GOCCE DI PINOT: AL DELFINATO PER PREPARARE IL TOUR 2016
Dopo aver vinto il tappone dell’Alpe d’Huez l’anno prima, nel 2016 Thibaut Pinot ha nel mirino la classifica del Tour. Per preparare l’assalto alla corsa di casa lo scalatore della FDJ si schiera ai nastri di partenza del Criterium del Delfinato, dove però si trova a perder parecchio tempo in tutte le frazioni chiave, cogliendo soltanto una buona giornata nel tappone di Méribel, che vince davanti al connazionale Barder. Andrà peggio al Tour dove, dopo esser andato in crisi sui Pirenei, sarà costretto al ritiro alla 13a tappa a causa di una fastidiosa bronchite
LE GRANDI MANOVRE FALLISCONO: FROOME RESISTE A MERIBEL
Gli avversari della maglia gialla ci provano nella seconda e più impegnativa delle tre frazioni alpine, con Contador addirittura già all’attacco sulla Madeleine, prima di metà percorso. Il Team Sky, però, non lascia spazio, ed è anzi lo stesso Froome ad incrementare leggermente il proprio vantaggio con un allungo all’ultimo chilometro, insieme a Daniel Martin. La tappa va a Pinot, vittorioso in una volata a due con Bardet, che grazie ad una fuga di oltre 70 km risale al secondo posto in classifica.
Malgrado ciò che la piattissima diretta televisiva potrebbe lasciare intendere, la sesta e penultima tappa del Delfinato 2016 è stata tutto ciò che doveva essere: attacchi da lontano, grandi manovre di squadra, Team Sky messo alla frusta e costretto all’inseguimento sin dalle battute iniziali. Disgraziatamente, il tardivo inizio del segnale internazionale ha fatto sì che le fasi più avvincenti di gara, coincise perlopiù con la scalata al Col de la Madeleine, intorno a metà percorso, si svolgessero a telecamere spente.
Quando alle non sempre impeccabili informazioni dell’organizzazione si sono affiancate le immagini, infatti, era già al comando il gruppetto dal quale sarebbero usciti i primi due nomi dell’ordine d’arrivo, nonché il nuovo primo inseguitore di Froome in classifica generale: Thibaut Pinot, che dopo una serie di sconcertanti controprestazioni ha dato un senso al suo Delfinato conquistando il quinto successo stagionale, e Romain Bardet, che si è dovuto arrendere in uno sprint a due al non amatissimo connazionale, ma che, dopo aver a lungo assaporato la maglia gialla virtuale, si è installato al secondo posto della generale, a soli 21’’ dal leader.
Pinot aveva attaccato addirittura sulla prima ascesa di giornata, il Col de Champ-Laurent, entrando a far parte di una maxi-fuga comprendente il suo compagno di squadra Roy, Hermans della BMC, Kiserlovski e Kreuziger della Tinkoff, De Plus e Martin della Etixx, Chérel e Gastauer della Ag2r, Keukeleire della Orica, Van den Broeck della Katusha, Gallopin e Vervaeke della Lotto-Soudal, Pauwels e Teklehaimanot della Dimension Data, Soler della Movistar, Voeckler, Nauleau, Quéméneur e Sicard della Direct Energie, Bennett della LottoNL-Jumbo, Benedetti e Konrad della Bora-Argon e Grmay della Lampre, cui si sono poco dopo aggiunti Grivko e Luis Leon Sanchez della Astana e un terzo Ag2r, Jan Bakelants. Il massiccio gruppo è scollinato con un vantaggio superiore ai tre minuti nei confronti del plotone, nel quale il Team Sky, anche alla luce delle rappresentanze delle squadre di tutti i rivali di Froome fra i battistrada, è stato dunque costretto a dare il la all’inseguimento.
La situazione è rimasta stabile fino all’attacco della Madeleine, quando Contador, ancora sulle prime rampe, lanciato da Jesper Hansen (questa volta metaforicamente, non all’americana come tre giorni fa), si è mosso in prima persona. Aru, Rodriguez, Dayer Quintana e Thurau hanno risposto, andando a costituire un drappello che ha costretto il Team Sky a schierarsi al completo al comando del gruppo. Il vantaggio di Contador e compagni si è mantenuto stabile, intorno al mezzo minuto, per più di metà dell’interminabile scalata, prima che la compattezza del trenino nero avesse la meglio, neutralizzando l’offensiva a 4 km dal Gran Premio della Montagna.
Un istante dopo il ricongiungimento, Aru è ostinatamente ripartito; poco dopo è iniziata l’avventura di Bardet, lanciatosi all’inseguimento del sardo, raggiunto poco dopo lo scollinamento. I due pagavano allora poco meno di un minuto rispetto alla testa della corsa, occupata da Pinot, Chérel e Vervaeke, e vantavano un margine più o meno analogo sul gruppo, scremato ad una ventina di unità da un’ulteriore stilettata di Contador, in vista della cima.
Come sempre, in giornate con tante salite, il momento più difficile della giornata di Pinot è arrivato in discesa, quando il ventiseienne di Mélisey ha perso le ruote dei compagni di viaggio ed è stato scavalcato da Pauwels, a sua volta riportatosi su Chérel e Vervaeke.
Ai piedi della successiva Montée des Frasses, inserita del tutto a sproposito fra le due ascese più dure di giornata, la situazione in testa alla corsa si era in ogni caso normalizzata, grazie al ricompattamento generale fra i vari plotoncini sparsi davanti al gruppo principale. Quest’ultimo, sempre pilotato dal trenino Sky, ha affrontato la salita senza particolare affanno, lasciando che il gruppo Bardet, rimasto nel frattempo orfano di un Aru ancora deficitario, arrivasse a sfondare la barriera dei tre minuti di vantaggio.
La pedalabile discesa ha visto un lieve riavvicinamento del gruppo, prima che, all’inizio della scalata verso Méribel, Landa accelerasse la rimonta. Ben presto, la conquista della maglia gialla da parte di Bardet, distante 1’34’’ da Froome in classifica e rimasto in compagnia del solo Pinot a 10 km dal traguardo, è diventata un’eventualità assai improbabile; la mancanza di bagarre fra i migliori sull’ultima salita, e il contemporaneo affievolirsi dell’azione dello stesso Landa, rimasto al comando fino ai -4, ha però fatto sì che il recupero rallentasse, lasciando aperta la questione fino agli ultimi 2 km.
Soltanto in vista dell’ultimo chilometro, quando anche Henao ha terminato il proprio lavoro, Froome è entrato in azione in prima persona, senza però dare l’impressione di spingere troppo a fondo. Tanto che quando Daniel Martin, a 700 metri dal traguardo, ha provato l’allungo, il keniano bianco è stato il solo a trovare la forza di replicare, distanziando Contador, Porte e tutti gli altri.
Il duo francese, riuscito a conservare un bottino sufficiente ad evitare un revival della beffa di Cummings all’ultimo Tour de France, ha dato vita ad una volata senza grande storia, nella quale Pinot ha sfruttato l’interesse dell’avversario a guadagnare più tempo possibile in classifica, evitando dunque il surplace, per cominciare la volata da dietro e passare agilmente a 100 metri dal traguardo.
Martin, intanto, negli ultimi metri riusciva a scollarsi di ruota anche la maglia gialla, che doveva rinunciare così ai 4’’ di abbuono destinati al terzo classificato, ma poteva consolarsi con gli 8’’ guadagnati nei confronti di Contador, giunto in compagnia di Meintjes, e i 14’’ rifilati a Porte, arrivato con Alaphilippe, leggermente attardato rispetto all’ancora ottimo Rosa e a Yates.
Nell’ultima tappa, che offrirà ai coraggiosi le ascese del Col de Moissière e del Col du Noyer, prima della breve scalata finale verso Superdévoluy, Froome partirà così con 21’’ da amministrare su Bardet e Porte, 30’’ su Daniel Martin, e 35’’ su Contador, che difficilmente si accontenterà del piazzamento. Qualcuno certamente ci proverà , ma la forma dimostrata da Froome e la solidità del Team Sky rendono piuttosto improbabile la prospettiva di un ribaltone.
Matteo Novarini