QUARTO DEI MILLE – LIVORNO: IL PORTOLANO DEL GIRO D’ITALIA

maggio 10, 2011
Categoria: News

Prima Quarto, poi il litorale apuano, quindi Pisa e infine Livorno: la quarta frazione si presenta come la più “marinara” dell’edizione 2011. La traversata tra i due celebri approdi non si annuncia totalmente agevole poiché il “mare” sarà a tratti mosso. Passi la Ruta, passi il Bracco, ma quell’onda di Montenero che il grafico segnala nel finale, dopo la “bonaccia” della Versilia, sembra messa lì apposta per far dannare l’anima ai velocisti, già col dente avvelenato per la penuria di traguardo a loro favorevoli. Oggi dovranno guardarsi da quei finisseur che vorrano emulare le geste di Argentin, primo sul Montenero nel 1981.

Il Giro d’Italia è un porto di mare. È una frase fatta e banale questa, ma che ben rende l’idea della dimensione “zingaresca” della corsa rosa, per il suo giornaliero veleggiare da un approdo all’altro, mentre la “gente” effettivamente va e viene di continuo: ogni giorno è un nome nuovo – a partire i soliti noti e i “cavalli pazzi” irriducibili – ad affaccarsi alla ribalta cronachistica, ogni giorno mille volti diversi si mischiano a quelli che abitualmente affollano i raduni di partenza e i villaggi all’arrivo. Se poi si predisponde una tappa tracciata tra il mitico scoglio di Quarto e uno dei più importanti porti del Mediterraneo, ecco che questo particolare aspetto diventa ancora più evidente. Non solo, anche l’altimetria della frazione di Livorno pare rispondere a precisi richiami “marinari”, con una traversata che salperà dalle coste liguri in condizione di mare mosso, ondate poco incisive che il gruppo supererà senza troppi patemi. Seguirà la snervante bonaccia del litorale apuano sulla quale si navigherà sino alle porte di Livorno quando il Dio del mare del Giro, Nettuno Zomegnan, susciterà un violento cavallone proprio a ridosso del porto finale. Un cavallone che si chiama Montenero, l’asperità che – isolata da tutte le altre difficoltà di giornata – respingerà le possibilità di vittoria per parecchi velocisti e renderà la vita dura agli sprinter più resistenti, che si troveranno tra le ruote quelle dei finisseur, chiamati in cattedra da un’ascesa che, al Giro del 1981, fece emergere le doti di scattista di Moreno Argentin, vincitore della tappa Arezzo-Livorno / Montenero. Stavolta ci saranno più chanches per i velocisti perché trent’anni fa, come lascia intendere il nome della località d’arrivo, il traguardo era posto proprio in cima all’ascesa mentre la tappa del 2011 proporrà ulteriori 10 Km di strada e il ritorno sulla litoranea.
La carovana mollerà dunque gli ormeggi da quello scoglio che, nella notte tra il 5 e il 6 maggio del 1860, salutò i Mille imbarcatisi per la Sicilia. Nei primi 80 Km si seguiranno le rotte dell’Aurelia, una delle storiche strade consolari dell’Impero Romano, inizialmente tracciata tra Roma e Cerveteri e solo in seguito prolungata, a più riprese, sino a raggiungere la Colonia Augusta Nemausensis, l’odierna città francese di Nîmes. I “girini” ne percorreranno i tratti più impegnativi, affrontando nella fase iniziale di questa quarta frazione cinque delle sei ascese previste. La prima s’incontrerà a una dozzina di chilometri dalla partenza, dopo aver attraversato Recco, la patria della focaccia con il formaggio, centro connotato da un aspetto forzatamento moderno a causa dei ben 27 bombardamenti aerei che subì durante la seconda guerra mondiale. 3700 metri più avanti e 257 metri più in alto (media del 6,9%) si scollinerà all’imbocco della piccola galleria di Ruta, modesta località di villeggiatura che nel 1866 accolse Friedrich Nietzsche, venuto a riposarsi ai piedi del Monte di Porfofino, la principale elevazione dell’omonimo promontorio. Il celebre filosofo avrà sicuramente percorso i sentieri che penetrano in questo paradiso, candidato all’iscrizione nella lista dei Patrimoni dell’Umanità, spingendosi verso quel connubio d’arte e natura chè costituito dalla millenaria abbazia di San Fruttuoso.
Planati su Rapallo, si ripeterà in senso inverso il finale della tappa precedente, tornando quindi a confrontarsi con le ascese del Castellaro e della Madonna delle Grazie. Si tornerà poi a navigare in acque tranquille per altri sei miglia marine (una dozzina di chilometri terrestre), costeggiando quel tratto di Mar Ligure che è noto come “Baia delle Favole” in ricordo di un altro soggiorno illustre, quello dello scrittore danese Hans Christian Andersen, ospite a Sestri Levante nel 1835.
Verrà ora il momento d’affrontare l’ascesa più gloriosa di questa tappa, diretta ai 613 metri del Passo del Bracco, massima elevazione dell’Aurelia e valico tra i più frequentati dal Giro, che lo inserì nel proprio tracciato sin dalla primissima edizione. A pari merito con Macerone e Rionero Sannitico detiene attualmente il record di GPM effettuati su un’ascesa appenninica, con 18 passaggi “registrati” tra il 1938 (Giovanni Valetti) e il 2009, quando il russo Menchov fu, nel corso della cronometro delle Cinque Terre, il più lesto a percorrere i 15,3 Km al 3,9% dell’ascesa ligure. Una difficoltà facilmente sormontabile, dunque, pedalabile in ogni suo tratto e non solo negli ultimi 3,7 Km, che si snodano in falsopiano, quasi alla stessa quota dello scollinamento. In discesa si affronterà il versante del primo Giro d’Italia, difficoltà che il direttore Armando Cougnet presentò ai lettori della Gazzetta come una salita “molto forte: il terreno è buono, ma i frequenti e rapidi tourniquets ci costringono ad andare adagio”, piatto forte della sesta frazione, Firenze – Genova, che si concluderà con il successo del pavese Giovanni Rossignoli, mentre il capoclassifica Ganna riuscirà a salvare la leadership – all’epoca non esisteva ancora la maglia rosa, istituita nel 1931 – nonostante una foratura patita dalle parti di Massa.
Terminata la discesa, si tornerà subito a salire, per la penultima volta in questa frazione, andando a rimontare il facile Valico del Termine (circa 1600 metri al 6,2%) prima di abbandonare l’Aurelia. Subito dopo il passaggio da Borghetto di Vara, infatti, si lascerà la statale – che punta su La Spezia attraverso il valico della Foce – per rimanere nella valle percorsa dal fiume Vara, il più lungo della Liguria (poco meno di 60 Km) e per poi ritrovare la SS 1 alle porte di Sarzana, centro fondato in posizione strategica, all’incrocio tra importantissime vie di comunicazione quali la stessa Aurelia e la Via Francigena. Per questo motivo nel corso dei secoli assumerà notevole importanza per l’agricoltura e i commerci, mentre nel medioevo diventerà anche un rilevante centro sotto l’aspetto religioso e giuridico, in quanto sede vescovile e di tribunale: a testimonianza di questi trascorsi rimangono diversi edifici tra i quali spiccano la concattedrale di Santa Maria Assunta e le due fortezze Firmafede e di Sarzanello.
Si passerà ora dalla Liguria alla Toscana cambiando nuovamente asse di scorrimento. I successivi 30 Km si pedaleranno sulla litoranea della Versilia, un rettifilo pressochè ininterrotto e spezzato solo da una decina d’impercettibili curve. Sarà tutto un rincorrersi di località oggi dedicate al divertimento ma figlie di secoli di duro e sudato lavoro, sviluppatesi come punti d’imbarco dei marmi scavati con fatica nelle cave delle vicine Alpi Apuane. Il principale di questi porti era quello di Forte dei Marmi, a protezione del quale i Lorena fecero erigere la fortezza che ha attribuito l’attuale nome a questa località, inizialmente chiamata semplicemente “Magazzino dei Marmi”. Terra di fatiche la Versilia lo è stata anche per il Giro d’Italia che, dei ventotto traguardi disputati sul litorale, ben dieci li ha posti a capo d’appassionanti sfide contro il tempo, talvolta risultate decisive. Si ricordano, in particolare, le cinque frazioni terminate proprio a Forte dei Marmi e quella di Marina di Massa del 1936, che fu la prima cronometro a squadre proposta al Giro.
Dopo Viareggio il percorso abbandonerà la linea di costa, tornando a confluire sull’Aurelia, nel tratto in cui questa sfila tra il lago di Massaciuccoli, molto caro a Giacomo Puccini che possedava un villino affacciato sulle sue rive, e il “Parco Naturale Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli”, esteso sulla porzione di costa posta a cavallo dei confini delle province di Lucca e Pisa, area nella quale si trovano la foce del fiume Arno e la tenuta di San Rossore, fino al 1999 di proprietà della Presidenza della Repubblica (il presidente Gronchi, nativo della vicina Pontedera, vi fece ricostruire la Villa del Gombo, spesso utilizzata come edificio di rappresentanza), che l’aveva “ereditata” dai Savoia e che anche in passato era stata gestita direttamente dai dominatori della zona.
Il Giro giungerà così a Pisa, dove sfilerà a breve distanza dalla sfolgorante Piazza dei Miracoli, l’inevitabile “calamita” turistica di una città che vanta altre “mirabilia”, come la centralissima Piazza dei Cavalieri, il Museo Nazionale di San Matteo e la piccola ma assai preziosa chiesa di Santa Maria della Spina, gioiellino dell’arte gotica che nell’800 fu smontato e rimontato in altra sede per preservarlo dalle piene dell’Arno.
Il finale si avvicina a grandi balzi e i successivi 30 Km, inutili sul piano tecnico essendo ancora pianeggianti, serviranno idealmente per colmare secoli e secoli della più celebre rivalità italiana, quello che contrappone Pisa e Livorno sin dall’epoca delle Repubbliche Marinare e che, secondo il giornalista Alessandro Agostinelli, è nata per il semplice fatto che pisani e livornesi non sono cittadini di due distinti comuni, ma dimoranti di un medesimo quartiere.
Giunti all’altezza del grosso sobborgo di Ardenza, nella periferia meridionale di Livorno, arriverà il momento più ostico della giornata, la breve ma secca ascesa verso il colle di Montenero, ultimo scampolo delle colline livornesi verso il mare, sul quale troneggia il Santuario della Madonna delle Grazie, il principale della regione, molto caro ai toscani come rammentano gli oltre 700 ex voto che costituiscono una delle più ricche raccolte del genere in Italia. I velocisti in gruppo dovranno affrontare questo tratto a denti stretti, sia per non farsi staccare dal gruppo, sia per non lasciare scappare sotto il naso qualche missile pericoloso.
Cavalcata quest’ultima onda ci si ritufferà sul piano, che scivolerà sotto le ruote dei “girini” negli ultimi 6000 metri, in direzione della storica Accademia Navale, degno epilogo di questa frazione “marinara”.
Un mare che, il 10 maggio 2011, non sarà affatto calmo.

I VALICHI DELLA TAPPA

Valico di Ruta – tunnel (254m). Vi transita la statale Aurelia (SS 1) tra l’omonima località e San Lorenzo della Costa. Il valico geografico (Sella di Ruta – 278m) si trova sopra il tunnel e mette in comunicazione le medesime località mediante una strada secondaria. Spesso affrontata al Giro, in due occasioni la Ruta è stata considerata GPM: nel 1991 (tappa Sala Baganza – Savona) vi scollinò in testa il portoghese Acacio Da Silva, l’anno successivo (Genova – Uliveto Terme) toccò a Germano Pierdomenico. Ultimo passaggio nel 2007, nel corso della Camaiore – Santuario Nostra Signora della Guardia.


Sella di San Lorenzo (192m).
Coincide con la località di San Lorenzo della Costa, toccata durante la discesa dalla Ruta a Rapallo, lungo la statale Aurelia.

Selletta di Macallè (181m), Sella di Ca’ Bianca (293m), Passo d’Angio (340m), Sella di Bracco (416m), Valico di Cà Marcone (?, detto anche “Tagliamento”)*, Sella di Pian del Lupo (512m), Passo del Baracchino (?)*, Passo del Bracco (610m)**.
Questi sono, in ordine di apparizione, tutti i valichi che s’incontrano salendo da Sestri Levante al Bracco, seguendo la statale Aurelia. I valichi con l’asterisco non si trovano sul testo di riferimento “Valichi stradali d’Italia” (Georges Rossini, Ediciclo). Il doppio asterisco per il Passo del Bracco, si riferisce al fatto che, per i geologi, non si tratta di un valico ma, semplicemente, del punto più elevato raggiunto dalla strada. Segnaliamo anche due valichi non direttamente toccati, ma semplicemente sfiorati dalla SS 1, dalla quale sono raggiungibili mediante brevissime deviazioni su sentieri o strade sterrate: si tratta del Passo della Fornace (292m) e della Sella Merelle (576m; deviazione dalla loc. Baracchino). Il Bracco è quotato 613 sulle cartine del Giro. Abbiamo già accennato ai passaggi della corsa rosa. Qui ci limitiamo ad accennare alle doppiette di Alfredo Pasotti (1949 e 1951) e di Serse Coppi, lo sfortunato fratello del campionissimo, che scollinò in testa sul Bracco nel 1946 e nel 1950.

Valico del Bivio della Baracca (589m). Coincide con l’omonimo bivio posto sulla SS 1, tra Carrodano ed il Passo del Bracco. Vi si stacca la strada per Levanto.

Valico del Termine (264m). Valicato dalla statale Aurelia tra Carrodano Inferiore e Borghetto di Vara.

Mauro Facoltosi

MODIFICHE AL PERCORSO
La salita finale sarà più impegnativa, con l’aggiunto del muro verso Castellaccio, che presenta pendenze fino al 18%. Scollinamento a 15,5 Km dal termine. Il tratto di strada sull’Aurelia che il gruppo percorrerà appena terminata la discesa è quello sul quale fu girata una delle più celebre scene del cinema italiano, l’incidente finale de “Il sorpasso” di Bruno Risi.


FOTOGALLERY

Foto copertina: Livorno, Torre della Meloria (www.fototoscana.it)

Quarto dei Mille (www. virtualtourist.com)

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Abbazia di San Fruttuoso (www.liguriapocket.com)

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Sestri Levante (www.tiziano.caviglia.name)

Sestri Levante (www.tiziano.caviglia.name)

Passo del Bracco

Passo del Bracco

Sarzana, Fortezza di Sarzanello (www.terredilunigiana.com)

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Forte dei Marmi, uno scorcio del forte dei marmi (panoramio)

Forte dei Marmi, uno scorcio del <<forte>> dei marmi (panoramio)

Lago di Massaciuccoli (http://www.tuscanyiloveyou.com)

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Uno scorcio della tenuta di San Rossore

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Nonsolotorre: Pisa, Santa Maria della Spina (www.travelpod.com)

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Il santuario di Montenero

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Il porto di Livorno (panoramio)

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