GOCCE DI PINOT: GLORIA SUI PIRENEI PRIMA DI UN AMARO RITIRO
Alaphilippe in maglia gialla, Pinot vincitore del tappone del Tourmalet e protagonista anche il giorno dopo a Prat d’Albis, dove si piazza secondo. Nel 2019 i francesi gongolano e vedono all’orizzonte la possibilità di tornare a vincere il Tour dopo un digiuno che dura da 34 anni. Le tappa alpina di Tignes, però, sarà una doccia fredda per tutti: Alaphilippe perde le insegne del primato per 45 secondi, che diventeranno quasi 4 minuti il giorno successivo a Val Thorens; peggio va a Pinot, costretto al ritiro per un apparentemente banale colpo dato con il ginocchio contro il manubrio. Ancora non lo sa ma, complice una caduta al Tour dell’anno successivo che gli provocherà problemi alla schiena, quella del Tourmalet sarà l’ultima vittoria prima di un digiuno che terminerà solamente tre anni più tardi, nel 2022.
LA CARICA DEI FRANCESI SUL TOURMALET: TAPPA A PINOT, GUADAGNO PER ALAPHILIPPE
Pinot ha conquistato la tappa con arrivo sul mitico Tourmalet con una sorta di volata lunga partita a 250 metri dall’arrivo, dopo una scalata condotta a ritmo elevato, ma senza alcun attacco vero e proprio. Molti uomini di classifica in difficoltà come Quintana, che pure aveva messo alla frusta la squadra, Urán, Porte e, nel finale, anche Thomas. Naufragio di Bardet.
Si era detto ieri che la tappa di oggi era mal disegnata e ispirava a fare il ritmo sulla salita del Tourmalet e provare lo scattino ai 2 Km dall’arrivo. E’ andata ancora peggio, nel senso che lo scattino c’è stato a 250 metri dalla conclusione, con Thibaut Pinot (Groupama – FDJ) che ha fatto una volata lunga. Siamo ridotti a vedere i corridori che sprintano sul Tourmalet, souvenir Jacques Goddet di questa edizione 2019 della Grande Boucle.
Per fortuna il ritmo elevato ha fatto numerose vittime con la selezione da dietro ed ha quindi assestato la classifica generale con distacchi più netti e granitici.
Naturalmente, in una corsa di tre settimane, gli ultimi giorni potranno rimescolare tutto, ma alcune risposte si sono avute. Continua la straordinaria condizione di forma della maglia gialla Julian Alaphilippe (Deceuninck – Quick Step), che non solo ha superato l’esame del Tourmalet ma ha colto anche la seconda posizione e conquistato il relativo l’abbuono. Alaphilippe ha così distanziato maggiormente il secondo in classifica generale Geraint Thomas (Team INEOS), che di suo è andato in difficoltà nel finale e ha ceduto una trentina di secondi.
In effetti sulla salita gli uomini della Ineos non hanno mai fatto il ritmo e si sono visti spesso nella seconda parte del gruppo. In questo senso Pinot ed Emanule Buchmann (Bora – Hansgrohe) potevano tentare di accelerare anche prima del chilometro conclusivo.
In ogni caso, al di là della crisi di Thomas, non si capisce se Pinot pensa di recuperare gli oltre tre minuti che lo separano da Alaphilippe attaccando a 300 metri dell’arrivo.
Gli scatti sono iniziati subito dopo il via ufficiale, ritardato a causa di un cambio di percorso imposto da una protesta inscenata da alcuni cittadini che si sono seduti sulla sede stradale. Tra i più attivi nel portare via la fuga c’è stato il nostro Vincenzo Nibali (Bahrain Merida), che è apparso decisamente più in forma di quanto non avesse mostrato nei giorni scorsi. Il siciliano se n’è andato con Peter Sagan (Bora – Hansgrohe) e i due, dopo aver scollinato il primo GPM con Nibali che aveva leggermente distanziato lo slovacco, hanno rallentato per consentire il rientro di un gruppetto di contrattaccanti composto da Alexis Vuillermoz (Ag2r La Mondiale), Matej Mohorič (Bahrain-Merida), Matthieu Ladagnous (Groupama-FDJ), Carlos Verona (Movistar), Luis León Sánchez (Astana), Sergio Henao (UAE Emirates), Lennard Kämna (Sunweb), Tim Wellens (Lotto Soudal), Lilian Calmejane, Romain Sicard e Rein Taaramäe (Total Direct Énergie), Ilnur Zakarin e Marco Haller (Katusha-Alpecin), Guillaume Martin (Wanty-Gobert) ed Élie Gesbert (Arkéa-Samsic). Perdono, invece, il momento buono Simon Geschke (CCC Team) e Pierre-Luc Périchon (Cofidisc) che, dopo qualche chilometro a bagnomaria, capiscono la mala parata e si rialzano mestamente.
Il gruppo non lascia più di due minuti e mezzo a questo tentativo, che non riesce quindi a prendere il largo. Sulle rampe del Col de Soulor è la Movistar con Andrey Amador ad imporre un ritmo elevatissimo, che causa prima il distacco di Bardet e poi la difficoltà di Adam Yates (Mitchelton-Scott), che riuscirà a rientrare in discesa, mentre il francese naufragherà giungendo al traguardo con i velocisti.
Il vantaggio della fuga cala vertiginosamente, ma davanti si portano Wellens, Nibali e Gesbert, con la maglia a pois che va a prendersi anche il traguardo del Soulor battendo Nibali allo sprint.
I tre vengono ripresi da Sicard, Calmejane, Kämna, Verona e Zakarin, mentre il gruppo si avvicina sempre di più, tanto che l’effimero tentativo di Sicard non suscita interesse negli altri fuggitivi, che lo lasciano fare.
Sulle rampe del Tourmalet riprende il forcing di Amador che, oltre a causare la capitolazione definitiva di tutti i fuggitivi, comincia a causare vittime illustri. Si staccano Yates, Patrick Konrad (Bora-Hansgrohe) e Daniel Martin (UAE Team Emirates). Pochi chilometri più avanti anche Nairo Quintana (Movistar) deve mollare il colpo, cosa abbastanza singolare visto che a mandarlo in difficoltà è stato proprio il ritmo elevatissimo del suo compagno di squadra che, presumibilmente, stava tirando proprio su indicazione del colombiano, che sembrava quindi intenzionato a sferrare un grande attacco.
Si ferma quindi Marc Soler in aiuto a Quintana, mentre Mikel Landa resta nel gruppo dei migliori.
Dopo la débâcle di Quintana, è la Groupama-FDJ a portarsi in testa con David Gaudu; poco dopo si fa vedere anche la Jumbo Visma con George Bennet. In questa fase cedono Richie Porte (Trek – Segafredo), Enric Mas (Deceuninck – Quick Step), il campione del mondo Alejandro Valverde (Movistar) e Jakob Fuglsang (Astana).
L’unico a tentare una vera accelerata è Buchmann e, guardacaso, perdono terreno Thomas e Rigoberto Urán (EF Education First). Il gallese già da qualche chilometro viaggiava nelle ultime posizioni ed è stata sufficiente una forte accelerata per farlo staccare. Se Pinot e Buchmann si fossero decisi a scattare un po’ prima probabilmente si sarebbero avvicinati molto di più a Thomas in generale. Tra l’altro, in questa fase anche Alaphilippe non era sembrato proprio brillantissimo. Ovviamente per verificare questo gli avversari avrebbero dovuto provare un attacco vero almeno ai -4, perché uno scattista come Alaphilippe è in gradi di fare anche due chilometri in apnea.
Alla fine arrivano agli ultimi metri i primi 6 della generale, con la sola eccezione di Thomas che manca e di Landa, che invece è presente. Lo sfortunato basco, che è tra i migliori nonostante le cadute e nonostante il Giro d’Italia corso ad altissimi livelli, perde qualche secondo solo negli ultimi metri, quando Pinot prova la volata lunga ai 300 metri dalla conclusione. Il francese prende qualche metro e vince la tappa con il connazionale in maglia gialla che fa valere le doti di sprinter e va a precedere un ottimo Steven Kruijswijk (Jumbo-Visma) che, zitto zitto, si tiene la terza posizione e si avvicina a Thomas. Anche Egan Bernal (Team INEOS) e Buchmann arrivano con questo drappello mentre Landa paga 14 secondi (ma ora, con la cristi di Quintana che è scivolato dietro al proprio compagno in classifica generale e non sembra in forma, lo spagnolo può ambire ai gradi di capitano).
Come si diceva, Alaphilippe ha dimostrato di avere ancora una condizione invidiabile e di reggere anche su grandi salite. Manca solo l’incognita della terza settimana con i tapponi alpini. Kruijswijk, come al solito, è stato molto regolare, non è uscito allo scoperto, ma è un uomo pericoloso perché regge bene le tre settimane e difficilmente accusa dei cali. Non ha lo scatto da scalatore, ma viene fuori alla distanza. Thomas ha avuto una défaillance, ma è riuscito tutto sommato a limitare i danni; nulla è perduto, però Thomas è un corridore abituato a vincere a cronometro e a difendersi in salita. Non è un attaccante ed in questo momento, in cui c’è bisogno di attaccare per mettere in difficoltà Alaphilippe, Bernal sembra il più indicato per farlo, anche se il colombiano aveva impostato la stagione in modo da avere il picco di forma durante il Giro d’Italia.
Ancora in corsa Buchmann e Pinot, che comunque sono a poco più di un minuto da Thomas e Kruijswijk e, se Alaphilippe dovesse accusare un calo, sarebbero ottimi candidati alla vittoria.
Più lontani gli altri, anche se un uomo come Landa, se dovesse avere la brillantezza, non esiterà ad attaccare anche da lontano.
Domani, ad esempio, c’è un ottima occasione per tentare di far danno. Il Mur de Péguère presenta negli ultimi 3 Km tratti di strada con pendenze del 18%. Si scollina a 38 Km dal traguardo, con davanti la salita verso Prat d’Albis da affrontare. In un percorso di oltre 180 Km, con tre colli in fila, dopo gli sforzi della cronometro e del Tourmalet, si può tentare una azione di più ampio respiro rispetto a quelle andate in scena oggi
Benedetto Ciccarone