L’ÉTAPE DU JOUR: MONTEREAU-FAULT-YONNE – PARIGI
Il Tour volge al desio. È l’ultima tappa, giorno di festa per tutti. I chilometri iniziali verranno vissuti come un’allegra scampagnata e si comincerà a fare sul serio una volta giunti nel circuito finale. Una tappa monotona, dunque: nessun gran premio della montagna a ravvivare questa corsa, che si disputerà solo per arrivare sugli Champs-Élysées e consacrare ufficialmente il vincitore del 96° Tour de France.
nella foto copertina: è Mark Cavendish ha firmare i Campi Elisi nel 2009 (AFP)
“È finitaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!”
In questi termini s’espresse Marco Pantani a Parigi nel 1995 quando, appena conclusa l’ultima tappa, Adriano De Zan chiese al “Pirata” un commento sul Tour.
Quell’uscita riassume il clima che alberga nella carovana quando una grande corsa a tappe giunge al suo epilogo, ma che è ancor più evidente al Tour de France. All’ultimo raduno di partenza si stempera tutto, fatiche, delusioni, eventuali magoni…. Si sono superati il Massiccio Centrale, le Alpi, i Pirenei, si sono vissuti momenti lieti ed altri meno (proprio quell’anno era venuto tragicamente a mancare Casartelli) ed ora si è tra gli eletti che avranno l’onore di sfilare sul prestigiosissimo palcoscenico degli Champs-Élysées, un sogno per tutti, dalla maglia gialla all’ultimo classificato.
L’euforia della festa contagia anche la corsa e così va a finire che anche i primi chilometri della tappa conclusiva vengano vissuti come una scampagnata. Complimenti, pacche sulle spalle, foto ricordo dei primi tre della classifica affiancati e brindisi con tanto di flûte ricolma di Champagne, riservata alla maglia gialla. Tutto si conclude con l’approssimarsi di Parigi, quando le medie si alzeranno vertiginosamente.
Sarà così anche stavolta, con una marcia d’avvicinamento alla “Ville Lumière” che si annuncerà più soporifera del solito. Quest’anno, infatti, gli organizzatori hanno deciso di chiudere sul Ventoux anche i giochi per la maglia a pois e, dunque, non ci sarà il tradizionale attraversamento della vallata della Chevreuse, dove s’andavano ad affrontare gli ultimi GPM del Tour, rigorosamente di 4a categoria. Percorso piatto e filante, di conseguenza, nemmeno ravvivato dai traguardi volanti, relegati nel classico circuito degli Champs-Élysées, anello di 6,5 Km che dovrà essere ripetuto 8 volte. Ciascuna tornata s’aprirà con il tratto che conduce verso l’Haut des Champs, il punto più elevato del celebre viale, dove – a pochi passi dall’Arco di Trionfo – si disputeranno gli ultimi due sprint. C’è anche una lievissima pendenza in quel frangente, che in due occasioni ispirò a Jacques Goddet – storico “patron” del Tour dal 1936 al 1986 – due fantasiosi traguardi della montagna. Si era nel bienno 1976 – 1977, caratterizzato da una doppia conclusione parigina, composta di una cronometro mattutina e del circuito al pomeriggio. Il primo GPM fu affrontato nella prova contro il tempo e fu conquistato dal belga Maertens, che quell’anno si sarebbe laureato campione del mondo ad Ostuni; l’anno successivo fu inserito nell’anello pomeridiano e transitò in testa il francese Huysmans.
Poi si abbandonarono queste “folies parisiennes” e si preferì “mettere in ghiaccio” i punti, destinandoli a più consistenzi traguardi e consegnando totalmente il circuito nelle mani dei velocisti.
SOUVENIRS DU TOUR 1
Montereau-Fault-Yonne è abituata alle partenze, pur avendone accolte solo due. Come in quest’occasione il Tour era agli sgoccioli: nel 1977 partì da questo centro la penultima frazione, terminata presso la celebre reggia di Versailles e vinta dall’olandese Knetemann; cinque anni fa, infine, da qui è scattata la tappa conclusiva della Grande Boucle, conquistata allo sprint da Tom Boonen.
È dal 1975 che l’Avenue des Champs-Élysées è stata prescelta quale sede d’arrivo della tappa conclusiva, battezzata dal belga Godefroot, che vinse allo sprint sul francese Mintkiewicz e sul danese Karstens. Nelle due edizioni successive fu proposto un doppio traguardo (crono al mattino, circuito nel pomeriggio), poi si tornò definitivamente alla tappa singola, che sarà sempre in linea, con l’eccezione della storica conclusione del 1989. I vincitori italiani sui Campi Elisi sono stati Bontempi nel 1986, Baldato nel 1996, Minali nel 1997, Zanini nel 2000 e Bennati nel 2007. Ricordiamo anche i comunque prestigiosi piazzamenti di Gavazzi (3° nel 1976), Bontempi (2° nel 1988), Baffi (figlio, 2° nel 1990), Colagè (3° nel 1993), Fagnini e Lombardi (2° e 3° nel 1995), Zanini (2° nel 1998) e Martinello (3° nel 1999). Altri vincitori italiani a Parigi sono stati Azzini nel 1910, Bottecchia nel 1924 e nel 1925, Guerra nel 1933, Corrieri nel 1948, Magni nel 1953, Nencini nel 1956, Baffi (padre) nel 1958, Benedetti nel 1962 e Gimondi nel 1965 (a cronometro).
SOUVENIRS DU TOUR 2
Montereau-Fault-Yonne è un comune del dipartimento Seine-et-Marne, situato circa un centinaio di chilometri a sud-est della capitale francese, nei pressi della confluenza (“fault” in francese arcaico) del fiume Yonne nella Senna.
L’Avenue des Champs-Élysées è il più celebre dei viali parigini la cui genesi, pochi lo sanno, è italiana: l’idea di tracciare un viale alberato che tagliasse quella che, fino al 1616, era tutta campagna venne alla seconda moglie di Enrico IV di Francia, la “nostrana” Maria de’ Medici, figlia del granduca di Toscana Francesco I. Inizialmente il viale collegava i palazzi del Louvre e della Tuileries (rispettivamente il Palazzo Reale “ufficiale” e la residenza ordinaria dei reali) e solo nel 1724 fu prolungato fino alla Place de l’Étoile, dove oggi si trova l’Arco di Trionfo (eretto tra il 1806 ed il 1836). La fama internazionale arrivò alla fine del XVIII secolo, quando divenne una via alla moda, lungo la quale si poteva vedere passeggiare la regina Maria Antonietta. Dopo il passaggio di proprietà al comune (1828), il viale è stato ammodernato, dotandolo di percorsi pedonali, illuminazione e fontane. L’ultimo “restyling” risale al 1993, quando sono stati allargati i marciapiedi. A breve distanza dal viale si trova il Palazzo dell’Eliseo: edificato nel 1718 per il conte d’Evreux, fu confiscato dopo la Rivoluzione e, divenuta di proprieta pubblica, fu destinato prima ad abitazione napoleonica (vi soggiornarono Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone, e dall’imperatrice Giuseppina; l’imperatore vi firmò l’atto di abdicazione il 22 giugno del 1815) e poi a residenza ufficiale del Presidente della Repubblica.
LA MÉTÉO
Gran caldo per la solenne conclusione parigina del Tour. Al via da Montereau si registrerà una temperatura di 23°C, resa più sopportabile da una lieve ventilazione (max 11 Km/h) e da livelli d’umidità medi. Canicola più sensibile verso le 17.30, orario previsto per lo sprint finale sugli Champs-Élysées: previsti 25°C, umidità del 43%, venti fino ai 15 Km/h.
BOULE DE CRISTAL
Passerella finale per i corridori. Naturalmente sarà un arrivo dedicato ai velocisti, quelli rimasti in gara naturalmente, per cercare di ottenere la vittoria di tappa e magari di strappare la maglia verde. Non escludo qualche scatto sul finale per cercare di anticipare la volata (vedi Vinokourov nel 2005). Per quanto riguarda la maglia gialla sarà una spettacolare passerella finale sui Campi Elisi.
LA TERNA SECCA DI LUCA ZANASCA
1° Ciolek
2° Hushovd
3° Cavendish
Mauro Facoltosi & Luca Zanasca