SALITA A MONTEVERGINE, PIU’ DELIZIA CHE CROCE

maggio 13, 2011
Categoria: News

Croce lo è per indole, per la sua natura di salita e di salita diretta ad un santuario cristiano, ma l’accostamento termina qua: Montevergine è una salita deliziosa, con le sue pendenze morbide, con i suoi panorami avvicenti e con i frequenti tornanti che consentono di rifiatare. Queste le caratteristiche dell’ascesa campana che, per la quinta volta nella storia della corsa rosa, sarà proposta come arrivo di tappa. Come al solito si prospetta un finale accogliente, con distacchi contenuti: per le prime vere selezioni c’è ancora tempo.

Apriamo la serie di articoli dedicati alle grandi ascese del Giro d’Italia 2011, esaminando la salita al Santuario di Montevergine, nei cui pressi si concluderà la settima tappa. “Nei pressi” perché, a causa di problemi logistici, non sarà possibile porre il traguardo nel piazzale del Santuario: l’arrivo sarà collocato circa 300 metri prima, a 1260m di quota. Così facendo sarà purtroppo tagliato uno dei tratti più aspri della scalata: in quei 300 metri, infatti, la pendenza media è del 10,3%.
La salita campana è più impegnativa per la durata dell’impegno che per l’effettiva portata delle pendenze, che non andranno oltre il dato sopra segnalato. Misura complessivamente 17,1 Km, presenta un dislivello di circa 850 metri ed una pendenza media del 5%. Addolciranno la fatica i tornanti: ne sono previsti ventidue, diciannove dei quali concentrati negli ultimi nove chilometri.
È possibile suddividere l’ascesa in due parti. Nei primi 6 Km, fino a Ospedaletto d’Alpinolo, la strada sale a scale, alternando tratti molto facili a passaggi più aspri, i più impegnativi raggiunti nel corso di quest’ascesa. Negli ultimi 11 Km, dopo un preambolo facilissimo, le pendenze si fanno più costanti, ma non sembrano ideali per fare la selezione, come dimostrato dai precedenti arrivi della corsa rosa al santuario. Ed i tornanti, come segnalato sopra, agevolano la marcia e permettono di rifiatare.

LA SALITA NEL DETTAGLIO
La salita di Montevergine inizia circa 5 Km ad ovest di Avellino, sulla SS 7 bis, all’altezza del bivio sulla destra (guardando il percorso di gara) per Mercogliano. Siamo in località Albanella, detta anche “Taverna del Pezzente”, dal nome di un tipico salume irpino, celebrato in una sagra che si tiene d’estate (periodo giugno – luglio) nella non lontana Montefredane.
L’inizio dell’ascesa è molto facile: nei primi 1,3 Km si devono superare nemmeno 40 metri di dislivello, con una pendenza media del 2,9%. Al termine di questo tratto d’introduzione, interamente rettilineo e durante il quale si sovrappassa l’autostrada che da Napoli conduce verso la Puglia, ci si trova ai piedi dell’abitato di Mercogliano, non lontano dal suo principale monumento, il Palazzo Abbaziale di Loreto: raggiungibile deviando brevemente dal percorso di gara, si tratta di una costruzione ottagonale in stile barocco, realizzata nella prima metà del ‘700 come sede invernale dei monaci di Montevergine. La strada per Montevergine (SS 347) si stacca a sinistra, in fondo al rettilineo, e 1,2 Km più avanti raggiunge il centro di Mercogliano (508m), disposto ad anfiteatro alle pendici del Toppe di Sant’Anna e dominato dai ruderi di un castello che fu tra i possedimenti dell’abbazia. L’ingresso nell’abitato rappresenta uno dei tratti più impegnativi della salita (0,7 Km al 6,8%), mentre l’attraversamento del centro è piuttosto agevole, caratterizzato anche dai primi due tornanti. Qui si fermeranno le vetture dei giornalisti, che potranno seguire le fasi salienti della tappa dagli schermi allestiti nel quartiertappa – presso la locale scuola media – oppure salire al santuario utilizzando la funicolare che sarà chiusa al pubblico, a meno di eventi eccezionali (come il diluvio che si scatenò nel 2001, subito dopo la conclusone della tappa). Molto pedalabili risultano anche i 1,7 Km successivi (media del 4,5%), duranti i quali s’incrocia per la prima volta il percorso della citata funicolare, esattamente nel punto in cui sarà collocato l’arco dei – 14 Km all’arrivo. Seguendo Via Partenio si arriva in breve al confine con il comune di Ospedaletto d’Alpinolo, giungendovi dopo aver superato il tratto più ripido della salita: una “esse” di poco meno di trecento metri, con una pendenza media del 8% ed una massima del 10,3%: una “quisquilia”, come la definirebbe il grande Totò. Dopo questo strappo la salita rimane moderatamente impegnativa per un chilometro (6,1%), durante il quale confluisce nella SS 347 il versante che sale direttamente da Avellino. Nuovo cambio di volto, in positivo, nei successivi 2,6 Km, durante i quali la media scende al 3,6%. All’inizio di questo tratto si attraversa il centro di villeggiatura di Ospedaletto d’Alpinolo, dove si abbandona la SS 347 (che procede in quota per circa 2 Km verso Summonte), per accedere alla seconda parte della salita: negli ultimi 11 Km si percorre la SS 347 d, strada realizzata tra il 1851 ed il 1931, in parte tagliando la viva roccia del Monte Partenio. Prima di quella data, era possibile accedere al santuario solo attraverso tre mulattiere, tuttora esistenti, che partivano da Mercogliano, Ospedaletto e Mugnano del Cardinale. Le prime due si fondono in un unico percorso in vista del santuario, dove il troncone terminale, che corre parallelo alla nuova strada (ma ad una quota più bassa), è chiamato “Miglio Sacro” per la presenza delle edicole della Via Crucis, decorate con quadri in maiolica. È, infine, del 1956 l’apertura della funicolare, considerata una delle più ripide e veloci d’Europa (quasi 700 metri di dislivello, 64% di pendenza massima), che era già stata in gran parte costruita nel 1882, ma poi una serie di contrattempi, sopprattutto a causa di eventi bellici, ne ritardarono il completamento di oltre 70 anni.
Come abbiamo segnalato sopra, il primo tratto della seconda parte della strada è abbastanza pedalabile e nemmeno tortuoso: il primo dei 19 tornanti finali è superato quando mancheranno 9 Km al traguardo, circa 200 metri dopo un ristorante che potrà essere utilizzato quale luogo di sosta in caso di maltempo o per fare rifornimento d’acqua. Immediatamente dopo aver bruciato il tornante le pendenze tornano ad alzarsi: da qui all’arrivo la media sarà del 5,5%, con un andamento abbastanza costante ed un leggero inasprirsi negli ultimi 3000 metri. In questi ultimi 9 Km non s’incontrano parecchi punti di riferimento (a parte i tornanti): un altro ristorante, gli impianti dell’acquedotto di Mercogliano ed il secondo “incrocio” con la funicolare. Quest’ultima verrà sottopassata subito dopo lo striscione dell’ultimo chilometro, quando la strada proporrà l’ultima stilettata, uno strappetto di circa 300 metri, dove la pendenza avrà un momentaneo “sobbalzo” al 7,7%, per poi tornare a quietarsi nei metri finali.
Per quando riguarda i panorami, nella seconda parte l’andamento a spirale della strada permette di affacciarsi da balconate differenti. I primi tornanti consentono viste alternative su Mercogliano ed Ospedaletto d’Alpinolo, mentre alzando lo sguardo è possibile scorgere la meta finale. Uno dei punti più spettacolari è il tornante con cantoniera che s’incontra a circa 2 Km dal traguardo, da dove l’occhio arriva a contemplare il Vesuvio, il Golfo di Napoli e la catena montuosa che percorre la Penisola Sorrentina. Ancor più incantevole la vista sui medesimi luoghi che si gode più avanti, dopo l’ultimo tornante, quando la statale di Montevergine transita su di uno sperone roccioso. Proprio in questo punto la strada si sdoppia: i corridori rimarranno sulla strada principale mentre sulla sinistra si stacca una deviazione, che va poi a ricongiungersi con la “strada maestra” a poche centinaia di metri dal traguardo, dopo essersi infilata in un breve tunnel paramassi. Questa variante il giorno della gara sarà “off-limits” poiché l’organizzazione la trasformerà nel parcheggio delle ammiraglie.

OLTRE IL SANTUARIO
La salita non termina al santuario, ma è possibile proseguire con la bici da corsa fino dell’ex base della NATO (1461m), situata quasi in vetta al Montevergine (1493m). Quest’appendice costituisce il momento più impegnativo dell’escursione: 2,2 Km al 7,8%, con un “muro” di circa 500 metri (pendenza media del 10,4%) che inizia un chilometro dopo il santuario e si conclude presso il cancello d’accesso all’ex area militare. Non dovrebbero esserci problemi per procedere oltre questa barriera perché l’area è stata dismessa nel 1987 e recentemente bonificata dopo un lunghissimo periodo di totale abbandono.
L’ascesa al Montevergine completa misura 19,6 Km, presenta 1058 metri di dislivello ed una pendenza media del 5,4%.

I PRECENDENTI DEL GIRO
Il Giro d’Italia salì per la prima volta a Montevergine il 25 maggio del 1962. Era la settima tappa, partita da Fiuggi: dopo 224 Km giunse primo Armand Desmet, con 23″ di vantaggio su Anglade e Sartore. Il corridore belga conquistò anche la maglia rosa, che vestirà per una settimana, fino al tremendo tappone del Passo Rolle, dove la corsa fu interrotta e dichiarato vincitore colui che si trovava in testa, ossia Vincenzo Meco. Ironia della sorte, Meco vestiva il simbolo del primato proprio alla partenza della tappa del Montevergine.
Dopo un oblio durato quasi 40 anni, il Giro tornò ad arrampicarsi sui tornanti che conducono al Santuario nel 2001, quando vi arrivò la quarta tappa. Al traguardo si presentarono in cinque (vittoria di Di Luca, davanti a Simoni e Garzelli), ma dietro non si registrarono grandi distacchi (9″ tra Di Luca e Lanfranchi, diciannovesimo). Simile la conclusione della settima tappa del Giro 2004: quattro corridori allo sprint (primo Cunego su Mc Gee e Pellizotti) e distacchi risicati nelle prime tredici posizioni.
Infine, nel 2007, Di Luca bisserà il successo ottenuto sei anni prima imponendosi nella quarta frazione del Giro partito dalla Sardegna: anche stavolta saranno 19 i corridori raccolti in un esiguo fazzoletto di secondi (15” tra l’abruzzese e Andrea Noè). Comun denominatore dei traguardi a Montevergine è stato l’avvicendamento al vertice della classifica: dopo il passaggio di consegne tra Meco e Desmet del 1962, la maglia rosa passò dalle spalle del belga Verbrugghe a quelle di Frigo nel 2001, da Simoni a Cunego nel 2004 e da Gasparotto allo stesso Di Luca quattro anni fa.

IL SANTUARIO
Secondo la leggenda costruito da San Vitaliano da Capua verso la fine del VII secolo, il santuario fu più realisticamente eretto dopo il 1119, anno nel quale si ritirò su questo monte Gugliemo da Vercelli, che vi fondò l’ordine monastico benedettino chiamato “Congregazione Verginiana” (da qui il nome del monte) e che trasformò in chiesa i resti di un tempio pagano dedicato alla dea Cibele. L’abbazia ebbe un periodo di grande splendore grazie all’interessamento dei Re di Sicilia, poi decadde. Trasformata in “commenda” (sistema escogitato alla fine del medioevo per risollevare un monastero in difficoltà o decaduto, affidandolo ad un prelato estraneo all’ordine monastico) e poi venduta, Montevergine tornò ad essere indipendente nel 1588. Fino al 2005 l’abbazia era a capo di una piccola diocesi (9 parrocchie), il cui vescovo era il priore del monastero.
Il complesso del santuario si compone di due chiese (quella originaria e la nuova basilica, eretta negli anni ‘50) e del monastero, il cui ambiente più celebre è il “Coretto di notte”: realizzato per la preghiera notturna dei monaci, deve la sua fama per l’aver ospitato segretamente la Sacra Sindone durante il secondo conflitto mondiale, qui “sfollata” sia per preservarla dai bombardamenti, sia per scongiurare il rischio di un furto da parte dei nazisti. Si raccontava, infatti, che Hitler fosse ossessionato dal “sacro lino” e meditasse di trafugarlo.

CURIOSITA’
* Non solo ciclismo: da tredici anni la strada che conduce al santuario è palcoscenico di una manifestazione podistica chiamata “Marcialonga in salita”. L’ultima edizione, disputata il 26 giugno 2010, è stata vinta dall’atleta marocchino Abdelkebir Lamachi (Associazione sportiva dilettantistica Atletica Capua), che ha percorso i 16,7 Km della prova nel tempo record di 1h 02′ 35″, alla media di 16,010 Km/h.

* Nella lunga storia dell’abbazia ci sono anche tre “comparsate” cinematografiche. Della prima, un film intitolato semplicemente “Montevergine” e girato nel 1909 (lo stesso anno di nascita della corsa rosa) dalla casa di prodizione Vesuvio Films, se ne sono completamete perse le tracce, anche di trama e interpreti.
Nel 1939 Carlo Campogalliani girò quassù “La grande luce (Montevergine)”, dove Amedeo Nazzari interpretò il ruolo di un fabbro ingiustamente accusato di omicidio e incarcerato: uscito di galera, rinuncerà alla vendetta dopo essersi raccolto in preghiera dinnanzi all’effige della Madonna di Montevergine. In “Tradimento” (1982), trasposizione cinematografica della classica sceneggiata napoletana – con inevitabili protagonisti Mario Merola e Nino d’Angelo – nella famiglia di un camorrista pentito ritornava la pace dopo unpellegrinaggio al santuario avellinese.

Mauro Facoltosi

FOTOGALLERY

Foto copertina: salendo al santuario (www.avventurosamente.it)

Mercogliano: Palazzo Abbaziale di Loreto e, sullo sfondo, il Montevergine con la funicolare che ne risale le pendici (www.parks.it)

Mercogliano: Palazzo Abbaziale di Loreto e, sullo sfondo, il Montevergine con la funicolare che ne risale le pendici (www.parks.it)

Mercogliano (panoramio)

Mercogliano (panoramio)

La stazione di partenza della funicolare (www.mercoglianonews.it)

La stazione di partenza della funicolare (www.mercoglianonews.it)

La funicolare (www.funivie.org)

La funicolare (www.funivie.org)

Un momento dell’edizione 2007 della Marcialonga in salita (ars.altervista.org)

Un momento dell’edizione 2007 della <<Marcialonga in salita>> (ars.altervista.org)

Ospedaletto d’Alpinolo e, sullo sfondo, Summonte (panoramio)

Ospedaletto d’Alpinolo e, sullo sfondo, Summonte (panoramio)

Il Miglio Sacro (panoramio)

Il Miglio Sacro (panoramio)

Salendo a Montevergine, una volta

Salendo a Montevergine, una volta

Salendo a Montevergine, oggi (panoramio)

Salendo a Montevergine, oggi (panoramio)

Tornante panoramico (panoramio)

Tornante panoramico (panoramio)

L’oramai scomparsa base NATO (www.iz8gnf.it)

L’oramai scomparsa base NATO (www.iz8gnf.it)

Il primo successo di Danilo Di Luca, Giro 2001 (foto Bettini)

Il primo successo di Danilo Di Luca, Giro 2001 (foto Bettini)

Il bis dell’abruzzese nel 2007 (foto Getty)

Il bis dell’abruzzese nel 2007 (foto Getty)

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