UN DIABLO AL GIORNO
Che delusione, ma che delusione! Oggi non si può criticare il percorso, perché lo spazio per fare la differenza c’era, ma questo ciclismo si è appiattito. Niente spettacolo dagli uomini “da salita”, e niente crolli dei alcuni personaggi discutibili, in primis Wiggins e Armstrong: se questa tappa riflette il futuro del ciclismo, c’è poco da stare allegri.
A cura di Gabriele Bugada
Ve lo confesso: oggi mi sarei atteso una seria debacle di quei personaggi della classifica generale che per tanti motivi in cima a un Tour de France non ci dovrebbero – o non ci dovrebbero “più” – stare. Da Armstrong a Wiggins a Frank Schleck a Vande Velde. E mi sarei aspettato anche che un Alberto Contador volesse dimostrare di essere non solo il più forte, ma anche un campione degno di esaltare gli appassionati, scatenando la sua potenza per conquistare il Ventoux. Andiamo un po’ a vedere la gara: a parte le cronometro, che sembrano essere la sua vera specialità, in montagna ha staccato tutti solo di 20” una volta e 40” quell’altra. Sapete come la penso, sul valore che hanno le salite per lasciare un segno nel cuore di chi ama il ciclismo. Oppure che dire di Andy Schleck, che deve vincere la propria prima tappa al Tour: non avrebbe sognato di farlo su questo traguardo leggendario? Pure lui i passi avanti principali li ha fatti a cronometro, staccando perfino Nibali, oggi invece non si capiva se non volesse non potesse o non…
Insomma qui si lotta per i piazzamenti: è un bel salto indietro, direi un passo indietro di categoria, praticamente. Mi dispiace anche Sastre, che è sempre stato un corridore che in salita ha qualcosa da dire (anche se i successi in generale sono stati favoriti anche da casi contingenti): un sussulto di orgoglio mi avrebbe fatto piacere. Invece è sparito, così come Evans.
O questi qui erano tutti secchi, senza riserve (però non si può dire che sia stato un Tour faticoso come me ne ricordo tanti…), oppure c’è stato un controllo decisionale a livello più alto, da parte delle quattro squadre che la fanno da padrone. E speriamo che gli altri non si vogliano sempre e solo adeguare, ma di questo magari parlerò più diffusamente domani.
Sinceramente davanti a un ciclismo così deludente, così vuoto di fantasia e voli di campioni, sono più i rimpianti che i commenti tecnici che si possano fare.
Claudio Chiappucci