GOCCE DI PINOT: THIBAUT SIGNORE DI LOMBARDIA
Dopo aver fallito per il secondo anno consecutivo l’assalto al Giro Thibaut Pinot risolleva le sorti della sua stagione conquistando una delle più prestigiose corse disputate nella sua amata Italia. Lo scalatore francese centra l’obiettivo del Giro di Lombardia, che vince in solitaria precedendo sul traguardo di Como di 32 secondi Vincenzo Nibali
21 anni dopo l’accoppiata Milano–Torino – Giro di Lombardia di Jalabert, un francese torna a vincere l’ultima classica monumento della stagione 2018 dopo aver tagliato braccia al cielo anche il traguardo di Superga, dominando il cosiddetto trittico d’Autunno. Grandissima prova di Vincenzo Nibali, vincitore morale della “Classica delle foglie morte” che, dopo le sofferenze patite in seguito alla frattura rimediata al Tour de France, risponde all’attacco sul Muro di Sormano e, raggiunto a tre chilometri dall’arrivo, riparte a tutta prendendosi la seconda posizione.
E’ sempre una grande emozione seguire una corsa come il Giro di Lombardia arrivata all’edizione numero 112, seconda solo alla Roubaix in questa speciale classifica. È anche una della più antiche classiche, seconda in Italia solo alla corsa più vetusta del mondo, quella Milano-Torino che, insieme alla Gran Piemonte ed al Lombardia, costituisce il cosiddetto trittico d’autunno. E’ proprio il trittico d’autunno che, dopo 21 anni, vede un transalpino vincere sia la più antica classica del mondo, sia l’ultima prova monumento della stagione. Ci era riuscito Laurent Jalabert nel 1997 e ci è riuscito quest’anno Thibaut Pinot (Groupama – FDJ), che ha individuato un finale di stagione straordinario con le vittorie ai Laghi di Covadonga e ad Andorra alla Vuelta, il secondo posto alla Tre Valli Varesine e infine la doppietta nel trittico d’Autunno. Il francese – che era uscito a pezzi dal Giro d’Italia, finendo addirittura ricoverato in ospedale dopo la paurosa crisi patita nella tappa di Cervinia, quando era in lotta per il podio della corsa rosa – è tornato lentamente alla corse per ritrovare la forma migliore, arrivata in questo finale di stagione. Con le dovute differenze, anche Vincenzo Nibali (Bahrain Merida), secondo al traguardo di Como e altro grande protagonista di questa meravigliosa corsa, ha vissuto una situazione simile. Dopo la caduta alll’Alpe d’Huez, la frattura della vertebra e l’operazione chirurgica Vincenzo ha fatto una grande fatica alla Vuelta per cercare di ritrovare la condizione per il campionato del mondo, condizione che non è purtroppo arrivata in quella occasione. Oggi, la situazione è apparsa in netto miglioramento, ma lo “Squalo” non ha ancora trovato il top della condizione e, dopo numerose accelerazioni di Pinot sul Civiglio, ha ceduto proprio nelle rampe finali dell’ascesa comasca. Nibali, però, ha mostrato il carattere e la classe che lo contraddistinguono proprio quando è stato raggiunto da un gruppo di contrattaccanti, nel quale era presente anche un elemento di primissimo piano come Daniel Martin (UAE-Team Emirates): esattamente nel momento in cui è stato raggiunto è ripartito subito a tutta, nonostante fosse stanchissimo e senz’acqua, riuscendo a staccare gli altri ed a prendersi il secondo posto. Al termine di una corsa di 241 chilometri sono le doti di fondo a fare la differenza nel finale e oggi lo ha dimostrato proprio Nibali, corridore che di queste doti ha sempre fatto il proprio punto di forza e che è riuscito a sfruttare proprio la stanchezza degli uomini che avevano dato fondo a tutte le loro energie nel tentativo di inseguirlo e raggiungerlo.
Negative, invece, sono state le prove di Alejandro Valverde (Movistar) e di Romain Bardet (AG2R La Mondiale). Quest’ultimo è naufragato inesorabilmente sul Muro di Sormano anche (ma non solo) a causa di un urto con uno spettatore, mentre il neocampione del mondo ha alzato bandiera bianca sul Civiglio. Il mondiale durissimo ha evidentemente lasciato il segno sui corridori giunti al primo ed al secondo posto. L’ultimo uomo a conquistare la Classica delle foglie morte in maglia iridata rimane quindi il nostro Paolo Bettini, che tagliò il traguardo in lacrime, indicando il cielo in ricordo del fratello scomparso pochi giorni prima.
La grandezza di una corsa come il Lombardia è stata evidente nella edizione di quest’anno, con l’attacco decisivo partito sul Muro di Sormano, quando mancavano ancora 50 chilometri alla conclusione, per iniziativa di Primož Roglič ( Team LottoNL-Jumbo) dopo il forcing dei suoi compagni di squadra per riprendere la fuga nata prima dell’inizio della salita verso Sormano. Lo sloveno ha accelerato riuscendo a guadagnare qualche metro sulle terribili pendenze ed il primo a riportarsi su di lui è stato proprio Nibali. Pinot ha capito a quel punto che anche a cinquanta chilometri dall’arrivo un’azione con Nibali non andava sottovalutata e si è inserito nel tentativo, che ha visto partecipare anche Egan Bernal (Sky), tornato alle corse dopo il grave incidente alla Clásica San Sebastián che lo aveva costretto a rinunciare alla Vuelta. Le corse di lusso come il Lombardia riservano anche queste cose, come un tentativo nato a cinquanta chilometri dall’arrivo composto da 4 “pezzi da novanta!. Gli altri big sono riusciti a riassorbire Bernal e Roglič, andati in crisi sul Civiglio e, nel finale, anche a riprendere Nibali, che però li ha ristaccati con grande classe. Buona parte del merito va anche a Domenico Pozzovivo ed Ion Izagirre (Bahrain Merida), perfetti nel ruolo di stopper, e di Franco Pellizzotti, alla sua ultima corsa in sella prima di salire in ammiraglia nella veste di direttore dportivo.
La corsa è partita da Bergamo a ritmi davvero elevati, tanto che si sono registrati sei ritiri nei primi venti chilometri ed i primi due tentativi di fuga – promossi da Florian Sénéchal (Quick-Step Floors) il primo e da Manuel Senni (Bardiani-CSF) e Johann Van Zyl (Dimension Data) il secondo – non hanno avuto vita lunga. Miglior fortuna hanno avuto Davide Ballerini (Androni Giocattoli Sidermec), Umberto Orsini e Alessandro Tonelli (Bardiani-CSF), di nuovo Sénéchal, Franck Bonnamour (Fortuneo Samsic), Jhonatan Restrepo (Katusha Alpecin), Michael Storer (Team Sunweb) e Marco Marcato (UAE Team Emirates), che sono invece riusciti ad evadere ed a guadagnare sino a 6 minuti sul gruppo nel tratto pianeggiante iniziale. Il gruppo, guidato da Movistar e Groupama – FDJ, ha tenuto la fuga sotto controllo assestando il vantaggio sui 4 minuti mezzo sino alla salita del Ghisallo, sulla quale il ritmo è salito in vista della aperture delle ostilità. Sulle rampe verso il santuario dei ciclisti il gruppo di testa si sfalda, mentre un gruppo di contrattaccanti con Matteo Montaguti (Ag2r La Mondiale), Carlos Verona (Mitchelton-Scott), Sergio Henao (Sky) e Matej Mohorič (Bahrain-Merida) viene stoppato dal gruppo principale. Jack Haig (Mitchelton-Scott) riesce, invece, a sfuggire al controllo del gruppo ed a riportarsi su Jan Hirt (Astana), che si era avvantaggiato in precedenza. Orsini passa primo sul Ghisallo allungando in vista del prestigioso scollinamento, ma viene subito ripreso. Nel corso dell’avvicinamento alla salita di Sormano la Lotto Nl-Jumbo forza il ritmo in testa al gruppo e riprende uno ad uno tutti gli attaccanti. Si tratta di un’azione nata per spianare la strada all’attacco di Roglič, che guadagna qualcosa sul gruppo, ma non riesce a prendere il largo. Ci riescono, invece, Nibali e Pinot che raggiungono e staccano Roglič, venendo poi ripresi da quest’ultimo e da Bernal lungo la discesa, mentre il gruppo di Valverde, orfano di Bardet, insegue ad oltre 40 secondi.
La situazione giù dalla Colma di Sormano vede quindi al comando Pinot, Nibali, Roglič e Bernal, inseguiti da Ion Izagirre, Pellizotti, Pozzovivo, Dario Cataldo e Sergey Chernetski (Astana), Dylan Teuns (BMC), Rafał Majka (Bora-Hansgrohe), Sébastien Reichenbach (Groupama-FDJ), Tim Wellens (Lotto Soudal), Adam Yates e Mikel Nieve (Mitchelton-Scott), Valverde, Enric Mas (Quick-Step Floors), Rigoberto Urán, Michael Woods e Daniel Felipe Martínez (EF-Drapac Cannondale), George Benett (LottoNL-Jumbo) e Daniel Martin (UAE Emirates Team).
I componenti dei gruppo di Valverdem, però, invece di organizzare un inseguimento strutturato si scattano in faccia senza riuscire a guadagnare sulla testa della corsa, mentre i Bahrain-Merida fanno buona guardia andando a stoppare ogni tentativo.
Sulla salita di Civiglio cede subito Roglič, mentre Bernal cerca stoicamente di non perdere troppo, ma il ritmo della coppia di testa, sollecitato soprattutto da Pinot, si rivela troppo elevato anche per lui. Nel gruppetto inseguitore proseguono gli scatti ed è Valverde a farne le spese, con l’Embatido che alza bandiera bianca ai -16. Pinot accelera spesso ed alla fine riesce a staccare Nibali, che inizialmente sembra piantarsi, mentre Martin da dietro si avvantaggia sugli altri e sembra avvicinarsi pericolosamente al siciliano. Nella discesa successivo Pinot, che negli ultimi anni è migliorato molto su questo terreno, in passato il suo punto debole, riesce a mantenere il vantaggio di circa 25 secondi su uno specialista delle picchiate come Nibali per poi incrementare il vantaggio sullo strappo di Monte Olimpino, che permette a Majka, Martin, Teuns, Urán, Pozzovivo, Izagirre e Wellens di riportarsi su Nibali. Anzichè scoraggiare il siciliano, il ricongiugimento moltiplica le sue energie e lo “Squalo” riparte a tutta, staccando il drappello dei contrattaccanti, sfiniti dall’inseguimento e andando a cogliere la seconda posizione con grande caparbietà.
La volata del gruppo vale per il gradino più basso del podio ed è Dylan Theuns a conquistarla.
Nibali, nonostante si sia trovato a competere con un corridore con una condizione nettamente migliore della sua, non si è dimostrato soddisfatto dopo il traguardo, pur nella consapevolezza di aver dato il massimo.
Questo è l’atteggiamento giusto, la mentalità vincente del campione che punta sempre al massimo risultato ed è anche grazie a quest’atteggiamento che si ottengono i migliori risultati e si riescono a valorizzare le qualità fisiche.
Questa edizione della classica delle foglie morte è stata, quindi, la degna conclusione di una meravigliosa stagione ciclistica ricca di emozioni, nella quale l’unica corsa eccessivamente chiusa è stata ancora una volta il Tour de France. L’auspicio di tutti gli appassionati è che la prossima edizione della Grande Boucle, che sarà presentata tra meno di due settimane, regali quelle emozioni che da troppi anni la principale corsa a tappe del mondo non riesce ad offrire.
Benedetto Ciccarone