LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XXX: TIRRENO ADRIATICO 2015

dicembre 8, 2023
Categoria: News

Nel 2015 si dovrà aspettare il mese di marzo per vedere Sagan alzare le braccia al cielo. Nei primo scampoli della stagione il corridore slovacco non raccoglie molto e non va oltre i due secondi posti ottenuti al Giro del Qatar, mentre stavolta se ne torna a bocca asciutta anche dal Giro dell’Oman. La sua prima corsa europea è la Strade Bianche, che lo vede però concludere solo trentunesimo. L’attesa affermazione arriva nella penultima tappa della Tirreno-Adriatico, sul traguardo di Porto Sant’Elpidio dove già si era imposto due anni prima

6a TAPPA: RIETI – PORTO SANT’ELPIDIO

SAGAN, LA PRIMA VA IN PORTO

Il campione slovacco spezza il digiuno di inizio stagione nella sesta tappa della Tirreno-Adriatico, a Porto Sant’Elpidio, cogliendo la prima vittoria stagionale dopo una lunga serie di piazzamenti. Alle sue spalle Ciolek, Debusschere, Cort Nielsen e Richeze. La Tinkoff prova a far saltare il banco attaccando sull’ascesa di Montelparo, a 80 km dal traguardo, ma i big non si fanno sorprendere. Invariata perciò la classifica generale, alla vigilia della cronometro conclusiva.

Dopo quattro secondi posti e nove piazzamenti nei primi cinque, si è finalmente conclusa con successo la caccia di Peter Sagan alla prima vittoria stagionale, agguantata sul traguardo di Porto Sant’Elpidio. Dopo due volate perse a dispetto di brillanti rimonte, il 25enne di Zilina ha cambiato strategia all’ultima occasione utile: dopo aver sfruttato il lavoro del treno MTN – Qhubeka, quando il copione avrebbe voluto che Ciolek subentrasse a Boasson Hagen per lanciare lo sprint, davanti a tutti è balzata la maglia di campione slovacco, nemmeno minacciata dai vani tentativi di rimonta dello stesso Ciolek e di Debusschere, relegati ai gradini più bassi del podio.
La Tinkoff, non in grado di offrire a Sagan un apripista all’altezza dopo il ritiro nelle battute iniziali di Bennati, ha comunque fornito un apporto decisivo al successo del suo alfiere, sia pur con un’azione nata con ben altre intenzioni. Dopo una prima fase di tappa del tutto canonica, con la scarna fuga giornaliera promossa da Vanotti, Arashiro e Devolder tenuta agilmente sotto controllo dal gruppo, gli uomini di Alberto Contador hanno infatti provato a far saltare il banco ad un’ottantina di chilometri dal traguardo, salendo verso il Gran Premio della Montagna di Montelparo; Kreuziger, in particolare, si è incaricato di produrre un forcing che ha ridotto il plotone ad una trentina di unità appena, a dispetto della modesta lunghezza dell’ascesa (5 km e mezzo) e delle pendenze tutt’altro che proibitive (media del 4.6%). Nessuno dei big, tuttavia, è finito nella trappola di Riis, rendendo inutile qualsiasi tentativo di dar seguito all’iniziativa.
Pur non riuscendo a sovvertire le gerarchie della Tirreno, l’offensiva degli uomini di Contador ha comunque tagliato fuori dai giochi una manciata di velocisti: primo fra tutti Mark Cavendish, senza dimenticare Sacha Modolo e Tyler Farrar, rimasti troppo attardati anche per far parte dei molti gruppetti riportatisi via via su quello dei favoriti.
Altro effetto collaterale della sgasata dei Tinkoff è stato quello di alterare il consueto canovaccio dell’ultimo quarto di corsa: la fuga, invece di essere riassorbita dai treni già lanciati, si è spenta già a 50 km dal traguardo, spianando la strada a possibili contrattacchi. Il primo, ai -35, in occasione del primo passaggio sullo strappetto prosaicamente denominato “Rotatoria zona industriale” (in questo senso si potrebbe imparare qualcosa dai francesi, maestri nel partorire i nomi più evocativi per le côtes più insignificanti), lo ha prodotto proprio uno degli attaccanti della prima ora, Alessandro Vanotti, ben presto imitato da Alexis Vuillermoz.
I due si sono subito ricongiunti, dando vita ad un sodalizio durato lo spazio di una quindicina di chilometri. Alla vista di un Vanotti comprensibilmente esausto, il francese ha provato a mettersi in proprio nell’ultima tornata, senza tuttavia riuscire ad estendere il proprio vantaggio oltre una ventina di secondi, agilmente annullati dal plotone intorno ai -3. La MTN – Qhubeka, fiutando il colpaccio, ha preso in mano le operazioni come la miglior Saeco dell’era Cipollini, ma Ciolek non si è rivelato all’altezza del Re Leone, cedendo il passo ad un Sagan che trova con perfetto tempismo un’importante iniezione di fiducia, all’alba della settimana della Sanremo.
Alla vigilia dei 10 km a cronometro di San Benedetto del Tronto, la classifica generale mantiene la fisionomia stabilita dal Terminillo, sulla cui scalata in mezzo alla neve le polemiche non sono cessate neppure oggi. Malgrado Quintana e Contador abbiano provveduto a spegnere sul nascere la discussione, etichettando come fattibile l’ascesa subito dopo la linea del traguardo (e se il colombiano poteva parlare per interesse, lo spagnolo ha elegantemente scansato una facile giustificazione per una prova deludente), non sono mancati i tweet polemici dei soliti aspiranti sindacalisti e mancati tronisti. Una polemica che speriamo non getti ombre sul meritatissimo successo che Quintana si appresta a cogliere, ritrovandosi a poter gestire un margine di 39’’ su Mollema e 48’’ su Uran.
L’olandese e il colombiano potrebbero scambiarsi le posizioni, ma il primo non dovrebbe aver problemi a difendere il posto sul podio, dal momento che Pinot (4° a 57’’) non offre maggiori garanzie contro il tempo, e Contador, 5°, è chiamato a recuperare 24’’. Più interessante, forse, la sfida per il successo parziale, che vedrà Cancellara in caccia della rivincita dopo la sconfitta sul filo di lana incassata da Malori a Lido di Camaiore.

Matteo Novarini

Peter Sagan urla la sua gioia sul traguardo di Porto SantElpidio

Peter Sagan urla la sua gioia sul traguardo di Porto Sant'Elpidio

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