GIRO 2023: IL PAGELLONE
giugno 1, 2023
Categoria: Approfondimenti
Promossi e bocciati dell’edizione della Corsa Rosa appena terminata
PRIMOZ ROGLIC. Lo sloveno, dopo un inverno passato a recuperare dalle pesanti botte subite alla Vuelta 2022, assurge a simbolo di tenacia e tatticismo, con cui giorno dopo giorno vede le distanze dal primato ridursi sempre di più, fino alla spettacolare cronoscalata del Monte Lussari dove conquista la maglia rosa nonostante un problema meccanico a circa 4 km dall’arrivo. Roglic è il primo sloveno a vincere il Giro d’Italia e, dopo le tre vittorie alla Vuelta nel 2019, 2020 e 2021, adesso cercherà sicuramente di completare l’opera andando all’arrembaggio del Tour de France, magari proprio quest’anno, nonostante la presenza di due fenomeni come Pogacar e Vingegaard, quest’ultimo peraltro compagno di squadra. VOTO: 9,5
GERAINT THOMAS . Il ritiro di Tao Geoghegan Hart nell’undicesima tappa gli apre definitivamente le porte della leadership in casa INEOS. Conquista la maglia rosa senza correre, nel primo giorno di riposo, dopo il ritiro di Evenepoel, e la mantiene per otto tappe, con una breve parentesi di due giorni dove la cede a Bruno Armirail. Sul Monte Lussari viene meno nella parte finale, quando il suo distacco da Roglic cresce velocemente e non riesce più a gestire i 26 secondi di distanza dallo sloveno. Thomas gli cede la maglia gialla e svanisce così il sogno di diventare il più vecchio ciclista vincitore del Giro d’Italia dopo Fiorenzo Magni. VOTO: 8,5
JOAO ALMEIDA. Se Roglic è stato il simbolo della tenacia, il portoghese è senz’altro quello della regolarità . Conferma le doti da ottimo cronoman e sulle salite più dure, pur soffrendo, non crolla mai, tenendo a distanza visiva coloro che lo precedono (il più delle volte Thomas e Roglic). Vince anche la dura tappa del Monte Bondone. Almeida merita il terzo posto della classifica generale ed il primo di quella dei giovani e magari con un upgrade di convinzione e di miglioramento in salita chissà che non possa davvero provare a vincere il Giri, corsa che lui ama. VOTO: 7,5
JONATHAN MILAN. Vince la maglia ciclamino con autorità . Coglie la prima vittoria al Giro nella seconda tappa da Teramo a San Salvo ed è secondo in altre quattro occasioni. Forse l’Italia ha trovato un degno erede di Cipollini e Petacchi per i prossimi 10 anni almeno. Se la Bahrain costruisce attorno a lui un treno degno di questo nome, Johnny potrebbe davvero competere con i più grandi velocisti contemporanei. Lo aspettiamo per ulteriori conferme anche in corse di un giorno. VOTO: 7,5
DAMIANO CARUSO. Dopo il forfait di Giulio Ciccone prima del Giro, un po’ tutti sfogliavamo la margherita per capire quale sarebbe stato il ciclista italiano che avrebbe fatto meglio nell’edizione 2023. Il nome più gettonato era quello di Caruso, buon scalatore e buon cronoman, già secondo nel 2021 alle spalle di Egan Bernal. Il siciliano, nonostante la presenza in squadra di Jack Haig e di Santiago Buitrago e dichiarazioni tese alla cautela, conquista alla fine la quarta posizione della generale emergendo dalla schiera dei più forti dopo gli imprendibili Roglic, Thomas ed Almeida. VOTO: 7
THIBAUT PINOT. Il francese parte in sordina e inserendosi pian pianino nelle fughe inizia a raccogliere i punti che gli serviranno per vincere la classifica degli scalatori, obbiettivo dichiarato a inizio Giro. Il quinto posto finale in classifica generale testimonia che può ancora dire la sua nei GT, dopo lunghi periodi passati a riprendersi da un infortunio alla schiena che lo affliggeva da circa tre anni. Dopo questo bel Giro confermerà le voci di ritiro al termine del 2023? Per dirla alla Bugno: ‘Vedremo’. VOTO: 7
BEN HEALY. Di gran lunga la sorpresa di questo 2023. Dopo essersi fatto notare in Italia con le vittorie nella terza tappa della Settimana Coppi & Bartali e nel GP Industria & Artigianato, va nelle Ardenne e centra tre top five tra Freccia del Brabante, Amstel Gold Race e Liegi-Bastogne-Liegi. Lo scatenato irlandese partecipa quindi al suo primo GT e vince l’ottava tappa da Terni a Fossombrone. Non contento, va in fuga anche nella difficile tappa da Seregno a Bergamo, quasi un Giro di Lombardia, e nella volata a due perde da Brandon McNulty. Infine, insidia a più riprese la maglia azzurra di Pinot. Sentiremo ancora parlare di lui. E molto. VOTO: 7
MARK CAVENDISH. Vince la tappa finale di Roma e corona una carriera ricca di soddisfazioni, con Campionato del Mondo 2011 e Milano Sanremo 2009 due fiori all’occhiello pazzeschi. Il terzo potrebbe arrivare al prossimo Tour de France, quando si batterà per vincere la sua 35° tappa nella corsa francese, traguardo mai raggiunto da nessuno. VOTO: 7
NICO DENZ Il tedesco della BORA di tappe ne vince due, entrambe le volte azzeccando la fuga giusta. VOTO: 7
ANDREAS LEKNESSUND . Veste la maglia rosa in cinque tappe e mostra complessivamente una buona attitudine in salita e nelle crono. Il ventiquattrenne norvegese chiude in ottava posizione e può continuare la sua crescita verso traguardi prestigiosi. VOTO: 6.5
BRUNO ARMIRAIL. Chi indossa il simbolo del primato di un GT merita sempre la sufficienza e non fa eccezione questo spilungone francese di 1 metro e 90. Dopo la fuga della quattordicesima tappa si è ritrovato in maglia rosa che ha vestito dignitosamente per due tappe, dopodichè è tornato al servizio di Pinot. VOTO: 6.5
AURELIEN PARET-PEINTRE, DAVIDE BAIS, MAGNUS CORT, EINER RUBIO, BRANDON MCNULTY, FILIPPO ZANA, SANTIAGO BUITRAGO. Vincono tutti una tappa al termine di fughe più o meno numerose. Bravi tutti. VOTO: 6.5
REMCO EVENEPOEL. Il campione del mondo in carica e vincitore della Vuelta 2022 la maglia rosa l’ha indossata per quattro tappe. Già nella prima tappa il belga metteva in chiaro le cose con la cronometro da Fossacesia marina ad Ortona in cui polverizzava asfalto e avversari ad una media superiore ai 55 km/h. Nella successiva cronometro emiliana, pur vincendo e ritornando in rosa ai danni di Leknessund, i distacchi sugli avversari calavano vistosamente. Meno di 24 ore più tardi, nel primo giorno di riposo, la notizia della positività al covid e la decisione di ritirarsi dal Giro. Un’uscita di scena che ha fatto discutere e farà discutere ancora molto, per i modi e per le tempistiche, e che ha privato il Giro di 2023 della sua star indiscussa. Noi sospendiamo il giudizio assegnandogli una salomonica sufficienza e lo aspettiamo già nel prossimo Giro per l’inevitabile voglia di rivalsa. VOTO: 6
FILIPPO GANNA. Se Evenepoel era la star internazionale, Ganna era quella italiana e come il belga è stata fatta fuori dal covid dopo la settima tappa. In una settimana di Giro, Filippo ha più che altro rivestito compiti di gregario, fallendo l’obbiettivo principale: vestire la prima maglia rosa dopo la cronometro della prima tappa. Soltanto un Evenepoel inarrestabile glielo ha impedito. VOTO: 6
PASCAL ACKERMANN, KADEN GROVES, MADS PEDERSEN, MICHAEL MATTHEWS, ALBERTO DAINESE. Cinque velocisti che hanno avuto il loro giorno di gloria vincendo una tappa in volata, ma che non hanno mai potuto mettere in discussione la maglia ciclamino di Milan. VOTO: 6
NICOLAS DALLA VALLE. E’ la maglia nera del Giro 2023. Se, maliziosamente, pensassimo che il Team Corratec sia stato invitato al Giro per ottenere un minimo di risultati e la maglia nera in qualche modo lo è. Alziamo di un voto l’insufficienza del ciclista veneto. VOTO: 5
ALEKSANDR VLASOV. Se nelle previsioni della vigilia Carthy poteva aspirare alla top ten, il russo della BORA riscuoteva certamente maggiore considerazione e si prospettava per lui una comoda top five. Dopo una prima settimana con risultati discreti, si ritirava durante la nona tappa da Scandiano a Viareggio per non meglio precisati ‘problemi fisici’. Qualche giorno più tardi si scopriva la sua positività al covid. VOTO: 4,5
FERNANDO GAVIRIA. Tra i velocisti presenti al Giro, Gavira è stato uno dei più deludenti. A 28 anni, nel pieno della maturità , non riesce più a ripetere le belle prove offerte nei Giri passati, quando ad esempio vinse quattro tappe nel 2017 con conseguente maglia ciclamino. Le vittorie nel 2023 sono soltanto due, alla Vuelta a San Juan ed al Tour de Romandie. Attendiamo speranzosi un barlume di ripresa. VOTO: 4
HUGH CARTHY. Il secondo posto al Tour of the Alps sembrava aprirgli le porte per una comoda top ten. Tra i ciclisti britannici alla partenza del Giro, veniva dopo Thomas e Geoghegan Hart in ordine di preferenze. Il sesto posto a Crans Montana è stato il risultato migliore di un Giro fondamentalmente anonimo e dal quale si è ritirato al termine della diciottesima tappa. VOTO: 4
DOMENICO POZZOVIVO. Le cadute nella tappa di Salerno ed il successivo ritiro per covid al termine della nona tappa rendono quello di Pozzovivo uno dei Giri più deludenti della sua carriera. A 40 anni e rimessosi in discussione con la Israel Premier Tech, il lucano non fa meglio di un undicesimo posto a Lago Laceno e lascia le luci della ribalta a Derek Gee, certamente il ciclista più attivo della Israel in questo Giro. VOTO: 4
Luigi Giglio