STRADE BIANCHE IN TONO MINORE?
maggio 9, 2024
Categoria: 09 MAGGIO 2024 - 6a tappa: VIAREGGIO - RAPOLANO TERME, News
Non è piaciuto a molti il modo nel quale è stata disegnata la tappa degli sterrati. Potranno i soli tre settori inseriti lungo la strada per Rapolano Terme bastare per buttare all’aria i progetti di corridori e squadre? In effetti basta un millimetro di sterrato o un granello più appuntito degli altri per creare scompiglio tra i favoriti. Bisognerà attendere la linea d’arrivo per capire se stavolta le Strade Bianche saranno in tono minore o se tra le Crete Senesi risuoneranno note dolenti per qualcuno.
NOTA: rispetto al percorso qui presentato sono state introdotte la salita di Volterra (8.6 Km al 4.6%) e il muro di Serre di Rapolano (700 metri al 10.6% e una punta del 20%): la prima sarà affrontata a un’ottantina di chilometri dalla partenza (al posto del GPM di Bertesca), il secondo a poco più di 4 Km dall’arrivo
Il disegno della quinta tappa del Giro 2024 ha lasciato l’amaro in bocca agli appassionati, una sensazione acuita dall’impietoso paragone con la frazione del Tour che si disputerà sugli sterrati delle campagne attorno a Troyes e che proporrà 14 settori di strade bianche per un totale di quasi 35 Km da percorrere lontano dall’asfalto. Sulle strade che da Torre del Lago condurranno a Rapolano Terme, invece, gli organizzatori del Giro hanno piazzato solo tre tratti di sterrato per complessivi 11.4 Km e questo ha fatto piovere sui loro capi le critiche rivolte loro dagli appassionati, ma siamo così sicuri che questa tappa sia in “tono minore” rispetto a quelle terminate a Montalcino nel 2010 e nel 2021 e anche nei confronti della stessa “Strade Bianche”, la corsa che ha fatto riscoppiare l’amore tra il Giro e le strade d’un tempo? Su quel tipo di fondo basta un granello più appuntito degli altri, basta un millimetro di strada per rovinarsi la giornata e complicarsi il Giro, anche perché sui saliscendi che caratterizzano il finale non è semplice gettarsi all’inseguimento della coda del gruppo e, anche se si riuscisse a rientrare, poi si potrebbe tornare a perdere nuovamente terreno, per lo sforzo fatto, sui dislivelli successivi. In particolare i 9 Km conclusivi saranno in lievissima ascesa, un finale che ricorda un po’ quello verso l’Aprica, poca pendenza ma tanti minuti persi dopo le energie profuse sul Mortirolo, un binomio che potrebbe – fatte le debite proporzioni – ripetersi tra gli sterrati e il falsopiano finale, se ci saranno stati corridori che si saranno trovati a inseguire il gruppo tra una strada bianca e l’altra, tra un dislivello e l’altro.
Questa giornata comunque delicata, anche per la sua particolare collocazione alla vigilia di una cronometro di quasi 40 Km, prenderà ancora le mosse accompagnata dalle note di Puccini perché il raduno di partenza a Viareggio si svolgerà nella frazione balneare di Torre del Lago, dove si trova la villa che il compositore acquistò per trascorrervi gli ultimi anni di vita, affacciata sull’incantevole Lago di Massaciùccoli, oggi protetto da un parco naturale che ingloba anche la vicina ex tenuta presidenziale di San Rossore. I primi colpi di pedale saranno dati ancora sulla Via Aurelia in direzione di Pisa, ma poi la città della celebre torre pendente sarà evitata girandole attorno e puntando verso la catena del Monte Pisano, la cui massima elevazione è quel Monte Serra (917 metri) che dal 2018 è divenuto un ingrediente irrinunciabile del Giro della Toscana, corsa che dal 2016 è stata intitolata all’indimenticato Alfredo Martini, commissario tecnico della nazione di ciclismo italiana dal 1975 al 1997. In questa fase la corsa transiterà a breve distanza dalla barocca Certosa di Calci, oggi sede del Museo di storia naturale dell’Università di Pisa, presso il quale è possibile ammirare il più grande acquario d’acqua dolce d’Italia. Toccata la vicina località di Uliveto Terme, le cui acque sono particolarmente rinomate tra gli sportivi, ci si discosterà dalle pendici della montagna per superare il corso dell’Arno alle porte di Cascina, nel cui territorio è possibile ammirare la romanica Pieve dei Santi Ippolito e Cassiano. Niente distrazioni per i corridori che, ora, s’infileranno nella Valdera, imboccandola in direzione di Volterra e giungendo poco dopo a Ponsacco, il principale centro della valle dopo la vicina Pontedera. Avendo come compagno di viaggio il corso del fiume Era i “girini” transiteranno ai piedi della collina sulla quale si staglia Peccioli, borgo che si fregia della bandiera arancione attribuita dal T.C.I. ai piccoli centri dell’entroterra italiano che si distinguono per un’offerta di eccellenza e un’accoglienza di qualità, le stesse che fin dal 1952 hanno potuto toccare con mano i partecipanti alla prestigiosa corsa del calendario professionistico dedicata al corridore locale Giuseppe Sabatini, scomparso prematuramente a soli 36 anni.
Un’altra cittadina alla quale ci si giungerà ai piedi sarà la celebre Volterra, nel cui suggestivo centro storico medioevale si stagliano la Fortezza Medicea e il Palazzo dei Priori, il più antico tra i palazzi comunali della Toscana. Come nel caso di Peccioli non ci si dirigerà verso quella che fu una delle principali città-stato dell’Etruria, ma sarà comunque arrivato il momento di salutare la pianura, sulla quale si era pedalato nei primi ottanta chilometri, per affrontare la salita della Bertesca, che qualche corridore si ricorderà d’aver percorso in due recenti occasioni alla Tirreno-Adriatico, per la precisione durante le tappe di Chiusdino e di Sovicille delle edizioni del 2021 e del 2022, rispettivamente vinta dal francese Julian Alaphilippe e dal belga Tim Merlier. In nessuno di questi precedenti era previsto il GPM in vetta, cosa che invece accadrà al Giro, percorsa un’ascesa per un nulla difficile di 11 Km al 2.7% caratterizzata da due balze, la più impegnativa delle quali termina dopo 4.2 Km al 5.5% presso il piccolo borgo murato di Roncolla. Seguirà una discesa frastagliata, interrotta dal piccolo muretto di 700 metri all’8.2% che anticiperà di poco il passaggio da Casole d’Elsa, altro antico borgo nella cui collegiata è presente uno dei principali capolavori del naturalismo gotico, il monumento sepolcrale di Beltramo Aringhieri, opera attribuita allo scultore Marco Romano. Terminata la discesa per una trentina di chilometri scarsa si tornerà a pedalare in pianura, con la sola intrusione di un salitella di 2 Km al 3.2% che s’incontrerà nel tratto iniziale, disegnato lungo i margini sudoccidentali della Montagnola Senese, catena collinare ricca di grotte carsiche e di cave di marmo giallo, meno celebre di quello delle Apuane ma pure utilizzato per la realizzazione di monumenti di pregio e in particolare andò ad adornare i duomi di Firenze e Orvieto; anche in zona è possibile ammirare edifici di culto realizzati con tale marmo, come l’Abbazia dei Santi Salvatore e Cirino (Abbadia ad Isola, Monteriggioni) e la Pieve di San Giovanni Battista a Sovicille. Lambita la Colonna Leopoldina di Montarrenti, una delle diciannove che furono commissionate dal penultimo granduca di Toscana Leopoldo II per punteggiare il paesaggio toscano con le insegne del casato dei Lorena, si cambierà direzione di marcia per puntare su Rosia, borgo presso il quale Oriana Fallaci ambientò parte del romanzo, pubblicato postumo e incompiuto nel 2008, “Un cappello pieno di ciliegie”, nel quale raccontò la storia dei suoi avi.
È proprio in corrispondenza dell’ultimo scampolo di pianura che i corridori sbarcheranno sullo sterrato e, infatti, totalmente privo di pendenze è il settore di Vidritta, 4 Km e 300 metri in parte inediti: la prima metà è stata presa dal tracciato della “Strade Bianche”, della quale rappresenta il primo degli undici settori affrontati alla “Classica del Nord più a Sud d’Europa”, mentre la seconda parte sarà percorsa per la prima volta nella storia. Il ritorno sull’asfalto sarà un apostrofo nero, giusto 700 metri scorrevoli prima di riprende gli sterri e stavolta per affrontare il tratto più impegnativo di giornata, quello che sulle cartine del Giro è stato chiamato “Bagnaia” e che prevede il Gran Premio della Montagna di Grotti, 2.5 Km al 5.9% (su 4.7 Km complessivi di sterrato, che ne fanno il settore più lungo) con le pendenze più ostiche nei 200 metri iniziali al 10% di media. Si riprende l’asfalto poco prima di giungere al più alto dei due borghi che costituiscono il centro di Grotti, presso il quale si trova l’omonimo castello, costruito sul luogo dove si trovava un insediamento etrusco e oggi in parte occupato da un’azienda agrituristica rinomata per l’olio che vi viene prodotto. Saranno, infatti, gli uliveti una delle “quinte” tra i quali si snoderanno gli ultimi 39 Km, da percorrere nel suggestivo scenario delle Crete Senesi, il nome con il quale tradizionalmente ci si riferisce alla fascia collinare posta a sud-est di Siena per la particolare argilla della quale è costituita e che le attribuisce quel caratteristico colore grigio-azzurro che molti hanno accostato ai paesaggi lunari. Assecondando la particolare natura di questo territorio l’altimetria della tappa proporrà ora una serie di saliscendi non particolarmente difficili, come i due strappi che si dovranno superare prima di giungere sulle strade di Monteroni d’Arbia, borgo divenuto fiorente in epoca medioevale per la sua collocazione lungo la Via Francigena e questo spiega la presenza in questo luogo di diversi e interessanti chiese, come la Pieve di San Giovanni Battista a Ville di Corsano e quella abbandonata di San Martino in Grania, conosciuta tra gli appassionati di ciclismo perché ha dato il nome a uno dei più impegnativi tratti di sterrato della “Strade Bianche”, che inizia all’uscita da Monteroni e che sarà, però, risparmiato ai corridori. In sua vece una decina di chilometri più avanti dovrà essere percorso quello, totalmente inedito, di Pievina, 2300 metri circa di strada bianca dall’andamento altimetrico altalenante, con una prima parte in lieve discesa che sfiora l’antica Abbadia a Rofeno, fondata nel 1031 e un tempo adornata da una pala di Ambrogio Lorenzetti oggi esposta nella vicina Asciano. In leggero falsopiano si snoda, invece, la seconda parte dello sterrato, che terminerà a 14 Km dall’arrivo, subito prima d’intraprendere la leggera discesa che si concluderà in vista del bivio per Monte Sante Marie, la tenuta interrottamente abitata da 1300 anni che è conosciuta in ambito sportivo perché sfiorata dal più lungo e difficile degli 11 settori di sterrato della “Strade Bianche”, quello che nel 2016 è stato intitolato all’elvetico Fabian Cancellara, tre volte vincitore di questa spettacolare gara. Anche il “settore Cancellara” sarà evitato ai “girini”, che tireranno dritto verso Asciano, il cui borgo dalla forma ovale è piccolo scrigno pieno d’interessanti richiami artistici (come la Basilica di Sant’Agata), che si possono, però, andare a cercare anche tra i colli circostanti, come quello sul quale sorge la millenaria Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, fondata nel 1313 da San Bernardo Tolomei e rinomata nella storia dell’arte per gli affreschi di Luca Signorelli e Antonio Bazzi (“Il Sodoma”) che adornano il chiostro maggiore.
Il passaggio da Asciano rappresenterà il punto d’inizio della lenta ascesa finale verso Rapolano Terme, che debutta con il tratto più impegnativo (700 metri al 6,6%) per poi acquietarsi sensibilmente nei frangenti successivi, brani di strada che ci diranno se stavolta le Strade Bianche, come temevano in molti, saranno state in tono minore oppure se per qualcuno le note saranno comunque dolenti.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Valico Roncolla (373 metri). Valicato dalla Strada Statale 68 “di Val di Cecina” tra Volterra e San Gimignano; in corrispondenza del valico confluisce la Strada Statale 439 dir “Sarzanese Valdera” (nota anche come “Diramazione di Volterra”), dalla quale proverranno i corridori, che vi transiteranno nel corso della salita della Bertesca. Il Giro d’Italia vi è transitato l’ultima volta nel 1987, durante la tappa Camaiore – Montalcino, vinta dal veneto Moreno Argentin: nell’occasione si giungeva in discesa al valico di Roncolla, dopo aver affrontato nel centro storico della vicina Volterra un traguardo GPM vinto dal varesino Claudio Chiappucci.
Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).
CIAK SI GIRO
C’è un posto in Italia che può gonfiarsi il petto ed esibire orgoglioso i “big” della comicità che ha ospitato: è la Certosa di Calci presso Pisa. Il debutto cinematografico del monastero situati alle pendici del Monte Serra risale al 1982 quando Mario Monicelli vi condusse Ugo Tognazzi, Gastone Moschin, Adolfo Celi, Renzo Montagnani e il francese Philippe Noiret: dalla lunga lista di celebrità avrete già capito che stiamo parlando di uno dei capitoli della saga di “Amici miei” e per la precisione si tratta del secondo, che presenta girate all’interno della certosa le scene del battesimo del Melandri (Moschin) mentre la casa nella quale il conte Mascetti (Tognazzi) si trasferisce ad abitare nel finale della pellicola si trova lì a due a passi e dalla terrazza offre spettacolari viste sul vicino monumento. Dovranno poi trascorrere sei anni per sentire nuovamente battere il ciac nei solenni ambienti della certosa, stavolta calcati da un divo di Hollywood, l’attore statunitense Walter Matthau, che qui fu diretto da Roberto Benigni ne “Il piccolo diavolo”: nel film, che fu campione d’incassi della stagione 1988-1989 con 40 miliardi di lire guadagnati, nella certosa risiede padre Maurizio (Matthau), il religioso che esorcizzando una donna si ritroverà a fare i conti con il diavolo in carne ed ossa, Giuditta (Benigni), scappato dall’inferno per esplorare il mondo.
In collaborazione con www.davinotti.com
Le altre location dei film citati
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/amici-miei-atto-ii/50002044
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/il-piccolo-diavolo/50002683
FOTOGALLERY
Torre del Lago Puccini, Villa Puccini
Pisa, ex tenuta presidenziale di San Rossore
Certosa di Calci
Cascina, Pieve dei Santi Ippolito e Cassiano
Peccioli, Pieve di San Verano
Volterra, Palazzo dei Priori
Casole d’Elsa, collegiata di Santa Maria Assunta
Scorcio della Montagnola Senese
Abbazia dei Santi Salvatore e Cirino (Abbadia ad Isola, Monteriggioni)
Colonna Leopoldina di Montarrenti
L’imbocco del settore di Vidritta
Il tratto più ripido del settore di Bagnaia
Monteroni d’Arbia, Castello di Grotti
Monteroni d’Arbia, Pieve di San Giovanni Battista a Ville di Corsano
Asciano, il settore di Pievina e l’abbadia a Rofeno
Asciano, Basilica di Sant’Agata
Asciano, Abbazia di Monte Oliveto Maggiore