MARK E ALBERTO, I NUOVI CANNIBALI
Dopo un Tour dominato in lungo e in largo, ma sotto diversi aspetti, la coppia di “Cannibali” non si sfalda nemmeno nel giorno dei saluti: Contador aveva già incassato il proprio Tour nei giorni scorsi, mentre Mark Cavendish vince addirittura per distacco sugli Champs Elysees, mettendo a segno anche la doppietta con il suo fido alfiere, Mark Renshaw, che chiude alle sue spalle.
Nei giorni scorsi, durante la cronaca di una tappa di questo Tour, Alessandra De Stefano ci ha ricordato come nacque il soprannome di Eddy Merckx. Tutto merito di un bambino. Chissà se, oggi, qualche piccolo appassionato di ciclismo presente a Parigi per l’appendice di questa Grande Boucle avrà pensato la stessa cosa di Mark Cavendish e Alberto Contador.
Il velocista dell’Isola di Man fa 6 su 6 (100% di successi) in questa campagna francese e esce ancora più rafforzata, se ce ne fosse ancora bisogno, la sua forza imprendibile per chiunque in volata. Soltanto Hushovd, a Barcellona, è riuscito a mettere la testa davanti all’inglese in un arrivo di gruppo, ma Mark aveva patito lo strappetto del Montjuic. Contador, invece, il cannibale l’aveva già fatto nei giorni scorsi: attacco secco ad Andorra, successo di tappa in salita a Verbier, controllo degli Schleck a Le Grand Bornand e incredibile vittoria, a cronometro, ad Annecy. Sono loro i “Cannibali” degli anni ’10 del ventunesimo secolo e, se non arriverà qualcuno a contrastarli, potrebbero rimanerlo ancora a lungo.
L’arrivo di Parigi poteva essere l’occasione giusta per cercare di interrompere l’egemonia dell’uomo dell’Isola di Man ma il Team Columbia non l’ha pensata allo stesso modo. 164km da Montereau Fault Yonne: la prima parte, classica, dedicata alle foto di rito, agli scherzi in gruppo e ai brindisi di Contador e di tutte le altre maglie (fortunatamente per noi, fra quelli c’era anche Franco Pellizotti).
Fatto sta, quindi, che la corsa si anima soltanto quando il plotone entra a Parigi. Partono in 7: Veikkanen (FdJ), Coyot (Caisse d’Epairgne), Dumoulin (Cofidis) uno dei più attivi in tutto il Tour, Pichot (Bbox Bouygues), Barredo (Quick Step), Wegmann (Milram) e Beppu (Skil-Shimano). I fuggitivi trovano fin da subito un ottimo accordo e cercano di guadagnare quanto più terreno possibile, ma nei boulevard di Parigi non si può certo prendere un’ora. E così il vantaggio massimo, durante il terzo giro, è di 35”. E’ a quel punto che il Team Columbia inizia a mettersi in testa seriamente e menare per cercare di limare il divario. Ai meno 25km ancora i sette tengono alla grande e il vantaggio è pressoché invariato (36”), ma gli ultimi chilometri sono quelli più difficili e la stanchezza inizia ad affiorare: 20” ai meno quindici e soltanto nove quando suona la campana dell’ultimo giro e in testa sono rimasti solo in tre, vale a dire Veikkanen, Beppu e Wegmann. I fuggitivi si spremono fino all’ultimo briciolo di forze ma il ricongiungimento avviene a cinque chilometri e mezzo dalla fine. I ragazzi Columbia menano di brutto con Hincapie, Grabsch e Kirchen, la Garmin cerca ogni tanto di mettere fuori la testa ma quasi sempre sono ricacciati indietro. Si arriva sul rettilineo finale degli Champs Elysees e Cavendish non ha nessun problema, anzi, il suo compagno gli fa anche il buco e vince in pratica per distacco. Il trionfo è completato dal secondo posto di Mark Renshaw che, per come riesce a tenere in testa il più forte velocista al mondo, ogni tanto meriterebbe anche di giocarsela direttamente in prima persona. Per gli altri, soltanto piazzamenti di rincalzo con Farrar 3°, Ciolek 4° e poi Hutarovich e Hushovd. Primo italiano, bravo, è Marco Bandiera (Lampre-NGC) che chiude ottavo davanti a Daniele Bennati.
Per la classifica finale, nessun problema per Alberto Contador che sale per la seconda volta in tre anni (ma su due partecipazioni) sul gradino più alto del podio di Parigi e sotto di lui si piazzano Andy Schleck (se cresce ancora a cronometro il loro duello potrebbe infiammare il prossimo decennio delle grandi corse a tappe) e Lance Armstrong che, nel 2010, proverà a riaccaparrarsi di quel piccolo palco che ha già occupato in passato per sette volte. Primo degli italiani Vincenzo Nibali (7° a 7’35”): il siciliano ha dimostrato che il futuro delle corse a tappe è dalla sua parte e non potrà altro che crescere. Buon 14° anche Rinaldo Nocentini che chiude a 20” frutto della settimana che ha passato in maglia gialla: è lui uno dei protagonisti di questo Tour de France.
L’altro protagonista è senz’altro Franco Pellizotti: due tappe fallite con piazzamenti che bruciano (2° e 3°), ma una maglia a pois conquistata meritatamente e strappata dalle spalle del basco Egoi Martinez. Dopo il podio al Giro (che con la squalifica di Di Luca le ha fatto guadagnare un gradino) un prestigioso traguardo per la sua carriera. Le altre maglie sono andate a Thor Hushovd (la verde) per soli 10 punti su Cavendish e a Andy Schleck, la bianca, con il nostro Nibali al secondo posto.
Saverio Melegari