
A 13 chilometri dall’arrivo scatta l’azione decisiva, con il campione del mondo che rompe gli indugi e se ne va, affilandosi al compagno di squadra Maciej Bodnar che si produce in un’accelerazione impressionante. A quel punto, Froome decide di riportarsi sullo slovacco utilizzando lo stesso metodo, ovvero l’aiuto del compagno di squadra Geraint Thomas che ha buone doti di potenza. Gli altri leader del gruppo restano sorpresi da quest’azione e perdono il momento buono per affilarsi. La squadra dei velocisti mettono in scena l’ultimo disperato tentativo di chiudere, ma ormai è troppo tardi. Joaquim Rodriguez (Katusha) e Louis Meintjes (Lampre – Merida) restano addirittura attardati in un gruppetto che arriverà al traguardo con un ritardo superiore al minuto.
Al traguardo nessuno osa disputare uno sprint contro Peter Sagan che va a vincere senza problemi con Froome a ruota che incassa l’abbuono del secondo posto, mentre il gruppo piomba sul traguardo 6 secondi più tardi.
Come si era già detto, il vantaggio, in termini cronometrici, non è stato granché, ma gli avversari potrebbero accusare il colpo e l’idea che battere il britannico sia impossibile potrebbe cominciare a farsi pericolosamente strada.
Purtroppo è notizia dell’ultima ora, anche se il sentore era nell’aria sin dal primo pomeriggio, che domani a causa del forte vento non si potrà salire sul Ventoux. Dopo che folate fino a 100 Km/h avevano ribaltate le transenne già allestite sul “Gigante della Provenza” e che le previsioni meteo per la giornata di domani non lasciavano illusioni di miglioramento, a malincuore gli organizzatori hanno annunciato in serata che il traguardo sarà collocato a Chalet Reynard, salvando almeno i primi 9 Km dell’ascesa, comunque impegnativi perchè dotati di una pendenza media superiore al 9%, decisamente più nutrita di quella della salita affrontata domenica scorsa ad Arcalis

Benedetto Ciccarone

18a TAPPA: MOIRAINS-EN-MONTAGNE – BERNA

SAGAN TERZO CENTRO. ED ORA CHE FARA’ OLEG TINKOFF?

In un arrivo particolarmente adatto alle sue caratteristiche, Sagan riesce a vincere per un nonnulla su Kristoff allo sprint, mentre nel finale il gruppo si spezza in diversi tronconi. Nulla da fare per la fuga di giornata tutta Etixx e per il successivo tentativo di Rui Costa. Allo sprint si rivede davanti anche Degenkolb.

Oleg Tinkoff, dopo la prima vittoria di Sagan, aveva annunciato che avrebbe ritirato il proprio addio al ciclismo in caso di ulteriori due vittorie di Sagan.
Lo slovacco ha accontentato il patron, conquistando oggi la sua terza tappa a questo Tour de France. Oggi lo sprint è stato veramente all’ultimo sangue con Alexander Kristoff, anch’egli adatto a questo tipo di arrivi. Inizialmente, dall’inquadratura, sembrava avesse vinto Kristoff, come anche l’esultanza del norvegese sembrava suggerire. E’ necessario il fotofinish per chiarire, senza equivoci, la vittoria dello slovacco, bravissimo a trovare ik colpo di reni al momento giusto.
La fuga di giornata è stata inscenata da una coppia Etixx, composta da Tony Martin e Julian Alaphilippe. Molti altri tentano di agganciare questo treno, ma la velocità che Tony Martin è in grado di sviluppare sul passo rende impossibile a tutti il rientro. Il gruppo, in effetti, dovrà sudare sette camice per riuscire a chiudere, cosa che è resa palese dall’estremo allungamento del plotone in fila indiana nelle fasi più concitate dell’inseguimento. Lo stesso Alaphilippe avrà non poche difficoltà stare insieme al compagno di squadra, impegnato a menare a tutta.
Dopo i tentativi falliti di singoli corridori di portarsi sui due di testa, ci provano in quattro – Timo Roosen (LottoNL-Jumbo), Lawson Craddock (Cannondale), Vegard Breen (Fortuneo-Vital Concept) e Nicolas Edet (Cofidis) – e per diversi chilometri la corsa resta divisa in tre, con i due di testa che non si fanno riprendere dal quartetto che, dopo essere riuscito ad erodere il distacco sino a 2 minuti, sono costretti pian piano a cedere fino ad essere riassorbiti dal gruppo che progressivamente alza la velocità, sgretolando il vantaggio della coppia di testa. Tutto ciò avviene con notevole fatica di coloro che tirano in testa al gruppo perché Tony Martin, con le sue straordinarie doti di passista, è uomo non facile da andare a riprendere. In ogni caso, lodi ai due fuggitivi che, dopo essere stati ripresi a ventidue chilometri dalla conclusione, si incaricano di cercare, purtroppo per loro invano, di riportare in gruppo Kittel che aveva perso contatto sulle facili rampe dell’unico GPM in programma nella frazione odierna. Martin e Alaphilippe si possono consolare con il premio riservato al più combattivo di giornata ed eccezionalmente assegnato ad entrambi-
Ai meno venti è lodevole anche il tentativo dell’ex campione del mondo Rui Costa, che riesce a staccare il gruppo ed a mantenere a lungo un vantaggio nell’ordine dei 10/15 secondi fino ad essere ripreso a 4 chilometri dalla conclusione. L’attacco era davvero difficile da portare all’arrivo perché composto da un uomo solo, partito da molto distante e con l’intero gruppo dietro a tirare; in ogni caso Rui Costa ha dimostrato coraggio, inscenando un tentativo davvero pregevole che ha costretto il gruppo ad andare a tutta per chiudere.
Dopo il tramonto del tentativo di Rui Costa, c’è bagarre per prendere in testa lo strappetto che termina a 1 Km dalla conclusione ed è proprio in questa fase che il gruppo si spezza in diversi tronconi, con gli uomini di classifica comunque davanti. Sagan resta per tutto lo strappo nelle prime posizioni, ma il primo a lanciare lo sprint è addirittura Alejandro Valverde, sul quale parte in contropiede Kristoff che rimane in vantaggio fino a pochissimo prima della linea del traguardo, venendo superato dal campione del mondo con un colpo di reni. Ora si aspetta l’annuncio ufficiale di Oleg Tinkoff. Domani giorno di riposo alla vigilia del finale sulle Alpi. Già mercoledì è prevista la tappa con arrivo a Finhaut Emosson, con la Forclaz a rendere il finale un invito agli attacchi che si spera finalmente di riuscire a vedere tra i big.

Benedetto Ciccarone

Sagan e Alaphilippe spalla a spalla sul rettilineo finale di Cherbourg (foto Getty Images Sport)

Sagan e Alaphilippe spalla a spalla sul rettilineo finale di Cherbourg (foto Getty Images Sport)

Commenta la notizia