LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XXIX: TOUR DE SUISSE 2014

dicembre 7, 2023
Categoria: News

Sembra quasi un incontro di tennis quello instaurato da Peter Sagan tra i Giri di California e di Svizzera. Vince alla prima corsa e poi, il mese successivo, eccolo ribattere con una o più affermazioni nella confederazione elvetica. Era successo per la prima volta nel 2011 e questa doppietta si è immancabilmente per sei stagioni consecutive. E così dopo la vittoria nella tappa di Pasadena al California, ecco l’atteso successo al Tour de Suisse, dove lo slovacco si impone sul traguardo di Heiden

SAGAN BUONA LA SECONDA. MARTIN ESCE INDENNE DA UNA TAPPA INSIDIOSA

Peter Sagan, dopo la mezza delusione di ieri, precede l’idolo di casa Albasini sul traguardo di Heiden in un finale molto simile a quello della tappa di Seraing al Tour di due anni fa, che già lo aveva visto trionfatore. Lo slovacco resta al coperto per l’intera frazione ma, nel finale, dopo l’ultima curva secca supera Albasini, che aveva lanciato la volata, e taglia il traguardo davanti a tutti. Nessuno scossone in generale, nessuna assenza di rilievo nel gruppo principale ridotto ad una quarantina di unità.

Peter Sagan era il nome sulla bocca di tutti prima della partenza della frazione odierna. Il finale, infatti, era di quelli che si addicono allo slovacco che, due anni fa, proprio dopo aver fatto man bassa al Giro di Svizzera con 3 vittorie di tappa, vinse la frazione del Tour de France di Seraing, su un finale molto simile a quello odierno.
Tuttavia, il profilo della tappa non era di quelli del tutto tranquillizzanti per le intenzioni dello slovacco, per due ragioni se vogliamo tra di loro antitetiche. Da un lato, infatti, i continui saliscendi in tipico stile “mangia e bevi” della seconda parte della tappa potevano far presagire tentativi di attacchi anche da parte di uomini di classifica, vista la scarsità di salite sulle quali fare la differenza; dall’altro non era del tutto scontato che qualche velocista (Degenkolb su tutti) riuscisse a stringere i denti nel finale e mantenere le prime posizioni per poi infilare gli avversari allo sprint.
Dopo venticinque chilometri dal via, prendono l’iniziativa in due, Martin Kohler (BMC) e Steven Kruijswijk (Belkin), che escono dal gruppo in cerca di fortuna, non riuscendo però ad essere incisivi, anche perché la prima parte della tappa era pianeggiante ed assolutamente inadatta ad una fuga a due. Il gruppo, infatti, non ha alcuna difficoltà a controllare il vantaggio degli attaccanti, impedendo che esso assuma proporzioni preoccupanti, ed a ritornare sugli stessi quando mancano ancora molti chilometri alla conclusione.
Raggiunti i primi due avventurieri di giornata, ci provano Laurent Didier (Trek), Nino Schurter (Orica GreenEDGE), Björn Thurau (Europcar) e Danilo Wyss (BMC). La presenza di Schurter, però, è abbastanza scomoda per la fuga, dato che il ciclocrossista di casa può essere una minaccia per la maglia di Martin, trovandosi a soli 55 secondi dal leader. La Omega, infatti, non lascia più di un minuto al tentativo in questione.
A circa 40 chilometri dalla conclusione la fuga rimane orfana di Thurau, che viene ripreso dal gruppo, ma guadagna la presenza di Tosh Van Der Sande (Lotto Belisol) e di Valerio Agnoli (Astana) che vanno a fare compagnia al terzetto in testa alla corsa. Nel gruppo passano in testa gli uomini della Garmin che iniziano ad imporre un ritmo estremamente alto.
Sull’ultima salita prima dello strappo finale dalla testa perde contatto Didier, mentre il gruppo continua ad andare a tutta velocità e scollina con una manciata di secondi di ritardo dai fuggitivi. Accortosi dell’imminente rientro del gruppo, Van Der Sande prende la discesa a folle velocità tanto che Agnoli, nel tentativo di riportarsi sul corridore della Lotto, fa un dritto abbastanza impressionante in una curva, cavandosela fortunatamente con un ruzzolone senza conseguenze.
L’azione di Van Der Sande paga solo in prima battuta, dato che il belga riesce a portare il proprio vantaggio sul gruppo fino a 20 secondi ma, quando il gruppo inizia a fare sul serio, vede il distacco annullarsi nel giro di 3 chilometri.
Ai meno 7 abbiamo, quindi, una situazione di gruppo compatto in attesa dello strappo finale. L’andatura si mantiene estremamente elevata e nessuno riesce a trovare lo spunto buono per andarsene. Evans tenta una tirata negli ultimi 500 metri, ma il corridore di casa Albasini riesce a sopravanzarlo ed a lanciare la volata con eccessivo anticipo. Sagan, infatti, battezza la ruota dell’elvetico e lo supera in scioltezza appena dopo l’ultima curva, posta a meno di 100 metri dal traguardo.
A dispetto dell’ottimo disegno, la tappa non ha riservato grandi emozione, né in chiave classifica generale, né in chiave fughe. I due tentativi non sono apparsi convincenti, non il primo davvero assurdo, con due soli corridori partiti dopo 25 Km, ma neppure il secondo ben più organizzato, dato che il gruppo non ha mai concesso margini di libertà sufficienti agli attaccanti. I big non si sono mossi e la cosa appare alquanto strana, dato che c’è ancora una cronometro di 25 chilometri, mentre gli arrivi in salita sono pochi e tutt’altro che impossibili. Specialmente l’ultima discesa, molto tecnica, poteva essere il terreno per tentare di dare un assetto differente alla generale, ma nessuno si è voluto scoprire, a differenza del Giro del Delfinato nel quale già dalla seconda tappa i big si sono scattati a vicenda nei denti.
Domani tappa per velocisti con due soli GPM di quarta categoria.

Benedetto Ciccarone

Sagan domina sul traguardo di Heiden, terza tappa del Tour de Suisse (foto Bettini)

Sagan domina sul traguardo di Heiden, terza tappa del Tour de Suisse (foto Bettini)

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