LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XXXVII: TOUR OF CALIFORNIA 2016
Con l’agognata maglia iridata sulle spalle Sagan non poteva mancare all’appuntamento con il Giro della California e anche stavolta ritorna in Europa con il bottino di due tappe vinte. Le favorevoli circostanze dell’anno precedente, però, non si ripetono e non riesce a bissare il successo in classifica finale, concludendo la gara con più di 20 minuti di ritardo rispetto al vincitore, il francese Julian Alaphilippe.
1a TAPPA: CIRCUITO DI SAN DIEGO
C’E’ IL CALIFORNIA? ALLORA VINCE SAGAN
Prosegue l’impressionante ruolino di marcia nella gara a tappe statunitense dello slovacco che, al rientro alle corse dopo la campagna del Nord, si aggiudica la frazione inaugurale di San Diego superando di prepotenza negli ultimi metri i due olandesi Wouter Wippert e Dylan Groenewegen, portandosi così a quota 14 successi nelle ultime 7 edizioni, oltre a quello di un anno fa nella classifica generale. Discreto 6° posto per Niccolò Bonifazio mentre deludono Alexander Kristoff e Mark Cavendish, rispettivamente 16° e 29°.
Per la prima volta nella storia è San Diego ad ospitare la frazione inaugurale del Giro di California, corsa a tappe di 8 giorni che nel corso delle sue 11 edizioni è divenuta indubbbiamente la più importante tra quelle che si disputano negli Stati Uniti e anche in campo internazionale ha acquisito un certo prestigio, sebbene siamo comunque lontani dai livelli del concomitante Giro d’Italia. L’esempio di ciò è rappresentato dalla start list che è assolutamente di prim’ordine per quanto riguarda i cacciatori di tappe, con la presenza di Tom Boonen e Zdeněk Štybar (Etixx-QuickStep), Mark Cavendish (Dimension Data), Alexander Kristoff (Katusha), Taylor Phinney e Greg Van Avermaet (Bmc), Bryan Coquard (Direct Énergie), John Degenkolb (Giant-Alpecin) e del nostro Niccolò Bonifazio (Trek-Segafredo) su tutti, mentre lo è decisamente meno per quel che riguarda gli uomini di classifica, dal momento che a disputarsi il successo finale saranno seconde linee come Julian Alaphilippe (Etixx-QuickStep), Tiago Machado e Jurgen Van den Broeck (Katusha), Samuel Sánchez (Bmc), Andrew Talansky (Cannondale), Julián Arredondo e Haimar Zubeldia (Trek-Segafredo), Laurens Ten Dam (Giant-Alpecin) e, la citazione è d’obbligo quantomeno perchè si era imposto nel 2014 anche se non è certamente tra i favoriti attuali, Bradley Wiggins, alla guida del team che porta il suo nome. Non vanno, comunque, dimenticati i tanti corridori nordamericani poco conosciuti all’estero ma che rendono al meglio sulle strade di casa, in quello che per loro è il principale appuntamento della stagione. Detto questo la stella indiscussa di questo Giro di California è indubbiamente Peter Sagan (Tinkoff), che nelle precedenti 6 edizioni ha collezionato ben 13 successi di tappa e che nel 2015, complice anche un percorso non durissimo in seguito al maltempo che costrinse gli organizzatori a tagliare le tappe di montagna, è riuscito addirittura ad imporsi nella classifica generale al termine di un duello all’ultimo sangue con Alaphilippe.
Fin da subito bisogna aggiornare il “tassametro” per il campione del mondo, che si è aggiudicato in maniera imperiosa la prima tappa, conclusasi come prevedibile con un arrivo a ranghi compatti. A 5 km dal traguardo, infatti, Daniel Patten (Team Wiggins) e Jacob Rathe (Jelly Belly), rimasti soli al comando dopo aver distanziato i compagni d’avventura iniziali – Daniel Eaton (UnitedHealthcare), Joonas Henttala (Novo Nordisk), Danny Pate (Rally Cycling), Michael Sheehan (Jelly Belly) e Oscar Clark (Holowesko-Citadel), insieme ai quali avevano acquisito un vantaggio massimo intorno ai 6′ – sono stati riassorbiti dal plotone e ne è scaturita una volata in cui, sia per via del forte vento contrario che per la larghezza della carreggiata che dava un po’ a tutti la possibilità di portarsi davanti, le carte si sono rimescolate più volte finchè a lanciarsi con decisione negli ultimi 200 metri è stato Dylan Groenewegen (Lotto-Jumbo), seguito da Wouter Wippert (Cannondale). I due olandesi, però, non hanno potuto fare nulla di fronte alla prepotente rimonta di Sagan che, dopo aver perso inizialmente qualche metro, li ha saltati quasi a doppia velocità andando a conquistare il successo e con esso, naturalmente, la prima maglia gialla di leader della generale. Wippert ha a sua volta avuto la meglio su Groenewegen conquistando la piazza d’onore mentre ai piedi del podio ha chiuso Coquard (atteso con curiosità anche nei prossimi giorni alla luce dei miglioramenti nelle salite non troppo impegnative che gli hanno consentito di imporsi nella classifica generale della recente 4 Giorni di Dunkerque) davanti all’altro olandese Martijn Verschoor (Novo Nordisk) e a Bonifazio che ha colto dunque il 6° posto. I grandi delusi di giornata sono stati Cavendish e Kristoff: il primo nelle precedenti due edizioni del Giro di California era sempre riuscito a conquistare la prima tappa (anche se in quelle occasioni si arrivava a Sacramento), mentre stavolta è giunto solo solo 29°; il norvegese, la cui Katusha è stata la formazione più attiva all’inseguimento ai fuggitivi, non è andato oltre il 16° posto.
La seconda tappa, 148,5 km da South Pasadena a Santa Clarita, si presta a diverse possibili soluzioni. Si parte, infatti, in salita con i 14 km al 5% che portano ad Angeles Crest e successivamente verranno affrontati altri tre gran premi della montagna, ultimo dei quali quello di Little Tuyunga Canyon a 30 km dal traguardo. Nel finale vi è, comunque, spazio per recuperare e potrebbe andare in scena uno sprint a ranghi ristretti, nel quale Sagan sarà nuovamente l’uomo da battere.
Marco Salonna
4a TAPPA: MORRO BAY – LAGUNA SECA
SAGAN SCACCIA LA NEMESI VAN AVERMAET
Testa a testa tra il campione del mondo e il belga della Bmc sull’arrivo di Laguna Seca ma, a differenza di quanto era spesso avvenuto nelle ultime due stagioni, questa volta è lo slovacco della Tinkoff a precedere il rivale nella volata del gruppetto selezionatosi nelle due salite finali, comprendente anche Gianni Moscon (14° sul traguardo), portando a 15 i suoi successi in carriera al Giro di California. Sebbene non brillantissimo nel finale, Julian Alaphilippe allunga in classifica generale dove ora conduce con 22” su Peter Stetina e 37” su George Bennett.
La quarta tappa del Giro di California, 217 km da Morro Bay a Laguna Seca, si è disputata lungo un percorso in gran parte agevole, al di là dei tre GPM di modesta difficoltà disseminati qua e là, e tutto in riva all’Oceano Pacifico ma con un finale decisamente insidioso, caratterizzato da una salita di 2a categoria ai -8 dal traguardo e una di 3a categoria ai -3M con l’arrivo posto all’interno del celebre circuito che ogni anno ospita una prova del MotoMondiale. Una frazione dunque non alla portata della maggior parte dei velocisti e questo ha incentivato i tentativi di fuga, che sono stati innumerevoli nei primi 60 km in cui nessuno è riuscito a prendere veramente il largo, tanto che Julian Alaphilippe (Etixx-QuickStep) ha potuto transitare in testa al primo sprint intermedio conquistando 3” di abbuono e rafforzando la sua leadership nella classifica generale. Uno dei corridori più attivi nel cercare di avvantaggiarsi è stato stranamente Mark Cavendish (Dimension Data), che alla fine ce l’ha fatta a prendere il largo in compagnia di Michael Mørkøv (Katusha), Ryan Anderson (Direct Energie), Timo Roosen (Lotto-Jumbo), Tanner Putt (UnitedHealthcare), William Routley (Rally Cycling) e Gregory Daniel (Axeon Hagens Berman), quest’ultimo già in grande evidenza nella tappa di ieri, nella quale era stato l’ultimo ad arrendersi al ritorno del gruppo sulla salita finale della Gibriltar Road. Gli uomini di testa, tutti piuttosto lontani in classifica generale, hanno avuto via libera dall’Etixx-QuickStep acquisendo un vantaggio massimo intorno ai 5′, ma la Tinkoff, com’era prevedibile, si è portata con decisione in testa a tirare per Peter Sagan, favoritissimo di giornata su di un finale cucito su misura per le sue caratteristiche.
I fuggitivi hanno comunque venduto cara la pelle, conservando un vantaggio ancora di 1′ ai piedi della salita di Laureles Grade sulla quale, come era avvenuto il giorno prima, Daniel ha lasciato dietro di sè i compagni d’avventura tentando di resistere in tutti i modi alla rincorsa dei big, tra i quali si è scatenata la bagarre, alla quale non ha potuto purtroppo partecipare Lachlan Morton (Jelly Belly) che, rimasto vittima di una caduta, arriverà al traguardo con un ritardo di 10′02” dicendo addio alle velleità di chiudere nelle zone alte della classifica generale, dove occupava il 7° posto. Il primo a muoversi è stato Daniel Jaramillo (UnitedHealtcare), dopo di che ci hanno prova il terzo della generale George Bennett (Lotto-Jumbo), portato avanti dal compagno Alexey Vermeulen; quindi è stata la volta del nostro Gianni Moscon (Team Sky) e di Daniel Teklehaimanot (Dimension Data), le cui azioni hanno fatto sì che il gruppo si riducesse a una ventina di atleti, comprendente tutti gli uomini di classifica ma anche Sagan e Greg Van Avermaet (Bmc) e che Daniel venisse ripreso e staccato. Sull’ultima salita, posta all’interno del circuito di Laguna Seca, hanno provato ad andarsene nell’ordine Ruben Guerreiro (Axeon Hagens Berman), Nathan Haas (Dimension Data) e il secondo della generale Peter Stetina (Trek-Segafredo), che ha tentato di mettere in difficoltà un Alaphilippe evidentemente meno brillante rispetto alla tappa di Gibraltar Road, che si è sempre mantenuto nelle retrovie del gruppetto. Tutte queste azioni non hanno comunque sortito effetti, anche perchè la Bmc, in netta superiorità numerica rispetto alle altre formazioni, ha preso decisamente in mano la situazione negli ultimi 3 km preparando lo sprint di Van Avermaet. Il belga si è posizionato in terza posizione a ruota di Haas, che è stato il primo a lanciare lo sprint, e di Sagan tentando di anticipare quest’ultimo sul rettilineo finale ma, nel momento stesso in cui ha visto il rivale alzarsi sui pedali, il campione del mondo è partito a sua volta impedendogli di superarlo per poi saltarlo e cogliere il suo secondo successo in questo Giro di California, nonchè il quindicesimo in carriera nella corsa a tappe statunitense, e prendendosi una bella rivincita nei confronti della sua bestia nera Van Avermaet, che tra il 2015 e il 2016 aveva sfidato 5 volte incassando 4 sconfitte (due tappe alle ultime due Tirreno-Adriatico, l’Omloop Het Nieuwsblad dello scorso febbraio e la frazione di Rodez al Tour de France di un anno fa). Questa volta, invece, è stato l’atleta della Bmc a doversi accontentare della piazza d’onore davanti ad Haas, al suo compagno Brent Bookwalter e ai due talenti dell’Axeon Hagens Berman Tao Gheoghegan Hart e Neilson Powless mentre Alaphilippe e Stetina, rispettivamente 10° e 11°, hanno guadagnato 3” su Bennett e su Laurens Ten Dam (Giant-Alpecin), rimasti nel secondo gruppo insieme a Moscon, 14° al traguardo, per via di un buco creatosi in volata. La nuova classifica generale vede dunque Alaphilippe portare a 22” il suo vantaggio su Stetina con Bennett 3° a 37”, Bookwalter 4° a 40”, Powless 5° a 43” e Ten Dam 6° a 49”, ma potrà subire nuove modifiche al termine della quinta tappa, 212 km da Lodi a South Lake Tahoe, che presenta un’altimetria un po’ particolare. I chilometro tra il 60° e il 140° circa sono, infatti, un lunghissimo falsopiano in salita che porta dal livello del mare fino ai 2400 metri di altitudine, dopo di che verranno affrontate le due brevi salite di Kirkwood e di Carson Pass e, soprattutto, lo strappo che porta sul traguardo, 1700 metri con una pendenza media del 5,9%.
Marco Salonna