LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XXII: TOUR DE SUISSE 2013
L’anno precedente Sagan aveva furoreggiato sulle strade del Giro di California, dove aveva vinto ben 5 tappe, e poi non si era smentito al Tour de Suisse portandosi a casa 4 vittorie. Anche nel 2013 si ripete l’accoppiata, seppur in tono minore perchè dopo aver conquistato due affermazioni nella corsa statunitense riassapora il gusto della vittoria proprio al Tour de Suisse, vincendone altrettante
3a TAPPA: MONTREUX – MEIRINGEN
PETER SAGAN DOVE OSANO LE AQUILE. FRANK IN MAGLIA GRAZIE A TEEJAY VAN GREGARIO
Ancora pioggia nel tappone tra le Alpi Bernesi. Il forcing di Teejay Van Garderen screma il gruppo dei migliori sopra Meiringen, ma la selezione più secca avviene in discesa, verso l’arrivo: con tre uomini di classifica c’è Sagan, sempre in perfetto controllo, che gioca con gli avversari e stravince la tappa.
Siamo alle pendici del mitico Eiger, e Peter Sagan qui si esaltò già due anni fa, appena ventunenne, andando a vincere la tappa breve e intensissima di Grindelwald, con Grimselpass e Grosse Scheidegg da scalare. Quando si parla del potenziale del fenomeno slovacco su percorsi impervi, si citava sempre quella tappa, con un repertorio di sacrosante valutazioni a circostanziare l’impresa: Peter si era avvantaggiato con la fuga; non scollinò certo primo, ma per vincere dovette rientrare in discesa su Cunego (comunque impresa non da poco!); la tappa era brevissima.
Da oggi c’è nuovo materiale da rielaborare, e sembra che il buon Sagan si sia dedicato puntigliosamente a smontare proprio quelle obiezioni. Oggi infatti scollina senza il minimo affanno con il gruppo dei migliori uomini della generale, ridotto a una dozzina di unità; non prende rischi nell’ultima picchiata, e dimostra che dopo cotanta ascesa – e soprattutto dopo oltre 200km – ha ancora energie da vendere per imporre trenate mostruose sul piano, e vincere infine la volata con una gamba sola.
Riavvolgendo il nastro della tappa, vediamo partire una fuga della prima ora con nomi di spicco, nomi da grandi classiche, forse ispirati dal clima implacabile: Boonen, Gilbert, Vansummeren, Breschel, Terpstra…, oltre a nomi da non sottovalutare come Albasini o il promettente olandesde Wilco Keldermann, visto bene al Giro. Questi ultimi saranno i più indomiti sull’ascesa conclusiva, ma la loro azione verrà neutralizzata prima dello scollinamento.
Si segnala nel frattempo una brutta caduta con tanto di ritiro e visite ospedaliere per Ryder Hesjedal.
La fuga ha avuto vita durissima soprattutto perché in salita, dopo aver visto a fare il ritmo la Lampre presumibilmente per Scarponi, si impone in testa al gruppo la presenza di un uomo solo, a trascinarli tutti: l’americano Teejay Van Garderen, grande atteso al prossimo Tour, decide, dopo la delusione dell’attacco a vuoto con rimbalzo nelle retrovie di ieri, di imitare Contador nella moda del campione gregario. Si mette quindi al servizio del compagno Frank, scandendo un passo regolare ma asfissiante che, pur col contagocce, va a svuotare il gruppo dei migliori, fino a ridurlo a una dozzina di unità; tra le quali, naturalmente, manca il leader della generale fino ad oggi, ovvero l’australiano Cameron Meyer, che si era fatto valere a crono e aveva meritoriamente resistito, già con più di un affanno, nell’arrivo di ieri.
Sono invece presenti, oltre ai due BMC, capitano e gregario a ruoli invertiti, bei nomi quali Scarponi, Kreuziger, Pinot, Rui Costa (il campione in carica), Daniel Martin, Mollema, Visconti, Kangert, Peraud e Spilak. Oltreché, l’abbiamo anticipato, un inatteso Peter Sagan che, pur concentratissimo e dunque non certo dedito a una pedalata di svago, non sembra neppure soffrire eccessivamente il selettivo passo imposto da Van Garderen lungo la salita.
In prossimità del Gpm Kreuziger allunga il gruppetto con una bella progressione, e in discesa è un attimo spezzare la lunga fila indiana. Se ne vanno in quattro, il ceco, lo slovacco, il corridore di casa Frank e il campione in carica Rui Costa. Da dietro è soprattutto Daniel Martin a dannarsi per recuperare, ma senza esito; cade, purtroppo, Scarponi, che esce di classifica ma almeno non dalla gara.
Il finale fila liscio come l’olio, gli uomini di classifica del quartetto hanno interesse a tirare a tutta senza attendismi, e senza inventarsi chissà che per levare la tappa a Sagan. Anzi, pare a volte che le sue tirate di testa finiscano per togliersi di ruota involontariamente i compagni! La volata è senza storia, ci prova Rui Costa che ha un discreto spunto, ma qui “discreto” proprio non basta.
Un gran trionfo che dischiude nuovi orizzonti al 23enne campione, senza ovviamente pensare già alle grandi corse a tappe, che implicano altre attitudini (ieri Sagan sull’arrivo in salita ha salvato la gamba, arrivando lemme lemme a dieci minuti)… almeno per adesso!
Tra gli inseguitori si segnala un bell’allungo di Mollema, che dopo uno scatto violentissimo difende un distacco di qualche secondo sul resto del gruppetto, e la vittoria da parte di Visconti nella ristrettissima volata a seguire. Bella prova anche per il siciliano, che un po’ a sorpresa dopo una crono e due tappe di montagna si trova quarto in classifica generale. In maglia c’è Frank, a meno di mezzo minuto Kreuziger, che proverà a far proprio ancora una volta lo Svizzera sulle rampe dell’Albula. Proprio come Contador, Van Garderen riesce a restare in top ten nonostante il lavoro di gregariato. A meno di sorprese, la generale si deciderà tra l’Albulapass di venerdì e la crono di domenica. Nel frattempo, potremmo goderci qualche altro Sagan show nelle tappe mosse intercalate a quelle giornate cruciali.
Gabriele Bugada
8a TAPPA: ZERNEZ – BAD RAGAZ
SAGAN A FORZA DODICI, ILLUSIONE BENNATI
Il fuoriclasse slovacco, ottimamente supportato da Moreno Moser e Damiano Caruso, conquista il suo dodicesimo successo stagionale, nonchè ottavo in carriera, al Tour de Suisse battendo in rimonta l’aretino della Saxo-Tinkoff con Philippe Gilbert alle loro spalle, mentre la lotta per il successo finale resta ancora apertissima con Matthias Frank sempre leader e Rui Alberto Faria da Costa, Roman Kreuziger e Tejay Van Garderen pronti a scavalarlo nella crono conclusiva di Flumserberg.
L’ottava e penultima tappa del Tour de Suisse, 180,5 km da Zernez a Bad Ragaz con la scalata dello Julierpass nelle fasi iniziali e, dopo un lungo tratto di discesa e pianura, lo strappo di Maienfeld la cui vetta era posta a 6 km dal traguardo, si prestava a diverse possibili soluzioni che andavano dalla fuga da lontano alla volata di un gruppo più o meno ristretto, passando per un’azione da finisseur negli ultimi chilometri. A tentare la prima opzione sono stati lo sloveno Robert Vrecer (Euskaltel), che strada facendo si è assicurato i punti sufficienti per aggiudicarsi sia la classifica di miglior scalatore che quella degli sprint intermedi, il francese Maxime Bouet (Ag2r), l’elvetico Reto Hollenstein (Iam Cycling) e l’empolese Manuele Mori (Lampre-Merida), già in avanscoperta nella tappa di La Punt, ma il gruppo è stato ben determinato ad andarli a riprendere con la Bmc che ha inizialmente badato a non concedere loro troppo spazio, dal momento che Bouet nella generale aveva un distacco di 5′59” dalla maglia gialla Matthias Frank. In seguito sono entrate in “esercizio” l’Argos-Shimano di John Degenkolb, l’Orica-GreenEdge di Matthew Goss e Michael Albasini e la Cannondale di Peter Sagan, determinatissimo a tornare ad alzare le braccia dopo il successo da dominatore la tappa di Meiringen seguito però da un paio di inattese sconfitte nei giorni successivi: la loro decisa rincorsa ha portato all’inevitabile ricongiungimento, avvenuto ai -17 dal traguardo, con Hollenstein che è stato l’ultimo ad alzare bandiera bianca.
Lo strappo di Maienfeld è stato condotto di gran carriera dapprima dalla Garmin-Sharp, non certo per Tyler Farrar che è stato uno dei primi a perdere contatto quanto per il 7° della generale Daniel Martin, e successivamente dalla Cannondale con Stefano Agostini e successivamente Damiano Caruso e Moreno Moser, autori entrambi di un Giro di Svizzera fin qui tutt’altro che entusiasmante ma che potrebbe dare loro un’ottima condizione in vista del campionato italiano. Ne è venuta fuori una selezione decisamente maggiore rispetto al previsto con il gruppo che si è ridotto ad una quarantina di unità comprendente tutti gli uomini di classifica ad eccezione di Cameron Meyer (Orica-GreenEdge), che è rimasto vittima di una foratura ai piedi della salita e non riuscirà più a rientrare chiudendo con un distacco di 27”. Davanti sono rimasti anche diversi atleti in grado di ben figurare allo sprint, da Albasini a Daniele Bennati (Saxo-Tinkoff) passando per Julien Simon (Saur-Sojasun), José Joaquín Rojas (Movistar), il campione del mondo Philippe Gilbert (Bmc) e naturalmente Sagan, mentre fin dalle prime rampe, oltre a Farrar e a Goss (che insieme a tutti i compagni di squadra, tranne Albasini, si è fermato ad attendere Meyer), non hanno retto il ritmo Romain Feillu (Vacansoleil), Tom Boonen (Omega-QuickStep), Matti Breschel (Saxo-Tinkoff), i nostri Jacopo Guarnieri (Astana) e Davide Cimolai (Lampre-Merida) e un deludente Degenkolb. In prossimità dello scollinamento hanno ceduto anche Grega Bole (Vacansoleil), Ben Swift (Team Sky) e il vincitore della tappa di Leuggern Alexander Kristoff (Katusha).
Negli ultimi chilometri, quasi tutti in discesa, non ci sono state sorprese con Caruso e Moser sempre a scandire l’andatura, Frank che ha lavorato in prima persona per portare davanti Gilbert e Nicolas Roche (Saxo-Tinkoff) che ha fatto la stessa cosa per Bennati, che si è lanciato ai -200 metri e ha dato per un attimo l’impressione di potercela fare contro un Sagan rimasto leggermente chiuso: il fuoriclasse di Zilina è però riuscito a trovare un varco, a superare l’aretino, che comunque da tempo non si vedeva così brillante, e a cogliere il 12° successo stagionale nonchè l’8° in carriera al Tour de Suisse pur avendone disputate solo le ultime tre edizioni, mentre Gilbert ha chiuso sul gradino più basso del podio davanti ad Albasini, Christophe Riblon (Ag2r), Martin Elmiger (Iam Cycling) e Peter Velits (Omega-QuickStep). La classifica generale rimane sostanzialmente immutata e vede Frank in maglia gialla con 13” su Rui Alberto Faria da Costa (Movistar), 23” su Roman Kreuziger (Astana), 44” su Thibaut Pinot (Fdj), 46” su Bauke Mollema (Blanco) e 1′17” su Tejay Van Garderen (Bmc) alla vigilia della nona e ultima tappa, un’atipica cronometro di 26,8 km da Bad Ragaz a Flumserberg con i primi 16 km pianeggianti e i successivi tutti in salita con una pendenza media intorno al 7%: ben difficilmente Frank riuscirà a conservare il suo primato di fronte al campione uscente Rui Costa e a Kreuziger, che nel 2008 ha costruito proprio nella cronoscalata al Klausenpass il suo successo nel Tour de Suisse. Entrambi molto più specialisti dell’elvetico, ma non vanno dimenticati Van Garderen, che ha dominato una prova analoga a San Josè al Giro di California e ha tutte le carte in regola per recuperare il gap, e gli stessi Pinot e Mollema, entrambi molto cresciuti contro il tic tac nelle ultime stagioni.
Marco Salonna