GOCCE DI PINOT: SUL MONT FARON PER RICOMINCIARE A PENSARE AL TOUR
Dopo due stagioni nelle quali aveva disdegnato il Tour per il Giro in casa Groupama fanno la voce grossa e prevale la “ragion di stato”: Pinot viene caldamente invitato a dirottare la sua stagione verso la corsa di casa e decide di evitare la Corsa Rosa. E il 2019 inizia bene per lo scalatore francese, proprio sulle strade di casa: a febbraio vince, infatti, la tappa regina del Tour du Haut-Var, quella dell’arrivo in salita sul Mont Faron, imponendosi anche nella classifica generale
TOUR DU HAUT VAR, IL MONT FARON INCORONA THIBAUT PINOT
Il corridore di casa Thibaut Pinot (Groupama – FDJ) ha conquistato la vittoria finale al Tour du Haut Var vincendo la frazione regina con arrivo sul mitico Mont Faron. Romain Bardet (AG2R La Mondiale) si è dovuto arrendere al connazionale portando a casa il secondo posto davanti a Hugh Carthy (EF Education First). Durante la tre giorni gli altri successi parziali sono andati a Sep Vanmarcke (EF Education First) e Giulio Ciccone (Trek – Segafredo), partito per la tappa conclusiva con la maglia di leader sulle spalle ma arresosi e a due chilometri dalla conclusione della corsa classificandosi all’ottavo posto finale.
La cinquantunesima edizione del Tour du Haut Var presentava un percorso rivoluzionato rispetto alle ultime edizioni per il passaggio da due a tre tappe. Tutti i giorni i corridori dovevano affrontare un dislivello notevole ed erano in programma ben due arrivi in salita, a Mons e sul Mont Faron, storica ascesa del Tour Méditerranéen e giudice finale di questa corsa a tappe. I francesi partivano come assoluti favoriti con la presenza di Thibaut Pinot (Groupama – FDJ), Romain Bardet e Alexis Vuillermoz (AG2R La Mondiale) e Lilian Calmejane (Direct Energie); Hugh Carthy (EF Education First) e il nostro Giulio Ciccone (Trek – Segafredo) erano i principali outsiders. La prima tappa prevedeva un percorso ricco di salite di 156 chilometri da Vence a Mandelieu-la-Napoule con il Col du Tanneron (4.9 km al 5.3%) distante appena dieci chilometri da un traguardo che prometteva un arrivo in sprint a ranghi ristretti. Dopo una lunga battaglia per centrare la prima fuga della corsa, erano Julien Bernard (Trek-Segafredo), Damien Touzé (Cofidis, Solutions Crédits) e Mathieu Burgaudeau (Direct – Énergie) a riuscire nel tentativo raggiungendo un vantaggio massimo di quattro minuti e trenta secondi e riuscendo a conservare un vantaggio di quasi tre minuti quando si approcciavano gli ultimi trenta chilometri di corsa. A quel punto una forte accelerazione del gruppo provocava il ricompattamento sui fuggitivi quando al traguardo mancavano 14 chilometri al traguardo. Sul Tanneron era Calmejane a scatenare i suoi cavalli con Rudy Molard (Groupama-FDJ) che si agganciava al connazionale; nell’ultima parte di salita anche Ciccone, Carthy e Bardet riuscivano a riportarsi sulla testa della corsa, mentre altri corridori rientreranno sulla testa della corsa nel tratto di discesa molto tecnica, nel quale diversi corridori rimanevano coinvolti in cadute (tra questi Calmejane). Si arrivava così in volata con quattordici atleti a contendersi la vittoria e Sep Vanmarcke (EF Education First) sfruttava l’occasione per centrare la prima vittoria a distanza di due anni e mezzo dall’ultimo successo (la classifica finale dello Ster ZLM Toer nel 2016). Julien El Fares (Delko Marseille Provence) stava per riuscire a prolungare il digiuno del corridore fiammingo, ma si doveva accontentare del secondo posto davanti a Ciccone.
La seconda frazione era la più insidiosa per via del lungo chilometraggio, 205 chilometri, abbinato ad un dislivello complessivo – ben 4200 metri – che nel mese di febbraio molti corridori non erano pronti ad affrontare. Dopo la partenza da Le Cannet-des-Maures un’infinita sequenza di salite conducevi i corridori verso gli ultimi venti chilometri, nei quali si dovevano affrontare due salite impegnative, il Col du Bourigaille (9.8 km al 4.8%) e quindi l’ascesa di 5.4 km che conduceva all’arrivo di Mons con una pendenza media del 5.8% e tratti oltre al 10%. Nelle prime fasi di corsa avvenivano diversi tentativi di fuga, finché non erano Vanmarcke, Alexis Gougeard (AG2R La Mondiale), Cyril Gautier, Arthur Vichot e Pierre Rolland (Vital Concept – B&B Hotels), ad avvantaggiarsi sul gruppo, controllati molto bene dagli inseguitori in quanto il leader della classifica generale era presente in fuga. A quel punto, però, Vanmarcke decideva di rialzarsi lasciando in avanscoperta gli altri quattro ex compagni di fuga. Durante la tappa diversi corridori annunciavano il ritiro e tra questi c’era Krists Neilands (Israel Cycling Academy) che era tra i pochi arrivati nel gruppetto di testa nella tappa precedente. Nel frattempo la fuga riusciva a guadagnare un vantaggio massimo di quattro minuti e trenta secondi e, quando mancavano circa 40 chilometri alla conclusione, Gougeard perdeva contatto lasciando il terzetto di corridori della Vital Concept a vedersela contro il resto del gruppo, distante ormai due minuti e mezzo. A venti chilometri dall’arrivo davanti rimanevano Gautier e il suo capitano Rolland con il gruppo – dal quale perdeva contatto Vanmarcke - attardato ancora di due minuti. La Vital Concept iniziava a credere di riuscire a completare una grande azione di squadra ma il gruppo, sotto la forte azione di Fabio Felline (Trek – Segafredo) permetteva di recuperare abbastanza velocemente su Rolland, ormai rimasto solo nella sua azione, e di chiudere definitivamente sul transalpino a cinque chilometri dalla conclusione, ai piedi della salita finale. Affrontata l’ultima ascesa senza attacchi, arrivavano undici atleti a giocarsi il successo parziale e grazie ad un grande sprint finale Ciccone riusciva a trionfare davantiagli idoli di casa Pinot e Bardet, rispettivamente secondo e terzo, coronando l’immenso lavoro del compagno di squadra Felline. Restavano quindi in corsa per il successo finale Ciccone, El Fares, Pinot, Bardet, Vuillermoz, Nicolas Edet (Cofidis, Solutions Crédits) e Carthy, tutti appaiati in classifica non essendo presenti abbuoni in questa corsa, mentre tutti gli altri sembravano tagliati fuori dal discorso per la vittoria conclusiva.
La tappa finale era la più breve, ma anche quella con il finale più impegnativo. Infatti, dopo 130 chilometri dalla partenza di La Londe-des-Maures e un percorso relativamente pianeggiante, rispetto alle giornate precedenti, si doveva affrontare la salita più impegnativa di questa tre giorni: il Mont Faron con i suoi 5.7 chilometri all’8.4% rappresentava un grande ostacolo e Ciccone doveva provare a difendersi con i denti dall’assalto dei tanti francesi in corsa. La fuga di giornata era composta da Burgaudeau e Paul Ourselin (Direct Énergie), Kevyn Ista (Wallonie-Bruxelles), Mauro Finetto (Delko Marseille Provence), Flavien Maurelet (St Michel-Auber93), Damien Touzé (Cofidis, Solutions Crédits) e Yoann Bagot (Vital Concept – B&B Hotels), sui quali riuscivano a rientrare qualche chilometro più tardi anche Romain Le Roux (Arkéa Samsic) e Julien Antomarchi (Natura4Ever -Roubaix Lille Métropole). Questi atleti riuscivano a guadagnare un vantaggio massimo di tre minuti e dieci secondi e a dieci chilometri dalla conclusione riuscivano a conservarli, anche se non appena iniziava la salita finale il loro gruzzoletto temporale crollava con Burgaudeau ultimo a resistere al ritorno del gruppo a due chilometri dalla vetta. Nello stesso momento sia Ciccone sia El Fares alzavano la bandiera bianca lasciando sette uomini al comando con Pinot, Bardet, Vuillermoz, Calmejane, Frankiny, Carthy ed Edet. Nell’ultimo chilometro Carthy attaccava portandosi dietro Pinot e Bardet, mentre Calmejane provava a rientrare di ritmo, ma a quel punto Pinot decideva di attaccare e andava a conquistare la vittoria sul Mont Faron anticipando di un paio di secondi Bardet e di quattro secondi Carthy. Ciccone perdeva un minuto e quattordici concludendo la corsa all’ottavo posto, mentre la classifica generale rispecchiava il risultato di tappa con Pinot che precedeva Bardet e Carthy rispettivamente di 3 e 5 secondi.
Carlo Toniatti