POGACAR RINASCE A LE MARKSTEIN. TAPPA ALLO SLOVENO, VINGEGAARD FESTEGGIA IL 2° TOUR.
La crisi sul Col de Loze aveva sancito la fine della sua corsa alla 3a maglia gialla, ma non aveva certamente spento la sua voglia di vincere e così, una volta recuperato dalla crisi patita mercoledì pomeriggio, Tadej Pogacar è subito tornato ad esultare. Il fuoriclasse sloveno dell’UAE Team Emirates ha vinto la 20a tappa, 133,5 km da Belfort a Le Markstein, battendo in uno sprint ristretto un bravissimo e sorprendente Felix Gall (Ag2r Citroen Team), Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) e il compagno di squadra Adam Yates. Lo sloveno festeggia così il 2° successo di tappa (11° totale dal 2020 ad oggi) che si aggiunge al 2° posto nella classifica generale e alla 4a maglia bianca consecutiva. A vestire la maglia gialla sarà però uno straordinario Jonas Vingegaard che ha avuto la meglio sul rivale dopo 2 settimane e mezzo di una battaglia che è già passata alla storia del Tour. Per il danese il 2° successo consecutivo e la certezza di essere difficilmente battibile in una corsa a tappe di 3 settimane. Primo podio in carriera al Tour per un eccezionale Adam Yates che ha saputo vestire al contempo e benissimo sia i panni del gregario che quelli dell’uomo di classifica. Esulta anche Giulio Ciccone (Lidl-Trek) che corona con successo la rincorsa alla maglia a pois.
Nonostante la lotta per la maglia gialla fosse finita mercoledì sul Col de Loze, la 20a tappa offriva comunque molti aspetti interessanti rappresentando l’ultima chiamata sia per gli uomini di classifica intenzionati a salire sul podio o ad entrare nei primi 10 sia per gli scalatori vogliosi di giocarsi la vittoria di tappa. Una frazione corta ma con tantissimo dislivello quella che vedeva la partenza da Belfort e arrivo a Le Markstein dopo 133,5 km di salite e discese.
I primi 10 km erano gli unici pianeggiati dell’intera tappa e facevano da prologo al Ballon d’Alsace (11,5 km al 5,3%, 2a cat.) posto al km 23,5. Dopo la discesa, che conduceva al traguardo volante di Fresse-sur-Moselle (km 37), ed un breve tratto di falsopiani, iniziava il Col de la Croix de Moinats (5,2 km al 7,1%, 2a cat) posto al km 56. Poco dopo (km 64) vi era un altro gpm di 2a categoria, il Col de Grosse Pierre (3,2 km al 7,9%). Quindi una decina di chilometri di saliscendi portava all’imbocco del Col de la Schlucht (4,2 km al 5,1%, 3a cat.) a cui seguiva una lunghissima discesa che portava a Munster (-36,5) doveva iniziava la penultima salita di giornata, il duro Petit Ballon (9,3 km al 8,1%) la cui vetta era posta ai -25. Un ultima discesa precedeva la salita finale, il Col du Platzerwasel (7,1 km al 8,3%), ultima ascesa del Tour de France 2023. Dalla cima al traguardo di Le Markstein mancavano 8500 m di saliscendi.
Appena abbassata la bandierina che indicava il via ufficiale, è arrivato l’attacco degli uomini della Lotto-Dstny con Jasper De Buyst e lo scatenato Vcitor Campenaerts intenzionati ad avvantaggiarsi nei primi 10 km tutti pianeggianti. La coppia belga è immediatamente riuscita a prendere un piccolo margine, arrivando a 45″ al km 10, ovvero proprio all’imbocco della prima salita di giornata, il Ballon d’Alsace. Dopo un chilometro d’ascesa, in testa al gruppo sono ricominciate le ostilità con i corridori della TotalEnergies particolarmente attivi e un Giulio Ciccone (Lidl-Trek) sempre a ruota e intenzionto a controllare gli immediati rivali per la maglia a pois. L’andatura è aumentata anche grazie al ritmo imposto da Matteo Trentin, chiaro segnale delle intenzioni dell’UAE Team Emirates. Come conseguenza il gap da Campenaerts, nel frattempo rimasto solo visto che De Buyst si era staccato una volta esaurito il suo lavoro, è crollato. L’ex detentore del record dell’ora è stato ripreso quanto mancavano meno di 5 km al gpm. La bagarre è così ripartita: ad un’accelerazione di Dylan Teuns (Israel-Premier Tech) ha subito risposto il duo della Lidl formato da Mattias Skjelmose e Giulio Ciccone, ma anche in questo caso il gruppo (o quel che ne rimaneva) è rimasto compatto. Il grande lavoro di un altro uomo Lidl, ovvero l’ex-campione del mondo Mads Pedersen, ha poi condotto il gruppo maglia gialla allo scollinamento come se si trattasse di un traguardo volante. Ciccone ha agevolmente vinto lo sprint gudagnando altri 5 punti su Felix Gall (Ag2r Citroen Team) che invece non si è interessato alla volata.
Lungo la successiva discesa ci sono stati diversi tentativi di allungo che hanno visto tra i protagonisti tra gli altri anche Julian Alaphilippe (Soudal-Quick Step) e Mathieu Van der Poel (Alpecin-Deceuninck). L’evento più importante è stata però la caduta di Carlos Rodriguez (Ineos Grenadiers), 4° in classifica, avvenuto intorno ai -100. L’iberico, atteso dal connazionale e compagno di squadra Omar Fraile, è ripartito rapidamente nonostante le escoriazioni al braccio e soprattutto al sopracciglio sinistro. Il gruppo maglia gialla nel frattempo si era frantumato lungo la discesa probabilmente anche a causa della caduta dello spagnolo. Davanti si sono ritrovati in una ventina e tra questi vi erano la maglia gialla di Vingegaard, Thomas Pidcock (Ineos Grenadiers), Mikel Landa (Bahrain-Vicotorius) e poi i già citati Ciccone, Alaphilippe, Van der Poel e Skjelmose. Dietro, staccato di una ventina di secondi, vi era invece il gruppo principale tirato a tutta dagli uomini della UAE Team Emirates. Carlos Rodriguez inseguiva ad oltre un minuto di ritardo sempre in compagnia di Fraile.
La situazione si è ricomposta ai -90: il gruppo di testa si è man mano sfaldato vista la presenza ingombrante di Vingegaard, che si è fatto poi riassorbire dal gruppo principale. Nel frattempo Carlos Rodriguez era riuscito a rientrare sul plotone. Davanti sono così rimasti in 15: Mathieu Van der Poel (Alpecin-Deceuninck) Mikel Landa (Bahrain-Victorius), Ion Izagirre e Axel Zingle (Cofidis), Neilson Powless (EF Education-EasyPost), Stefan Kung (Groupama-FDJ), Thomas Pidcock (Ineos Grenadiers), Krists Neilands (Israel-Premier Tech), Giulio Ciccone, Mattias Skjelmose e Mads Pedersen (Lidl-Trek), Maxim Van Gils (Lotto-Dstny), Julian Alaphilippe (Soudal-Quick Step), Warren Barguil (Team Arkea-Samsic) e Mathieu Burgaudeau (TotalEnergies).
La Bora-Hansgrohe non era però intenzionata a lasciare spazio ai fuggitivi e ha imboccato la seconda salita di giornata ad andatura sostenuta spingendo i fuggitivi a fare lo stesso al fine di non essere ripresi. Il ritmo alto imposto da Skjelmose ha di ovviamente frantumato il drappello di testa riducendolo ad appena 6 corridori: Ciccone, Skjelmose, Pidcock, Neilands, Barguil e Van Gils. Ciccone è così passato per primo anche sul 2° gpm di giornata, il Col de la Croix de Moinats, regolando senza problemi i 5 compagni d’avventura. Kung e Izagirre sono transitati a poco più di 20″ dai 6 battistrada e con il gruppo maglia gialla alle calcagna (30″). Al termine della discesa, grazie ad un’azione orchestrata dalla Groupama, sui due inseguitori sono rientrati Valentin Madouas e Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), Rigoberto Uran (EF Education-EasyPost), Chris Harper (Team Jayco-Alula) e Kevin Vermaerke (Team DSM-Firmenich). A questo punto Kung si è sacrificato per i due compagni di squadra, cercando di ridurre il gap dal sestetto di testa. Ai -70 il drappello dei fuggitivi aveva un vantaggio di 25″ sugli inseguitori (da cui aveva già perso contatto Kung che aveva esaurito il suo compito) e di 1′ sul gruppo maglia gialla tirato dalla UAE.
Lungo le rampe del 3° gpm, il Col de Grosse Pierre, Pinot ha accelerato rientrando sui battistrada (da cui aveva perso contatto Neilands) proprio in vista dello scollinamento (-68.6) che, neanche dirlo, ha visto transitare per primo nuovamente Ciccone. Dietro all’abruzzese sono passati nell’ordine Skjelmose, Barguil, Van Gils, Pidcock e Pinot. Staccato di un decina di secondi Harper, che è poi rientrato nel successivo tratto di saliscendi, mentre gli altri inseguitori sono transitati a quasi mezzo minuto. Gruppo sempre tirato dai corridori della UAE ad 1 minuto.
Di lì a poco (ai -63) sul gruppetto di testa sono rientrati anche Vermaerke, Madouas e Uran andando a formare un drappello di 10 battistrada a cui però il gruppo, distanziato di 55″, non aveva nessuna intenzione di lasciare spazio. La situazione è rimasta praticamente inalterata nei successivi chilometri che hanno condotto i corridori al 4° gran premio della montagna, quello del Col del La Schlucht (3a categoria) posto ai -54. Ciccone ha ovviamente anticipato i 9 compagni di fuga sancendo la matematica vittoria della maglia a pois. Il gruppo maglia gialla trainato da Mikkel Bjerg e Marc Soler (UAE Team Emirtes) è invece passato a 1′18″.
La discesa che ne seguiva non ha mutato la situazione: i 10 fuggitivi hanno imoccato il Petit Ballon (9,3 km al 8,1%) con 1′20″ sul plotone. Lungo le prime rampe, le più dure dell’intera salita, il dappello di testa si è letteralmente disintegrato. Nel giro di poche centinaia di metri in testa sono rimasti solo Pidcock, Pinot, Madouas, Ciccone e Barguil. E’ stato in particolare il ritmo imposto dal corridore di casa a fare la differenza. Harper, inizialmente staccato, si è man mano riavvicinato ai 5 di testa, per poi rientrare quando mancavano 7,3 km allo scollinamento. Vanmaerke invece continuava ad inseguire a circa mezzo minuto, mentre Uran, Van Gils e Skjelmose erano già stati ripresi dal gruppo, ora distante appena 1 minuto. A 6 km dalla vetta Pinot è andato via tutto solo piazzando un’accelerazione molto violenta. Il francese ha rapidamente guadagnato una quindicina di secondi su Pidcock, Barguil e Harper, lanciandosi alla ricerca di una difficilissima impresa in solitaria proprio nel giorno in cui il Tour giungeva nella sua terra d’origine. Ai 2,5 dalla vetta Harper si è staccato da Barguil e Pidcock che pagavano circa 20″ da Pinot. L’australiano è poi rientrato nel corso dell’ultimo chilometro di salita. Ciccone invece era già stato ripreso dal gruppo. Pinot ha incrementato il suo vantaggio spinto dal calore del suo pubblico e dei suoi tifosi transitanto al gpm con mezzo minuto su Pidcock, Barguil ed Harper. Il gruppo, tirato da Wilco Kelderman (Jumboò-Visma) ed ormai in procinto di riprendere Madouas, è invece giunto al gpm con 1′20″.
Lungo la discesa la situazione è rimasta pressocchè inalterata: giunti a Sondernach, dove finiva la discesa ed iniziava il Col du Platzerwasel, Pinot manteneva circa 20″ sui tre inseguitori e 1′15″ sul drappello maglia gialla da cui mancava però David Gaudu (Groupama-FDJ) scivolato in una curva mentre provava a prendere qualcosa dal taschino posteriore. Appena iniziata la salita, Harper ha perso nuovamente le ruote di Pidcock e Barguil che invece si stavano pericolosamente avvicinando a Pinot. Dietro intanto, le maglie della UAE, con Rafal Majka in testa, avevano ripreso le redini del gruppo maglia gialla finchè, quando mancavano 5,3 km alla vetta, il capitano Tadej Pogacar ha piazzato uno scatto devastante al quale solo il solito Jonas Vingegaard è riuscito a resistere. In men che non si dica il duo ha fatto il vuoto riavvicinandosi repentinamente ai battistrada. Una volta resosi conto che non avrebbe staccato il danese, Pogacar si è voltato verso il rivale. Ne è venuto fuori un evidentissimo rallentamento che ha facilitato il rientro di Felix Gall (Ag2r Citroen Team) il quale si è immediatamente posto in testa al terzetto a tirare. Ai 4,5 dalla vetta Pinot è stato ripreso da Pidcock e Barguil. Dietro di loro, distanziati di una decina di secondi vi erano Gall, Vingegaard e Pogacar, mentre il gruppetto di Adam Yates (UAE Team Emirates), Simon Yates (Team Jayco-Alula), Carlos Rodriguez (Ineos Grenadiers) e Pello Bilbao (Bahrain-Victorius) navigava a circa 25″ dalla maglia gialla. Ai -4 i tre battitrada sono stati inevitabilmente ripresi da Gall, Vingegaard e Pogacar. Poi, nel giro di poche decine di metri prima Pinot, poi Barguil e infine Pidcock hanno perso le ruote dei 3 battistrada. Dietro invece sono stati i due gemelli Yates a muoversi: prima Simon e poi Adam sono scattati dal gruppetto degli inseguitori lanciandosi all’inseguimento dei primi 3. Gall, Pogacar e Vingegaard a quel punto si sono lasciati andare a qualche tatticismo di troppo e così i due gemelli che nel frattempo si erano ricongiunti, si sono notevolmente avvicinati. Al gpm il trio di testa vantava una decina di secondi su Adam e Simon Yates e circa 40″ su Barguil, Pinot e Bilbao.
I due Yates sono rientrati sul trio di testa ai poco dopo (-5), al culmine dell’ultimo strappetto. Una volta arrivato davanti, Adam Yates si è messo subito in testa a tirare col duplice obiettivo di guadagnare su Carlos Rodriguez e di favorire uno sprint ristretto vista la presenza di Pogacar. Bilbao, Barguil e Pinot pagavano ancora 30″ e sembravano a quel punto irrimediabilmente tagliati fuori dalla lotta per la tappa. Ai -3 Simon Yates ha provato a sorprendere gli avversari ma è stato subito rintuzzato da Pogacar e così l’altro Yates è tornto a fare il ritmo. Si è così giunti all’ultimo chilometro con Adam Yates davanti a Pogacar, Vingegaard, Gall e Simon Yates. Adam ha tirato fino ai 300 metri, a quel punto Vingegaard ha provato l’anticipo infilando Yates all’interno della curva. Pogacar, avvertito il pericolo, si è lanciato dall’altro lato, ha rimontato il rivale danese e infine l’ha passato cogliendo una vittoria importantissima per il morale dopo le debacle degli scorsi giorni. Vingegaard chiude terzo, dietro anche ad un bravissimo Felix Gall, e davanti ad Adam Yates. Simon giunge 5° a 7″, mentre con 33″ di ritardo arrivano Barguil, Pinot e Bilbao. 9° a 50″ un ottimo Tobias Hallan Johannessen (Uno-X Pro Cycling Team) che precede Rafal Majka e Jai Hindley (Bora-Hansgrohe). Poco più dietro (a 52″) giunge un esausto Carlos Rodriguez.
La classifica generale, che con ogni probabilità non subirà mutazioni nella passerella conclusiva di Parigi, vede Jonas Vingegaard nettamente in testa e ormai prossimo a festeggiare la sua seconda vittoria consecutiva. Chiude secondo, staccato di ben 7′29″ ma comunque grande protagonista, un Tadej Pogacar che per oltre 2 settimane ha saputo contendere la maglia gialla al rivale danese. Terzo gradino del podio per un altro uomo UAE, Adam Yates (10′56″ il suo ritardo) giunto al primo podio in carriera in un GT a 31 anni. Dietro di lui il gemello Simon (a 12′23″) è riuscito in extremis a scavalcare un comunque ottimo Carlos Rodriguez (12′57″) che all’esordio assoluto e a soli 22 anni è comunque riuscito ad ottenere un’ottima 5a posizione finale. Sesta piazza per l’altro iberico Pello Bilbao (a 13′27″) all’ennesima top ten (già la quinta tra Giro e Tour) in carriera nei grandi giri. Chiude un pò in calando Jai Hindley (Bora-Hansgrohe) che termina 7° con un ritardo di 14′44″ dopo essere stato in lizza per il podio nei primi 12 giorni. Chi invece ha chiuso in crescendo è il giovane (classe 99) Felix Gall, autore di una terza settimana d’altissimo livello condita da una vittoria di tappa e l’8a posizione finale a 16′09″. Chiudono la top ten i francesi David Gaudu, 9° a 23′08″, e Guillaume Martin (Cofidis), 10° a 26′30″.
Pierpaolo Gnisci